Siviglia
Erano due ore che Bonnie era seduta su quell’aereo di
sola andata per Siviglia. Aveva la testa appoggiata al finestrino mentre le
lacrime iniziarono a scenderle lentamente dai suoi occhi azzurri. Era stata una
stupida a fidarsi di lui. Era stata stupida a credere di poterlo cambiare. Ma
soprattutto è stata una stupida ad innamorarsi di lui. Scosse la testa e
appoggiò la mano sulla sua pancia che oramai si iniziava intravedere della
pancetta. Ebbene si era incita di lui e, forse, era anche per questo che si
trovava su quell’aereo diretto il più lontana possibile da lui.
Dopo due ore, ecco che l’aereo atterra nella fantastica
città spagnola: Siviglia. Bonnie prese la sua valigia e a passo lento si diresse
alla macchina che la stava aspettando.
“Signorina Dustin?” le chiese gentilmente l’uomo
davanti a sé.
Lei annuì, stringendosi le spalle, mentre l’uomo le
sorrise gentilmente e le prese la valigia mettendola nel cofano per poi
invitarla a salire. Bonnie lanciò un ultimo sguardo all’aeroporto alle sue
spalle, poi salire sulla macchina che la portò in una palazzina abbastanza
moderna.
Bradford, 23 gennaio
Faceva avanti e indietro per la stanza come se fosse
uno psicopatico, anzi lo era davvero, poiché era passato tanto tempo da quando
la ragazza non si faceva sentire, e lui era sempre più preoccupato.
“La vuoi finire? Qualcuno sta cercando di studiare!” lo
riprese una voce femminile entrando nella camera del ragazzo. Zayn la fissò per
qualche secondo e annuire solamente.
“Scusa” aggiunse il ragazzo facendo spalancare gli
occhi alla sorella, Doniya, perché lui non aveva mai chiesto scusa, ma si
limitava a controbattere con qualche battutina o freccetta disgustosa e
maleducata.
“Stai bene?” chiese la ragazza avvicinandosi al ragazzo
“Meravigliosamente aggiungerei” rispose amareggiato il
ragazzo buttandosi sul letto. Lui non stava affatto bene perché la sua felicità
e la sua sicurezza era scomparsa quando Bonnie l’aveva abbandonato lì senza una
spiegazione decente.
“Zayn” lo richiamò avvicinandosi.
“Devo fare le valige. Puoi uscire per favore?” disse il
moro alzandosi dal letto. La sorella pensava che fosse davvero impazzito: non
era così; non è più il ragazzino idiota e sfacciato di una volta, era cambiato,
l’aveva cambiato, e anche se Zayn non se ne rendeva conto era così. Lei annuì
soddisfatta dal comportamento del fratello e se ne andò.
“Ah, Zayn” lo chiamò l’ultima volta
“Che c’è?” chiese spazientito il ragazzo
“Ti preferisco così” rispose Doniya andandosene.
Lui inarcò il sopracciglio confuso. Che cavolo sta
dicendo? Si chiese.
Scosse la testa e iniziò a fare la valigia poiché
l’indomani sarebbe partito per il tour europeo. Ma non ci riusciva perché i
suoi pensieri erano tutti rivolti a Bonnie.
Siviglia,
23 gennaio
Stava sistemando le ultime cose nel suo appartamento,
quando il telefono iniziò a suonare. Sobbalzò a quel suono per poi prendere
l’apparecchio; vide che era l’ennesima volta che Zayn la stava chiamando: non
sapeva cosa fare. Non voleva che la trovasse, ma non voleva neanche farlo
preoccupare poiché se n’era andata dopo la loro litigata.
“Bonnie, eccoti! Ti stavo cercando”
esclamò il ragazzo, entrando nella loro stanza. Lei non riusciva a parlare.
Come poteva riuscirci se aveva appena scoperto una cosa che cambierà la sua
vita completamente? Alzò la testa e si ripulì le lacrime, nascondendo il test
nella manica del maglione
“Mi hai trovata” sussurrò le, con
voce tremolante.
