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Autore: B i s c o t t e    20/10/2013    3 recensioni
[au, tematiche delicate, shonen-ai e shoujo-ai] [possibile presenza di termini volgari] [dedicata principalmente alle mie migliori amiche, ai miei genitori (lol), a mio fratello -ma anche no-, e a tutte le meravigliose persone che ho conosciuto -e che conoscerò- in questo meraviglioso fandom]
La vita di un essere umano è lunga ed è divisa in stadi, in ognuno dei quali avvengono trasformazioni, sia psicologiche che fisiche. Lo stadio in cui avvengono dei cambiamenti radicali, è l'adolescenza, che dura dagli undici anni, ai diciasette. Tale fase di maturazione può comportare difficoltà, disagi e malesseri che spesso il giovane avverte confusamente o cela consapevolmente dentro di sé o comunica con estrema difficoltà a coloro con cui quotidianamente entra in contatto. [...] [...] Talvolta, però, non è in grado di superare tutte quelle preoccupazioni e in lui si creano forti disagi che, solo raramente, riesce ad esprimere in modo da poter essere aiutato in qualche maniera.
presenza di tematiche delicate: bullismo, razzismo, omofobia, disturbi della personalità, sfruttamento e abuso minorile, omicidio, autolesionismo, etc...
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spero vi piaccia,
fede ~
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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                                Fuckin' Perfect.

 

                                         {...everything that you've always dreamed of,

                                    close enough for you to taste but you just can't touch... }




La vita di un essere umano è lunga ed è divisa in stadi, in ognuno dei quali avvengono trasformazioni, sia psicologiche che fisiche. Lo stadio in cui avvengono dei cambiamenti radicali, è l'adolescenza, che dura dagli undici anni, ai diciasette. Tale fase di maturazione può comportare difficoltà, disagi e malesseri che spesso il giovane avverte confusamente o cela consapevolmente dentro di sé o comunica con estrema difficoltà a coloro con cui quotidianamente entra in contatto. L'adolescenza è sicuramente un momento assai difficile da vivere. In questo periodo il ragazzo deve riuscire ad affrontare tutta una serie di problemi e responsabilità che lo porteranno ad una totale maturazione, nel momento in cui sarà divenuto adulto. Talvolta, però, non è in grado di superare tutte quelle preoccupazioni e in lui si creano forti disagi che, solo raramente, riesce ad esprimere in modo da poter essere aiutato in qualche maniera. Spesso, poi, in quei momenti di difficoltà l'adolescente si isola soprattutto dalla famiglia che si ritrova così incapace di dargli una mano, e per questo il ragazzo va a cercare aiuto dagli amici i quali, la maggior parte delle volte, non interpretano i suoi strani atteggiamenti come segno di malessere interiore.




08/04/2013

Una tipica mattinata d'aprile giapponese. I petali dei ciliegi ricoprivano le strade come un manto dal dolce color rosa, come ad ogni primavera, il cielo di una tonalità cerulea era privo di nuvole e un venticello fresco muoveva delicatamente le chiome degli alberi. Si inspirava un lieve profumo che, se solo gli si dava un po' più d'attenzione, riusciva a donare un po' di tranquillità alle anime vuote delle persone.
I marciapiedi brulicavano di ragazzi, che tornavano, tristemente, tra i banchi di scuola. Forse era per questo che non riuscivano a godersi appieno quello che la nuova stagione portava con sè.
In una scuola superiore di una piccola città vicino a Tokyo, una ragazzina era passata, prima delle lezioni, a dare da mangiare ai coniglietti di cui l'istituto si prendeva cura.
Doveva avere più o meno quindici anni, anche se l'aspetto esteriore assomigliava a quello di una bambina. I folti capelli smeraldo erano raccolti in due chignon ai lati del capo, gli occhi erano grandi e color cioccolato e il viso era caratterizzato da tratti leggermente infantili. Il fisico minuto era coperto da una divisa scura visibilmente larga, anche se non in modo eccessivo. Un espressione dolce e timida dipingeva la faccia da bambolina di pezza, e nel complesso era una ragazza piuttosto buffa ma comunque graziosa. Accarezzava affettuosamente i suoi piccoli amici, poggiando le -altrettanto piccole- manine sul manto bianco dell'animale, che continuava incurante a mangiare la carota che gli aveva portato. Avrebbe preferito rimanere lì tutto il giorno. Ma non poteva perdere il primo giorno di scuola, anche se ne aveva paura. Era appena uscita dalle medie, e non conosceva nessuno in quella scuola. E per un momento l'idea di non conoscere nessuno la rassicurava. I suoi vecchi compagni non le erano mai piaciuti.
Amava la presenza degli animali, non delle persone. Così, appena arrivata -con ben mezzora d'anticipo- era andata a trovare i suoi piccoli nuovi amici. Il tempo passò veloce, e vide tanti ragazzi dirigersi verso l'entrata dell'edificio, pronti -o forse no- a ricominciare a studiare. Lei aspettò che tutti fossero entrati, prima di seguire il loro esempio.
Quando sentì la campanella suonare, si alzò di scatto e salutò velocemente i suoi amici, correndo verso il palazzo. Quando se lo ritrovò davanti, fece un gran respiro.
« Forza, è ora di entrare» sussurrò a sè stessa, cercando di autoconvincersi. Così Konoha Morimura entrò, seppur titubante, all'interno della scuola.
Chissà, magari quell'anno le cose sarebbero cambiate. In meglio.



