“Eppure sentire nei fiori tra l’asfalto,
nei
cieli di
cobalto c’è…
Eppure
sentire nei
sogni in
fondo a un pianto,
nei
giorni di
silenzio c’è…
…
un senso
di te”
Eppure
sentire (Un
senso di te) - Elisa
10.09.2013
Birthday
La storia delle
lucciole di Cherion, Dama
delle Stelle, e di come trasformarono tre ragazze
reclutandole come ambasciatrici.
Nella
fredda aria notturna il vento gelido era come una carezza.
Scivolava
a piedi nudi nel buio, le scarpe in una mano, osservando il cielo. Le
stelle
erano luminose, ma niente era come il cielo delle Grandi Foreste del
Nord che
nelle nottate di ronda accompagna i respiri e i sussurri.
Non
si pentiva di aver lasciato il branco, ma le mancava comunque e la sua
mente
non poteva che correre alla sua caverna, al suo giaciglio, alla sua
famiglia.
Sua
sorella avrebbe partorito di nuovo di lì a poco, avrebbe
voluto conoscere i
suoi nipoti, mostrare al branco altri forti e sani discendenti del
Grande Lupo
Nero. Poteva solo augurare loro ogni bene da lontano.
Respirò
a fondo a occhi chiusi.
-Che
ci fai qui?- chiese.
-Ti
ho seguita-
-Perché?-
-Perché
è da una settimana che sei tornata e mi rivolgi appena la
parola-
Miku
si voltò, specchiandosi negli occhi verdi di Oliver in uno
strano imbarazzo.
-Mi
dispiace-
Oliver
scosse la testa e tese la mano prendendo quella di lei.
-La
cosa più importante è che tu sia qui e
se ti serve tempo, aspetterò ancora-
-Grazie-
riuscì a dire.
-Prego-
Risero
complici e a Miku le stelle sembrarono più brillanti.
Alice
gioiva ogni mattino del ritorno di Miku. I bambini non avevano fatto
altro che
chiederle quando sarebbe tornata, soprattutto Kanna che si era
affezionata alla
giovane maestra e che aveva pianto molto più di tutti gli
altri quando era
partita.
L’alba
le metteva sempre allegria. Un nuovo giorno, una nuova occasione.
Il
prato vicino al fiume era il suo angolo di tranquillità,
dove si rifugiava
prima di andare a scuola. I fiori che lo riempivano erano tutti
meravigliosi.
Si stese tra l’erba soffice, osservando le farfalle
volteggiare poco più in
alto.
Si
rimise seduta di scatto e recuperò dalla borsa il necessario
per scrivere.
Un
piccolo bruco e la sua
avventura nell’Immenso Verde. Sì,
suona bene.
Finì
di scrivere appena una pagina prima di rendersi conto di essere in
ritardo.
Recuperò
tutto e si diresse di corsa verso la scuola col sorriso negli occhi.
Si
sentiva proprio come il bruco della storia. Ancora piccolo, ancora
inesperto
del mondo.
-Maestra
Alice!-
-Buongiorno,
ragazzi-
-Guarda
cosa abbiamo trovato!-
Le
mostrarono un barattolo di vetro con dentro un piccolo bruco verde e
giallo.
-Oh.
Beh, è perfetto!-
-Allora
lo possiamo tenere in classe?-
Alice
annuì radiosa.
-Però
dovete procurargli un po’ di insalata, perché
avrà fame. Basterà qualche foglia-
-Posso
portarla io!-
-Benissimo,
Minoska. Ora prendete posto-
-Jaspy!-
-Arrivo
subito, solo un attimo!-
L’ordinazione
l’aveva ricevuta solo due minuti prima, ma a quanto pareva
quel ragazzo andava
di fretta.
Quella
sera c’era il pieno in osteria, perché
l’improvvisa pioggia scrosciante aveva
costretto tutti a cercare riparo e perché il richiamo della
birra era
irresistibile il sabato sera. Angel stava intrattenendo gli avventori
con le
sue storie e Jaspy era l’unica cameriera di servizio
perché Kiriska era a casa
malata.
-Ecco
a lei lo stufato, Mariska-
-Grazie,
cara. Ogni tanto ci vuole un buon pasto caldo-
-Allora,
Jaspy! Ti ho chiamato già due volte!- sentì
gridare di nuovo.
-Un
secondo!- quel Flein stava diventando insopportabile.
-Forse
dovresti dirgliene quattro, mia cara-
-Non
posso, Mariska. Sai che poi Liob si infuria-
Con
un sospiro prese una brocca di vino e la portò a
quell’insistente cliente.
-Finalmente!
Ora, da brava, siediti-
-Non
posso. Ho del lavoro da sbrigare-
-Oh,
dai! Solo per un po’-
-No.
Dimmi cosa vuoi, altrimenti lasciami lavorare, per piacere-
-D’accordo.
Mi chiedevo solo se ti andasse di passeggiare insieme questa sera. Dopo
il
lavoro, s’intende-
La
bocca di Jaspy si spalancò di botto.
-Passeggiare?-
-Beh,
se non ti va, potremmo andare al fiume o direttamente in locanda- disse
il
ragazzo, allungando una mano per trattenerle il braccio.
