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Autore: Elyxa85    23/10/2013    13 recensioni
Ambientata nell'estate post-diploma. Sappiamo cosa hanno fatto Elena e Damon, Bonnie, Jeremy, Matt e Rebekah. Ma Caroline? Ecco cosa mi sono immaginata potesse accadere...
Caroline riceve un invito da parte di Klaus, lei accetta e si incontrano. Cosa succederà?
OS omaggio alla Klaroline's week
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La Huma3  è lieta di invitarla alla MOSTRA D'ARTE
allestita per artisti emergenti che si terrà il giorno
LUNEDI' 29 LUGLIO dalle ore 18.30
per lo straordinario evento al The Metropolitan Museum of Art
-MET Holiday Mondays-
presso i nostri spazi in 1000 Fifth Avenue at 82nd Street ”
 
Sul retro del biglietto, vergato a mano, c’era un messaggio diretto.
 
“ Mi piacerebbe che venissi a darmi il tuo supporto. Klaus”
 
Caroline stentava a crederlo, ma aveva ricevuto l’invito per la mostra d’arte e un biglietto aereo per New York. L’ibrido stava davvero chiedendo il suo supporto? Oppure aveva in mente qualcosa?
Non era mai stata a New York, e quella sarebbe stata un’ottima occasione per andarci. Tyler ancora non era tornato, e poteva benissimo essere ancora latitante per la data della mostra.
Un sorriso si formò sulle labbra della vampira. Prese in mano il telefono e inviò un breve sms “Ci sarò.”
Ma come ci si vestiva ad un evento come quello? Navigò su internet e scoprì che l’evento era molto esclusivo e che molte persone stavano cercando di ottenere un invito.
Alla mostra avrebbero presentato diversi artisti emergenti e Klaus era uno di questi.
Caroline non poté trattenersi dal ridere. L’ibrido millenario tra gli artisti emergenti… Era strano e divertente allo stesso tempo.
 
*** Lunedì 29 Luglio ***
 
L’arrivo all’aeroporto avvenne in perfetto orario, Caroline prese la valigia e si avviò verso la camera dell’albergo che le aveva indicato Klaus. Non voleva accettare, ma non voleva neanche offendere l’ibrido, adesso che erano “amici”. Quella parola la faceva sorridere molto, considerarsi amica di Klaus era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, ma alla fine era andata così.
Arrivata in camera corse a farsi una doccia, erano già le tre e il tempo per prepararsi era davvero poco.
Aveva portato un vestito nero lungo, che le lasciava la schiena scoperta. Ci aveva messo delle ore per sceglierlo, ed Elena era quasi impazzita dentro al negozio. Nessuno però sapeva la vera natura del viaggio a New York, la versione ufficiale che aveva fornito a Liz e agli amici era ovviamente diversa. Avrebbe visto una sfilata di un nuovo stilista. Ad Elena non piacevano molto quel genere di eventi, quindi non era stata nemmeno tentata di accompagnarla, lo aveva chiesto, ma Caroline era riuscita a dissuaderla presto.
Alle 18.15 Caroline saliva sul taxi che l’avrebbe portata al Metropolitan Museum, era eccitata come una bambina, soltanto quando fu davanti all’edificio si rese conto di non conoscere nessuno tranne Klaus e un brivido di terrore la pervase. Iniziò a tremare e non riusciva a scendere dal taxi.
< Signorina siamo arrivati. > disse il tassista.
Caroline scrollò la testa facendosi forza.
< Si, mi scusi. Ecco a lei. Tenga il resto. > e scivolò fuori dall’auto imbarazzata.
L’edificio era maestoso, tutto illuminato, e c’erano diversi fotografi all’ingresso.
“Speriamo che non scattino foto” pensò la vampira mentre procedeva verso l’ingresso.
< Avevo mandato una limousine a prenderti. >
Ecco la sua voce, calda e forte, provenire alle sue spalle.
< Mi hanno recapitato il biglietto in cui mi avvertivi, ma come puoi vedere so badare a me stessa, e posso benissimo prendere un taxi senza farmi male. >
< Love, volevo solo farti fare un’entrata maestosa, ma credo che ci riuscirai benissimo da sola. Sei splendida con questo vestito. > si complimentò l'ibrido sorridendole
Caroline si voltò elargendogli uno dei suoi sorrisi più luminosi.
< Grazie. E grazie ancora per l’invito. > mormorò Caroline, sopraffatta dalla visione di Klaus in completo.
< Grazie a te per aver accettato. > e le porse il braccio per entrare nel museo.
< Non avevo di meglio da fare. > rispose ridendo la vampira, e Klaus rise con lei.
< Che scusa hai inventato per essere qua? > domandò l'ibrido.
< Devo sempre mentire? > rispose ironicamente la bionda vampira.
Klaus la guardò dritta negli occhi.
< Devo soggiogarti per farmi dire la verità? >
Caroline lo guardò smarrita. Non stava prendendo la verbena.
< Ho detto che andavo a vedere una sfilata. > ammise in un sospiro < Nessuno avrebbe capito. Stefan se ne è andato dopo che Elena ha scelto Damon, e lui era l’unico con cui sarei potuta venire. >
< Capisco. > commentò asciutto l’ibrido.
 
