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Autore: esse198    19/10/2013    1 recensioni
Anya è una ragazza come tante, con l'unico vantaggio di lavorare negli studi dove viene realizzata la sua serie preferita "Doctor Who". un passo dopo l'altro il "destino" la avvicinerà a Matt.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt Smith, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Streets of an Old City 
 

“Buongiorno! Dormito bene? Spero ti sia passato il mal di testa…. Dunque: mi dispiace, ma non possiamo fare colazione insieme, ho una prova sul set, non so quanto ci metteremo, spero non tanto. Appena mi libero ti chiamo. Tu intanto goditi Detroit e questa vacanza. A dopo!”
 
Il messaggio di Matt si confondeva tra quelli degli amici, del fratello e dei genitori. Lo aveva letto in mezzo a tutti gli altri, ma non per questo le fece uno strano effetto. La colpì il tono sereno e soprattutto il mancato accenno alla sera prima (solo al mal di testa), come se non fosse successo nulla. E le tornò in mente la figuraccia che aveva fatto, una delle sue crisi che la prendevano per sfinimento, per troppa pressione, per stanchezza. Stanchezza che, fortunatamente, era andata via dopo la profonda dormita. Aveva faticato ad addormentarsi, ma una volta caduta nelle grinfie di Morfeo era riuscita a non lasciarsi liberare troppo presto.
Perciò si sentiva fisicamente molto in forma: era passato il mal di testa e, nonostante il ricordo della sera prima, non si sentiva profondamente depressa come di solito si sarebbe sentita in situazioni simili. Inoltre quando aprì le tende e guardò fuori fu investita da una luce così calda e abbagliante che si sentì carica di energia.
Così indossò un paio di jeans, una canotta e, eccezionalmente, un paio di infradito. Decise di seguire il consiglio di Matt: si sarebbe goduta Detroit.
Se il giorno prima era stata nella City, quel giorno sarebbe andata in cerca della parte vecchia della città.
Anya aveva una predilezione per le parti antiche delle città. Non le piacevano i palazzoni e i grattacieli che ostentavano solo un’asettica imponenza. Preferiva le case, i palazzi e le chiese di pietra che potevano essere ancora più imponenti con il loro carico di storia e di arte. Si lasciò rapire dal fascino del quartiere vecchio cercando di ignorare quell’inquietudine annidata nel suo cuore che riguardava Matt. Chissà come aveva reagito lui. Chissà come sarebbero evolute le cose tra loro. Ovviamente temeva il peggio, nonostante il messaggio sereno e conciliante di lui.
Fece una lunga passeggiata lungo un viale costeggiato di case basse e punteggiato da negozietti, piccoli e familiari. Una sorta di serenità la invase e si sentì un po’ più leggera. Nuovi colori la circondavano, nuovi profumi la inebriavano, nuove sensazioni la avvolgevano.
Verso le undici del mattino decise di fare una sosta in un bar. Si sedette a un tavolo a gustare la sua fetta di dolce alla crema. Sola con se stessa si ritrovò a pensare agli ultimi mesi trascorsi, quella sua semplice normalità illuminata dagli incredibili incontri con Matt. A volte le sembrava davvero tutto impossibile, però avvertiva anche un dolce tepore che le rendeva tutto reale. La sera prima aveva detto a Matt di essersi innamorata di lui, forse “innamorata” era troppo, ma di certo era profondamente coinvolta. Le piaceva stare con lui, conoscerlo era stata un’incredibile sorpresa. Certo, c’erano molti punti a sfavore di questo suo “coinvolgimento”. Innanzitutto l’altezza: lui era decisamente troppo alto per lei; lui era brillante, lei un po’ musona; aveva una giusta dose di egocentrismo che contrastava con la sua naturale tendenza a non attirare l’attenzione. E infine due stili di vita davvero molto differenti. Pensò che se non aveva retto una semplice cena informale dove di vip ce n’erano solo due, come avrebbe potuto sostenere la pressione di certe serate ufficiali? Ma chiaramente stava correndo davvero troppo. La cosa che più la preoccupava in quel momento era la reazione di lui alla sua isteria, non sarebbe stata la prima volta che mostrava le proprie debolezze, le proprie insicurezze e qualche ragazzo si dileguasse….
Mentre era assorta in quei pensieri piuttosto deprimenti sentì delle voci sconosciute che pronunciavano delle parole molto familiari, suoni così belli che le si strinse lo stomaco dalla nostalgia. Due ragazzi e una ragazza seduti a un tavolo poco più in là battibeccavano animatamente in disaccordo sull’itinerario da percorrere. Un’animosità allegra, priva di ostilità, impreziosita da un accento meridionale, che non era il suo, che la fece sorridere. Uno dei tre colse quel sorriso e uno scambio veloce di sguardi tra tutt’e quattro rese chiara tutta la situazione. I tre si precipitarono da Anya alla ricerca disperata di un aiuto.  
 
Il trio era ben contento e sollevato, ma anche curioso di aver incontrato un’altra persona italiana. Erano in difficoltà perché non avevano ben capito le indicazione che avevano ricevuto. Parlavano l’inglese, ma molto poco e soprattutto avevano una gran difficoltà a capire gli americani. Così pensarono di chiedere indicazioni ad Anya, ma la ragazza dovette spiegare, un po’ dispiaciuta per loro, che non era del posto.
- Se volete posso chiedere io le indicazioni e vedere se ci capisco qualcosa io. – propose conciliante, come per farsi perdonare di non essere di Detroit o per dimostrare di potersi rendere utile.
Così fecero. La ragazza si rivolse ad un signore seduto ad un altro tavolo un po’ più in là e poi spiegò tutto quanto ai tre ragazzi. E mentre dibattevano sul da farsi, (uno dei tre insisteva per andare subito al museo di architettura che desiderava tanto vedere, gli altri due erano molto incerti perché la strada da fare era molto lunga e prevedeva l’uso di molti mezzi e quindi proponevano di partire l’indomani mattina con più calma) Anya ebbe modo di conoscere un po’ la loro storia.
Sara, Tommaso e Giorgio erano tre colleghi universitari che iniziavano quell’anno il primo anno fuori corso al corso di architettura e contavano di arrivare alla laurea proprio in quell’anno. Prima di ricominciare avevano deciso di partire per un viaggio che sarebbe servito anche per il loro percorso di studi.
- Anche tu sei in viaggio di piacere? – aveva chiesto Sara ad Anya.
- Sì, ma solo per pochissimi giorni.
Anya, di rimando, raccontò anche lei la sua storia, tra l’Italia, Londra e il suo lavoro in biblioteca e trascorse una mezz’ora con loro tra scenette divertenti e discorsi un po’ più seri. Sara, Tommaso e Giorgio erano molto legati tra loro:
- Ci siamo conosciuti durante la prima lezione al corso di Storia dell’arte Moderna. C’è stato uno scambio confuso di penne e fogli e alla fine ci siamo messi a ridere e da allora continuiamo a ridere e a fare confusione. – raccontò Tommaso, un ragazzo alto, moro e mingherlino.
- Andiamo tutt’e tre quasi di pari passo con gli esami, quella più avanti è lei. – aggiunse Giorgio, un tipetto più basso, con la testa piena di bellissimi riccioli rossi.
Quando suonò il cellulare era tutta presa dal racconto dei tre ragazzi.
Naturalmente era Matt.
 
 
 
  
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