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Autore: JeiBieber_Smile    26/10/2013    5 recensioni
Cos'è un Natale senza le persone che ami? Freedom lo sapeva, Freedom l'ha sempre saputo. Genitori separati, un padre che vive in un'altra città, una mamma sempre impegnata a lavoro, la casa vuota ventiquattro ore su ventiquattro. La magia del Natale non aveva ancora bussato in casa sua, vedeva tutto grigio e spento, si sentiva sempre di troppo per tutti.
E se qualcosa a breve sarebbe accaduto?
E se qualcuno sarebbe presto entrato nella sua vita?
L'amore, oh cosa può fare l'amore!
-
Hey angel in the snow, I'm under the mistletoe. You are the one, you're my very own Christmas love.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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02. -Freedom, mi passi la palla rossa con i brillantini che formano un albero di Natale?- mi chiese gentilmente Pattie per poi tendermi la mano.
-Questa?- le poggiai sulle mani ciò che mi aveva chiesto.
-Sì, grazie.-

Sorrisi, era davvero bello fare l'albero di Natale con i nonni, Pattie e Justin. Be', la cosa più divertente era di sicuro Diane che spostava tutto ciò che Justin poggiava sull'albero e Justin, puntualmente, sorrideva e annuiva, poi Diane si girava e lui o sbuffava o alzava gli occhi al cielo. Era davvero tanto buffo e non dimostrava l'età che aveva. Gli avrei dato al massimo un ventidue, ventitré anni.. mai ventisette. Però mi sembrava così simpatico, così divertente. Aveva un non so che di diverso dagli altri, adoravo il modo in cui sorrideva e amavo il modo in cui riusciva a far sorridere me. E, credetemi, riusciva a farmi sorridere davvero con poco.

-È perfetto.- sussurrai allontanandomi dall'albero, in modo tale da avere una visuale ancora più perfetta.

Avete presente quegli alberi di Natale che si vedono nei film, con tante palle rosse o dorate e tanti pendoli, con tante luci che donano un'atmosfera ancora più natalizia, più magica? Ecco, quello era uno di quegli alberi di Natale. Lo guardavo con gli occhi sognanti, ero rimasta colpita dalla bellezza che un semplice albero con qualche luce poteva emanare. Justin, seguito da Pattie e i nonni, si misero al mio fianco. Tutti intenti a contemplare ciò che avevamo creato.

-Ci mancano solo i regali per rendere l'opera davvero completa.- ridacchiò Bruce.
-Chissà perché, ma questa cosa mi piace particolarmente.- sorrise Justin, risi in risposta.
-Chissà perché, me lo aspettavo.- dissi.
-Ah sì? Sei una veggente per caso, o una cartomante? Sai, avrei bisogno di una predizione.-
-Dimmi, cosa vorresti sapere.- cercai di imitare un accento russo e no, non so il perché.
-Se questa cartomante è disposta ad accompagnarmi domani in centro, devo fare un paio di compere.- arrossii ancora e morsi il mio labbro inferiore, Bruce invece? Come al solito diede uno scappellotto dietro la testa a Justin, che immediatamente si abbassò schivando così lo schiaffo. -Ormai già so come va a finire.-

Risi di gusto, volgendo un altro sguardo all'albero di Natale che illuminava la stanza. Improvvisamente, sentii vibrarmi la tasca posteriore del jeans. Sfilai velocemente il cellulare dalla tasca e i miei occhi si scontrarono immediatamente con l'ora sullo sfondo, le sette e mezza del pomeriggio passate. Imprecai mentalmente e battei la mano destra sulla mia fronte, così forte che sicuramente sarebbe rimasto il segno. Sospirai rumorosamente e aprii il messaggio che, come avevo immaginato, mi aveva mandato la mamma.

Da: Mamma.
'Dove sei? Freedom la cena è quasi pronta, si sta facendo tardi e fuori è scuro. Torna a casa.'