Caroline mostrò il suo invito al tipo in giacca e cravatta all’entrata del museo con aria impaurita. Sarebbe potuta entrare?
Klaus capì che qualcosa la turbava e appoggiò la sua mano su quella con cui Caroline stava appoggiandosi al suo braccio.
< Non preoccuparti, non devi essere nervosa. > la rassicurò Klaus.
< Non sono nervosa. > mentì la vampira < Solo… Non so se posso entrare. > ammise con un filo di voce.
Klaus le sorrise dolcemente.
< Non preoccuparti. È un luogo pubblico, e in pratica non appartiene a nessuno. >
Caroline si rilassò subito.
Appena entrati una donna vestita di rosso con i capelli neri lunghissimi, diede il benvenuto a Caroline, lanciandole occhiate stranite mentre le consegnava una brochure. I suoi occhi viaggiavano da Klaus a Caroline con aria stupita e interrogativa.
Klaus aveva su una targhetta con scritto “artista”, quindi non aveva bisogno della brochure, ma Caroline notò benissimo il rossore della ragazza mentre spiegava la cartina all’interno della brochure. Si impappinava ogni qualvolta provava a guardare Klaus. È l’effetto che l’ibrido faceva alle donne?
< Che nome metto sulla targhetta? > chiese la mora.
< Caroline Forbes. > rispose candidamente la vampira.
La ragazza sgranò gli occhi e Klaus si mise a ridere. Caroline lo guardò con aria interrogativa. Cosa aveva di tanto buffo il suo nome?
< Il vostro spazio è… > iniziò la donna.
< Padiglione 6 blocco A > la interruppe Klaus.
< Giusto. Seguitemi nell’area buffet. > consegnò la targhetta e portò i vampiri verso un tavolo pieno di bevande e stuzzichini.
< Perché hai riso quando ho detto il mio nome? > chiese con un filo di voce Caroline.
< Scusami, non volevo. > mormorò l'ibrido.
< Non mi hai risposto. > si piccò la vampira.
< Che ne dici di un po’ di champagne? > propose l’ibrido.
< Non osare cambiare discorso! > disse Caroline puntandogli contro il dito indice.
< Non lo sto facendo. Sto solo alleggerendo la tensione. > affermò Klaus sinceramente.
< Tensione? Io non sono tesa. > sbuffò la ragazza.
< Io un po’. > ammise Klaus.
Caroline lo guardò stupita. Era una confessione?
< Non guardarmi così. Giudicheranno i miei quadri! > si giustificò l’ibrido mentre prendeva due calici di champagne.
< Potresti soggiogare il giudice. > propose sorridente la ragazza.
< Ci ho pensato. Ma sono convinto di stupire chiunque almeno con uno dei quadri. >
< C’è un concorso? Vinceresti qualcosa? > chiese subito interessata la vampira. Amava le competizioni!
< Di solito il quadro migliore è quello che riceve più offerte. > rispose in modo neutro Klaus.
< Quindi potresti venderli tutti e fare un sacco di soldi se i quadri sono belli. > concluse Caroline.
< SE i quadri sono belli? Hai visto di cosa sono capace! > esclamò Klaus fingendosi offeso.
< Si, ma non so giudicare i quadri, mi dispiace. > arrossì Caroline.
< Comunque non ho detto che tutti siano in vendita. > puntualizzò l’ibrido.
< Rilassati per favore. Era un complimento. Se li vendi tutti vuol dire che sei bravo. > Caroline gli sorrise di nuovo, voleva cercare di tranquillizzarlo in qualche modo < Quando sono nervosa faccio dei grandi respiri profondi. Potresti provare. Con me funziona. >
< Allora love, ti suggerisco di iniziare a fare questi tuoi grandi respiri profondi. > le suggerì l'uomo.
< Perché? Non sono io quella nervosa. > rispose incredula la vampira.
< Credo che tra un po’ potresti esserlo. > disse Klaus porgendogli uno dei calici.
< Io? Non vedo perché. Non ho dipinto nulla. Stai partecipando TU a questa mostra. > rispose confusa la bionda.
Klaus per la prima volta si mostrava imbarazzato. Avrebbe dovuto avvertirla, ma se l’avesse fatto Caroline non sarebbe mai venuta.
< Beh… Diciamo che… Potresti essere in un quadro. > e trangugiò tutto lo champagne.
Caroline rimase pietrificata.
< Cosa hai fatto? > disse alzando la voce. Qualcuno si voltò verso di lei.
Klaus le appoggiò una mano sulla schiena sospingendola verso l’uscita della sala buffet.
< Lo so, avrei dovuto dirtelo prima. > tentò di scusarsi l'ibrido.
< Si, avresti dovuto, ma come al solito fai di testa tua. Avresti dovuto chiedermi il permesso. Voglio vedere subito quel quadro! > disse subito la vampira, poi un brivido la attraversò. Tutte le persone che erano alla mostra avrebbero visto il quadro di Klaus che la raffigurava. La sicurezza che prima aveva cercato di ostentare adesso le veniva meno.
Iniziò a guardarsi intorno. Forse se avesse usato la velocità da vampiro sarebbe uscita senza farsi vedere.
Ma dove era l’uscita? Non era stata abbastanza attenta quando la ragazza mora aveva spiegato la dislocazione dei padiglioni, e non poteva certamente mettersi a leggere la brochure proprio ora.
Klaus capì che qualcosa non andava.
< Non voglio vederlo. > sospirò la vampira.
Klaus la guardò intensamente senza capire.
< Perché? > chiese ancora confuso.
Caroline non riusciva a rispondere ma gli occhi le diventarono umidi.
< Non devi sentirti in imbarazzo. > cercò di rassicurarla Klaus.
< Non è… Io non… > non riusciva ad esprimersi.
< Ti chiedo solo di vederlo. Se poi vuoi che lo faccia togliere, lo farò. > le propose l'ibrido.
Caroline guardò il calice di champagne che ancora aveva in mano.
< Sei venuta a New York Caroline. Sei venuta a sostenermi. Ti chiedo solo di vederlo. > inisté Klaus.
Caroline bevve lo champagne fino all’ultima goccia.
< Se ti sei azzardato a disegnarmi brutta non solo farai togliere il quadro, ma lo farò a pezzi io stessa. > rispose guadando di traverso Klaus.
< Non ne avevo dubbi. > disse l’ibrido sorridendo e accompagnando la vampira verso il suo spazio di esposizione.
 