“Hey, che c’è?” domandò Zayn,
avvicinandosi a lei e mettendo le sue mani sulle sue spalle. A quel contatto
Bonnie rabbrividì di paura e in un certo senso colpevole per quello, che stava
per fare: lei si scrollò e andò dalla parte opposta del ragazzo.
“Nulla.. cosa ci dovrebbe essere?”
balbettò, cercando di nascondere il test tra la sua trousse dei trucchi
“Bonnie, si vede lontano un miglio
che stai mentendo” rispose, avvicinandosi e facendola sobbalzare.
“Io.. Zayn dico sul serio. Sono
stanca” replicò lei
“Perché non mi guardi” sussurrò lui
sul collo di lei, che abbassò la testa e con un sorriso ironico si girò,
affondando i suoi occhi blu nei suoi marroni. Zayn si sorprese trovando la sua
fidanzata in quelle condizioni.
“Perché ha pianto?”
“Nulla”
“Bonnie” la riprese con un tono duro
e fermo
“Ho detto nulla, Zayn. Non
insistere”
“Cosa ti costa dirmelo e basta” si
arrabbiò il ragazzo
“Perché non capiresti” replicò lei
“Provaci almeno”
“Io..” iniziò lei, ma si bloccò
subito: come se le parole le si bloccarono in bocca. Non posso fare questo.
Esclamò tra sé.
“Bonnie mi sto arrabbiando, dimmi
cosa diamine c’è” esclamò duro lui, facendola sobbalzare e cadere il test, che
non l’aveva ancora riposto nella trousse. Zayn vide l’oggetto cadere e,
inizialmente, non pensava neanche di striscio cosa fosse, ma quando vide Bonnie
spalancare gli occhi e prenderlo di scatto, nascondendolo dietro di sé, collegò
l’oggetto alla ragazza e capì.
“Bonnie ti prego dimmi che non è
quello che penso io” disse lui, avvicinandosi a lei, che scosse la testa.
“Non è nulla..”
“Dammelo”
“Non so di che cosa tu stia
parlando”
“Bonnie dammi quel maledettissimo
coso” urlò lui
Lei lo fissò dispiaciuta
nell’allungarglielo.
“Io..”
“Me lo volevi tenere nascosto”
sussurrò Zayn dopo aver letto quel test. Lei rimase zitta, incapace di dire
qualcosa, ma dentro di sé si sentiva morire: perché se avesse affermato tutto
avrebbe rovinato la sua vita e la sua carriera e, anche se lo amava con tutta
se stessa, non poteva permetterlo.
“Rispondi! Me l’avresti nascosto?”
urlò lui arrabbiato
“Non è tuo Zayn” rispose lei a tono,
sedendosi con le mani tra i capelli sul letto.
“Come? Bonnie che stai dicendo?”
“Esci..”
“Bonnie tu.. non sei andata a..”
“Ho detto esci!” strillò lei,
buttandolo fuori e, con la schiena contro la porta, scivolando a terra, iniziò
a piangere.
Si strinse le spalle e iniziò a mordersi il labbro
inferiore dalla preoccupazione. Allungò la mano per prenderlo, ma in quel
preciso momento il telefono smise di squillare.
Scosse la testa e, concedendogli un ultimo sguardo, ritornò a sistemare il suo
bellissimo appartamento con qualche rimorso.
Aeroporto,
24 gennaio
Era appena arrivato all’aeroporto e, salutando le fan e
concedendo loro qualche autografo e foto, si imbarcò insieme alle loro guardie del
corpo Paul Higgins. Una volta dentro, concesse un sorriso tirato agli amici e
si andò a sedere nella poltrona, anzi ci si buttò letteralmente. Era stanco
poiché aveva passato buona parte della giornata a richiamare Bonnie. Era
preoccupato e angosciato, non riusciva a pensare ad altro perché c’era lei al
centro dei suoi pensieri.