-Che succede, bocciolo?- mi chiese Bruce.
-Non ho avvertito mamma, si starà preoccupando.- dissi velocemente, afferrando di fretta il cappotto per poi indossarlo. -Grazie per la splendida giornata, ma purtroppo devo andare.-
-Hey, hey aspetta!- Justin bloccò il mio braccio per impedirmi di uscire dal salotto. -Fuori è troppo buio e posso.. be', posso accompagnarti io, se vuoi.- mi sorrise, lo guardai ancora negli occhi.
-Lo faresti?-
-Certo. Prendo le chiavi e il cappotto e arrivo.-

Mi lasciò piano il braccio prima di indirizzarmi un altro sorriso sincero. Le mie gote si colorarono nuovamente di rosso e, imbarazzata, abbassai ancora lo sguardo verso il pavimento. Era strano ricevere tutto quelle attenzioni. Strano, ma allo stesso tempo tanto gratificante. Era come se finalmente qualcuno si fosse interessato realmente a me, come se finalmente qualcuno avesse acceso una luce in me, una speranza. Perché quando senti che a qualcuno interessi cominci ad amare sempre di più te stessa, è come se la tua autostima man mano si alzasse.
Justin tornò pochi secondi dopo col giubbotto indosso, stava facendo sventolare le chiavi della macchina davanti ai suoi occhi e aveva sempre quel sorriso così bello stampato in viso. Gli strappai il mazzo di chiavi dalle mani e gli feci una linguaccia, salutai poi i nonni e Pattie promettendo loro che mi sarei fatta sentire ed infine uscii di casa, seguita a ruota da Justin. L'aria fredda colpì immediatamente il mio viso. Istintivamente chiusi gli occhi e alzai il viso al cielo, era ormai diventata una mia abitudine fare questo gesto e mi piaceva. L'inverno era la stagione che più amavo: il bianco della neve, il Natale, le strade completamente bianche, l'atmosfera sempre così festiva, le coperte, i film natalizi, le cioccolate calde della mamma.. Sì, decisamente era la stagione che più amavo.
Qualche secondo dopo, riaprii gli occhi e trovai un Justin sorridente intento a guardarmi.

-Che c'è?- chiesi stupidamente, inclinando di lato la testa e accennando un piccolo sorriso.
-Niente.- rispose semplicemente, senza smettere di sorridere e di guardarmi. -Sei semplicemente tenera.- arrossii. -E adoro quando arrossisci se ti faccio un complimento.-
-Andiamo?- sviai il discorso, sapendo che sarei arrossita ancora di più da un momento all'altro.

Ridacchiò, prima di avvicinarsi a passo svelto e di prendere le chiavi che tenevo strette tra le mie dita sottili. Ci avviammo in macchina, aveva una splendida Range Rover nera che, guarda caso, era la mia auto preferita. Sinceramente, però, preferivo il modello in bianco, aveva un non so che di più bello, anche se nera non era male. Guardavo sognante l'interno della macchina e Justin dovette accorgersene, perché rise di gusto mentre si metteva la cintura e ogni tanto mi lanciava uno sguardo.

-Ti piace la mia piccola?-
-La tua piccola?- arricciai il naso.
-Già, lei è la mia bambina.- accarezzò il volante, io invece scossi la testa.
-Voi maschi siete completamente fissati con le auto.- risi. -Comunque sì, amo la tua 'piccola'.- mimai con le virgolette l'ultima parola, giusto per dare più enfasi .
-Adesso lei è solo la mia bambina, da oggi in poi tu sarai la mia piccola.- avvampai ancora e ridacchiai, giusto per alleggerire la cosa. O almeno, io volevo renderla più leggera.
-Mi sento così lusingata, mister..-
-Bieber, Justin Bieber.-
-Che strano cognome.- diedi voce ai miei pensieri e immediatamente coprii la mia bocca con le mani. -Uhm, cioè, non volevo dire questo, si, ecco..uhm.. Ah sì, adesso devi girare a destra, poi continua dritto, poi di nuovo a destra e prendi la prima a sinistra.-
-Ma sei un disco registrato? Fermati un minuto.-

La risata melodiosa di Justin eccheggiò ancora nella macchina. Okay, avevo appena fatto una figura di merda. Ero solo a quota uno, non male come inizio. Anche se l'entità della figura era abbastanza alta, come potevo dire ad una persona così perfetta che aveva un cognome strano? Poi parlavo io, che mi chiamavo Freedom Aquamarine. Mi mandai mentalmente a fanculo più volte, fin quando la mano calda di Justin picchiettò sulla mia coscia per poi chiedermi dove avrebbe dovuto girare.
Il successivi cinque minuti passarono velocemente, il tempo sembrò volare. Justin parcheggiò proprio sul vialetto fuori casa mia, scese dall'auto e venne ad aprirmi la portiera da perfetto gentiluomo. Gli lanciai un sorriso per poi afferrare la sua mano e scendere dall'auto.