Caroline rimase abbagliata dalla bellezza dei quadri di Klaus.
Uno raffigurava Rebekah, bellissima, in un abito blu scuro stile ottocentesco. Era distesa in mezzo ad un prato pieno di fiori sulla riva di un ruscello.
A Caroline sembrava di essere entrata direttamente dentro al quadro guardandolo.
Non aveva mai immaginato Rebekah tranquillamente sdraiata in mezzo ad un prato.
< Adesso è con Matt. > disse la vampira < Stanno facendo il giro dell’Europa.
< Lo so. Mia sorella ama giocare a fare la piccola umana. > sospirò Klaus.
Caroline lo guardò di traverso.
< Sai benissimo come la penso su quei due. > rispose Klaus.
 
L’altro quadro raffigurava Elijah seduto in poltrona, intento a leggere un libro, con una lampada ad olio poggiata sul tavolino accanto a lui.
Elijah era maestoso ed elegante in un completo a doppio petto di colore blu. La camicia bianca aveva delle gale sul petto che lo facevano sembrare più raffinato di sempre.
Quel quadro non era solare come quello di Rebekah, ma esprimeva calore nonostante le tinte scure.
Non aveva avuto occasione di conoscerlo, ma Elena glielo aveva descritto molte volte.
< Dove dovrebbe essere Elijah? > chiese curiosamente Caroline.
< Nella nostra casa nel Galles. > ridacchiò Klaus. Aveva notato la casa.
< Adesso lui dov’è? > domandò quasi fosse normale per lei informarsi sui familiari di Klaus.
< Diciamo che si è preso una vacanza. > Klaus si era adombrato subito e Caroline capì che non era il caso di continuare con l’argomento.
 
< Stai rimandando l’inevitabile. > disse Klaus maliziosamente.
< Mi prendo il mio tempo. Hai quattro quadri. >
Klaus sospirò. Forse anche per lui era snervante quell’attesa.
< Va bene. Questo è… > inizò a dire la vampira < Champagne? >
< Beh, si. Sono calici di champagne. Riesci solo a capire il significato letterale delle mie opere? >
Caroline guardò le sue mani. Stringeva ancora il calice vuoto.
Champagne.
 
< Sei qui per rubare le stampelle del piccolo Tim? >
< Dickens era un uomo oscuro. Ti sarebbe piaciuto. >
< Bel fiocco di neve, comunque. >
< La mia opera è davvero così letterale? >
< Sono seria. C’è qualcosa che esprime solitudine. >
< Lo prenderò come un complimento. Posso offrirti un bicchiere di champagne? >
< Non posso. Troppi sguardi adulti indiscreti. Non voglio diventare una storia ammonitrice sul liceo, alla prossima riunione cittadina. >
< Beh, allora è un bene che il liceo sia quasi finito. >
< Se dobbiamo essere gentili l’uno con l’altra allora ho bisogno di quel bicchiere di champagne. >
< Questo è ciò che ci unisce? >
< Non c’è niente che ci unisca. >
 
Caroline fissava il quadro con aria sognante, era immersa nel ricordo della giornata “Winter Wonderland” a Mystic Falls.
Quel quadro significava molto per Klaus, ed era riuscito a colpire Caroline.
Degli oggetti così semplici come due calici scatenavano in lei tante emozioni contrastanti.
Lo champagne al concorso “Miss Mystic Falls”, le confessioni di Klaus, lo champagne al “Winter Wonderland”, il massacro degli ibridi, l’uccisione di Carol Lockwood nella fontana. Klaus riusciva ad essere gentile con lei, ma non con le persone a cui lei voleva bene.
 
