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Autore: Marti Lestrange    31/10/2013    5 recensioni
[STORIA SOSPESA]
"Once Upon A Time" incontra uno dei miei film preferiti, "Practical Magic", e ne nasce "Sisters Of The Moon", la mia personale reinterpretazione del film ma con i nostri amati personaggi del telefilm.
Emma e Ruby Owens sono sorelle e lottano contro un'antica maledizione. Magia, amore, misteri e una morte che le tormenterà. Riusciranno le nostre sorelle a sconfiggere il male ed essere felici?
[La storia partecipa all'iniziativa "Once Upon A Halloween" sul gruppo Facebook OUAT.]
Dalla storia:
{Emma non capiva. Se l’amore è la forza più potente e bella dell’universo, perché la gente soffre in suo nome? Se davvero l’amore ti rende leggero, ti fa sorridere e ti rischiara il cuore, perché rischiamo di rompercelo? Perché una cosa così bella porta così tanta sofferenza e angoscia? Non sapeva darsi una risposta e sperava che il destino le avrebbe riservato una vita senza amore, se questo voleva dire non soffrire più.}
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, August W. Booth/ Pinocchio, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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*Sisters of the Moon*
 
Prologo
 
 

“I frutti avvizziscono, il bacio muore e il tempo scorre;
Tu ti nutri di un perpetuo alito,
E vivi dopo infiniti tormenti,
Ed esci fresca dai baci della morte;
Di languori riaccesi e rianimati,
Di delizie sterili e impure,
Di cose mostruose e infeconde sei la pallida
E velenosa regina”.
*Algernon Charles Swinburne, “Dolores”.
 
 

C’era un tempo in cui essere speciali voleva dire essere strane. Forse, a ben pensare, ancora oggi è così. Tutto ciò che sconfina nella bizzarria e nell’immaginazione viene condannato o bollato come strampalato, o semplicemente rifuggito.
Attenzione a dove collochi le piante in giardino, il tuo vicino potrebbe trovarlo strano. Stai attenta a girare a piedi scalzi nell’erba, perché qualcuno potrebbe vederti e considerarti… come dire… strampalata? Pazza? O semplicemente fuori di testa? Può darsi. Anzi, diciamo di sì.
C’era un tempo in cui essere speciali ti portava dritto dritto alla morte, senza tappe intermedie. E forse è questa la bellezza di questi strani tempi moderni: nessuno ti viene a prendere a casa, armato di torce e forconi, e nessuno ti conduce sulla forca, con l’accusa di stregoneria. Le nostre antenate sono morte, a migliaia. E tutte quelle morti hanno avuto un prezzo per coloro che le hanno commissionate. Nessun delitto è rimasto impunito, nessuna perdita non ha ottenuto una vendetta e nessun affronto un monito.
C’era un tempo in cui la mia ava, Maria Owens, ha sconvolto le folle dei benpensanti e dei religiosi e ha compiuto la più grande delle magie. Si è tenuta stretta la sua vita ed è scappata via, vento tra i capelli e un po’ di polvere di stelle. La corda si è spezzata e il tempo ha ripreso a battere. È bastato un battito di ciglia e Maria non c’era più. Andata. Sparita. Persa. Nessuno la rivide mai più, a Salem.
C’era un tempo in cui Maria Owens, sola e sperduta su un’isola selvaggia e impervia, con il mare violento che le consumava il cuore e un amore perduto per sempre, ha compiuto il più grande dei sacrifici: una vita per una vita. La morte ha preso la sua anima e ha lasciato vivere sua figlia, colei che ha continuato la stirpe delle Owens, fino ai giorni nostri. Prima di morire, il cuore di Maria si è spezzato e la magia ha lasciato per sempre il suo corpo, e un incantesimo, echeggiante nei secoli a venire come una maledizione, incombente e oscura, ha spirato dalle sue labbra. Nessuna donna della famiglia Owens avrebbe più sofferto per amore.
C’era un tempo in cui Maria Owens, prima del suo nome e strega di Salem, ha decretato la condanna della sua stirpe. Nessun uomo sarebbe più riuscito ad amare una di noi. Una Owens.
Mai più.
 
