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Autore: alivinghope    19/10/2013    2 recensioni
John era per Sherlock l'enigma che probabilmente non avrebbe mai risolto.
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[Johnlock] [possibile OOC]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: 
Buonasera gente! Lo so, sto assillando mezzo popolo di EFP con questi miei piccoli deliri e mi scuso. Ma...beh, è colpa di John e Sherlock. TUTTA COLPA LORO.
Non posso farci assolutamente nulla, è come se ogni foto dicesse "devi scriverci una storia sopra, FORZA!".
Comunque, bando alle ciance. Questa è una piccola one-shot senza pretese, uscita così dopo aver trovato tre fanart delle quali metterò il link alla fine così che non vi rovini la storia.
Detto questo, vi lascio alla lettura.
A presto,
A Living Hope




Di tocchi leggeri, abbracci e promesse.





John era per Sherlock una dipendenza.

Il consulente investigativo ancora non riusciva a capacitarsi del perché quell'essere umano normodotato e così ordinario esercitasse un così forte ascendente sulla sua personalità. D'altra parte, il medico militare non capiva il perché fosse così tanto attratto da quel sociopatico iperattivo qual era il suo coinquilino. Erano due facce della stessa medaglia, erano gli opposti che si attraggono inevitabilmente. Sherlock Holmes era l'elettrone e John Watson era il positrone
[1]. Se l'uno andava da una parte - e non importava mai dove - l'altro, inspiegabilmente, lo seguiva.
Il cervello iperattivo del consulente, nonostante trovasse sempre le risposte di cui quest'ultimo aveva bisogno, non era riuscito a decifrare la situazione.
John era per Sherlock l'enigma che probabilmente non avrebbe mai risolto - non così velocemente come sempre capitava, comunque. Perché? Perché  il suo cervello smetteva sempre di fare il suo lavoro in presenza di John. Se passava un'intera giornata nel silenzio del suo Mind Palace, gli bastava un leggero tocco del suo coinquilino per far sì che la sua mente si riempiva solo ed esclusivamente di John.
Le mani di John che gli carezzavano dolcemente la schiena dal basso verso l'alto, sopra la vestaglia di seta azzurra.
Gli occhi di John che lo guardavano sempre come se fosse la prima volta.
Le sottili labbra di John che gli sorridevano sempre, anche e soprattutto quando non ce n'era alcun motivo.

Il dottore, da parte sua, riusciva a leggere lo stato d'animo di Sherlock. Aveva quest'empatia particolare nei suoi confronti: era come se fosse nato col solo scopo di comprendere l'unico consulente investigativo al mondo che, davanti ai suoi occhi, si trasformava in un essere umano dalle mille sfaccettature.
Sfumature di infiniti colori che percepiva grazie ai suoi grandi occhi blu notte colmi di affetto e ammirazione.
Il momento in cui Sherlock conobbe John, decretò la fine delle sue notti spese in solitudine. No, non erano semplici coinquilini e questo si capiva da molte cose.
Dallo sguardo complice che quel paio di occhi cristallini donava a quelli blu notte.
Dai sorrisi, a volte malcelati, di quando comprendevano qualcosa che sfuggiva al resto delle persone presenti.
Dalle mani che si sfioravano, inaspettatamente, come se non avessero ricevuto nessun ordine dal cervello, come se si fossero mosse impercettibilmente di loro spontanea volontà.

Preferivano far finta di niente, come se le cose non fossero cambiate affatto. Ma, in cuor loro, sapevano che fingere non li avrebbe portati da nessuna parte, a lungo andare.
È proprio per questo che durante una notte invernale le gambe di Sherlock lo condussero di fronte alla porta socchiusa della camera di John, dalla quale proveniva il leggero bagliore dell'abat-jour. Senza dire assolutamente nulla, si trascinò con passo lento ma deciso sul letto dell'amico che aprì le braccia in segno d'invito.
Così, Sherlock si poggiò delicatamente contro il petto di John e si lasciò stringere in quella che sembrava essere una silenziosa promessa.

Trascorso un anno da quel giorno memorabile per entrambi, Sherlock prese una nuova decisione.
Non ci sapeva fare con i sentimenti, con le persone, con i regali. Per lui era sempre stato tutto irrilevante e assolutamente non degno di nota. Ma John, il suo John, gli aveva fatto strada attraverso quel mondo a lui ignoto, ed aveva pian piano iniziato ad apprezzarlo.
Gli sembrava corretto quel che aveva deciso di fare - sotto i più disparati punti di vista che gli venivano in mente - perché John meritava più di una promessa sussurrata tra le lenzuola.
John meritava tutto ciò che lui poteva donargli.
Per questo motivo, un gelido mattino di Novembre, indossò il lungo cappotto nero e si annodò con destrezza la sciarpa blu notte - esattamente della stessa gradazione del colore degli occhi di John - al collo e si diresse verso una gioielleria poco distante da casa.
Non appena vi mise piede, le notò: delicate ma resistenti, scintillanti e della giusta misura.

Quella sera stessa, andarono a cena da Angelo che gli riservò lo stesso tavolo di sempre, con l'immancabile candela al centro. Il fatto che stupì Sherlock, fu che era stato lo stesso John a chiederla, quella volta. Il detective notò con la coda dell'occhio il volto di Angelo, che stava letteralmente per scoppiare in un grido di gioia.
Terminata la cena, i due decisero di tornare a casa a piedi così che potessero fare una passeggiata. Arrivati di fronte al 221b di Baker Street, Sherlock girò su se stesso e diede le spalle al portone, le mani affondate nelle tasche del cappotto.
John non riuscì a spiegarsi quel gesto, finché non girò a sua volta intorno a Sherlock, in modo tale da averlo di fronte.
Ed in quel momento vide l'inaspettato.
Le lunghe dita bianche e affusolate del compagno estrassero dalla tasca destra una piccola scatola in velluto blu.
Il dottore avvertì il proprio cuore velocizzare i battiti, gli occhi sgranarsi e la bocca aprirsi per lo stupore.
Sherlock non disse una parola: si limitò ad aprire la scatola e a guardare dritto negli occhi del compagno, ponendogli una tacita domanda.
John annuì in silenzio e lasciò che l'uomo che aveva di fronte gli infilasse delicatamente l'anello d'oro bianco all'anulare sinistro, per poi fare lo stesso con lui.
Sapevano che di fronte alla legge quel gesto non contava nulla, ma a loro non importava.
A loro importava rispettare quel tacito accordo che scorreva tra le loro anime e che li teneva stretti, come fossero un tutt'uno. E forse lo erano davvero.

L'appartamento avrebbe aspettato il loro rientro, per sempre. Ma, quella notte magica che ancora si stagliava davanti a loro, avrebbe presto dato spazio alla luce diurna.
Per questo i due decisero che quella notte andava vissuta lì, a cielo aperto.
John tremava - il consulente non seppe dire se per l'emozione o per il freddo - così, si ritrovò avvolto dal cappotto di Sherlock e, al contempo, dal suo abbraccio possessivo.

A loro non importava nulla. Del tempo, dello spazio, delle formalità, delle persone. Avevano smesso di preoccuparsi di qualsiasi cosa, almeno per quella notte.
Quella notte stellata che aveva unito due anime e le aveva trasformate in un'unica entità.




Note:
1. L'elettrone è una particella subatomica di carica negativa, mentre il positrone è esattamente il suo opposto.


Fanart:
I
http://weheartit.com/entry/74384339
II http://weheartit.com/entry/76214293
III http://weheartit.com/entry/80629620/search?context_type=search&context_user=Nerdvana_nerdvi&query=johnlock

  
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