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Autore: SylviaGreen    29/10/2013    2 recensioni
Richard abita in un quartiere di Seattle, il cui bar, dove avrebbe dovuto incontrarsi con i suoi amici, è insolitamente vuoto.
Sta per andarsene quando la porta cigola ...
Dalla storia:
Non riusciva più a pensare a niente che avesse anche solo lontanamente senso.
Si ritrovò a fissare il volto di quel bambino, senza capire.
Era bellissimo.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Eclipse
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Era solo un bambino.


«Erano bellissimi. Gentili e incantevoli come non puoi immaginare. Non si poteva fare a meno di stare accanto a loro e di amarli, come fosse automatico. Tuttavia non imparavano nulla. Restavano bloccati al livello di apprendimento raggiunto prima di essere stati morsi. Adorabili bimbi di due anni con le fossette e lo sguardo innocente, ma capaci di distruggere mezzo villaggio per capriccio».
 
 
Dopo aver messo a letto le sue piccole pesti, era finalmente potuto uscire a trovare i suoi amici al bar.
Ce n’era voluto di tempo, ma alla fine Jack e Tom si erano finalmente calmati abbastanza da poterli infilare sotto le coperte a forza; e ce n’era stato bisogno di un altro po’ per far finta di ritornare a controllare la loro stanza per circa una ventina di volte, in modo da assicurarsi che si fossero messi veramente a dormire. Richard aveva detto loro più e più volte durante la giornata che quella sera aveva un appuntamento con i suoi amici al bar e che la mamma, Vivian, era ad una riunione di lavoro e perciò non poteva leggere le loro fiabe della buonanotte; e loro avevano risposto ogni santissima volta non vi preoccupate, ormai siamo grandi e a letto ci andiamo subito, e tutte quelle storie lì; e naturalmente era stata un’odissea poter dire di aver chiuso la porta della loro stanza con la certezza matematica che si fossero finalmente addormentati.
Contro ogni previsione, ce l’aveva fatta a uscire di casa in santa pace e in pochi minuti era andato al bar, dove aveva incontrato i suoi amici fin da quando erano tutti giovanissimi e dove sapeva che li avrebbe incontrati sempre, perché non erano propriamente degli uomini da trasloco.
Eppure, quel giorno lì, alle dieci di sera, il bar era vuoto.
Non c’era nessuno che conosceva. Il che era tutto dire, dato che conosceva tutti nel suo quartiere.
C’era solo il barista, al bancone, che puliva malinconicamente un bicchiere con uno straccio.
Probabilmente erano in ritardo; in fondo l’appuntamento era alle dieci in punto, ma i suoi amici non erano mai stati molto puntuali. E magari anche per loro era stato difficile mettere a letto i loro figli … magari in quel momento erano ancora a casa loro, ad arrabbiarsi con le loro pesti perché non si decidevano a dormire; più o meno come aveva fatto lui fino a qualche minuto prima. Non c’era alcuna ragione di preoccuparsi.
Richard si sedette al tavolo e ordinò da bere. Non ci avrebbero messo molto: abitavano abbastanza vicino a casa sua. Era sicuro che si sarebbero presentati di lì a poco.
Dieci minuti, quindici minuti …
Incominciò a stufarsi. Quanto ci voleva a dare la buonanotte a quei disgraziati?
Dopo venti minuti, si guardò intorno, irrequieto. Il bar era quello di sempre, ma era ancora tremendamente vuoto; e le lampade appese al soffitto emanavano la solita luce rossiccia, mandando sul bancone e sui tavolini appoggiati alle pareti un sinistro bagliore che era sempre piaciuto a tutti. Il minuscolo tavolino decrepito dei giornali era al suo posto, nell’angolo sinistro nel locale, ed era pieno di vecchi quotidiani che nessuno leggeva mai ma che bisognava tenere per far bella figura. Tutti i vini e gli alcolici erano esposti in bella mostra dietro al bancone. Nella vetrina c’erano già le paste per la mattina dopo.
Era tutto perfettamente nella norma.
Esattamente come tutte le volte in cui Richard ci era andato, quando era restato fino a mezzanotte a giocare a carte.
Evidentemente, quello non era il giorno fortunato.
Eppure Richard non ne capiva il motivo.
O meglio: forse, lo intuiva, ma lo riteneva piuttosto improbabile.
