Anche gli
Spettri piangono
Era solo un
pallido
spirito affranto ormai, di un bianco candido la sua pelle e gli occhi
azzurri
come il cielo e profondi come il mare, gonfi e rossi -e non
era la morte ad
averli resi tali - ma la grande sofferenza che albergava nel
suo cuore. E
di lei cos'era rimasto? solamente quella forza e quell'amore sui quali
si
reggeva in vita. Mary si guardava allo specchio ogni giorno -odiandosi
con
tutta se stessa per non poter far nulla - seguendo il suo
amore ovunque
andasse - e non perché fosse legata a qualche
oggetto in particolare come
ogni fantasma - lo seguiva, perché lo amava e
continua ad amarlo, per
stargli accanto e proteggerlo, per star vicina ai loro due bambini che
giorno
dopo giorno crescevano troppo in fretta proprio tra quelle "cose"
che tanto lei odiava, che aveva odiato con tutta se stessa. Avrebbe
tanto
voluto che la loro, fosse una vita diversa, dieci anni prima della
fatale notte
in cui era stata uccisa, quando aveva stretto il patto con Occhi Gialli
per salvare
il suo John, non pensava dando il permesso a quel demone di entrare in
casa
loro alla scadenza del patto stipulato, che sarebbe finita
così. John dilaniato
da un dolore insanabile - impazzito del tutto- aveva
finito per
diventare un cacciatore, Mary avrebbe voluto fermarlo, dirgli che non
occorreva
che la vendicasse, avrebbe voluto guardarlo negli occhi e dirgli che lo
amava -
sapeva che lo avrebbe amato sempre, anche mentre lo fissava
addestrare i
loro bambini - di proseguire sulla sua strada, e di non
voltarsi indietro,
e che un giorno si sarebbero rivisti ed avrebbero vissuto ancora il
loro amore
nel Paradiso sconfinato e tranquillo, tra nuvole ed angeli, quel
Paradiso nel
quale lei stessa ora non voleva rifugiarsi, no, lei preferiva star li,
a vagare
come un'anima in pena per vegliare sull'amore della sua vita e su Dean
e Sammy.
Mary ogni giorno si esercitava e tentava di imparare quei trucchi da
fantasma
per cercare di dare un segno a John della sua presenza, durante le sue
battute
di caccia con il resto della famiglia Campbell, aveva visto tanti
spiriti
scagliare lontano oggetti di grande peso come se nulla fosse, e lei,
non
riusciva invece neanche a materializzarsi, o spostare una semplice
lattina di
birra -si sentiva inutile - e peggio ancora, non
riusciva a far sentire
a suo marito il suo tocco sul viso quando ne aveva più
bisogno, perché il
soldato che era diventato crollava durante la notte, e quella
"maschera" dura che aveva deciso di indossare si scioglieva quando le
calde lacrime solcavano il suo viso, la notte John tornava ad essere un
uomo -fragile-
aveva bisogno di lei e Mary avrebbe tanto voluto che lui la sentisse la
sua
mano sul torace, tra i capelli, ed i baci delicati che posava sulle sue
labbra,
Mary non poteva sentire nulla quando toccava qualcosa, non avvertiva
nessun
contatto con gli oggetti che tentava di spostare -che
puntualmente non
volevano saperne di muoversi-sentiva solo John, lui si -forse
perché
desiderava ardentemente sentire suo marito ed il battito del suo cuore -
lui
era quell'unico contatto che poteva avvertire e che la illudeva di
essere
ancora viva come lui ed i bambini. Pioggia, pioveva così
tanto quella sera,
ancora poco ed il suo John sarebbe tornato, era già molto
tardi e Dean, aveva
cambiato Sammy, gli aveva dato da mangiare e lo aveva cullato tra le
sue
braccia cantandogli Hey Jude, Mary sentì il cuore stringersi
in una morsa
ascoltandolo, e gli occhi si fecero più lucidi, il suo
piccolo ometto stava
cantando al suo fratellino la loro canzone - quella che lei
gli cantava
sempre per farlo addormentare - e quando Sammy finalmente
sprofondò con il
visino nel petto del fratello maggiore, Dean lo adagiò
delicatamente nella
culla cercando di non svegliarlo. Un tuono forte lo fece sobbalzare e
Dean
correndo veloce salì nel suo lettino infilandosi sotto le
coperte e tirandole
su, più su che poteva, sollevò d'un tratto la
testa dal cuscino e vi infilò la
manina sotto, c'era tutto, la pistola che papà gli aveva
lasciato per
difendersi e proteggere Sammy se qualcuno fosse entrato per far loro
del male,
e la foto, una polaroid un pò stropicciata che ritraeva
tutti e quattro, lui,
papà, la sua mamma, e Sammy, allungò poi la mano
in direzione del piccolo
comodino e prese la statuina dell'angelo di mamma, e Mary, in quel
momento
sentì come se stesse morendo ancora ed ancora,
portò una mano alla bocca, il
labbro inferiore tremava. Avrebbe tanto voluto stringerlo, stringerli a
se e
dirgli che andava tutto bene.