 
* * *
 
 
*Storybrooke, Maine - 7 giugno 1995
A volte la morte ti trova preparata. Quando qualcuno che ami è malato da tempo, sai che prima o poi, da un giorno all’altro, potrebbe andarsene e lasciare questo mondo. E lo capiresti. Capiresti che fa tutto parte dell’armonia universale, in un grande ciclo senza fine. Nascita, crescita, maturità, vecchiaia. Morte. Versi lacrime su lacrime, sei disperata, soffri, ma il fatto che la morte non ti abbia colta di sorpresa fa di te una persona forte.
Altre volte - le peggiori - la morte semplicemente ti coglie di sorpresa. La mattina ti alzi, vai a scuola, segui le lezioni, pranzi alla mensa e poi vieni scelta per prima durante la partita di lacrosse pomeridiana. Sei felice. E poi prendi lo scuolabus e torni a casa e tutto il tuo mondo ti crolla addosso. Devi essere forte, Emma, ti dicono quando arrivi. La casa è sottosopra, senti le urla di tua madre dal piano di sopra e la tua vicina di casa ti stringe al seno e ti culla tra le sue braccia grassocce. Riesci a pensare solo a Ruby. A tua sorella. Anche lei è stata colta di sorpresa. Anche lei fissa tutti con occhi sbarrati, incredula. Ancora non capisce cosa è successo. Non per davvero.
E poi realizzi. Poi tua madre scende le scale e tu realizzi. Tuo padre. Morto. Un incidente stradale. Stroncato nel bel mezzo della sua vita. Te lo hanno portato via, Emma. E allora crolli. Cadi a terra e le lacrime cominciano a rigarti le guance, bollenti. Ruby ti si avvicina e le vostre lacrime si mischiano. Le stesse lacrime, lo stesso sangue, la stessa magia. L’albero in giardino perde tutte le foglie e il cielo fuori diventa scuro. La natura riflette la vostra anima. La morte invade il mondo.
E poi, proprio quando l’universo sembrava essersi raddrizzato e le giornate avevano ripreso a scorrere relativamente normali, tutto crolla un’altra volta. E di nuovo tutti ti dicono di essere forte, Emma Owens. Devi essere forte, sai? La tua mamma non si è mai più ripresa e la morte è stata forse la medicina migliore per il suo cuore spezzato.
No, pensi. Non è vero. Non è possibile. È soltanto un incubo. Ti sveglierai e tutto sarà tornato come prima. Tua madre aspetterà te e Ruby in cucina, con una torta pronta, appena uscita dal forno, e ve la gusterete fuori sotto il portico, con un bicchiere di tè freddo. E guarderete il tramonto tingere di rosso le nuvole.
E invece è tutto vero. È così dannatamente reale che lo stomaco ti si stringe e le forze ti abbandonano. Cadi un’altra volta. E un’altra volta, Ruby è con te. Siete delle Owens, in fondo la morte è sempre stata una fedele compagna della vostra famiglia.
Il giorno dopo il funerale partite, lasciate per sempre casa vostra. Salite su un’automobile scura, che vi scarica di fronte ad una vecchia casa in legno chiaro. Anche lì c’è un portico, e una torre, e i vetri colorati. E un grande giardino tutto intorno. Ruby ti stringe la mano, mentre con l’altra tieni stretta la valigia che contiene tutto il tuo mondo. Percorrete il vialetto e due figure vi attendono davanti alla porta di casa, lunghi vestiti, perline colorate e sorrisi amorevoli.
- Emma, Ruby, piccoli tesori - sussurra una delle due. L’altra continua a sorridere. - Venite, entrate. Io sono zia Frances.
- E io zia Bridget. Ma potete chiamarmi soltanto Jet - aggiunge l’altra donna.
La casa è bellissima, spaziosa, e profuma di cannella e incenso. Entrate e quelle che sono le zie della mamma vi fanno sedere su uno dei morbidi divani del salotto. Lasciate le valigie nell’ingresso, proprio accanto alla scala.
- Povere piccole - commenta zia Jet portandosi una mano alla bocca e osservandovi amorevolmente.
Ruby continua a stringerti la mano, in silenzio. Osservi una piantina in un vaso, un bocciolo non ancora nato. Distogli lo sguardo quando zia Frances ti si siede accanto e nemmeno ti accorgi che adesso in quel piccolo vaso c’è un fiore.
- In questa casa si mangia torta al cioccolato per colazione - comincia la donna sorridendovi - e nessun problema con piccole cose sciocche come l’andare a letto presto o lavarsi bene i denti. Qui sarete semplicemente voi stesse, bambine.
- Sarete delle Owens - aggiunge Jet.
Le osservi, prima una e poi l’altra e poi, per la prima volta da giorni, senti che andrà tutto bene. Ti giri verso Ruby e le sorridi. Lei ricambia e una luce obliqua le colpisce il viso.
Andrà tutto bene, Emma.
 
