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Autore: kirlia    21/10/2013    1 recensioni
La triste vicenda di Qetsiyah vista dal punto di vista di Amara.
Quale legame c'era tra loro? L'ancella si sarà pentita di aver spezzato il cuore della padrona con il suo tradimento? 
Resto lì, senza riuscire a muovermi di un passo, quando la vedo voltarsi verso di me.
Quell’abito blu che io stessa ho tessuto e ricamato per lei le sta davvero d’incanto, la fa quasi brillare di luce propria.
Qetsiyah è sempre stata bella, lo ammetto, ma non si può ignorare quel sorriso radioso che le si dipinge in volto.
Sembra felice.
No, Amara, lei è felice. E tu stai per distruggere il suo mondo.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Amara, Qetsiyah, Silas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Slice of Season Five'
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Revenge.


 
«Quindi considerami pure una donna sdegnata,
una stronza vendicativa, o qualunque appellativo pensi mi stia meglio,
ma pensavo di essere il suo vero amore
e lui mi ha strappato il cuore.»

Qetsiyah, 5x03

 

La mia mano si posa tra i candidi petali dei fiori di loto che sto disponendo delicatamente sulla superficie dell’acqua.
I miei occhi castani si specchiano nella piccola piscina e riconosco in essi un conflitto interiore che mi sta lacerando.
Come farò ad accettare quello che succederà di lì a poco? Il senso di colpa spezzerà il legame che si è formato così saldamente tra me e il mio amante?
«Amara? Potresti venire qui, per favore?» mi chiede la mia padrona, distogliendomi dai miei pensieri. Nella sua voce percepisco la solita premura.
Qetsiyah mi ha sempre trattata bene, in tutti questi anni. Le sono stata donata dal suo defunto padre all’età di soli otto anni e lei mi ha sempre considerata un’amica, una sorella per certi versi.
Non sa che la sua fiducia in me è mal riposta. Non sa che gli ho rubato l’uomo che credeva essere la sua anima gemella, né che presto fuggiremo da lei, lasciandola sola su quell’altare che noi ancelle ci stiamo impegnando a decorare.
Mi alzo in piedi e seguo la sua voce attraverso il corridoio da cui l’avevo sentita chiamare.
La ritrovo nella sua camera da letto, mentre uno stormo di ancelle le svolazza intorno con sorrisi appena accennati, ma difficilmente trascurabili: un matrimonio è un giorno di festa per tutti, persino per le serve.
Resto lì, senza riuscire a muovermi di un passo, quando la vedo voltarsi verso di me.
Quell’abito blu che io stessa ho tessuto e ricamato per lei le sta davvero d’incanto, la fa quasi brillare di luce propria. Qetsiyah è sempre stata bella, lo ammetto, ma non si può ignorare quel sorriso radioso che le si dipinge in volto.
Sembra felice.
No, Amara, lei è felice. E tu stai per distruggere il suo mondo.
 Ignoro quella voce interiore che credo sia la mia coscienza, sperando che il velo che mi copra il viso riesca a nascondere la mia espressione. Di certo io non sono felice per lei, ma devo cercare di esserlo.
Silas mi ha chiesto di fingere, almeno fino a quel pomeriggio.
«Signorina, siete davvero incantevole» sussurro, sperando che la mia voce sia abbastanza gioiosa, ma non credo di essere risultata convincente.
«Tutto merito tuo, Amara. L’abito che hai creato per me è meraviglioso» risponde lei, emozionata, facendo una giravolta per mostrare il suo abbigliamento in tutto il suo splendore.
Mi rendo conto che la sposa è così abbagliata dall’aspettativa di diventare la moglie del mio amato da non rendersi conto di nulla. Bene, non sospetterà di me.
Questo non sminuisce il fatto che tu la stia pugnalando alle spalle.
Risponde ancora il mio io interiore, ma io lo ricaccio indietro, ignorando ancora una volta le sue parole.
Quello che c’è tra la mia padrona e Silas non è amore.
Lui desidera soltanto me. Per sempre.
Per l’eternità.