-Grazie per il passaggio.- gli dissi sincera, mentre con una mano spostai i capelli dall'orecchio sinistro.
-Non potevo farti andare via a piedi, da sola.. che razza di uomo sarei stato?- rispose, togliendo poi i capelli da dietro l'orecchio e scendendo fino alle punte. -Mi piacciono i tuoi capelli, sono lunghissimi.-
-Da bambina li avevo ancora più lunghi.- 
-Più lunghi di cosi?- percorse con le dita la lunghezza di alcune ciocche dei miei capelli, avevo dei capelli talmente lunghi che quasi arrivavano al sedere.
-Sì, poi però ho dovuto tagliarli  che d'estate sono insopportabili i capelli lunghi.- ridacchiai. -Be', allora.. io vado.- a malincuore, pronunciai quelle parole.
-Se proprio devi.. ci vediamo domani.-

Annuii semplicemente e mi girai, pronta ad entrare in casa. Già riuscivo a sentire il vuoto farsi sempre più grande, era come se una parte di me fosse rimasta lì con lui, come se una parte di me non fosse mai uscita da quella macchina. Arrivai fino all'uscio della porta, bussai al campanello più volte e mi girai verso la macchina di Justin: era appena entrato e stava mettendo in moto la macchina, senza smettere di fissarmi. Gli indirizzai un sorriso seguito da un gesto della mano che lui prontamente ricambiò con un occhiolino, poi ricordai. Immediatamente cacciai il cellulare dalla tasca del mio jeans, presi una penna che -non so per quale ragione-  era nel mio vaso in ceramica vicino alla porta e, proprio quando quest'ultima s'aprì rivelando la figura di mia mamma, scattai verso Justin e gli presi la mano che penzolava dal finestrino.

-Cosa stai facendo?- chiese Justin, ridendo.
-Hai detto di volere il mio numero.- ridacchiai anch'io.
-Ti martellerò così tanto che dovrai bloccarmi.- guardò il numero, prima di ridere fragorosamente.
-Ciao, Justin.- agitai la mano mentre camminavo all'indietro.
-Ciao, piccola.- mi mandò un bacio prima di fare manovra e sfrecciar via.

Col sorriso sul volto e gli occhi ancora sognanti, mi girai verso la porta di casa, dove trovai mia madre appoggiata all'uscio con le braccia incrociate al petto e un sopracciglio alzato. Immediatamente la mia espressione cambiò, posai entrambe le mani in tasca e, fischiettando colpevole, entrai in cassa. Tolsi velocemente il giubbotto, entrai in cucina e mi avviai verso le pentole sui fornelli: si sentiva un odorino davvero squisito.

-Freedom..- la voce di mia madre mi fece sobbalzare.
-Che c'è? Dio, mà, m'hai fatto saltare!- sbottai col cuore a mille, poggiando una mano sull'organo interessato.
-Chi era quel ragazzo?- un pizzico di malizia s'impossessò della sua voce e una scintilla brillò nei suoi occhi.
-Ragazzo? Quale ragazzo? Io non conosco nessun ragazzo, non ricordo nessun ragazzo. Mmh, sai che ho proprio fame? Cos'hai cucinato? Non sono riuscita a vedere che mi hai fatto saltare, quindi adesso riprovo ma non chiamarmi, potrei gettare la cena a terra e io ho davvero tanta, tanta fame.-
-Free, ferma un secondo.- mamma scoppiò a ridere, io invece rimasi seria. -Riformulo la domanda: chi era quel ragazzo?-
-Quando prima sono uscita di casa,-cominciai il mio racconto. -sono andata a casa di Bruce e Diane. E fin qui ci siamo. Poi hanno bussato al campanello e, indovina? Ho conosciuto la figlia di Diane e il figlio della figlia di Diane.-
-Non facevi prima a dire il nipote di Diane?-
-Nah, è lo stesso.- ridacchiai. -Comunque, lui è il "nipote"- mimai con le virgolette l'ultima parola. -di Bruce e Diane. Si chiama Justin e, dato che era tardi e dovevo fare molta strada a piedi, ha pensato di accompagnarmi con la macchina. Mamma, è così bello!- sospirai e guardai il soffitto, il viso di Justin apparve come una visione e non potei fare a meno di sorridere.  
-La mia piccolina ha fatto conquiste, eh?-
-Caso mai è il biondo che ha fatto conquiste.-