 
* * *
 
 
 
 
 
 Capitolo uno
If You Ever Did Believe
 
 
 
*Storybrooke, Maine - 1 giugno 1998
Emma e Ruby stavano facendo incantesimi, quella sera. Ruby aveva imparato ad accendere una candela con la forza del pensiero, semplicemente osservandola. Le zie avevano applaudito, entusiaste. Stavano mangiando torta al cioccolato e Ruby aveva tutta la bocca sporca. Era buffa.
Qualcuno aveva bussato con insistenza alla porta a vetri della cucina. Grattava con le unghie sul vetro e ad Emma erano venuti i brividi. Le zie si erano guardate e poi zia Frances aveva intimato loro di uscire dalla cucina e filare in camera.
- Andate a letto, bambine. Riprenderemo la lezione domani, d’accordo?
Ruby aveva sbuffato. Era sempre stata quella più impaziente delle due. Era curiosa e avrebbe voluto imparare tutti gli incantesimi del libro delle zie in una giornata. Era impaziente e testarda, proprio come la mamma.
Le due sorelle si sedettero sulle scale, nascoste nell’ombra, troppo curiose per fare quello che era stato loro detto. Qualcuno era venuto per una magia. E non se la sarebbero persa per nulla al mondo, anche se avrebbe significato incorrere nei rimproveri delle zie, se le avessero scoperte.
La donna che aveva bussato era grassoccia e spettinata. Aveva pianto, come dimostravano i suoi occhi rossi e gonfi. Le zie non le fecero domande, forse perché sapevano già tutto.
- Sai che non si gioca con la magia, Adelaide - disse zia Frances, severa.
- Non mi importa. Lo voglio troppo. Lo amo - replicò l’altra.
Quello che seguì fu piuttosto vago. Emma non riusciva a capire quello che le zie facevano. Davano loro le spalle e la donna chiamata Adelaide - che si rivelò essere la fornaia, come le suggerì Ruby - era seduta di fronte a loro, le mani strette sul tavolo. Solo quando tirarono fuori un piccione e procedettero a trapassarlo da parte a parte con un lungo ago e il suo sangue zampillò sul piano in legno, Emma nascose la faccia sulle ginocchia di Ruby, troppo disgustata e sofferente per guardare oltre. Sua sorella, invece, osservava imperterrita tutto il procedimento, incantata.
- Spero di non innamorarmi mai, spero di non innamorarmi mai, spero di non innamorarmi mai - sussurrò Emma, e lo ripeté tra sé e sé come un incantesimo. Ruby le carezzava i capelli biondi.
- Io invece non vedo l’ora di innamorarmi - replicò a bassa voce.
Emma non capiva. Se l’amore è la forza più potente e bella dell’universo, perché la gente soffre in suo nome? Se davvero l’amore ti rende leggero, ti fa sorridere e ti rischiara il cuore, perché rischiamo di rompercelo? Perché una cosa così bella porta così tanta sofferenza e angoscia? Non sapeva darsi una risposta e sperava che il destino le avrebbe riservato una vita senza amore, se questo voleva dire non soffrire più.
 