“Abbiamo fatto tutti cose orribili. E io sono qui che cerco di capire cosa ci renda migliori di lui.”
 
Stefan lo aveva capito prima di tutti, e Caroline lo stava realizzando proprio ora.
 
“ Siamo uguali, Caroline.”
 
La vampira scrollò la testa, come a togliersi di dosso quei pensieri. Sospirò.
< Sono pronta. > affermò prima di guardare l'ultima opera rimasta.
Klaus la voltò mettendola di fronte al quadro incriminato.
Era Caroline, con un bellissimo abito blu, con la scollatura a cuore. Aveva un elegante scialle bianco che l copriva la spalla destra e che le cadeva distrattamente sotto la spalla sinistra. Il gomito destro era appoggiato ad un balcone di marmo bianco. I capelli erano raccolti in un’elegante acconciatura, gli occhi sembravano scintillare e il sorriso sembrava schizzare fuori dal quadro.
Era lei. Klaus la vedeva così. Così donna, così bella, emanava sicurezza e solarità.
Caroline aveva le lacrime agli occhi.
 
Si voltò verso Klaus, stava per parlare quando una splendida donna bionda entrò nel loro spazio di esposizione.
< Finalmente vediamo la donna del mistero in carne e ossa! > esclamò.
Caroline sgranò gli occhi e tentò di ricomporsi.
< Sono Caroline. > ed allungò la mano per presentarsi, la donna gliela strinse con vigore.
< Piacere di conoscerti. Scusami ma devo portarti via l’artista. Lo vogliono intervistare. > disse con la sua voce stridula.
< Io veramente… > cercò di protestare la vampira.
< Niente scuse, ti vogliono parlare. > disse duramente la donna.
Klaus la prese per mano e attanagliò i suoi occhi.
< Mi hai cercato, ma non sei riuscita a trovarmi. Prova a vedere all’angolo del buffet. >
La donna annuì e si incamminò verso il buffet.
< Non avresti dovuto. > disse Caroline riferendosi alla donna.
< Devo toglierlo? > rispose Klaus riferendosi invece al quadro.
Caroline sospirò < No, è bellissimo. >
< Tu sei bellissima. Io ho solo dipinto ciò che vedo. > rispose sincero Klaus.
< Mi vedi più bella di come sono in realtà. E con altri vestiti. > scherzò la bionda.
< Ti sarebbe piaciuta quell’epoca, Caroline. > rispose affabile l'ibrido.
< Devo crederti sulla parola. > scherzò la bionda, poi tornando seria aggiunse < Non mi va che qualcuno lo compri. Non voglio vedermi in casa di persone che non conosco. >
Klaus scoppiò a ridere.
< Non ho mai pensato di venderlo. > confermò.
< Anche gli altri… Sono bellissimi, non venderli. Regalali a Rebekah ed Elijah. >
< Non saprebbero dove metterli. E i calici? Posso venderlo? > domandò Klaus.
< Nessuno capirebbe… > sospirò Caroline.
< No, suppongo di no. Lo sappiamo solo io e te. > disse l'ibirdo rivolgendo a Caroline uno dei sorrisi più sinceri che lei gli avesse mai visto fare.
I loro occhi si incatenarono, sembrava che la sala fosse vuota. Adesso c’erano solo loro due e i loro sguardi infuocati.
 
La donna bionda tornò nuovamente all’attacco interrompendo quell’attimo di magia.
< Klaus, finalmente ti ho trovato! > guardò nuovamente Caroline < Finalmente vediamo la donna del mistero in carne e ossa! >
Caroline scoppiò a ridere. Di nuovo! Anche Klaus sembrava divertito dalla stessa frase che la donna aveva detto cinque minuti prima.
< Sono Caroline. > si ripresentò la vampira sorridendo.
< Piacere di conoscerti. Scusami ma devo portarti via l’artista. Lo vogliono intervistare. >
< Fate pure. Io farò in giro per la mostra. > rispose sicura Caroline.
 