« Un
angelo veglia
su di te piccolo » sussurrò Mary con voce spezzata
nell'ombra di quella piccola
camera, ben consapevole che Dean non poteva comunque né
vederla, né sentirla
purtroppo.
Mary, lo aveva
conosciuto pochi giorni dopo la sua morte, l'angelo che vegliava su
Dean. Lo
aveva conosciuto quando aveva rifiutato di essere condotta in Paradiso
da
Tessa, la mietitrice, la traghettatrice di anime, si era opposta allo
"strappo" ai piani alti per restare con la sua famiglia, e non
avrebbe cambiato idea né ora, né mai, il suo
posto non era lassù, era li
accanto a loro. La sua era sempre stata una questione di grande fede, e
scoprire che per davvero qualcuno lassù vegliava sul suo
bambino, le aveva
regalato un attimo di fugace gioia. L'angelo di Dean, si chiamava
Castiel, un
tipo un po’ buffo e strano come angelo, con poco senso
dell'umorismo, ed un po’
di confusione per la testa circa i comportamenti da tenere nelle
relazioni con
gli umani e le tradizioni di quest'ultimi, ma era un bravo ragazzo,
Mary lo
aveva capito guardandolo in quei grandi occhi blu come il mare in
tempesta che
lo rendevano un tipo diverso e caratteristico rispetto agli altri suoi
simili.
E proprio all'angelo aveva strappato una promessa importante, avrebbe
dovuto
vegliare e proteggere anche John e Sammy oltre Dean. Sentì
dei passi
all'improvviso, il suo John era rincasato finalmente, guardò
un'ultima volta
Sammy succhiarsi il pollice, e Dean finalmente addormentato, stringere
al petto
la statuina dell'angelo che lei aveva comprato prima che lui nascesse.
Uscì
dalla cameretta dei figli per concentrare adesso le sue attenzioni sul
suo
amato marito. Camminava in maniera leggermente scomposta lui, ed aveva
un
taglio sulla fronte, Mary sentì il suo cuore - ammesso
che nelle vesti di
fantasma quello, vi fosse ancora nei defunti - perdere un
battito, John
cacciava da soli due mesi, lasso di tempo trascorso dalla morte di lei,
non era
ancora abbastanza ferrato, Mary voleva che la smettesse,
così avrebbe finito
per farsi uccidere, cosa avrebbero fatto i bambini senza di lui? era
tutto ciò
che a loro restava ormai. La preoccupazione si fece largo nell'animo di
Mary
che non riusciva a staccare gli occhi carichi di dolore da John e dalle
sue
ferite. L'uomo si sedette sul letto a fatica, prese un fazzoletto e vi
versò sopra
del whisky e lo premette sulla fronte per disinfettare il taglio
soffocando un
gemito di dolore, poi estrasse un cerotto dal cassetto del piccolo
comodino
vicino al suo letto e lo applicò sulla ferita, si
alzò sotto lo sguardo
preoccupato ed invisibile a lui, come agli altri, della sua Mary e si
accertò
che i suoi figli stessero dormendo aprendo leggermente la porta della
piccola
cameretta comunicante alla sua stanza. Tornò a letto e si
gettò su di esso
senza neanche togliersi le scarpe, era un uomo distrutto e disperato,
stanco e
logorato nel profondo dell'anima, ed eccole le lacrime rigare come ogni
notte
il suo bel viso. Mary non riuscì
a
resistere e lo raggiunse, si distese sul letto con lui avvolgendo il
suo
braccio sul torace dell'uomo ed accarezzando con la mano il punto
contuso di
lui, si sistemò meglio alzando la testa
poggiando piano la sua fronte su quella di lui, senza mai
smettere con
la mano libera di sfiorarlo dolcemente. John si sentiva strano, sentiva
un
calore indescrivibile e pure così familiare al suo fianco,
sentiva un tocco
leggero sul torace e sul viso, sul punto dolorante, non riusciva a
capire cosa
fosse, ma gli piaceva quella sensazione e chiuse gli occhi sospirando
piano.