 
* * *
 
 
*Storybrooke, Maine - 21 giugno 1998
- “Sentirà il mio richiamo ad un miglio di distanza, e fischierà la mia canzone preferita. Sa cavalcare un pony all’indietro…”
- Che stai facendo?
Ruby entrò nella serra, stringendo tra le braccia il suo gatto preferito, Ecate. Emma staccò un petalo di asfodelo e tornò al suo incantesimo.
- Sto invocando una formula magica, che si chiama “Amas Veritas” - replicò. - “Sa rovesciare le frittelle in aria” - e staccò un petalo di rosa bianca. - “È meravigliosamente gentile e la sua forma preferita… - Emma fece una pausa - sarà una stella”.
La bambina staccò delicatamente una fiore di gelsomino e lo osservò al chiarore della luna.
- “E avrà… un occhio verde…” - e prese una foglia di menta da un piccolo vaso - “e uno blu” - concluse prendendo un petalo di aconito azzurro acceso. Si allontanò dalle piante e sentì i passi di Ruby dietro di lei, che l’ascoltava e la seguiva con attenzione.
- Credevo non volessi innamorarti - disse la sorella.
- Questo è il punto - rispose Emma voltandosi verso Ruby. - L’uomo che sogno non esiste. E se lui non esiste, non mi si spezzerà mai il cuore.
Ruby seguì la sorella fuori, sulla terrazza. Emma sollevò in alto il piccolo recipiente nel quale aveva raccolto i fiori e le piante per l’incantesimo e si concentrò sul suo contenuto, che poco dopo cominciò a salire verso il cielo in lente spirali. I petali si sparsero nel vento, volando lontano, verso la luna piena.
Se lui non esiste, non mi si spezzerà mai il cuore.
 
 
* * *
 
 
*Storybrooke, Maine - 1 settembre 2003
- Emma! Emma!
Emma era poggiata alla portafinestra di camera sua, una felpa a riscaldarla e ripararla dai venti che soffiavano dal mare. Osservava la notte. Si voltò in tempo per vedere sua sorella Ruby, una minigonna mozzafiato e una corta maglietta rossa, entrare come un tornado in camera, un borsone stracolmo gettato sopra una spalla. Quello era il periodo delle ciocche rosse, che coloravano i suoi lunghi capelli scuri. Erano molto diverse, lei e Ruby. Sua sorella aveva preso da sua madre: capelli neri, viso aggressivo, sorriso malizioso. Emma invece somigliava di più a suo padre: bionda, forte e razionale. Suo padre aveva sposato comunque sua madre, nonostante lei fosse “strana” e “stramba” e in qualche modo diversa. Diversa ma speciale, come le diceva sempre quando le raccontava del loro primo incontro. Ho sempre saputo che tuo madre era quella giusta. Da subito.
Emma sorrise tra sé e sé, mentre Ruby, ansimando, lanciava fuori dalla finestra il pesante borsone, che cadde tra le braccia di Victor, il suo attuale fidanzato, lanciatore nella squadra di lacrosse della città e autentico pezzo di merda. Ma Emma se lo tenne per sé.
- Emma, tu non hai idea - sussurrò Ruby scandendo per bene le parole.
- Ruby, che stai facendo? - le chiese Emma.
Sua sorella, in tutta risposta, ridacchiò e scavalcò la ringhiera del piccolo balcone, sporgendosi all’esterno.
- Odio stare qui. Voglio andare dove… - fece una pausa e lanciò un’occhiata alle stelle - dove nessuno ha mai sentito parlare di noi.
- Mi sento come se non ti rivedrò mai più.
- Certo che mi rivedrai. Invecchieremo insieme. Saremo tu e io, vivremo in una grande casa, due vecchie galline con un sacco di gatti. Cioè, scommetto che moriremo perfino lo stesso giorno.
- Prometti? - sussurrò Emma.
Ruby si voltò e si rivolse a Victor, che l’aspettava di sotto. - Hey, Victor! Passami il coltello, tesoro!
Ruby lo afferrò al volo e lo aprì. Dopo di che, spalancò il palmo della sua mano destra e si incise la pelle. Il sangue affiorò in superficie, caldo e rosso. Poi prese la mano sinistra di Emma e fece lo stesso. Emma si lasciò sfuggire un lamento. Si guardarono e poi unirono i palmi, il loro stesso sangue unito.
- Il mio sangue, il tuo sangue - sussurrò Ruby. - Il nostro sangue.
Le due si abbracciarono strette.
- Ti voglio bene, pazzoide - disse Emma contro i suoi capelli.
- Ti voglio bene anche io - replicò Ruby sorridendole.
Poi le rivolse un ultimo sguardo e si lasciò cadere sull’erba. Victor la prese al volo, se la caricò sulla schiena e, ridacchiando, Ruby la salutò con la mano e sparì nella notte.
Emma la guardò andare via, uno spirito finalmente libero di volare. Una lacrima solitaria le scese lungo la guancia, per poi essere asciugata dal vento.
 