Con la brochure in mano Caroline passò a setaccio ogni quadro, non capiva molto di arte e pittura, sarebbe stato meglio che Klaus fosse stato con lei, ma lo vedeva impegnato a parlare con molte persone e non voleva disturbarlo.
Dopo circa due ore aveva già visto tutti i quadri, e si era appartata su un divanetto.
Gli sguardi dei partecipanti all’evento stavano diventando troppo insistenti, e si sentiva perennemente osservata. Tutti dovevano aver visto il quadro, a Caroline sembrava che l’avessero vista nuda da come la guardavano.
Era decisa ad abbandonare la festa. Era stata stupida ad andare da sola, avrebbe fatto bene a dire la verità e a costringere Elena ad accompagnarla. Doveva aspettarsi che Klaus fosse troppo impegnato per poterle fare compagnia.
Prese il telefono in mano per mandare un sms all’ibrido quando un giovane ragazzo con gli occhiali le si avvicinò.
< Scusami… > disse < Io sono Andrew. >
< Ciao, io sono Caroline. > rispose educatamente la ragazza.
< Ho visto il quadro. > esordì Andrew.
< Lo immaginavo. > sbuffò la ragazza.
< Posi anche per altri artisti? > chiese direttamente il ragazzo.
< Che cosa? > Caroline aveva alzato un po’ la voce, di nuovo.
< Si, mi servirebbe una modella. Ho visto il tuo quadro ed ho pensato che mi sarebbe piaciuto molto ritrarti anche a me. Di solito le modelle non vengono mai alle mostre. > si spiegò l'artista.
< Non sono una modella. > rispose dolcemente la bionda.
Il ragazzo la guardò, sembrava deluso. Caroline non voleva essere scortese, così aggiunse < Fammi vedere i tuoi lavori, chissà, magari se mi piacciono i tuoi quadri accetto. >
Voleva sembrare carina e c’era riuscita. Il ragazzo la portò davanti al suo spazio espositivo e Caroline rimase a bocca aperta.
Tutti i quadri ritraevano donne nude.
< Scusami io… Non pensavo… > e corse via imbarazzata lasciando il ragazzo a fissare il vuoto.
 
Caroline corse fuori dall’edifico a velocità di vampiro. La testa le era andata in tilt. Quel ragazzo le aveva chiesto di posare nuda. Era imbarazzata. Se lo avesse sentito Klaus gli avrebbe tagliato la lingua solo per aver osato chiederlo. La vampira scoppiò a ridere. La situazione era imbarazzante comunque. Chi voleva ingannare? Era venuta perché aveva voglia di rivederlo, ma non poteva torturarsi così. Non voleva dare false speranze a Klaus. Era sempre stata chiara. Potevano essere amici, solo amici. Lei amava Tyler.
Immersa in questi pensieri non si accorse di Klaus alle sue spalle.
 
< Ho saputo della proposta di Andrew. > esclamò Klaus.
< Lo hai già ucciso? > mormorò Caroline.
< Dovrei? > chiese Klaus ridendo.
< No. Lui pensava che fossi una modella. Ha semplicemente chiesto. Educatamente. > rispose Caroline guardandolo male.
< Anch’io gli ho “educatamente” chiesto di starti lontano. > chiarì l'ibrido.
< Lo hai soggiogato. Anche lui? > Klaus sorrise e Caroline sbuffò.
< Certe cose si posso sistemare umanamente. > lo rimproverò la vampira.
< Potrei aver perso il mio “tocco”. > entrambi scoppiarono a  ridere.
< Amicizia. Fase uno. Mostrami che posso fidarmi di te. Ti ricordi? > gli ricordò Caroline.
Klaus rideva di gusto.
< Credo di aver assolto alla fase uno il giorno del tuo diploma. Ho salvato Damon, ho lasciato libero Tyler. >
Tyler… lui era libero di tornare da Caroline, ma ancora non lo aveva fatto. Si poteva ancora considerare fidanzata di un ragazzo latitante da tanti mesi?
< Perché mi hai invitata? > chiese seria la vampira.
< Volevo avere vicino un’amica questa sera. > poi Klaus le prese la mano < Perché sei venuta? >
Caroline non sapeva cosa rispondere, e Klaus la guardava intensamente. Il suo sguardo la stava bruciando.
Abbassò gli occhi e mormorò < Volevo vederti. >
Ecco, lo aveva detto. Adesso non poteva tornare indietro.
< Mi manchi anche tu. > rispose l’ibrido.
< Non ho detto che mi manchi. > puntualizzò la vampira < Da quando sei andato a New Orleans non mi hai più chiamato. Poi ricevo questo invito. Per New York. Cosa sta succedendo? Non ci capisco nulla. >
Klaus sospirò.
< Le cose a New Orleans sono… complicate. Ma sto cercando di sistemarle. > rispose cripticamente Klaus.
Caroline lo sguardò con aria interrogativa < Sistemarle? >
< Non posso dirti di più, ti chiedo solo… di fidarti. Sistemerò tutto. > Klaus sembrava dispiaciuto.
< E poi? Quando avrai sistemato tutto? > Caroline lo guardava con sguardo ammonitore.
< Potrò mostrarti la città. > lui le fece il suo sorriso più smagliante.
< Mi stai dicendo quindi che se venissi adesso non sarei la benvenuta. > lo incalzò la vampira.
Klaus si avvicinò e le accarezzò la guancia.
< No, assolutamente. Sarai sempre la benvenuta. È solo che adesso potrebbe essere… pericoloso. > cercò di spiegarsi l'ibrido.
< Pericoloso per me o per te? > ribatté Caroline.
< Per tutti e due. > rispose semplicemente Klaus.
La tensione era palpabile.
< Sai che non ti farei mai del male. > continuò lui.
Caroline chiuse gli occhi.
< Lo so. Me lo hai dimostrato tante volte. > sussurrò lei.
< E allora buttati Caroline. > la esortò Klaus.
L’indecisione di Caroline fu il momento che Klaus aspettava. Posò dolcemente le sue labbra su quelle della ragazza. Caroline sentì la tenerezza del contatto tra le loro bocche, la paura di fare qualcosa di sbagliato, di aver osato troppo. Lei aprì la bocca stupendo Klaus, facendo intrecciare le loro lingue in una danza infinita.
 