Jaspy
prese lo straccio che teneva infilato nel grembiule e la
allontanò con uno
schiocco.
-Come
ti permetti? Ho già il ragazzo e di certo non uscirei con
uno sconosciuto. E
ora lasciami lavorare-
-Un
ragazzo che nemmeno è in paese? So che è partito-
disse Flein a voce bassa,
così che solo Jaspy potesse sentirlo. -Andiamo, ci
divertiamo un po’…-
Per
tutta risposta Jaspy si allontanò in tutta fretta.
-Sai
che ti dico Mariska? Questo lavoro non fa per me-
-Ben
detto, ragazza mia. Ben detto-
-Darò
le dimissioni domani stesso-
-E mi
lasci qui da sola?- chiese Angel che si era avvicinata per una pausa.
-Neanche
tu dovresti fare questo lavoro, Angie. Perché non lo lasci e
ne cerchiamo un
altro?-
Angel
la guardava dubbiosa. – Ti prometto che si penserò
su, ok? Tu però non
lasciarmi già domani!-
-D’accordo.
Però non rimarrò ancora molto! Vado a parlarne a
Liob-
Il
turno terminò molto tardi e Jaspy si svegliò a
mattina inoltrata.
Notò
un cardellino che cinguettava allegro sul davanzale della finestra,
zampettando
qua e là cercando forse di attirare l’attenzione.
Cercò di avvicinarsi con
cautela, per non farlo volare via subito, ma stranamente
l’uccellino non si
mosse nemmeno quando fu proprio a pochi centimetri di distanza.
-Buongiorno
anche a te-
Per
tutta risposta il cardellino cinguettò due volte.
-Sai,
mi piacerebbe ogni tanto poter volare in alto come fai tu. Poter vedere
le cose
da un’altra prospettiva deve essere meraviglioso. E invece,
eccomi qui, a
chiacchierare con te-
Sorrise
lievemente e recuperò qualche mollica di pane che mise sul
parapetto. Poi andò
di corsa a prepararsi per uscire in cerca di un nuovo impiego.
Angel
correva veloce per la strada principale. Adorava sentire il vento
cercare di
contrastarla. Adorava veder sfrecciare persone e oggetti accanto a
sé mentre
prendeva la rincorsa verso la piazza, dove la lieve discesa permetteva
quasi di
volare.
In
realtà la piazza era solo una meta secondaria
perché aveva intenzione di andare
un po’ nel bosco a raccogliere fragole e more dai suoi
cespugli, quelli che
aveva scoperto un paio di anni prima vicino al fiume. Li aveva
recintati,
curati, aveva tolto le erbacce ed erano cresciuti regalandole ogni anno
sempre
più bacche.
Una
volta lì non perse tempo e raccolse canticchiando un intero
cesto di frutti e,
riempitolo per bene, si sedette per mangiare direttamente dal
cespuglio,
osservando le fronde degli alberi con un bel sorriso vivace.
Il
profumo degli arbusti, della resina, della vegetazione le liberava i
polmoni.
Adorava stare lì, ci rimaneva delle ore, soprattutto nei
giorni di festa e si
esercitava a raccontare storie o a impararne di nuove.
I
raggi del sole facevano fatica a penetrare, ma sembrava che ci fosse
tanta luce
proveniente dai lati del bosco che filtrava dappertutto. Le veniva da
gridare,
da cantare ad alta voce, da saltare per tutto il bosco.
Si
stese a terra e poi rotolò a pancia sotto. E
incontrò due occhi spaventati.
C’era
un piccolo leprotto che si era infilato proprio nel suo cespuglio di
more e
tremava terrorizzato.
-Ciao,
piccolino. Mi dispiace di averti spaventato. Non volevo-
Il
piccolo si nascose ancora più in profondità, ma
Angel non desistette. Allungò
la mano e riuscì, a fatica, a recuperare quella palla di
pelo sussultante e a
posarla sulle gambe incrociate.
-Ciao-
disse al leprotto a bassa voce, accarezzandolo –Io mi chiamo
Angel. Scusami per
averti impaurito, ma proprio non sapevo che eri lì. Ti va un
po’ di insalata? O
una carota?-
Il
leprotto aveva smesso di tremare e si era appallottolato nel suo
grembo. Dopo
qualche minuto di carezze, Angel si decise a lasciarlo andare.
-Ti
verrò a trovare ancora se sarai qui- disse sorridente.
Il
leprotto annusò un po’ in giro, decisamente
tranquillizzato. E come un fulmine
scomparve nel bosco.
Quella
Domenica, dopo l’Assemblea, Miku non rimase a ballare come al
solito.
Si
scusò con Oliver che la lasciò andare con un
mezzo sorriso e si allontanò verso
il fiume. C’era qualcosa che non andava, ma non capiva cosa.
Non
era solo la nostalgia del branco, della sua vecchia vita. Sentiva che
qualcosa
stava per cambiare, c’era una strana tensione.