 
* * *
 
 
*Storybrooke, Maine - 4 maggio 2004
- Ho ricevuto una cartolina da Ruby - disse Emma fermandosi davanti al banco del pesce. Lei e le zie stavano passeggiando e facendo la spesa al mercato di Storybrooke, che veniva allestito ogni mattina, dal lunedì al sabato, nella zona antistante al porto.
Zia Frances tornò sui suoi passi e sbirciò la cartolina, sulla quale un ameno paesaggio di palazzi e grattacieli faceva bella mostra di sé sotto la scritta “Miami”. Zia Jet osservò la scena da dove si trovava, le mani giunte sotto il suo solito cesto in vimini per la spesa.
- Be’, non si può dire che non si stia divertendo - commentò Frances borbottando.
Emma ripose la cartolina al sicuro nella borsa che portava a tracolla e si sistemò meglio gli occhiali scuri sul naso. Odiava Storybrooke, con le sue ipocrisie e acidità e c’era sempre qualcuno pronto a spettegolare sulle Owens, soprattutto quando uscivano di casa con i loro strambi abiti, senza trucco e spettinate. Alcuni semplicemente facevano finta di non vederle, pensando che non esistessero affatto. Le piaceva nascondersi dietro i suoi occhiali, non faceva che alimentare le dicerie sulle loro stranezze, e la cosa la divertiva.
- Quanto mi manca - commentò Emma sospirando.
- Lo so, bocciolo di rosa, lo so - disse zia Jet amorevolmente carezzandole una guancia quando Emma l’ebbe raggiunta. Proseguirono per il mercato in silenzio.
Emma avrebbe dato qualsiasi cosa per andarsene via. Qualcosa la tratteneva, però. Forse le zie e l’amore che provava per loro. Forse la magia, che la teneva legata a quel luogo. O forse la consapevolezza che lei e Ruby si sarebbero perse per sempre, se anche lei fosse fuggita via. Ruby avrebbe sempre potuto tornare a casa, da lei. Emma ci sarebbe sempre stata. Infine, qualcosa di più forte della magia la legava a Storybrooke, anche se non sapeva ancora che cosa.
Emma distolse lo sguardo da alcune fragole rossissime e incrociò quello di Neal Cassidy, il garzone del fruttivendolo. Stava scaricando alcune casse di mele verdi dal camion e i muscoli erano tirati sotto la t-shirt attillata e umida. Portava un buffo cappellino e aveva la barba incolta. Era sporco e sudato, ma Emma non l’aveva mai trovato più bello. Okay, forse aveva sempre avuto un debole per Neal, sin dai tempi della scuola, quando lui frequentava le classi più avanzate e nemmeno la guardava.
Il ragazzo sembrò captare il suo sguardo e alzò gli occhi dalle mele per posarli su di lei. Si guardarono per un lungo istante, durante il quale tutti i rumori del mercato sparirono e rimasero solo loro due, cristallizzati in quel momento.
- Emma, tesoro.
Emma distolse lo sguardo da Neal e lo posò su zia Jet, che le stava accanto.
- È da alcuni minuti che ti chiamiamo - continuò la zia. - Stai bene?