< Klaus! Klaus! >
Ancora la donna bionda che disturbava il loro momento.
Caroline e Klaus si staccarono immediatamente, si guardavano negli occhi ancora increduli di ciò che era appena successo.
< Klaus torna dentro. Mister Farnenbach è interessato ai calici. > urlava la bionda con la sua voce stridula.
< Posso venderlo? > chiese Klaus a Caroline.
< Puoi farne un altro? > domandò sorridendo la vampira.
< Posso fare di meglio. > sorrise malizioso l’ibrido.
< Klaus! Per favore, muoviti! > urlava ancora la bionda.
Caroline sbuffò < Muoviti sennò quella non la smette di urlare. Ti aspetto qua fuori. >
< Faccio presto. Non azzardarti a scappare. > le intimò ridendo l'ibrido.
Klaus tornò dentro il Metropole con un sorriso smagliante.
 
Caroline tirò fuori dalla borsetta una stola e si coprì le spalle. Cosa aveva fatto? Le stava prendendo un attacco di panico.
< Salve. Sei da sola? > le chiese un giovane di colore, distogliendola dai suoi pensieri.
< No, sto aspettando… un amico. > rispose distrattamente Caroline.
< Klaus Mikaelson? > domandò il ragazzo.
Caroline lo guardò con aria interrogativa < Lo conosci? >
< Abbiamo un amico in comune a New Orleans. > rispose il giovane.
Caroline si limitò a sorridere. Che fosse un amico o un nemico di Klaus? Non lo sapeva. Non poteva saperlo. Lui non le aveva detto niente.
< Ti dispiace se lo aspetto con te? > insisté il giovane.
< Come preferisci. > rispose secca.
< Lo conosci da molto? > continuò il ragazzo.
< Non credo siano cose che ti riguardano. > a Caroline non piaceva per niente quella situazione, non poteva chiedere aiuto a nessuno, poteva solo contare su se stessa.
< Ho visto i quadri. > proseguì lui incurante del disagio in cui si trovava Caroline.
< Certo. Siamo a una mostra! > rispose piccata la bionda.
< Intendevo il TUO quadro. > sibilò il ragazzo.
< E allora? A Klaus piace dipingere. Se fossi davvero suo amico dovresti saperlo. > ribattè Caroline ormai infastidita.
< Lo so infatti. > sussurrò il giovane.
Il ragazzo la prese bruscamente per un braccio, torcendoglielo.
< Vampiro. > sibilò Caroline.
< Esatto. E anche più vecchio di te a quanto pare! > disse torcendogli anche l’altro braccio. Caroline era imprigionata nella morsa ferrea del vampiro, si dimenava e contorceva compulsivamente, ma non si muoveva di un millimetro.
< Chi sei? > chiese disperata.
< Mi chiamo Lucas. > rispose il vampiro.
< Cosa vuoi da Klaus? > domandò Caroline.
< Fargli avere un messaggio. Deve andare via da New Orleans. > disse rapidamente Lucas.
Caroline si guardava intorno. Nessuno reagiva.
< Non accorrerà nessuno in tuo aiuto. Le persone quando passano davanti alla piazza non riescono a vedere i vampiri. Ho fatto fare un piccolo incantesimo da una streghetta > rise sprezzante Lucas.
< Klaus non cederà mai ai tuoi ricatti. Sei un misero vampiro. > sibilò la vampira.
< Come te. Mi avevano parlato di una vampira bionda che gli aveva fatto perdere la testa in quella schifosa cittadina di Mystic Falls. Poi ho scoperto che partecipava a questa mostra con i suoi quadri, et voilà. Mi ha servito la sua debolezza su un piatto d’argento. Marcel mi ringrazierà. > disse compiaciuto di se stesso Lucas.
Il vampiro assestò un pugno nello stomaco di Caroline facendole sputare sangue.
< Marcel? Chi diavolo è Marcel? > chiese ancora Caroline. Da dove venivano fuori questi vampiri e queste streghe? Cosa stava combinando Klaus a New Orleans?
< L’amico di Klaus che il tuo amato ibrido finge di assecondare. Tutti noi abbiamo capito il suo gioco. Tutti tranne Marcel. > le rispose il vampiro.
< E cosa intendi fare di me? > Caroline iniziava davvero ad avere paura.
< Negozieremo la tua vita. > esclamò sicuro Lucas.
< A lui non importa di me. > mentì la vampira.
< Sei sicura? Mystic Falls è una piccola cittadina. La gente mormora, e i vampiri ascoltano. Gli spiriti vedono, e le streghe parlano. Sappiamo della bionda vampira a cui Klaus ha donato il sangue. Il suo sangue guarisce dal morso di un licantropo. Lo abbiamo visto in azione anche noi. > rispose Lucas confutando subito l'affermazione di Caroline.
< A lui non importa più. > gemetté lei.
Lucas ruppe nuovamente i bracci di Caroline facendola urlare. Nessuno però accorreva in suo aiuto. Nessuno sembrava notarla.
< Importa eccome. Ho visto il bacio. Ho visto come vi guardate. Ho ascoltato ogni vostra parola. Sei importante per lui. > le disse sicuro di sé.
Lucas tirò fuori un paletto di legno e Caroline perse un battito.
< Non piangere. Come ti chiama lui? Love… > il vampiro iniziò a ridere < Non piangere, love. Non c’è niente che tu possa fare. >
 