Certo, non era fuori dal mondo e anche lui aveva letto i titoli dei giornali di tutta la settimana precedente. Continua la scia di omicidi. La polizia: forse una banda. Sparizioni improbabili e sempre di notte, cadaveri in bella mostra, assenza di altri indizi … non biasimava nessun poliziotto se in realtà nessuno sapeva che pesci pigliare. Ma ogni santissima volta che era accaduta una situazione del genere, i suoi amici erano sempre lì a riderci su e a berci qualcosa. C’era sempre qualcuno del suo quartiere in quel bar che si dava all’alcol ed era sempre pronto a fare quattro chiacchiere con lui.
Tranne quel giorno lì.
Ed erano ormai trenta minuti di ritardo.
Richard si mosse sulla sedia, fissando il tavolo senza tovaglia davanti a lui e il suo bicchiere vuoto. Cosa doveva fare? Chiamare i suoi amici e dire loro di sbrigarsi? Lasciar perdere? Tornare a casa, di nuovo tra i suoi figli?
Dalla finestra aperta, spirava un’arietta gelida che gli finiva dritta sul collo. Fuori, le tenebre erano calate del tutto e una sottile, impalpabile aria di mistero aleggiava nell’aria. Come se ci fosse qualcosa che non andava, ma lui non riusciva a capire cosa.
E detestava non riuscire a capire qualcosa.
Il barista aveva ormai smesso di pulire il bicchiere con lo straccio e lo guardava un po’ assonnato. Non si dissero una parola, ma era chiaro che il suo unico cliente quella sera stava per andarsene: Richard era stato fin troppo ottimista a venire al bar, quella sera. Avrebbe dovuto immaginarselo, in fondo. Magari c’era pure una bella partita in tv …
Si alzò, afferrando il manico del boccale.
E all’improvviso … senza preavviso, quasi aspettando il momento giusto …
 … la porta del bar cigolò.
Si stava aprendo.
Richard si sedette immediatamente, facendo sbattere il bicchiere sul tavolo per poi rialzarlo immediatamente alla salute dei suoi amici, venuti imperterriti contro i presagi dei giornali …
… fino a che non si accorse, in quel brevissimo istante in cui guardò il muro di fianco alla porta socchiusa, che l’ombra non era di nessuna persona che conosceva.
Non era di nessuna persona adulta, a dire il vero.
Era di un bambino, più o meno della stessa età di Jack o Tom.
Mille domande gli si affollarono in testa prima che potesse riflettere sulla questione. Cosa ci faceva un bambino in giro da solo per la città, quando neanche un adulto aveva il coraggio di venire al bar? E sua madre, dov’era? E suo padre? Dove si trovavano, quegli irresponsabili dei suoi genitori? Ma come diamine avevano cresciuto quel ragazzo? Così inutilmente indipendente, così precocemente autonomo, così …
… Bello.
Richard aveva smesso di pensare. Si era completamente dimenticato di avere un cervello.
Il fascio di luce rossastra delle lampade aveva illuminato il volto del nuovo venuto.
E lui non capiva più nulla. Non riusciva più a pensare a niente che avesse anche solo lontanamente senso.
Si ritrovò a fissare il volto di quel bambino, senza capire.
Era bellissimo.
Aveva corti capelli biondi, riccioluti, che gli scendevano morbidi lungo il viso rotondo e gli accarezzavano le guance paffute e gonfie come piccoli palloncini. I suoi grandi occhi neri guardavano lui, proprio lui, e Richard si sentiva onorato, quasi il prescelto … era lui che veniva onorato con quel fugace sguardo, perché era lui che si trovava in quel bar, quella sera … era il suo premio …
E nel vederlo, il ragazzino sorrise.
Un sorriso dolcissimo si stagliò sul suo piccolo viso, facendolo quasi risplendere di luce propria.
Richard ricambiò. Esterrefatto. Compiaciuto. Fiero di se stesso.
Avrebbe fatto qualunque cosa per accontentare quel ragazzo. Qualunque capriccio sarebbe stato esaudito.
Tutto pur di vederlo sorridere. Pur di vederlo ben disposto verso di lui, pur di vedere che lo amava.
Fece pochi passi e in un attimo era davanti a te. Aveva percorso quei metri in una frazione minuscola di secondo, e Richard aveva a malapena notato il movimento delle sue gambe. Ma cosa gli importava?
Si era avvicinato a lui, proprio a lui.
Fortunatamente ne aveva altri due molto peggiori, e ci sapeva fare con i bambini. Altrimenti, ne era sicuro, sarebbe rimasto imbambolato a fissarlo.
«Ehi, piccolo», gli disse, tendendogli una mano per scompigliargli i capelli. «Chi sei?».