-Ciao
Miku-
-Alice!-
-Sei
venuta a rilassarti un po’?-
-Sì,
diciamo di sì…-
-Ti
va di farmi compagnia?-
-Certo-
-Sai,
questo è il posto che preferisco di più in
assoluto. Mi riempie di serenità,
anche quando le cose non vanno proprio per il verso giusto- disse Alice.
-Qualcosa
non va? Posso aiutarti?-
-No,
no… tutto bene. Semmai dovrei farti io questa domanda- le
disse con un sorriso
dolce.
Miku
abbassò lo sguardo e si piegò sulle ginocchia,
rannicchiandosi su se stessa.
-Non
c’è nulla che tu possa fare, ma grazie per il
pensiero-
-Come
vuoi. Io sono qui- le disse accarezzandole la schiena.
-Grazie-
-Tutto
bene?- disse una voce prima che il suono dei passi le raggiungesse.
-Ciao
Angel. Anche tu hai lasciato la festa?-
-Già.
Miku non sta bene?-
-Solo
un po’ di malinconia. Mi passerà-
-Capisco-
-Che
cosa stai facendo con quel cesto?-
-Stavo
andando nel bosco. Volevo portare un po’ di cibo a un
leprotto che ho visto
stamattina-
-Buonasera
ragazze! Angel, ho trovato un nuovo lavoro!-
-Ciao
Jaspy, sembri euforica!-
-Correggerò
i libri in editoria. Dopo che è partita Shizuku non hanno
trovato nessun altro
e mi sono offerta volontaria. E poi domani torna Kaito-
-Buon
per te! Io ho trovato lavoro in una piccola società che si
occupa di disegnare
e produrre abiti e mantelli-
-Perfetto!-
-Lascerete
l’osteria?- chiesero Alice e Miku in coro con tono sorpreso.
-Sì.
Non ce la facevo più. Alcuni clienti non si rendono conto di
superare i limiti-
disse Jaspy con uno sbuffo.
-Sono
felice per voi-
-Sì
anch’io- disse Miku.
Mille
luci le circondavano e guizzavano da una parte all’altra del
prato e
riflettendosi nell’acqua.
-Quante
lucciole stasera!- esclamò Jaspy
-Sì,
sono davvero tantissime-
-Non
ne ho mai viste così tante!-
-Miku,
ne hai una sulla caviglia-
-E tu
ne hai una sulla spalla!-
-Jaspy,
guarda la tua mano!-
-E tu
Alice guardati la schiena se ci riesci!-
La
naturale risata che scoppiò in seguito sembrò
rischiarare l’aria. E poi tutto
si fermò.
Il
vento era cessato, l’acqua del fiume aveva smesso di
scorrere, lo scintillio
delle stelle era immobile. Poi le lucciole cominciarono a vibrare e ad
illuminarsi. Miku risplendeva d’azzurro, Alice era ricoperta
da un’aura rosata,
Jaspy era accesa dal colore del glicine primaverile e Angel brillava
del verde
acceso delle foglie.
Il
mondo intero sfolgorò di energia dorata. La luce
inondò il cielo, gli alberi,
il prato e tutte e quattro si ritrovarono ammutolite di fronte a una
donna
sorridente vestita di bianco, con lunghi capelli candidi e due occhi
gentili.
-Benvenute
Miku, Jaspy, Angel e Alice. E benvenuta anche a te Shizuku-
Le
quattro,
infatti, videro apparire dal nulla Shizuku che sfavillava di un rosso
porpora.
-Miku?
Ragazze? Ma che…?-
-Ma
che sta succedendo?- chiese Alice.
-Chi
sei?- chiese Miku.
-Il
mio nome è Cherion, sono
Sia
Miku che Shizuku riconobbero quel nome. Cherion era una sorta di guida
protettrice degli animali, una lucciola che traccia il cammino nei
momenti più
oscuri. Fu naturale per loro un inchino, mentre le altre ragazze
restavano
incredule.
-Ma
che aiuto possiamo darvi?- chiese Shizuku.
-A
quanto mi risulta, almeno due di voi hanno dei poteri. Vero Miku e
Shizuku?-
-Se
si riferisce ai Ventagli, deve sapere che li abbiamo restituiti e che
non
abbiamo nessuna intenzione di riprenderli-
-Oh,
no. Mi riferisco alla vostra capacità di cambiare forma-
disse Cerion con un
sorriso –alla vostra capacità di mutare in esseri
umani-
-Voi
due siete in grado di trasformarvi? Quindi questo non è il
vostro vero
aspetto?- chiese Jaspy.
-No,
non è proprio così. È diverso-
-La
nostra forma umana è parte di noi. Siamo nate come lupo e
come volpe, ma
l’aspetto umano che siamo in grado di assumere fa parte della
nostra essenza.
Solo che pochissimi animali ormai sanno come fare a mutare- rispose
Miku.
-Esattamente.
Ma la stessa cosa vale per gli umani. Ognuno di voi ha in sé
la capacità di
diventare un animale-
-Che
sogno assurdo…- disse Jaspy.