“Mi dispiace ragazzi” concluse un uomo in giacca e
cravatta, che era senza dubbio il loro manager, facendo guizzare le orecchie a
Zayn. Lui si girò e vide tutti i ragazzi annuire.
“Che peccato io ci volevo andare. Avevo organizzato un
itinerario ben preciso” sbuffò Harry.
“Che succede?” chiese Zayn
“Come che succede? Ve l’ho appena detto! Praticamente
lo stadio di Barcellona non può essere utilizzato perché altri cantanti l’hanno
prenotato e quindi abbiamo invertito la data di Siviglia con quella di
Barcellona in modo da non deludere le vostre fan spagnole. Quindi adesso ci
stiamo dirigendo a Siviglia” spiegò velocemente, mentre Zayn annuì lentamente.
Siviglia,
24 gennaio
Era a fare la spesa, dato che il giorno prima non ci
era riuscita. Era nel banco dei dolciumi, a prendere le sue caramelle
preferite, quando sentì parlare della ragazzine, di circa quindici o sedici
anni.
“Già, non vedo l’ora” commentò la prima.
Bonnie si interessò a loro e si avvicinò lentamente
senza dare nell’occhio.
“Avrò i miei idoli qui! O mio dio non ci posso ancora
credere! I One Direction saranno nella mia stessa città tra meno di un’ora”
Bonnie spalancò gli occhi, collegando quel nome a
quello di Zayn. L’avrebbe rivisto. Si passò istintivamente la mano sulla pancia.
Come avrebbe fatto?
Dopo qualche ora, l’aereo atterrò e, scendendo, vennero
accolti con le urla della fan spagnole. I ragazzi sorrisero e, salutando, se ne
andarono con l’aiuto della guardia del corpo.
“Cavolo! Avete visto? Le siamo mancati” esclamò Niall,
saltellando.
“Già” acconsentì
Louis, sorridendo.
I cinque erano andati a farsi un giro per la città,
ovviamente con le guardie del corpo intorno a loro, e si fermarono vicino alla
panchina, che si affacciava ad una strada piena di negozi.
Zayn stette zitto e, guardandosi intorno, vide una
ragazza: un pochino bassa, con un fisico slanciato anche se si notava quella
pancetta, dei capelli di un colore misto tra il castano ed il nero che le arrivavano
alle spalle. Stava guardando una vetrina. Zayn spalancò gli occhi perché quella
ragazza sembrava Bonnie, la sua Bonnie; il suo cuore iniziò a
pulsare talmente veloce, che si preoccupava che gli amici lo sentissero.
“Zayn, che c’è?” chiese Harry, notando lo sguardo del
moro.
“Bonnie..” sussurrò, sperando che non fosse una
visione, quando non lo era. Poiché la ragazza si girò di scatto e spalancò gli
occhi.
Bonnie era in giro per i negozi pensando ancora alla
conversazione delle due ragazze. Aveva una dannata paura che la potesse
trovare, ma guardando in faccia la realtà: Siviglia era una città gigantesca,
era quasi impossibile che la trovasse subito. Scosse la testa e, mettendo il
portafoglio nella tracolla, si fermò ad un negozio di abiti da sposa.
Erano davvero belli i vestiti lì e sorrise amareggiata
al ricordo, che le venne in mente:
“Andiamo pigrone, siamo quasi
arrivati” rise Bonnie, trascinando per mano il fidanzata per il porto.
“Bon, sono stanco” piagnucolò Zayn,
camminando a passo svogliato
“Eddai. A questa velocità ci
perdiamo l’alba” esclamò la ragazza, notando il cielo in chiarirsi leggermente
“Va bene va bene” sbuffò,
accelerando il passo.
I due arrivarono alla fine del porto e, stendendo una coperta e sedendoci
sopra, ammirarono il cielo, in cui stava sorgendo l’alba.
“è meraviglioso” commentò Bonnie tra
le braccia del ragazzo, che, sentendola, sorrise e l’abbracciò più forte.
