Oh, lo stava addirittura pensando in quel preciso momento.
Stava desiderando di amare un uomo, che non fosse designato in un romanzo. Ma soprattutto stava bramando di essere amata. Fino a quel momento non lo era mai stata. Quasi dubitava anche dell’affetto dei suoi genitori. Come non biasimarla d’altronde! Il signor Bennet la riteneva una sciocca bambina. La signora Bennet invece pensava sicuramente di peggio. E le sue sorelle a mala pena erano coscienti del fatto che nella famiglia ci fosse anche lei. Ma c’era anche lei, ed anche nel mondo. C’era. C’è. Esiste.Allora perché nessuno la prendeva, anche solo per un secondo, in considerazione? Cosa aveva mai fatto da meritarsi questo trattamento così crudele dalla vita, dal mondo, dall’amore?
Dio! Lo aveva ancora rinominato, l’amore.
Ormai era entrato nel suo cervello e stava contornando i suoi pensieri. Era così frustante pensare quel sentimento, così semplice, ma così impossibile per lei. Era più doloroso della stessa vita che da ben diciotto anni le era capitata. Allora cercò di mandare via ogni altra pena, ne aveva già fin troppe. Di conseguenza prese un libro, che si era nascosta sotto il suo corsetto. Se sua madre lo avesse visto tra le sue mani non glielo avrebbe lasciato portare, affermando che fosse maleducazione durante ad una festa leggere invece di fare conversazione. Di quanto fosse contorto il mondo, Mary Bennet non se ne sarebbe mai sbalordita! Insomma, era di cattiva educazione starsene zitta e buona a divorare un libro e poi non lo era quello di far sentire una figlia come l’essere più riluttante al mondo? Davvero non si sarebbe mai capacitata di ciò. Mentre i suoi occhi scorrevano veloci su quelle pagine giallastre, improvvisamente, come mai le era capitato, sentì un fruscio di vento su una ciocca dei suoi capelli. D’istinto, alzò lo sguardo, e quasi subito rimpianse di averlo fatto.
Un angelo con un sorriso da brividi, le stava di fronte guardandola così ardentemente da farla tremare immediatamente.
Chi era colui? L’incarnazione di un cavaliere medievale, o semplicemente l’immagine di uomo che desiderava trovarsi di fronte ma che sarebbe sempre e solo restato un sogno?..
Chi era colui? L’incarnazione di un cavaliere medievale, o semplicemente l’immagine di uomo che desiderava trovarsi di fronte ma che sarebbe sempre e solo restato un sogno?..
Non sapeva chi fosse l’uomo. Non lo aveva mai visto. E mai aveva sentito il suo cuore battere così forte.
Si sentiva un impeto di emozioni che stava facendo fibrillare il suo sangue nelle vene, avvampare le sue guance, e scuotere la sua anima. E’ questo che si prova nell’essere guardata dritta negli occhi per più di due secondi? Questo si chiese la giovane, nell’accorgersi che il suo sguardo e quello del giovanotto sconosciuto si stavano ancora completando. Oh quanta pena avrebbe fatto a tutte noi donne, nel vederla così impacciata e terrorizzata da un paio di occhi neri, che in base a ciò che era affermato da lei stessa, odiava anche. Eppure la candida Mary non riusciva proprio, in quel momento ad essere la solita puntigliosa e antipatica con qualche sua affermazione acida. Cercava di ritrovare la sua compostezza. Pretendeva che la sua anima genuina venisse toccata dal desiderio di occhi così sublimi solo nella propria immaginazione. Non voleva che realmente dovesse sentire il bisogno di ricercare quei lineamenti, di quel sconosciuto, dal primo albore dell’alba fino a quando non si sarebbe riaddormentata. Oh no, lei non voleva soffrire di un amore reale, che però si sarebbe consumato solo nei suoi pensieri. Lei voleva vivere l’amore. Ma sapeva molto bene che non lo avrebbe mai ottenuto, come non avrebbe mai potuto catturare per altri cinque secondi l’attenzione di quel tale giovincello.“Mi scusi signorina per averle privato del tempo alla sua lettura” si scusò il ragazzo, occhi neri. Mary aveva quasi dimenticato di come si pronunciassero le lettere. Evitava di aprir bocca per timore di balbettare e ridicolizzarsi ancora di più.