***

Lo vedo arrivare, trafelato, portando saldamente una grossa coppa dorata colma di uno strano liquido. Il suo sguardo è concentrato, mentre cerca di evitare che l’oggetto tra le sue mani si rovesci.
«Amore mio!» lo chiamo, porgendo le braccia verso di lui, indicandogli di entrare nella tenda che ho costruito con alcune lenzuola portate via dalla dote della mia signora.
Vedo i suoi occhi incontrare i miei, poi vedo un sorriso disegnarsi sul suo volto.
Si tratta di un sorriso sincero, un sorriso che non ho mai visto in lui quando passeggiava nei giardini insieme a Qetsiyah.  
Adesso il mio cuore torna a sperare che la mia decisione sia quella giusta, che tradire la mia padrona per fuggire insieme al mio amato non sia stato un grave errore.
Sono solo scuse, Amara.
«Mia adorata!» risponde Silas, e la sua voce mi fa subito dimenticare gli strani pensieri che mi tormentano.
Gli sorrido, attraverso il velo, ma i miei occhi esprimono già abbastanza gioia da soli.
Mi stringe tra le braccia, per poi mostrarmi la coppa che stava portando con sé. All’interno di questa c’è un liquido misterioso, dall’odore speziato, che non sembra vino né acqua. Mi chiedo cosa sia, ma non ho tempo di proferire la mia questione. Lui me la porge, come ad invitarmi a bere.
«Bevi, te ne prego! Grazie a questa potremo vivere per sempre… Amarci per sempre!» sussurra, ma la forza nelle sue parole è tale che non ho il minimo dubbio e lascio subito che la pozione mi si riversi in gola, con uno strano sapore che non riesco a riconoscere.
Mi fido così tanto del mio amato da non preoccuparmi di nulla.
Lascio che anche lui beva la sua parte e subito ci sentiamo attraversare da una strana sensazione di brivido ed onnipotenza.
Chiudo gli occhi, godendo del potere che sento scivolarmi dentro e insinuarsi in ogni cellula del mio corpo, immaginando quanti infiniti anni potrò passare a fianco del mio Silas, dimenticando il dolore che tutto ciò infliggerà alla mia padrona, colei che mi aveva tanto voluto bene fino ad ora.
Esco dalla tenda, osservando il modo in cui le fiamme del piccolo fuoco che avevo allestito danzano, come se lo vedessi per la prima volta, con occhi nuovi.
Sento il fruscio delle lenzuola dietro di me, e so che lui mi ha seguito.
I nostri sguardi si incontrano di nuovo, mentre lui dichiara a me tutto il suo puro amore.
«Come tu sei mia così io sono tuo per sempre» comincia, stringendo le mie piccole mani nelle sue, tanto grandi e accoglienti.
«Perché quando ti guardo…» continua, per poi interrompersi solo un attimo.
Mi scosta il velo dal viso, poi lo vedo osservarmi come si ci sofferma su una magnifica opera d’arte.
Lo sento pronunciare il mio nome con quell’inflessione che mi piace tanto.  
«…Amara, tutto ciò che vedo è un angelo» conclude.
Non posso che guardarlo estasiata e sperare che tutto ciò possa davvero durare per sempre.