Molte volte ci capita di non ascoltare quello che ci dicono le altre persone. E la maggior parte delle volte, non lo facciamo perché non ci va di ascoltarle, bensì perché ogni volta che ci capita di dover prestare attenzione a qualcosa o qualcuno, troviamo qualcos'altro che cattura di più il nostro interesse. E naturalmente, dopo, dobbiamo pagarne le conseguenze.
Minaho Kazuto si trovava nella stessa medesima situazione. Portò una mano sotto al mento, penserioso. In realtà, lui non era il tipo da non prestare attenzione quando qualcuno gli diceva qualcosa di importante. Era il suo primo anno in quella scuola, e non conosceva bene la struttura, quindi non era capace di arrivare alla propria classe. Però, quando la bidella gli stava gentilmente spiegando come arrivare alla sua aula, un ragazzino dai capelli violacei aveva catturato la sua curiosità. Così, com'era solito fare, era rimasto a studiarlo finché non l'aveva visto andare via, da solo. Non aveva avuto il coraggio, poi, di chiedere alla donna di ripetere la sua spiegazione, forse per orgoglio, forse per vergogna. Quindi, era rimasto uan buona mezzora a girare a vuoto, senza la minima idea di dove andare. Eppure, manteneva sul suo viso un'aria serafica e calma, come se non si trovasse in difficoltà. Anche se, doveva ammetterlo, girare da solo in quei corridoi dalle pareti tristi e color piombo lo metteva un po' in ansia.
Continuò a guardarsi intorno, non sapendo cosa fare. Qualcosa toccò la sua spalla improvvisamente e si girò di scatto. Le sue iridi smeraldo incontrarono un paio grigie. Il ragazzo di qualche minuto prima.
« Hai bisogno d'aiuto?» lo fissò da dietro due lenti, in modo neutro, come se non gli interessasse realmente. Minaho annuì.
« Veramente sì, mi sono perso» confessò, leggermente imbarazzato. Il violetto lo squadrò da capo a piedi, soffermandosi maggiormente sui capelli arancioni.
« Qual'è il tuo nome?»
« Minaho Kazuto» l'altro sembrò pensarci un po' sù.
« Sei nella mia stessa classe. Sù, seguimi, è meglio non fare tardi il primo giorno di scuola».
Minaho lo trovò interessante. Ha un carattere rude, eppure i suoi occhi sembrano dire il contrario, pensò. 
« Comunque, il mio nome è Junichirou Manabe» disse, con un tono che sembrava più dolce.
Kazuto sorrise tra sè e sè. Gli occhi sono lo specchio dell'anima.