- Sì - rispose lei scuotendo la testa. - Sì, certo.
- Ti volevo dire che zia Frances e io dobbiamo dare una cosetta alla signora Blanchard. Sai, per quei suoi problemi di mal di testa… Torniamo tra un momento, d’accordo?
Emma annuì, lanciando un’occhiata alle sue Converse gialle sbiadite.
- Fate con calma. Io faccio un giro.
Zia Jet le sorrise e si allontanò. La “cosetta” era di sicuro una delle pozioni curative a base di erbe che le zie preparavano nella serra. Anche Emma sapeva prepararne parecchie, ma aveva ancora tanto da imparare. Un sacco di gente in città si rivolgeva loro per curare alcuni piccoli acciacchi o fastidi. E le sorelle Owens sapevano essere discrete.
Emma guardò la zia allontanarsi e poi si girò nuovamente verso il camion, ma Neal Cassidy non c’era più. Si guardò intorno, cercandolo, ma non lo vide da nessuna parte, così sospirò e continuò il suo giro. Comprò un mazzolino di violette dalla signora Waters, la fioraia, che le riservò un bel sorriso gentile. Era una delle poche che considerasse tutte loro esseri umani normali. Anzi, Aurora, la figlia, era persino una delle poche, buone amiche di Emma lì a Storybrooke.
- Passa una buona giornata, Emma cara! - esclamò la donna.
- Grazie, signora Waters, buona giornata a lei - rispose Emma ricambiando il sorriso.
Si portò le violette al naso, per aspirare il loro buon profumo e, una volta giratasi per proseguire la passeggiata, si ritrovò davanti proprio Neal Cassidy.
- Ciao!
- Ciao - replicò lei, stupita.
- Emma, giusto? - le chiese alzando le sopracciglia, incerto.
- Emma, sì.
- Ti ho vista, prima. Cioè… ti ho guardata - cominciò Neal. - Mentre scaricavo il camion. Tu stavi in piedi di fronte al banco.
Emma annuì, trattenendo un sorriso. Dove voleva arrivare?
- Insomma, mi guardavi anche tu o… o no?
Neal Cassidy non sapeva cosa fare? Possibile? Si diceva in giro che fosse famoso tra il genere femminile per le sue doti da conquistatore.
- Ti guardavo… - rispose Emma. - Forse.
Il viso di Neal si aprì in un sorriso.
- Forse? - ripeté.
- Forse - confermò lei sorridendogli.
Neal continuò ad osservarla, sorridendo come un ebete.
- Cassidy! Hey, torni al lavoro?
Neal si girò. Il suo capo, il signor French, lo chiamava da dietro il banco della frutta.
- Devo tornare al lavoro, adesso - disse tornando a guardare Emma. - Ci vediamo in giro, Emma?
- Forse - rispose lei. - Ciao, Neal Cassidy.
Neal la guardò, forse stupito che lei sapesse il suo nome. In fondo, non si erano mai nemmeno salutati, durante gli anni del liceo. Neal sembrava sempre essere un passo avanti a lei, troppo in alto per vederla. Anche se, pensandoci, un po’ tutti conoscevano Neal Cassidy, a Storybrooke. Così come tutti conoscevano le Owens.
 
 
* * *
 
 
 