-Ah,
quindi è un sogno?-
-Beh,
ti sembra che possa essere reale? Tu sai trasformarti in un animale,
Angel?-
-Beh,
no… ma mi piacerebbe, credo-
-Miku,
Shizuku-
-Sì?-
-Mostrate
loro che non è un sogno-
Miku
osservò attentamente Cherion. L’Inganno era sopito
da troppo tempo. L’istinto
di Lupo però le suggeriva di provare. Guardò
Shizuku che la studiava dubbiosa e
annuì.
Chiuse
gli occhi e vide il cielo stellato di due giorni prima, il sorriso di
Oliver,
la sua mano calda. Poi si sentì invadere dal gelo, dal
ghiaccio, dal vento artico
del Nord. E fu lupo ancora una volta. Un lupo con due occhi blu intenso
e uno
strano simbolo sulla zampa posteriore destra.
Shizuku
la imitò. Sentì il sole del Sud, la brezza calda
dei campi, il profumo dei
fiori, il piacevole calore della terra, il sussurro dei boschi. E fu
volpe di
un rosso acceso, con due code soffici e un segno identico a quello di
Miku sul
petto.
Jaspy,
Angel e Alice guardarono la scena con occhi spalancati e completamente
ammutolite.
Davanti
a loro una lupa grigia e una volpe rossa le osservavano tranquille.
-Ma,
ma… è incredibile!-
-Miku…
sei tu?- chiese Alice avvicinandosi con cautela. Miku si
avvicinò e strofinò il
naso umido sulla sua mano.
-È
vero?
Non è un sogno?-
Miku
e Shizuku scossero il capo.
-Ora
tocca a voi. Guardate dentro di voi e rilassatevi. Fate scorrere nella
mente e
nel cuore l’energia e rilasciatela. Io vi aiuterò
a liberarla.- disse Cherion.
Alice,
Angel e Jaspy si guardarono. Poi si presero per mano e chiusero gli
occhi.
Alice
sentì il lieve profumo dei fiori di campo, il pigro ronzio
degli insetti,
l’odore dell’acqua e lo scroscio morbido del suo
scorrere. E si sentì
nuovamente piccola e sperduta.
Angel
si concentrò sui rumori e gli odori del bosco,
sull’ombra fresca, sul terreno
umido, sull’erba tenera. Poi cominciò ad avvertire
i suoni in modo nuovo e a
sentirsi pronta a correre come un fulmine.
Jaspy
invece pensò all’immensità del cielo,
al sollievo del vento sulla pelle, all’ossigeno
che penetra nei polmoni, alle albe e ai tramonti.
D’improvviso provò la strana
necessità di spiccare un balzo in alto.
Aprirono
gli occhi e il mondo sembrò loro raddoppiato in volume,
forma ed estensione.
-Accidenti!-
pigolò Jaspy e Angel iniziò a saltellare di qua e
di là.
-Ma
dov’è Alice?-
-Sono
qui!- disse una vocina lontana.
-Ma
sei…-
-Un
bruco. Sono un minuscolo bruco verde e giallo!- esclamò tra
le lacrime.
-Non
disperarti Alice. La tua trasformazione non è ancora
completa. C’è qualcosa che
devi fare prima di scoprire davvero te stessa. È stata la
tua paura a impedirti
di trasformarti nel tuo vero io. Questa è solo una forma
transitoria. Quando
sarai pronta a farti vedere per ciò che sei, allora potrai
mutare nella tua
forma definitiva-
-Va bene-
sussurrò Alice ancora incredula e spaventata.
-D’accordo.
Ma perché tutto questo? Di che aiuto hai bisogno?- chiese
Miku impaziente.
-Miku,
i lupi non sono i soli animali a soffrire per colpa
dell’uomo. Avete fatto un
ottimo lavoro, ma non è sufficiente. Diversi altri animali,
dai cervi alle
marmotte alle api si sono rivolti a Kuroki per ricevere aiuto e ora lei
sta
accumulando molti poteri e inoltre gli animali si stanno sempre
più convincendo
che gli uomini devono essere eliminati. Kuroki sta muovendo guerra
all’uomo con
un esercito che diventa sempre più grande. Ho provato a
convincere i capibranco
dello sbaglio che stanno commettendo, ma invano. Perciò voi
siete la mia ultima
speranza. Vorrei che provaste a convincere quanti più
animali potete raccontando
e diffondendo la vostra storia. Io poi mi occuperò di
Kuroki.-
-D’accordo,
si può fare.- disse Shizuku.
-Per
me va bene.- confermò Miku.
Alice,
Angel e Jaspy le guardarono ancora del tutto frastornate.
-Come
farò così piccola a convincere un cervo a non
uccidere gli esseri umani? Sono
insignificante!- esclamò Alice.
-Io
non posso venire. Kaito torna domani e non lo vedo da troppo tempo.- si
lamentò
Jaspy
-Io…
io…- balbettò Angel –… io
non voglio essere un coniglio per sempre! Devo ancora
innamorarmi, sposarmi e avere dei bambini! Ma non li voglio da
coniglio!- urlò
tra le lacrime.