Ridacchiai ancora mentre aiutavo mamma ad impiattare la cena, si sentiva un profumino davvero delizioso. La mamma era davvero un'ottima cuoca, adoravo tutto ciò che faceva. Dai piatti più semplici a quelli più complessi. Anche a me piaceva cucinare, ciò che facevo veniva pure abbastanza buono..però certo, non era ai livelli della cucina della mamma, gli anni passati a fare l'assistente di un cuoco in un ristorante erano serviti a qualcosa.
Una volta poggiati i piatti sul tavolo, presi posto a tavola, mamma si mise di fronte a me. Non smettevo di sorridere e di pensare a Justin. Sarà arrivato a casa? Avrò fatto bene a dargli il mio numero? E se non mi chiamasse? E se fossi sembrata una disperata? Numerose erano le domande che occupavano i miei pensieri. Non mi aveva ancora scritta, il cellulare non aveva vibrato. Ma la vera domanda era: mi avrebbe scritta?

-A cosa pensi, Free?- mamma schioccò le dita di fronte al mio viso, uscii dal mio stato di trance e la guardai.
-Cosa?- sbattei più volte le palpebre, lei accennò un sorriso e mi guardò.
-Hai appena messo il sale sulla pasta anziché il parmigiano.- guardai il mio piatto e, come aveva detto, avevo appena messo il sale sulla pasta. Sospirai, scossi la testa e tolsi la parte in bianco. -Hey.-
-Oggi abbiamo addobbato l'albero, da Diane e Bruce..- incrociai il suo sguardo. -era così bello, l'albero su un lato e la stanza illuminata solo dalla luce che emanava.. Era magico.-
-Freedom, sai cosa penso su certe cose. Sono solo una perdita di tempo.- m'interruppe mamma, seria.
-Lo so, ma..- scossi la testa più volte.-lascia stare.-

Lasciai cadere il discorso così, con un semplice 'lascia stare'. Cosa c'era di male nel fare un semplice albero di Natale? Okay, poteva pure essere una perdita di tempo come diceva lei, eppure io non lo vedevo in quel modo. Per me, addobbare l'albero di Natale era una modo per stare insieme, per collaborare, per divertirsi. Era un modo per rendere tutto più bello, perché sembrerà strano, ma uno stupidissimo albero con qualche luce e qualche pallina svolazzante riusciva sul serio a cambiare del tutto l'atmosfera di una casa, di una famiglia. Rendeva tutto più magico, più festivo, più caloroso, più sereno.. Non riuscivo davvero a capire perché non le piaceva una festa così bella come il Natale. A chi non piace il Natale? Come può non piacere il Natale? Un perché c'era sicuramente, solo che non voleva dirmelo.. Per lei era una semplice perdita di tempo. Stop.

Io, invece, quanto avrei desiderato baciare il mio principe azzurro sotto il vischio.