***

Rimango sola, nel cuore della foresta.
Dovrei essere immortale, ma ciò non mi impedisce di essere preoccupata.
Sento che qualcosa non andrà bene, che questo clima di serenità che il vivere per sempre accanto al mio amore dovrebbe darmi non durerà così a lungo come penso.
Rassetto le lenzuola dove riposerò quella notte, ma le mie mani tremano e non riesco a fare un buon lavoro.
Lo ammetto, i miei pensieri in questo momento vanno a Qetsiyah.
Si sarà già resa conto che il suo sposo non si presenterà all’altare? Si sarà già accorta che le è stato sottratto quel filtro che le avrebbe donato la vita eterna?
Spero di no.
Eppure sai benissimo che è così.
Quella voce fastidiosa che sembra ricordarmi sempre le mie colpe torna a farsi sentire. Purtroppo devo ammettere la sua ragione: la mia padrona deve aver già capito tutto.
Immagino il modo in cui il suo cuore deve essersi spezzato a causa di quel terribile tradimento e per poco non scoppio in lacrime.
Come ho potuto fare una cosa del genere alla mia padrona, che mi aveva sempre trattato come una sorella? Come ho potuto dimenticarmi di tutti quegli anni passati con lei in un attimo, abbandonandola così?
No, mi dico, non devo pensarci.
Supererà anche questa. Qetsiyah avrà anche un’anima candida, ma sarà capace di andare avanti e troverà qualcuno che la ami davvero.
Sorrido leggermente, convincendomi dei miei ragionamenti, e cerco di continuare con il mio lavoro in silenzio.
Improvvisamente, però,  sento l’aria farsi pesante, caricarsi di uno strano potere che sembra quasi schiacciarmi a terra. Alzo lo sguardo e vedo un’ombra allungarsi dietro di me.
Dev’essere Silas, è certamente lui.
No, Amara. Non negare l’evidenza.
Non ho tempo di voltarmi per negare la risposta della mia coscienza. Sento qualcuno stringermi da dietro, bloccarmi le braccia con forza e tenermi stretta.
Gemo dolorosamente, mentre cerco il modo di liberarmi da quella presa. Non riesco a girare la testa per vedere il mio aggressore, ma non ne ho bisogno.
So che è venuta per la sua vendetta. Sapevo che l’avrebbe fatto.
«Ti ho portato un dono, Amara. Per la tua felice unione» mi sussurra ad un orecchio, con una voce così fredda che non avevo mai sentito.
Non ho modo di protestare, quando sento la lama del coltello trafiggermi la gola.
Cerco di urlare di dolore ma nessun suono riesce più a farsi strada nella mia ferita.
Sento il sangue caldo sgorgare a fiotti e riversarsi sul mio corpo, che ormai non riesce più a reggermi.
Finalmente vengo lasciata libera, ma cado sul letto appena rifatto con un tonfo sordo e attutito dalle lenzuola candide, che vedo tingersi di rosso scuro.
Riesco finalmente a vedere il mio aggressore. La mia amica. Qetsiyah.
Il suo sguardo è glaciale e spietato come non lo è mai stato, la sua espressione vuota eppure consapevole. Stringe il coltello insanguinato in una mano destra, mentre nella sinistra tiene qualcos’altro, ma non riesco a capire di cosa si tratti.
Apro la bocca ma non riesco a dire nulla: mi vorticano in mente scuse di tutti i generi, frasi sconnesse tra loro, ma non trovo la forza di parlare.
Lei invece con un’insolita calma comincia a scandire delle parole.
«L’ho creato proprio per voi, sai? Per te ed il tuo amato Silas» dice, per poi svelare una boccetta contenente un liquido scuro, molto simile a quello che avevo bevuto poco tempo prima.
Mi rendo subito conto di cosa possa essere: l’antidoto per l’immortalità. Come lei ha creato il filtro della vita eterna, lei può farmi tornare una misera mortale.
E so che è questo che lei intende farmi. Mi costringerà ad ingerire quella cosa e poi compirà la sua vendetta.
So che si tratta di una giusta vendetta, so che io e il mio amore siamo dei traditori.
E sai cos’è che si meritano i traditori, Amara?
Una lacrima mi riga il volto già macchiato di sangue, mentre la donna davanti a me ripete alcune parole insensate nel gergo delle streghe e mi caccia quel liquido denso nella gola martoriata.
Sento il cuore battermi forte e so che morirò.


Ed eccomi tornata per la mia shot settimanale. 
Devo dire che la vicenda di Silas e Qetsiyah raccontata da quest'ultima, con quei bellissimi flashback sull'antica Grecia (io adoro i flashback in Tvd, sono la parte migliore della storia!), mi ha profondamente colpita.
Se non si fosse capito dalla trama, io sono dalla parte della cara "Tessa". Io sono quella vocina che mette il dubbio nel cuore di Amara. Io la ucciderei con le mie mani se me la trovassi davanti o.o 
No, okay, non voglio esagerare ma per me il tradimento è davvero qualcosa di grave e capisco perfettamente come dev'essersi sentita la povera Qetsiyah. Ecco perché ho voluto dedicare questa fanfiction a lei ^_^ 
Potrei perfino decidere che si tratta di uno dei miei personaggi preferiti! 
Spero che la storia vi piaccia, e che non sia troppo violenta alla fine... 
Un bacione!
Kirlia <3


 
   
 
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