Klaus era all’interno del Metropolitan a concludere la vendita.
Era ansioso di tornare da Caroline. La serata stava procedendo come sperava. Aveva saputo che Tyler non era tornato a Mystic Falls, e aveva deciso di giocarsi il tutto per tutto con Caroline. Gli mancava vederla, anche se di sfuggita, gli mancava sentire la sua voce, gli mancava il suo profumo. Aveva provato a resistere, ma la sua pazienza era molto limitata. Presto sarebbe andata al college e lui sarebbe stato troppo occupato a detronizzare Marcel. Doveva cogliere quell’occasione al volo.
 
Svolti i convenevoli si apprestò ad uscire, ma di Caroline neppure l’ombra. Vide una stola per terra e se la portò al naso. Il suo odore.
Udì come uno squarcio alla sua destra e poi un urlo. L’urlo di Caroline.
La vide tra le braccia di un vampiro che non conosceva, incastrata. Il vampiro le stava infilando un paletto di legno verso il cuore. Fece un passo in avanti per avvicinarsi.
< Indietro! > urlò Lucas.
< Lasciala andare! > gridò Klaus.
< Non muoverti ibrido o lei muore. > gridò di rimando il vampiro.
Klaus guardava Caroline. Soffriva terribilmente, e lui con lei.
< Non la ucciderai. > minacciò l’ibrido.
< Ne sei sicuro? Questo paletto mi suggerisce un’idea diversa. > sibilò Lucas.
< Lasciala andare ti ho detto. > Klaus era furibondo.
< Lo farò. Quando andrai via da New Orleans. Dopo che Davina avrà fatto un incantesimo che ti proibirà l’accesso alla città. Dopo tutto questo la lascerò andare. > disse il vampiro.
< Lasciala e parliamone. Non so nemmeno chi sei e perché ce l’hai con me. > esclamò Klaus.
< Sono Lucas. Il segugio di Marcel. Stai minando il suo territorio, il suo regno. Marcel ti deve tutto e non lo vede, ma tu sei un pericolo per noi. Sono qui per mettere fine ai tuoi sporchi giochetti. > si presentò il vampiro.
Klaus scoppiò a ridere. Una risata sadica.
< E tu sei venuto fino a New York, per affrontarmi, da solo? Io sono immortale, amico! > e allargò le braccia.
< Ma lei no. E finché lei sarà con me tu non mi torcerai nemmeno un capello. > disse spavaldo Lucas.
Gli occhi di Klaus lampeggiarono.
< E cosa ti fa pensare che mi importi di lei? > esclamò Klaus.
Caroline lo guardò intensamente. Quello che stava guardando ora non era l’uomo con cui aveva trascorso la serata. Era l’ibrido freddo e calcolatore che aveva massacrato gli ibridi nella foresta. Lo vedeva diverso. Non l’avrebbe salvata questa volta.
Il vampiro continuò a parlare.
< Il quadro, il bacio qua fuori. Le voci a Mystic Falls. Sono un segugio, te l’ho detto. > commentò Lucas.
< Non gli importa niente di me, te l’ho detto. > mormorò Caroline < Lui pensa solo a se stesso. >
Quelle parole furono come uno schiaffo in pieno viso per Klaus. Bastava una frase per farla ricredere sui suoi sentimenti? Non si era accorta che stava fingendo? Doveva essere freddo per ragionare con lucidità.
< No, cara biondina. Sottovaluti i sentimenti che lui ha per te. > le disse il vampiro guardandola dritta negli occhi.
Lucas perse il contatto visivo con Klaus per guardare Caroline e fu il momento in cui Klaus decise di agire.
Con un movimento fulmineo ruppe il collo del vampiro che cadde a terra esanime, tolse immediatamente il paletto dal petto di Caroline e le porse il proprio polso per risanarsi.
 