Cherion
sorrise condiscendente. –Angel, non rimarrai un coniglio per
sempre, è solo una
forma temporanea che ti permetterà di parlare con gli altri
animali. Alice, non
sei insignificante, anzi, puoi fare molto. Ma devi essere tu a
crederci. E
quanto a te Jaspy…-
Un’ombra
nera e poi una bianca si materializzarono all’improvviso.
-Kaito?-
-Oliver!-
-Ho
chiesto loro di andare in avanscoperta. Oliver per primo, mentre tu non
eri qui
Miku. E poi anche Kaito. Entrambi hanno scoperto che ci sono tre
diversi punti
in cui si raccolgono i ribelli e che dal Sud stanno cominciando ad
arrivarne
altri. Shizuku, il tuo compito sarà quello di fermare gli
animali che vogliono
unirsi ai gruppi del Nord e convincerli che la convivenza con
l’uomo è
possibile. Puoi partire subito?-
-Certo
Lady Cherion. A presto ragazzi!- disse salutando e sparì
come era venuta.
-Poi avevo pensato che Kaito
e Jaspy potevano
occuparsi del gruppo a Nord Est e invece Angel e Alice del gruppo a
Nord
Ovest.- disse Cherion riprendendo a esporre il suo piano. -Infine
Oliver e Miku
andranno nel Grande Nord. Sempre che abbiate intenzione di accettare.
Pensateci, avete stanotte per decidere.-
Appena
Cherion smise di parlare il buio tornò di colpo e tutti
restarono accecati, più
che non di fronte a un’immensa luce.
Quando
gli occhi si furono riabituati ai chiarori tenui della sera, fu il
momento
delle spiegazioni.
Miku
spiegò in breve e con voce fredda cosa era realmente
successo due anni prima. Oliver
e Kaito raccontarono velocemente di essere stati chiamati da Cherion
che aveva
conferito loro dei poteri particolari. Non riuscivano a mutare, ma a
parlare
con gli animali e a comprenderli. Così erano andati nei
boschi e avevano ascoltato
gli animali parlare liberamente dei loro piani senza sospettare nulla.
Kaito
era vestito, come notò Jaspy, di un bianco splendente. Aveva
un bastone che non
ricordava di avergli mai visto brandire e un mantello ampio che non lo
faceva
passare inosservato. Oliver invece era completamente vestito di nero,
cosa che
faceva risaltare gli occhi brillanti e lo faceva apparire
più alto. Aveva una
grossa spada che portava sulla schiena e un sorriso di scuse
perennemente
rivolto verso Miku che lo squadrava malamente.
Alice
e Angel, ancora scosse, si tenevano per mano ascoltando e sbadigliando
ogni
tanto.
-Io e
Kaito partiremo anche senza di voi. Faremo la nostra parte. Non vi
giudicheremo
se deciderete di non venire. Dopotutto è una missione
piuttosto pericolosa.-
-Ti
puoi anche scordare che rimarrò qui.- ringhiò
Miku per tutta risposta e senza
degnarlo di uno sguardo corse verso la locanda.
Oliver
salutò gli altri e la inseguì.
Kaito
guardò Jaspy negli occhi, poi le prese la mano e la
tirò a sé. -Non potevo dirti
nulla, mi avresti preso per matto.-
-Sì,
immagino che lo avrei fatto.- gli rispose con un sorriso tirato. Ma poi
il viso
di Jaspy si nascose dolcemente nella spalla di Kaito e
l’abbraccio fu dei più calorosi
e dolci.
-Verrò
con te. Ti seguirò- sussurrò Jaspy. Per tutta
risposta Kaito le baciò i capelli
e la strinse più forte.
Angel
e Alice salutarono e si dileguarono dubbiose riguardo la loro decisione.
-Miku,
aspetta!-
-Scordatelo.
Sei fortunato che non ti stacchi la testa a morsi!-
Oliver
accelerò il passo e riuscì a prenderla per un
braccio.
-Non
lo faresti.- disse serio. –Non lo faresti.-
Miku
lo guardò sperduta. Aveva provato un’immensa
paura. Lui era umano, era privo di
difese, era facilmente attaccabile. Aveva rischiato troppo. E lei
poteva perderlo
senza nemmeno saperlo.
-Perché
non mi hai detto niente?- chiese a voce bassa. –Sapevi che
ero un lupo, lo
sapevi. E non hai detto niente. Sapevi che volevo anch’io
farvi fuori tutti. E
non hai detto una parola.-
-Che
cosa importa?-
Miku
si specchiò in un bosco verde.
-Avrei
gioito se a farmi perdere il respiro fossi stata tu. L’avrei
accettato. Perché
tu sei padrona di ciò che sono. Perché tu sei ora
il mio tutto.-
Boccheggiava.
Tremava. E poi prese coraggio.
Le
labbra erano soffici e lievi, il respiro caldo e affannoso. Una lacrima
le
solcò il viso. Poi un’altra e un’altra
ancora. Non aveva mai pianto così tanto
in vita sua.
Non
aveva mai amato così tanto in vita sua.
Si
strinsero nel buio della strada, tra due lanterne lontane. Non
c’era che il soffio
del vento.
La
mattina successiva erano tutti lì.