“Mai quanto te” le sussurrò Zayn,
baciandole il collo.
“E te” sorrise la fanciulla.
“Sai, cosa vorrei fare?”
“No, cosa”
“Vorrei sposarti”
“Zayn non crei che siamo troppo
giovani per pensare a certe cose” rise Bonnie, mettendosi a gambe incrociate
davanti a lui.
“Tu non vorresti sposarmi?”
“Certo, ma..”
“E allora che centra se siamo
giovani o no? Ci amiamo e questo basta, o no?”
“Tu sei completamente pazzo, Zayn
Jawaad Malik”
“ Solo di te, Bonnie Dustin”
rispose, baciandola
“Chiedimelo” sussurrò lei tra un
bacio e l’altro
“Cosa?”
“Chiedimi di sposarti” affermò
Bonnie, mentre lui rise.
“Vuoi tu, Bonnie Dustin, prendermi
come tuo futuro marito?” chiese lui
“Ad una condizione”
“Ossia?”
“Che Gordon Ramsey cucinerà per noi”
esclamò
“Certo tutto quello che vuoi” rise
“Allora si” gioì lei, buttandosi su
di lui.
Bonnie scosse la testa, liberandosi di quel ricordo dolente,
si avvicinò alla vetrina, guardando meglio, e vide rispecchiare una figura, che
conosceva bene.
Strabuzzò gli occhi, sperando di aver visto male, ma
quando si girò, vide proprio lui fissarla stupito.
“Oh no” sussurrò tra di lei, iniziando a correre.
“Allora? Zayn che c’è?” ripeté Harry, sventolandogli
una mano davanti agli occhi.
Zayn, guardandola sfuggire, scosse la testa e, notando
che i bodyguard stavano parlando tra di loro, iniziò a correre dietro Bonnie,
con le proteste dei suoi amici.
“Zayn, che cazzo fai? Torna qui” urlarono i quattro.
Ma lui non li dava ascolto, aveva intenzione di
prenderla perché si era talmente disperato a cercarla, che questa opportunità
non gli era ammessa di perderla.
“Bonnie fermati” esclamò lui, dietro.
Bonnie credeva di averlo superato perché era sempre
stata più veloce di lui, ma quando lo sentì urlare, tutte le sue speranze si
frantumarono e ricominciò a correre.
Prese la prima strada a sinistra, ma appena vide che
era un vicolo senza uscita, si maledì e tornò indietro, ma si fermò perché Zayn
l’aveva raggiunta ed era di fronte a lei.
Il cuore di Bonnie batté forte, ma non per il fiato
della corsa, ma per la presenza del ragazzo.
“Bonnie..” iniziò lui affaticato perché la corsa non
era proprio il suo forte, mentre lei si guardò intorno e iniziò a camminare
velocemente in una parte libera, ma lui fu più veloce e la prese.
“Non ci provare” le sussurrò, stringendola di più.
“Zayn lasciami” rispose lei, dimenandosi.
“Ti pare che ti lasci, dopo che ti ho trovata?”
“Zayn..”
“Ti prego.. non sfuggirmi ancora. Mi hai ucciso quando
l’hai fatto” sussurrò Zayn con gli occhi lucidi. Bonnie si bloccò e abbassò la
testa dispiaciuta.
“Ti prego risolviamo! Ti prego” la supplicò Zayn con
quelle lacrime, che non riuscì più a trattenere, nascondendo il suo viso tra le
spalle dalla ragazza.
Lei spalancò nuovamente gli occhi, sentendolo piangere
silenziosamente.
“Zayn..”
“Ti amo e non voglio perderti” continuò
“Zayn.. io.. non posso..” balbettò lei, staccandosi da
lui, che oramai la lasciò andare.
“Perché?”
“Perché ti rovinerei solo la vita” replicò con voce
tremolante
“è mio vero?”
“Tu non puoi capire e non lo farai mai”
“Rispondi. Sei incita di me? Si o no” domandò,
avvicinandosi, mentre lei indietreggiava.