“no, si figuri. Nessun problema” rispose lentamente la ragazza. Nessun problema? Ma se ciò fosse accaduto per colpa di un vecchio brontolone, o di un’oca starnazzante, Mary si sarebbe fatta sentire e come. Altro che nessun problema! Ma ora, con quel ragazzo di bell’aspetto davanti ai suoi occhi, non riusciva più a riflettere. Sembrava che la sua mente, la sua anima, che lei tutta, fossero abbagliate da quei lineamenti così delicati e da quel sorriso, che sembrava disegnato apposta su quelle labbra lisce. Pareva quasi che durante la notte, qualcuno, avesse disegnato tale ragazzo con ogni aspetto che il cuore della Bennet sognava di trovare in un uomo. Sperava, a codesto punto, di scovare all’interno del suo animo la brama di restare un altro po’ accanto a lei, e di non abbandonarla come invece la gente faceva di continuo, quando si trattava di lei, di Mary Bennet. Ma in cuor suo, la giovane, temeva che ciò sarebbe accaduto. Quasi si immaginava le spalle di lui, voltarsi, e lasciarla sola. E in contemporanea già pativa la delusione di aver fatto scappare anche quell’unico ragazzo che le aveva concesso dei minuti di attenzione. Ma lei ne aveva subiti tanti di dispiaceri. Li aveva superati. Aveva imparato a farlo. Era forte. Si arricchiva con i suoi libri, e solo questi ultimi gli bastavano per cancellare il mondo. Eppure sentiva anche nel profondo del suo volere, che se quel ragazzo fosse andato via per sempre dalla sua vita, nessun libro avrebbe fatto giustizia alla sua mancanza. E nessun scrittore avrebbe descritto al meglio un uomo, a meno che non avesse raccontato delle sembianze di colui che stava insidiando i pensieri di un’anima così pura, come quella di Mary.
Cosa le stava accadendo? Perché stava pensando determinate cose? E perché quel ragazzo le era ancora di fronte , confondendo ogni sua volontà e fermezza?
A quale malattia appartenevano questi sintomi?
…
“Mi dispiace averla turbata signorina. Mi creda, non era mia intenzione. Io sono il Signor Wilson. Un parente di vecchia data del signor Bingley. Posso avere l’onore di saper il suo nome?” le chiese con gentilezza e pacatezza. Mary non aveva mai ricevuto simili richieste. Se pur banali, erano delle domande così insolite per delle orecchie come le sue, che avevano sempre e solo ascoltato critiche. Ora invece, erano tutt’altro. Quel ragazzo, voleva conoscerla. E lei ne era immensamente, stranamente, felice.A quale malattia appartenevano questi sintomi?
…
“non si preoccupi, non mi ha disturbata affatto”
“non si direbbe dalla reazione che ha avuto alla mia vista..mi dispiace di averla ammutolita”
“si tranquillizzi Signor Wilson, non era dovuto a voi, il mio silenzio” disse sospirando Mary, mentre gli occhi del Signore ricadevano maliziosi sul suo corpo. La Bennet avrebbe fatto qualsiasi cosa per sapere cosa stesse pensando in quel momento, il Signore. Ma il, suo, signore riguardandola negli occhi gli sorrise, facendole capire che anche lui aveva compreso la volontà della ragazza nel non volergli svelare niente.
“posso avere il privilegio di conoscere il suo nome?”
“me lo sta richiedendo due volte Signore. Come mai tutta questa brama?”
“mi importa semplicemente. Sembrerebbe quasi che sia il primo uomo a chiederle il suo nome!” esclamò con sciatteria. La sua, quella di Wilson, era ironia, ma non doveva esserlo. Davvero lui era il primo uomo che si era avvicinato alla Bennet. La ragazza rimase semplicemente in silenzio.
“perché non è così, vero signorina?” le chiese subito serio il gentiluomo mentre le era ancora di fronte alzato.
“lei cosa crede, se posso permettermi di chiedervelo, signore?”
“può fare ciò che vuole signorina, senza alcun timore. Comunque non credo perfettamente a nulla. Semplicemente mi stupisco della vostra meraviglia..”
“non è stupore signore..”
“allora cosa? per caso vi sentite male? Se volete faccio arrivare in aiuto qualcuno!” gli propose affrettato , quasi come se davvero si sentisse allarmato. Tutta questa premura fece straripare di gioia il cuore di Mary.
“no, stia tranquillo signore. Sto bene. Sto molto più che bene..” sospirò la ragazza, guardandolo dritto negli occhi. Ed il bene di Mary, solo noi anime femminili, potremmo comprendere quale sia stato in quell’istante.
“Wilson, venga qui. Ho degli amici che chiedono di lei!” una voce, dall’altra stanza, richiamò l’attenzione del signore.
“arrivo subito, signorina Caroline!” rispose prontamente l’uomo, mentre i loro sguardi si incontrarono di nuovo.
“mi scusi signorina ma ora..”
“vada anche Signor Wilson. Non si preoccupi, non dovete scusarvi..”
“però devo insistere nel continuarvi a chiedere il vostro nome, mia signorina. Magari, dopo, me lo dirà in un ballo..”
“Signore non sapete quanto mi possa procurare gioia ballare con voi. Ma so di non esserne capace” si giustificò Mary, sentendosi meno a disagio.
“oh no Signorina, non vorrei apparirle scortese, ma io un altro no non lo accetto. Dopo lei è riservata solo ed unicamente a me!” affermò deciso il Signore, mentre dedicandole un ultimo sorriso, la lasciò sola. Ma non completamente. Ormai la aveva lasciata con un forte, inspiegabile, desiderio dei suoi occhi sul suo corpo e del suo sorriso.
Chi è questo Wilson? Forse l’amore?...