Mary non riusciva ad accontentarsi di poterlo accarezzare dolcemente,
si chinò
su di lui e lo baciò sulla fronte, per poi posare le sue
labbra su quelle del
marito, lei poteva sentirlo, ed ora dalla reazione di John sapeva che
lui
cominciava a percepire qualcosa per la prima volta da quando era un
fantasma
lui poteva sentirla, sorrise, poggiando poi la testa sul petto di lui,
poteva
ascoltare il suo cuore battere, si lasciava cullare Mary dal respiro di
lui. La
luce del piccolo lume cominciò a funzionare ad intermittenza
John allungò il
braccio battendo qualche colpo con la mano sulla piccola lampada ma
nulla, la
temperatura scese in fretta e John allora capì,
aprì gli occhi ma non si mosse,
li con lui doveva esserci qualcuno, di sicuro un fantasma da quello che
aveva
imparato recentemente, ma non fece nulla non si mosse. D'un tratto
inaspettatamente il miracolo, Mary si materializzò,
all'improvviso ci riuscì,
gli occhi leggermente sgranati e carichi d'amore e le lacrime di
entrambi, i
loro visi così vicini che i respiri potevano mescolarsi. John non perse tempo e la
strinse forte a se,
poteva toccarla, e neanche Mary si aspettava che potesse anche solo
sfiorarla,
senza passarle attraverso. Mary sentiva John, lo sentiva, e lui sentiva
Mary,
la vedeva, poteva finalmente toccarla di nuovo, aveva sempre pensato e
creduto
che lei, fosse rimasta con lui, con loro.
« Ti
amo Mary dimmi
che non sto sognando e che sei qui con me veramente »
Lei scosse la
testa
ed adesso piangeva, come piangeva John, senza poter fermare quelle
lacrime
calde che venivano giù come pioggia impetuosa. Sorrise, era
felice che lui
potesse vederla, toccarla come prima, come quando era viva.
« Sono
qui amore
mio non stai sognando e ti amo anche io »
John la strinse
ancora più forte e tentò di asciugare le lacrime
di lei e la baciò con passione
senza staccarle gli occhi di dosso neanche per un attimo.
« Mi
manchi Mary
senza di te non posso farcela »
« Mi
manchi anche
tu John...non ti arrendere e con cacciare più ti prego
»
« Devo
farlo...
voglio vendicarti devo farlo per poi poterti finalmente riportare in
vita,
quando avrò sotto tiro occhi gialli lo
costringerò a riportarti da me e poi lo
ucciderò »
« No
John davvero
lascia stare la vendetta... e tieni i ragazzi lontani dalla caccia,
scappa John
non voglio che ti accada nulla, non devi rischiare per me »
«
Non...non posso
amore mio se non impareranno me li porteranno via...e poi...io per te
darei la
mia anima non posso starmene fermo senza far nulla per restituirti la
tua vita
»
Mary gli prese
il
viso tra le mani e posò sulle labbra di lui un nuovo bacio,
e fu lui
attirandola ancora più vicino a se poi a regalarne uno alla
sua Mary. Lei
nascose il viso nel petto di lui e chiuse gli occhi, stretti l'uno
nell'abbraccio dell'altro speravano che quel momento fosse eterno.
« Non
andartene ti
prego » sussurrò lui all'orecchio di Mary
scostando una ciocca dei capelli di
lei con fare delicato ed inspirò il suo profumo, gli mancava
da morire.
« Non
vado da
nessuna parte resto qui con te » rispose lei asciugando le
lacrime di lui con
la mano e poi le sue, gli cinse il collo con le sue braccia. Fantasma,
o umana -non
le importava- era di nuovo con il suo John ed i bambini, non
vedeva l'ora
che si svegliassero per farsi vedere, sarebbe rimasta con loro, il suo
Paradiso, erano loro te. Mary quella notte imparò qualcosa
di nuovo sulle
creature soprannaturali, sui fantasmi, alla quale da cacciatrice, non
aveva mai
pensato in realtà, quella notte aveva scoperto che:
Anche gli
Spettri
piangono.
-
Fine
-