< Non voglio niente da te. > disse perentoria la vampira. Era debole, e la sua voce era flebile ma la durezza delle parole era chiara.
< Solo per risanarti. Non posso andare a cercare delle sacche di sangue adesso. Dobbiamo toglierci dalla strada. > la convinse Klaus.
Prese Caroline in braccio e si avviò nel vicolo laterale. La adagiò contro il muro notando quanto fosse rovinato quello splendido vestito. Poi corse a riprendere anche il corpo di Lucas.
Klaus porse nuovamente il polso a Caroline, lei lo accettò, ma si staccò non appena cominciò a risanarsi.
< Prendine ancora, ne hai bisogno. > la esortò l'ibrido.
Caroline si alzò in piedi, ancora traballante ma perfettamente lucida.
< Mi avresti lasciato morire. > lo accusò Caroline.
< Non è vero. Stavo solo prendendo tempo per poterlo assalire. > si giustificò Klaus.
< Cosa stai combinando a New Orleans? E chi è Marcel? > chiese la bionda con il suo solito sguardo indagatore.
< Caroline… Te l’ho detto, le cose sono complicate. > disse semplicemente Klaus.
< E nonostante queste complicazioni mi hai invitato qui. > rispose secca la vampira.
< Pensavo che New York fosse abbastanza lontano. > ammise l'ibrido.
< E poi cosa avresti fatto? Saresti sparito? > chiese Caroline guardandolo freddamente.
< Io… Volevo vederti. > la voce di Klaus era roca < Potresti essere in pericolo a New Orleans, proprio come  è accaduto stasera. >
< Sarei in pericolo a causa tua. Quindi saresti TU in pericolo. > Caroline scosse la testa < Sono una stupida. Sono venuta qua per te! > stava urlando mentre le lacrime le bagnavano le guance < Ci siamo baciati! >
< Ed è stato bellissimo. > rispose prontamente Klaus cercando di appoggiare una mano sulla spalla della vampira.
< Si ma per poco non rimango uccisa. Per un bacio. Per la tua stupida ossessione. Per quello che mi sono sempre ostinata di reprimere! Perché? Perché ho ceduto proprio ora? > si lamentava la vampira più con sé stessa che con Klaus.
 
Klaus realizzò ciò che aveva sempre saputo e a cui non voleva pensare. L’aveva appena messa in pericolo lui. Era colpa sua se il vampiro l’aveva catturata. L’aveva lasciata sola per soli 5 minuti, e per poco non finisce uccisa dai seguaci di Marcel.
< Caroline, ascoltami. > la vampira lo guardò dritto negli occhi e lui li attanagliò ai suoi < Sei venuta a New York per andare a una sfilata. Ti sei divertita e hai conosciuto molte persone importanti. Eri troppo stanca per restare all’after party così hai deciso di tornare in albergo. Mentre aspettavi il taxi un ubriacone ti ha assalito, rovinandoti il vestito. Tu però lo hai sistemato con un calcio. >
Caroline annuì e Klaus proseguì con le lacrime agli occhi.
< Non mi hai mai visto a New York. Non sei venuta alla mia mostra, non volevi vedermi. Noi… non ci siamo mai baciati. >
Caroline annuì di nuovo.
< E  ora torna in albergo. Il tuo volo parte domattina presto. > e sparì nel buio del vicolo.
 
Caroline si guardò intorno.
< Quell’ubriacone mi ha rovinato il vestito! Mi piaceva così tanto! > esclamò la vampira indignata.
Un taxi rispose al fischio di Caroline e lei vi salì dentro. Destinazione: hotel.
Klaus la vide andarsene, e con lei se ne andò anche la voglia di mettere da parte questa guerra.
Era colpa di Marcel se lui aveva dovuto rinunciare alla sua felicità. Serrò la mano destra a pugno. A terra vide la stola di Caroline. Il suo profumo aveva intriso la stoffa. L’annusò ancora una volta prima di mettersela nella tasca interna della giacca.
Si voltò verso il vampiro a terra. Ora doveva fare il lavoro sporco. Drenare la verbena dal suo corpo e soggiogarlo per fargli credere di non aver trovato nulla a Mystic Falls che non fosse morte e dolore.
 
 
 
***Note autrice
Finalmente ce l’ho fatta a finirla. Scusate l’obrobrio, ma dovevo immaginare qualcosa…
   
 
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