Dopo mangiato, salutai mia mamma con un dolce bacio sulla guancia, salii al piano di sopra ed entrai in camera mia. Il blu notte si intonava perfettamente al cielo stellato di quella sera, era dello stesso colore. Mi avvicinai alla finestra e rimasi a contemplare il cielo.. Che belle che erano le stelle, mi affascinavano. Quando ero piccola e papà mi portava con sé sulla neve ci capitava spesso di fare gli angeli sulla neve per poi rimanere a fissare il cielo. Giocavamo a chi riusciva a trovare più oggetti tra le stelle, io vincevo sempre. Avevo di gran lunga un'immaginazione più amplia della sua, le uniche cose che riusciva a distinguere in cielo erano auto e palle da calcio. Ed io mi chiedevo sempre come faceva a trovare palle da calcio in un cielo stellato, possibile che i maschi dovevano sempre e solo pensare allo sport? Le stelle formavano tutte quelle immagini così belle e astratte, le stelle da sé formavano un motivo stupendo. E mio padre tutto ciò che riusciva a vedere cos'era? O un pallone da calcio o un automobile.
Ridacchiai tra me e me al ricordo, allontanandomi poi dalla finestra. La temperatura si stava abbassando notevolmente ed io avevo davvero tanto, tanto freddo. Cacciai da sotto al cuscino il pigiama di pail rosso con Minnie, presi una coperta calda dall'armadio, accesi il computer e inserii il CD de 'Il Grinch', uno dei film natalizi che più mi piacevano. Andavo pazza sopratutto per il naso dei non so chi, era troppo carino. Non appena indossai il mio bel pigiama caldo, mi sedetti sul letto, poggiai il computer sulle gambe e spensi le luci, indossando subito dopo gli auricolari.

Toc. Toc. Toc.

-
Chi è?- chiesi scocciata, poggiando di lato il computer.
-Sono io, ho portato la cioccolata calda.- mamma entrò in camera, si sedette sul mio letto. -Due zollette di zucchero e tre mashmallows, proprio come piace a te.-
-A cosa devo questo premio?- ridacchiai, strappando letteralmente la cioccolata dalle mani di mamma.
-Volevo semplicemente bere una cioccolata calda con la mia bambina, è proibito per caso?-
-No, anzi.-

Sorseggiai lentamente la cioccolata calda e immediatamente le mie papille gustative andarono in estasi. Chiusi gli occhi annusai il vapore profumato che partiva dalla tazza e faceva piccole scie lunghe giusto qualche centimetro: era davvero bollente. Ammirai come i tre piccoli mashmallows galleggiavano sulla superficie di quella sostanza davvero, davvero deliziosa. Sembravano un paio di occhi e un naso. Sorrisi mentre ne presi uno con le dita per poi avvicinarlo alle labbra e ovviamente, sbadata com'ero, mi sporcai su tutto il viso. Con le mani sporche cercai di pulirmi, peggiorando la situazione.

-Lascia fare a me, Freedom.- mamma ridacchiò. -Possibile che tu lo faccia tutte le volte pur sapendo come va a finire?- continuò.
-Come posso non farlo? Ormai è diventata una tradizione.- feci spallucce, sorseggiando nuovamente la cioccolata.
-Prima ho parlato con tuo padre.- affermò, seria, mamma. Piantai il mio sguardo sui mashmallows: erano rimasti solo in due.
-Uhm?- mugugnai, non avevo voglia di aprire l'argomento.
-Ha detto che l'altro chef al ristorante ha subito un'operazione al ginocchio, per questo non verrà a prenderti quest'anno.-
-Come tutti gli anni, d'altronde.- borbottai, continuando a far fare a quei dolciumi gommosi tanti cerchi nel mare di cioccolata.
-Era davvero dispiaciuto, Freedom.- mi accarezzò il viso.

Non replicai nemmeno, a cosa serviva? Tanto non avrebbe cambiato la situazione. Ogni anno, nel periodo natalizio, qualcosa di brutto succedeva ed io non potevo mai stare con lui. Eppure lo sapeva che a me non piaceva stare con la mamma a Natale, sapeva l'importanza che aveva per me quella festa -anche se non per un motivo preciso- e l'importanza che invece aveva per mamma, che era pari a zero. I pochi Natali che avevo passato con lui erano stati i più belli, quelli più indimenticabili. Ed io non chiedevo tanto, volevo semplicemente passare un Natale con lui. Basta.