Megumi Kuro non era il tipo di persona che dava molta attenzione ai cambiamenti. Forse era per quello che cambiare improvvisamente scuola dopo il primo anno non le aveva fatto nè caldo nè freddo. Fissò i petali di ciliegio cadere lentamente dal grande albero fuori dall'aula. Sembravano fiocchi di neve, da quanti erano: una neve tiepida e profumata, piacevole. A dire il vero, il giardino della scuola era in grande contrasto col grande edificio. Le mura grigie e tetre, le aule spoglie di qualsiasi forma d'addobbo e i corridoi plumbei gli davano un'aria spettrale e morta. Al contrario il cortile, colorato da tante piante verdi e alberi alti che davano un po' di vivacità all'istituto, dove tutto sembrava non avere vita. Anche li insegnanti sembravano non avere anima. Per quanto fossero eccellenti ed esperti nella propria materia, la lezione era pesante e la spiegazione mai sufficientemente buona da far comprendere tutto alla classe. Nelle loro parole non c'era contenuto. Il tempo scorreva lento e le giornate parevano non finire mai. Forse era ancora inverno e nessuno se n'era accorto, chissà. Fatto sta che Megumi non stava ascoltando una sola parola di quello che il professore diceva, e non ne aveva l'intenzione. Prese una ciocca dei lunghi capelli biondo cenere tra le dita, accarezzandola lentamente.
Rivolse lo sguardo al professore: scriveva qualcosa alla lavagna, che gli alunni riportavano, meccanicamente, sulle pagine bianche dei loro quaderni. Lo fissò con disprezzo, socchiudendo appena gli occhi scarlatti. Lo studiò. Gli occhi piccoli e scuri, contornati da due spesse lenti, parevano vuoti e bui, come quelli di una macchina spenta.
La pelle del viso era pallida e moscia, donandogli un'aspetto da cadavere. La lunga veste nera fasciava l'esile corpo, conferendogli l'aria di uno spettro.
Troppo impegnata a squadrarlo da capo a piedi, non si accorse subito del pezzetto di carta poggiato sul proprio banco. Lo aprì, riconoscendo la calligrafia disordinata del suo migliore amico.

 "Né, Meg, felice di essere nella mia stessa classe?"

La bionda si girò, leggermente divertita, verso il banco di Masaki Kariya. Si conoscevano dall'età di sei anni, essendo vicini di casa. Anche se frequentavano scuole differenti, avevano stretto un bellissimo rapporto, e si vedevano quasi tutti i giorni dopo le lezioni. Quindi, quando aveva scoperto di essere nella sua stessa classe, si era trattenuta dal fare i salti di gioia, cercando di mantenere un minimo di dignità.
Gli sorrise, e lui ricambiò.
Forse la scuola poteva diventare un po' meno noiosa, in sua compagnia.



La campanella segnò l'inizio dell'intervallo, e una marea di studenti uscì felice dalle classi. Una ragazza di sì e no di sedici anni camminava serena per i lugubri corridoi della scuola. Oramai era abituata all'aspetto tetro - quasi teatrale- dell'edificio, e non provava più alcun timore. I lunghi capelli castani ricadevano morbidi sulle spalle magre, e incorniciavano il viso da bambola della ragazza. La pelle priva di imperfezioni era liscia e rosea, coperta in parte da lentigini sul naso e sulle guance. Un paio di grandi occhi castani con qualche sfumatura giallastra trasmettevano allegria a chiunque rimanesse troppo tempo a fissarli. Un fisico magro e un'altezza nella media completavano quel grazioso quadretto.
Uscì dalla scuola, attraversò tutto il cortile e, poco lonatana dall'ingresso, c'era una piccola serra. Vi entrò, camminando attorno alle aiuole dove le piante crescevano rigogliose. Tutto era colorato dai tanti fiori che rivestivano la serra: dalle eleganti orchidee alle semplici margherite. Lo sguardo castano ricadde su delle belle viole del pensiero, che si trovavano al centro di una piccola aiuola, circondata da tante camelie. Si chinò leggermente per annusarle. Sorrise quando il loro buon profumo la investì.
Sarebbe rimasta lì per tutto il giorno, se solo avesse potuto. Ah, quanto amava i fiori! Tutti quei colori e profumi la facevano sentire bene, in pace con sè stessa.
Proprio quando stava per avvicinarsi a dei tulipani, una testa rossa fece capolinio sulla porta. La voce del migliore amico le arrivò felice alle orecchie.
« Tra poco dobbiamo rientrare in classe. Sù, andiamo Rho.» lei si girò, sorridendogli dolcemente, avvicinandosi. Uscirono e chiusero la porta.
« Cosa ne pensi della nuova alunna, Hiroto?» gli occhi castani lo fissarono con curiosità. Lui ci pensò un attimo.
« Parli di quella dell'altra seconda? Non saprei, ad essere sincero, non ho avuto occasione di parlarci.» rispose, alzando le spalle.
«A me sembra interessante.» disse continuando a camminare al suo fianco.
Chissà quali novità avrebbe portato il nuovo anno scolastico.