Alice
aveva dovuto sistemare le cose e trovare una sostituta
dell’ultimo momento
anche per Miku, Angel e Jaspy avevano preso due settimane di ferie,
Oliver e
Kaito avevano invece già provveduto a tutto.
Il
viaggio fu faticoso nonostante le poche cose che si erano portati
dietro. Erano
partiti all’alba e avevano fatto cinque soste durante le
quali avevano
pianificato come agire.
Al
crocevia si divisero incerti, abbracciandosi e facendosi coraggio.
Shizuku
correva il più velocemente possibile.
I
cani erano sempre stati un problema per lei. Se non eri abbastanza
veloce ti
ferivano, ti torturavano e poi ti uccidevano staccandoti la carne a
morsi.
Stavolta
però non era una battuta di caccia come al solito.
-Non
c’è modo di vivere con loro. Ti sfruttano e poi ti
abbandonano.- aveva detto il
capo.
Erano
cani randagi, abbandonati dai loro padroni. Molto più
aggressivi. Molto.
Dopo
averli distanziati un po’, prese velocemente forma umana e si
arrampicò su una
grossa quercia.
Non
sarebbe
stato per niente facile se fosse stata da sola.
Grazie
al cielo aveva pensato di riunire tutti gli animali suoi amici che
aveva fino a
quel momento convinto della sua posizione.
-Allora?-
abbaiò Klem, il capobranco –Non vuoi scendere da
lì?-
-Dovresti
smetterla Klem!-
Il
cane si voltò immediatamente verso quella voce.
-Eloim-
Una
volpe magnifica, di un rosso brillante e dagli occhi vuoti si fece
avanti. Era
cieca, ma nessuno osava contraddirla nel bosco.
-Vai
Shizuku. Ho già parlato ad altri animali del bosco che hanno
creato un blocco
nel Passaggio dell’Ancora. Gli animali devono necessariamente
passare da lì per
raggiungere il Nord. Fai del tuo meglio-
-Grazie
Eloim-
Grazie
madre.
-Angel,
sto per vomitare!-
-Stai
scherzando?- e si fermò di botto. – Non lo fare
addosso a me! D’accordo che sei
piccolina, però…-
Arrivate
vicino alla zona in cui dovevano trovarsi gli animali ribelli, Angel e
Alice
avevano abbandonato la loro forma umana, ma dato che Alice era
piuttosto lenta
come piccolo bruco, era Angel a portarla sulla groppa.
Solo
che, inevitabilmente, tutto quel saltare le aveva messo la nausea.
-Va
meglio ora?- chiese Angel, dopo averla fatta scendere.
-Sì,
grazie-
Poi
si sentì il fruscio dell’erba e un miliardo di
occhi piombarono su di loro.
Angel
si ritrovò schiacciata a terra dalle zampe lunghe e sottili.
Un
enorme pavone con la coda aperta stava ghignando –
sì era proprio un ghigno- e
il becco affilato non prometteva bene.
-Dove
credete di andare?- chiese con voce falsamente suadente.
Alice
tremava. Vedeva tutto enorme e immenso, un’immensa soffocante enorme coda di piume. Non
aveva voce nemmeno per urlare.
Angel
si dimenava invano. La presa ferrea del pavone le impediva di respirare
e il
suo ghigno gelido si faceva sempre più largo.
Alice
rifletté. Ci doveva essere qualcosa che poteva fare.
Qualsiasi cosa. Era un
bruco, ma aveva una qualche potenzialità. Doveva averne!
Cherion
aveva detto che doveva credere in sé stessa.
Se
almeno avesse potuto distrarlo in qualche modo…
Poi
sentì uno strano calore su quella che doveva essere la
schiena e tutto divenne
buio.
Miku
e Oliver avevano concluso in fretta la loro missione. Oliver era
rimasto in
disparte, in caso fosse necessario un intervento con la spada, ma Miku
era
stata più che sufficiente. Era conosciuta da tutti
lì al Nord e le sue sorelle
avevano già contribuito in parte narrando ai Consigli di
Branco la sua storia.
Era stato sufficiente parlare con i ribelli nella sua magnifica e
autoritaria
forma di lupo per convincere quel gruppo, peraltro abbastanza lontano
dai
gruppi più nutriti e brutali dell’Est e
dell’Ovest, che non era necessaria
alcuna violenza.
Si
era fatto buio però, perciò furono costretti a
trovare un riparo.
Non
erano mai stati così tanto tempo da soli. Il silenzio era
imbarazzante. E il
sussurro del vento li riportava alla notte prima.
Avevano
acceso un fuoco e lo scoppiettio della legna che si consumava era
l’unico suono
tra loro.
Miku
era rannicchiata su se stessa e guardava ipnotizzata le fiamme, mentre
Oliver
la osservava di sottecchi.
-Dove
vuoi dormire?- chiese.
-Io
non dormo-
-Come
sarebbe a dire?-
-Sarebbe
a dire che io resto di guardia mentre tu dormi-
-Ma
neanche per sogno! Io faccio la guardia e tu riposi.-
-No-
-Sì-
-No-
-Ti
dico di sì-
-E io
ti dico di no!-
I
loro volti erano a meno di due centimetri l’uno
dall’altro. Arrossirono
entrambi tantissimo e si distanziarono di botto.