-Non importa.- accennai un sorriso. -Infondo sono solo sua figlia, no? Cosa importa se mi delude sempre?- mamma stette in silenzio, continuò semplicemente a guardarmi e ad accarezzarmi il  viso. -Mi ha delusa così tante volte, una volta in più non fa la differenza.- la mia voce si affievolì sempre di più, era quasi un sussurro, era come se stessi parlando più con me stessa che con qualcuno.
-Piccola, io..-
-Mamma, davvero. Non importa.- sforzai un sorriso.
-Quando lo sento gli spacco il culo.- disse a denti stretti prima di abbracciarmi, ridacchiai.
-Mi lasceresti un po' sola?-

Le chiesi flebilmente, ricevendo come risposta un'altra carezza e un bacio sulla fronte. Dopo avermi guardata intensamente negli occhi come per darmi supporto, andò via, lasciandomi finalmente sola. Riposai i miei occhi sulla cioccolata, piazzai dure dita all'interno e mangiai anche l'altro mashmallow, rimanendone così uno sulla superficie. Era così che mi sentivo, come un mashmallow solo in un mare di cioccolata. Sola.
Appoggiai la tazza ancora fumante sul comodino, mi risistemai sotto le coperte e ripresi il computer. Indossai velocemente le cuffie, presi dal comodino la cioccolata e mi preparai mentalmente a passare un paio di ore nel paese dei non so chi. Premetti play...e proprio in quel momento mi vibrò il culo: avevo il cellulare sotto il sedere. Sbuffai sonoramente.

-Chi cazzo mi cerca a quest'ora? Ma cazzo, manco un film in pace posso vedere che mi devono disturbare! Chiunque tu sia, hai un tempismo perfet..oh, sconosciuto.-

Da: Sconosciuto.
'Hey, piccola, non scherzavo quando dicevo di voler uscire con te, domattina.
Passo a prenderti alle nove, fatti trovare pronta che si va in centro babe.
Buonanotte principessa.
Justin.xx'

Oh.
Mio.
Dio.
Lessi e rilessi il messaggio più volte, mi aveva appena scritta. I miei occhi sembravano una macchina da scrivere, erano completamente sbarrati e sembrava volessero uscire dalle orbite. Il calore che s'impossessò delle mie gote mi fece capire che ero arrossita e no, la cioccolata non aveva contribuito. Bevvi tutto d'un sorso il resto della cioccolata calda -bollente a dire il vero- che mamma mi aveva portato e, indovinate? Mi scottai la lingua, la gola, la bocca in generale. Ma sinceramente? Poco mi importava. Sarei uscita con Justin l'indomani mattina, sarei uscita con JUSTIN! Ero davvero contenta, così contenta che nemmeno la notizia che non avrei passato il Natale con papà riusciva a farmi smettere di sorridere.
Avvicinai il cellulare al cuore, sorrisi e guardai il soffitto. I miei occhi ancora sognanti. Il mio cuore non smetteva di battere.

I'll be waiting under the mistletoe,
while you're travelling here through the winter snow.
Baby think of me if it helps to get you warm.
When the only gift that I really need,
is to have your arms right around me.
Baby think of me if it helps to get you home.
Home this christmas.


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Buonsalve.<3
Sono in anticipo, amatemi. LOL.
AHAHAHAH, come state? Io bene, sono solo molto, molto, molto, molto staaanca! Sto studiando tantissimo in questo periodo, ho passato una settimana davvero infernale tra compiti e interrogazioni. Almeno ho visto i risultati positivi! Ho preso un bellissimo nove e mezzo in latino e un otto più all'orale di psicologia, mica male. E ho anche trovato il tempo di scrivere, mi sento troppo realizzata.
COMUNQUE, passiamo al capitolo. Allora, che ve ne pare? A me piace sinceramente, mi stanno frullando per le cerevelle un paio di idee e non credo di concludere la storia prima dei dieci capitoli. Di questo capitolo mi piace sopratutto la fine, in 'sti giorni sto ascoltando Under The Misteltoe a manetta e l'ispirazione sale sempre più AHAHAHA.
Be', che dire, non vi trattengo più di tanto e lascio a voi i commenti.

VOLEVO RINGRAZIARE TUTTE COLORE CHE HANNO RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO E ANCHE SOLO CHI HA LETTO.
VI RINGRAZIO INFINITAMENTE.

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E se volete leggere la prima prima FF, ecco 'Do you believe in love?'


Bye ladies. 
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