“Te l’ho già detto..”
“Questa non è una risposta. Si o no?”
“Si..” mormorò, facendolo scuotere la testa. Lui si
ripulì gli occhi e, prima che potesse dire qualcosa, venne preso dal braccio,
girandosi di scatto e vedendo che era Paul insieme ai ragazzi.
“Sei un deficiente! Ti abbiamo cercato per mezza
Siviglia!” sbraitò Paul, scuotendolo.
Si girò verso Bonnie, che non lo guardava neanche. Paul
l’iniziò a trascinare, ma non voleva lasciarla.
“Te dua” (*) esclamò Zayn, facendole spalancare gli occhi e
porgendoli subito su di lui, che si liberava e lo ripeteva. I ragazzi lo
fissavano confusi e preoccupati perché aveva gli occhi lucidi, cosa che non
aveva mai avuto! Insomma Zayn è sempre stato un ragazzo riservato e troppo
orgoglioso per piangere di qualcosa inutile, ma quella ragazza l’aveva davvero
cambiato.
“Ricordatelo”
sussurrò l’ultima volta, andandosene.
Bonnie
era li paralizzata, incapace di collegare. L’aveva appena detto ti amo nella
sua lingua e, anche qui, un ricordo gli arrivò alla mente.
“Ok,
dimmi come faccio a parlarci se non se neanche una parola” chiese Zayn,
mettendo i gomiti sul tavolo della cucina. Bonnie alzò gli occhi e inarcò un
sopracciglio confusa. Non riusciva a capire cosa stava dicendo.
“Cosa?”
“Parlare
con i tuoi parenti” disse lui perché tutti i parenti di Bonnie erano albanesi,
infatti lei era per metà albanese e l’altra inglese.
“Tranquillo
ci sono io” lo assicurò, alzandosi e, andando da lui, massaggiandogli le
spalle.
“Si,
ma se mi insultano o mi criticano? È brutto, non capire cosa voglio dire”
piagnucolò, facendola ridere.
“Tranquillo,
andrà tutto bene”
Lui
annuì e, accendendo il computer, andò su google traduttore.
“Che
fai?” chiese curiosa lei
“Una
cosa, chiudi gli occhi”
“Ma..”
“Fallo!”
“Ok..”
Il
ragazzo le disse una frase in albanese e lei, sentendolo, scoppiò a ridere.
“Non
usare più google traduttore” rise la ragazza, mentre lui si mise con le braccia
al petto, lasciando andare uno sbuffo sonoro.
“Ed
io che volevo essere romantico”
“Sarà
per la prossima volta” rise, baciandolo.
Bonnie
scosse la testa e agì d’istinto. Uscì da quel vincolo e corse dal ragazzo, che
era l’ultimo tra i cinque a testa bassa.
Lo
chiamò, facendolo girare con un sorriso, lei gli saltò in bracciò.
“Ede
un” (*) rispose lei, baciandolo.
Lui
cambiò quel bacio.
“Visto
che google traduttore serve a qualcosa” rise Zayn, contagiandola
“Idiota!”
“Mi
sei mancata”
“Anche
te”
“Non
lasciarmi più intesi? Non voglio che state senza di me” sussurrò lui, mettendole
una mano sulla pancia.
“Ti
amo” soffiò Bonnie sulla labbra
“Anch’io”
sorrise, lasciandosi un altro bacio candido, leggere, e di puro amore.
Bonnie
e Zayn ebbero un bellissimo maschietto di nome Gabriel e, dopo due anni, si
sposarono. Insomma ebbero il loro: “Vissero per sempre felice e contenti”
Ecco una nuova OneShot,
questa volta su Zayn.
È una tipica ff, ma spero che vi sia comunque piaciuta
(:
Fatemelo sapere, per piacere.
Un abbraccio.
_browns eyes_
ps: le parole con gli asterischi sono termini in albanese che significano: il
primo “Ti amo” , mentre il secondo “Anch’io”