Il bambino non gli rispose. Lo fissò e basta con i suoi imperscrutabili occhi neri, e questo bastava a scioglierlo.
Richard fece un risolino. «Ah, ma io lo so perché non rispondi. Hai paura, vero?». Non attese una risposta. «Ma non ti preoccupare, io sono qui per aiutarti. Menomale che mi hai incontrato. Perché sei in giro tutto solo, eh? Dov’è tua mamma?».
«È morta».
Finalmente sentì la sua voce. E fu la batosta finale.
Era come un’orchestra: vellutata, argentina, armoniosa. Ogni parola sembrava uscita da un diverso strumento musicale, e ogni sillaba era intrisa di musica, di tenerezza, di amore.
«Oh, quanto mi dispiace!». Non pensava a sua madre, in realtà. In fondo lei se lo meritava: doveva essere suo, un bimbo del genere. Lui non l’avrebbe abbandonato per strada, no; e invece si era ritrovato quei due scapestrati, quando bellezze della natura come quella davanti a lui erano sole e indifese. «C’è qualcosa che posso fare per te?».
«Io l’ho uccisa».
Richard quasi non prestò attenzione alla risposta. Le sue parole non lo toccavano, e non voleva crederci. Non poteva crederci. Dannazione, era soltanto un bambino! E per di più così bello  … no, una creatura così pura non poteva aver commesso un delitto così orrendo. Era inconcepibile, al di fuori del sensato. Al di fuori dell’umanità.
Doveva essere un gioco. Sì, sicuramente era così: uno scherzo di cattivo gusto che aveva imparato dai suoi amici cattivi. No, sicuramente non l’aveva inventato lui: l’aveva copiato, per farsi accettare dai suoi compagni che sicuramente lo maltrattavano perché era bello e solo … ah, lui li conosceva, i giovani …
«Vieni qui», gli sussurrò, prendendogli la mano. Lo avvicinò a sé con un delicato strattone. «Come sei freddo, poverino. Starai gelando. Vieni qui, ti abbraccio, così non sentirai più freddo».
Il bambino non oppose resistenza e lui allungò anche l’altro braccio, avvolgendolo intorno al delicato torace.
O almeno, al torace che pensava fosse delicato.
In realtà era durissimo come roccia.
E la pelle … non sembrava scaldarsi a contatto con la sua; al contrario: rigettava il calore.
Sembrava fatto di ghiaccio. Solo che non si sarebbe mai sciolto.
Ma in fondo che importava? Era solo un bambino!
Richard appoggiò la testa sulla sua spalla e sentì il collo del ragazzo torcersi verso di lui.
Chinarsi fino a toccargli la gola.
E due labbra, delicate e sottili come seta, si aprirono per dargli un delicato bacio.
Ecco, già gli voleva bene. Forse lo aveva scelto come suo genitore.
Lo avrebbe adottato. Sarebbe diventato amico di Jack e Tom, e avrebbe frequentato la loro scuola.
Si sentiva in Paradiso.
Il bacio insisteva, e Richard si accorse che le sue labbra non erano distanti dall’aorta.
Anzi, erano decisamente vicine.
Ma cosa poteva fargli? Era solo un bambino!
E poi era solo, aveva solo lui al mondo … chi mai avrebbe fatto male all’unica persona che poteva salvarlo?
L’ultima cosa che sentì furono due piccole punture sul collo, delicate, come se non volessero fargli male.
Forse, all’ultimo secondo, una piccola parte di lui capì che cosa stava realmente succedendo.
Ma non provò rabbia. Non voleva ancora crederci.
Era solo un bambino, dopotutto.



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*Angolino Autrice*
Boh, non chiedetemi perché: l'ultima volta che sono stata in montagna, ho visto una scena alla tv - forse di Walker Texas Ranger: i miei nonni ne sono appassionati - in cui c'era un bambino che usciva da un locale buio lasciandosi alle spalle un uomo chino su un tavolo scheggiato.
Mi è venuta in mente questa immagine in un lampo di ispirazione e me la sono segnata; e oggi, dopo molto tempo, finalmente l'ho scritta.
Chissà come mai nessuno tratta mai dei bambini immortali nelle fanfiction. Sono tutti interessati a quale ragazzo Bella possa farsi di più...
Vabbé, questa era solo una capatina nella saga di Twilight. 
Sì, lo so, ho un sacco di storie di Harry Potter che devo aggiornare. E lo farò, promesso.
Però me la lascereste una recensione? ^_^ Piccola piccola!
Vabbé, niente, vado a nanna. Ciao a tutti!

PS: la citazione all'inizio è tratta da Breaking Dawn, capitolo 2, pagina 42.

 
   
 
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