«Prendete il libro di testo e apritelo alla pagina quindici.» la voce dell'insegnante arrivò dritta e chiara a tutti gli alunni, che smisero di chiaccherare tra di loro e eseguirono l'ordine.
Una ragazzina delle file centrali, vicina alla finestra, era isolata dal resto della classe. Iniziò a rovistare nella borsa, cercando il volume richiesto. Sbiancò quando capì di averlo dimenticato nella scrivania della sua camera quella mattina.
La professoressa si sarebbe sicuramente arrabbiata e avrebbe dato una brutta impressione di sé, se già il primo giorno non portava il materiale. Girò il capo guardando i propri compagni sorridersi a vicenda e la malinconia la invase. Purtroppo l'anno precedente prima che iniziasse la scuola aveva avuto un grave incidente ed era stata ricoverata per tanti mesi. Quando era rientrata oramai tutti avevano creato i gruppetti d'amici, così lei non aveva legato con nessuno. Anche l'incredibile timidezza che la caratterizzava era un grande problema.
Rimase diversi minuti a fissare il banco tristemente, senza fiatare.
« Kokone, non hai il libro?» sentendo la voce di un suo compagno si girò, e i suoi occhi grigi incontrarono quelli azzurri di lui. Arrossì, non riusciva mai a sostenere gli sguardi, ma aveva la sensazione di poterci affogare in quelle iridi cerulee. Dopo vari secondi di totale imbarazzo riuscì a rispondergli, balbettando.
«G-già...l'ho d-dimenticato a-a c-casa.» allora il ragazzo le sorrise e attaccò il banco a quello della ragazza, avvicinadole il libro, così che riuscissero a leggere entrambi.
«Potevi dirlo prima!» a quel commento lei rivolse lo sguardo alla pagina cercando di seguire la lezione. Il compagno ridacchiò, intenerito da tanta timidezza, e sorrise dolcemente sentendo la ragazzina ringraziarlo silenziosamente, col capo chino.
Qualcuno che si accorgeva della sua presenza c'era, per fortuna.


 

«Fei, ti decidi a staccarti da quel libro?»
«E' la decima volta che me lo chiedi, Saru. La risposta è la stessa: no, aspetta che abbia almeno finito di leggere questo capitolo.» sbuffò seccato un ragazzo dai capelli verde menta, cercando di concentrarsi nella lettura del suo romanzo. Però il suo migliore amico non era dello stesso parere.
Infatti era tutto il pomeriggio che continuava a tediarlo, pregandogli di uscire da quella sala vuota se non per quei inutili libri.
“Le persone normali la chiamano biblioteca” aveva risposto piccato, offeso dal suo commento infantile.

«Fei.» nessuna risposta.

«Fei.» socchiuse gli occhi, tentando di concentrarsi.

«Fei.» stava perdendo la pazienza.

«Fei.» ebbe l'istinto di lanciargli in testa l'enciclopedia da 700 pagine che stava sopra il tavolo in bella vista.

«Fe--» chiuse il libro e gli lanciò un'occhiataccia, fulminandolo con lo sguardo. Senza dire nulla, mise il romanzo dentro la borsa e si incamminò verso l'uscita, seguito dall'amico, che sorrideva divertito.
Qualche minuto dopo riaprì lo zaino e gli sbattè il libro in testa.
Dopotutto, erano anni che iniziavano in quel modo il nuovo anno scolastico.


 


 


 


 

nda:
eccomi qui gente!

sono K u r u m i, e sto scrivendo questa long con l'account che ho condiviso con fra
una nuova long, questa volta incentrata sull'adolescenza e le tematiche delicate.
aww, sono così felice di averla finalmente pubblicata! //è tutta l'estate che ci lavoro
cioè, i personaggi ci saranno tutti, più o meno.
poi, ho aggiunto cinque oc: il mio, quello di fra', di due mie amiche e di fede
il bello è che solo uno dei personaggi è il mio, lol
non li ho introdotti tutti, infatti il mio apparirà fra qualche capitolo c:
la trama sarà complicata, e tutti hanno un ruolo importante.
in fondo, ognuno è il protagonista della propria storia, no?
quindi, cercherò di sorprendervi e questo per me sarà un modo per migliorarmi sia come persona che come scrittrice, e vorrei che anche voi riflettiate con me su alcuni argomenti che affronterò in questa storia.
piano piano conosceremo meglio i personaggi e i loro segreti.
beh, non so più che dire lol
spero solo che vi piaccia
fede

p.s: ringrazio infinitamente miki per il banner
p.p.s: il sottotitolo è una frase della canzone "One step at a time" di Jordin Sparks.
  
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