-Forse
potremmo fare la guardia insieme- propose Oliver.
-D’accordo-
rispose Miku a bassa voce.
Lui
le si avvicinò da dietro e le fece scivolare una mano
intorno alla vita
sottile. Lei si accoccolò nel suo calore, sorridendo
dolcemente.
Più
tardi, quando Oliver si era ormai addormentato da un pezzo, Miku si
voltò verso
il suo viso e lo baciò lievemente, col cuore a mille. Voleva
un ricordo di lui
che fosse solo suo, da custodire e proteggere gelosamente.
Si
sentiva piccola e protetta nelle sue braccia, mentre fuori il vento
ululava
forte
Jaspy
volava più in alto, sempre più in alto. E Kaito
la pregava più forte, sempre più
forte di tornare a terra.
Era
tutto così diverso, tutto nuovo, più grande,
più infinito da lassù.
Poi
si convinse a volare più basso e atterrò sulla
spalla di Kaito.
Anche
per loro era stato più semplice del previsto e stavano
tornando al crocevia.
A quanto
pareva si erano verificate diverse lotte interne al gruppo dei ribelli
e,
soprattutto tra cervi e api si era aperta una vera e propria divisione
che
aveva poi avuto come esito la divisione e dispersione dei vari
schieramenti.
Inoltre
l’Airone Bianco, uno dei più saggi esemplari di
airone, era intervenuto per
calmare le acque.
Ma
allora perché Cherion aveva chiesto il loro aiuto?
Miku
scosse Oliver che si risvegliò e notò
immediatamente l’espressione di Miku.
Lei
cambiò forma e con passo felpato si diresse
nell’oscurità della foresta mentre
lui la seguiva da lontano.
C’era
qualcosa che non andava.
Sentiva
un odore che non le piaceva per niente.
Poi
d’improvviso una traccia fresca e due enormi occhi gialli.
Si
sentiva una piuma. Leggera e libera. Le bastava un soffio.
Aprì
gli occhi con circospezione e fu inondata da rosa, nero e magenta. Ali.
Era una
farfalla.
Volò
veloce in alto e vide con orrore che il pavone era ancora su Angel che
si
dibatteva terrorizzata. Così si lanciò in volo verso il becco tagliente e,
dopo averlo
aggirato si posò sugli occhi dello splendido animale
impedendogli di vedere.
-Levati
di mezzo-
-Mai-
Il
pavone provò a liberarsi di Alice lasciando andare
involontariamente Angel che
corse più in fretta che potè verso il crocevia in
cerca di aiuto.
-Fai
in fretta!- le gridò Alice.
E
Angel corse. Corse più di quando scendeva veloce nella
piazza, corse più di
quanto non avesse mai corso, corse a grandi balzi e si diresse in cerca
di
Jaspy e Kaito.
-Borge!-
-Miku,
ma che piacere!-
-Che
cosa ci fai qui?-
Borge
era il capobranco dei lupi discendenti del Grande Lupo Bianco, da
sempre nemici
del suo Branco.
Aveva
il pelo candido e la bocca grondava di sangue.
-Nulla
di che, mia cara. Stavo solo cacciando. E ti stavo aspettando. Che ne
dici di
unirti a noi? Sai, sappiamo che volevi liberarti della razza umana, ma
hai
fallito. Riprovaci insieme a noi-
Altri
cinque lupi accerchiarono Miku che ringhiava e affondava gli artigli
nella
terra.
-Hai
fame? Noi stavamo appunto per mangiare- e così dicendo le
lanciò qualcosa tra
le zampe.
Un
mano umana.
-State
indietro!-
-No
Oliver! Vattene via!-
Aveva
sfoderato la spada e la puntava verso i lupi che erano alle sue spalle.
-Oh,
vedo che hai compagnia. Meglio così, ci sarà
più cibo per tutti-
-Puoi
anche scordartelo!- ululò Miku.
E
puntò alla gola.
Il
sangue aveva sporcato la purezza di quel prato e il tramonto inoltrato
colorava
di rosso il mondo intorno a loro.
Il
pavone era a terra, senza vita, insieme ad un falco che invece era
stato legato
e immobilizzato. Gli altri uccelli, una volta convinti
dell’inutilità di quella
ribellione si erano dispersi.
Angel
aveva trovato Jaspy e Kaito vicinissimi al luogo in cui si erano divisi
e li
aveva condotti immediatamente dal pavone. Alice svolazzava intorno il
più
velocemente possibile e, nonostante tutti i tentativi, il pavone non
era
riuscito ad acchiapparla.
Il
colpo di stiletto fu subito efficace. Kaito lo teneva infilato nel
bastone ed
era stato straordinariamente preciso nell’utilizzarlo.
Ma
poi erano arrivati i falchi e le aquile insieme ad altri pavoni che
avevano
intenzione di vendicare il loro capo.
-Sappiamo
chi siete- aveva detto Nezou, il falco più grosso
– e non ci importa nulla di
quello che avete da dire.-
Il
falco però fu subito zittito da un verso antico e melodioso.
Una
fenice nera e rossa lo colpì all’ala e Nezou cadde
al suolo, incapace di
rialzarsi in volo.
-Ascolterete
quello che hanno da dire e diffonderete il messaggio- disse la fenice
in un
canto imperativo.
Fu un
lungo racconto, ma ascoltarono tutti e furono tutti convinti da quella
testimonianza.
Angel
rese tutto più avvincente, raccontando in modo tragicomico
la storia e lasciò
in tutti un piacevole ricordo.
-Non
si tratta solo di noi- disse Nezou appena l’ebbero slegato
–Kuroki è potente
ormai e con i suoi ventagli controlla gran parte degli animali. Cherion
non la
può combattere da sola. Distruggerà tutto-
-Dobbiamo
trovare Miku. Solo lei sa dove si trova Kuroki e insieme potremo fare
qualcosa-
disse Alice.
-Sì,
ma ormai si sta facendo sera, è inutile cominciare le
ricerche ora. Andremo
domani-
La
ferita che si apriva sul fianco di Oliver non era molto profonda, ma
gli faceva
male. Era stato uno stupido.
Dopo
che Miku aveva fatto fuori Borge affondando i canini nella trachea, aveva affrontato tre dei
cinque lupi bianchi
che la sovrastavano in stazza e forza fisica.
Oliver
si era occupato con difficoltà dei due che si era ritrovato
davanti. Il primo
lo aveva colpito all’addome, non senza che fosse riuscito a
squarciargli la
carne sul lato sinistro, mentre il secondo l’aveva atterrato
per un colpo di
fortuna.
Poi
aveva tentato di aiutare Miku che si era distratta nel tentativo di
proteggerlo
e si era lasciata mordere.
La
furia era talmente tanta, il sapore della ruggine in gola talmente
forte, che
uccidere due lupi restanti e ridurre alla fuga il terzo fu un attimo.
Si
era poi immediatamente accostata a Oliver che, esausto, si era steso a
terra,
premendo contro la ferita un po’ di stoffa e lamentandosi.
Gli aveva steso
sulla pelle lacerata e sanguinante un miscuglio delle erbe curative che
aveva
trovato lì vicino e in totale silenzio aspettava che
migliorasse.
-Miku…-
Silenzio.
-Miku,
dì qualcosa-
-Cosa
vuoi che ti dica?- chiese lei in tono ostile.
-Avvicinati-
Miku
si accostò a lui e Oliver la baciò.
-Sei
uno stupido- sussurrò.
-Mi
sta bruciando un sacco-
-Posso
fare qualcosa?-
Il
vento diffondeva il suo gelido abbraccio, soffiava, suonava.
-Sposami-
-Finalmente
vi abbiamo trovati!- urlò Angel nel vedere Oliver e Miku
che, mano nella mano,
li raggiungevano correndo.
Tutti
furono d’accordo nel recarsi da Kuroki e aiutare Cherion.
Un
esercito di pipistrelli e uomini troppo collerici o troppo affettuosi
li
attendeva, ma riuscirono a superarli facilmente.
Non
fu una battaglia epica. Diversi animali ormai si erano liberati
dell’influenza
di Kuroki e l’intervento di Cherion mise fine alle sue mire
dittatoriali.
Shizuku
aveva fatto un’ottima opera di convincimento e numerosi
gruppi erano tornati al
Sud, sperando di poter migliorare i rapporti con gli esseri umani.
Kuroki
si dissolse nella luce di Cherion e con lei anche i ventagli andarono
persi. Si
riunì un Gran Congresso degli animali, dove tutte le specie
intervennero per
esprimersi a favore o contro la guerra. La pace fu una conquista quasi
totale.
Tornare
al villaggio fu un sollievo.
Alice
scrisse un enorme racconto su un bruco verde pauroso e solitario, per
cui ogni
impresa era impossibile che diventava una coraggiosa e meravigliosa
farfalla
pronta a sfidare anche il ragno malvagio che terrorizzava gli abitanti
del
prato. Inutile precisare che il nome del ragno era Kuroki e che venne
schiacciato insieme alla sua ragnatela.
Jaspy
cominciò a lavorare nell’editoria e dopo qualche
mese decise di cominciare
anche a scrivere.
Non
mise più piede in osteria , ma si mise ad aiutare Mariska in
Chiesa ogni
finesettimana e a prepararle un pasto caldo ogni volta che lei glielo
chiedeva.
Angel
divenne un’eccellente operaia nella fabbrica di mantelli e
abiti di Madame
Solisoi e nel tempo libero aveva preso a recarsi in piazza e a
raccontare
storie spesso interpretando i personaggi in modo buffo o terrificante.
Alcuni
ragazzi cominciarono ad unirsi a lei e in poco tempo ogni Domenica
Tutte
e tre furono invitate al matrimonio di Miku.
L’abito
bianco la faceva sembrare un angelo. Dalle porte spalancate della
Chiesa
entrava una luce straordinaria e il vento gonfiava il velo e la gonna.
Il
sorriso era pieno di gioia e si rifletteva negli occhi di Oliver.
Erano
insieme per sempre.