Storybrooke, 14 maggio 2004
 
 
Cara Ruby,
ti avevo scritto di Neal e del nostro incontro al mercato, dieci giorni fa. Ci siamo rivisti, due giorni dopo, all’ufficio postale. Io stavo imbucando la lettera per te, nella quale ti ho raccontato di lui. Penso sia stato un evidente segno del destino, per quanto io mi rifiuti di crederci. Tu invece adesso probabilmente starai ridendo, a pensare al mio scetticismo. Una strega scettica: sono la vergogna della nostra stirpe.
Tornando a Neal, ci siamo rivisti. È stato molto carino, mi ha chiesto di te, come stavi, se avevamo notizie. Mi ha chiesto come stavo, cosa che non fa praticamente nessuno, a parte te e le zie. Ed Ecate quando mi guarda dal divanetto sotto la finestra. Alla fine ci siamo ritrovati a parlare di tutto e di più, seduti su una panchina. Abbiamo mangiato un gelato e abbiamo riso come pazzi. Si comporta diversamente dalla sua nomea, con me. Tutte le oche a scuola dicevano che era sempre pronto a saltarti addosso, già al primo appuntamento - non che il nostro si possa considerare un appuntamento, ci siamo incontrati per caso, in fondo. Dicevano che si comportava da perfetto “Casanova”, insomma. Invece con me è stato gentile e in qualche modo se stesso. Sai che sento se qualcuno mi sta mentendo, e lui è stato sincero, per tutto il tempo.
Infine, ieri pomeriggio, stavo curando il giardino, come faccio sempre. Sai che mi aiuta a riflettere. E poi è successa una cosa strana. All’improvviso, ho capito che lo avrei dovuto baciare. Neal. L’ho capito in modo folgorante, e quel pensiero mi ha colta senza avvertirmi. Mi sono alzata, senza nemmeno levarmi la terra dalle ginocchia, e sono corsa via. La zia Frances mi ha anche chiamata, ma non penso di averla sentita. Sono corsa a perdifiato fino in città e lui era lì. Stava rimettendo a posto le casse dopo il mercato. Era ancora più bello di come lo ricordassi. E poi si è girato, e ci siamo guardati, e penso che lui abbia sentito la stessa cosa, perché abbiamo cominciato a correrci incontro, Ruby, lungo la Main Street, con tutta la gente intorno. Non me ne importava, in quel momento. Non mi importava di nessuno. Ci siamo baciati, Neal mi ha presa in braccio, ed è stato bellissimo. Una scarica elettrica ha percorso il mio corpo e credo - per la seconda volta - che anche a Neal sia successo lo stesso. Ho capito che sarebbe stato quello giusto. Ora lo so. Credi che sia innamorata, Ruby? Non so niente, so solo che sono felice.
E tu, invece? Raccontami tutto, voglio sapere di Miami.
 
 
 
Sempre tua, Emma.




 

NOTE
 
  • “Sisters of the Moon” è l’omonimo titolo di una canzone dei Flatwood Mac.
  • Ho conservato il nome originario di Maria Owens, che compare nel film, così come il cognome, in modo da renderlo unico sia per Emma sia per Ruby.
  • Il primo pezzo del prologo riprende la scena del film, nella quale Maria scappa alla condanna a morte, spezzando la corda, e involontariamente lancia la maledizione sulla famiglia Owens. La narrazione è di Emma.
  • Il secondo pezzo del prologo narra della morte dei genitori di Emma e Ruby. Il padre muore in seguito alla maledizione di Maria, per via del suo amore per una Owens, mentre la madre muore di dolore, come conseguenza all’incidente. Emma e Ruby vanno a vivere con le zie - prozie, in realtà - Frances e Jet, a Storybrooke, che ho deciso di mantenere come luogo di svolgimento delle vicende.
  • “If you ever did believe” è l’omonimo titolo di una canzone di Stevie Nicks, facente parte della colonna sonora di “Practical Magic”. Vi consiglio di ascoltarla, è favolosa.
  • Il dialogo tra Emma e Ruby sulle scale è ripreso direttamente dal film. Se non si fosse capito, le zie fanno un incantesimo d’amore per la fornaia Adelaide.
  • Il dialogo tra Emma e Ruby nella serra è ripreso direttamente dal film, così come l’intera scena.
  • Victor è proprio il dottor Whale. Piccolo accenno alla mia adorata Frankewolf.
  • Il dialogo tra Emma e Ruby sul balcone è liberamente ispirato al film, mentre l’intera scena è piuttosto simile, se non identica.
  • Blanchard: la mamma di Mary Margaret.
  • Waters: cognome per il quale ringrazio GRR Martin e le sue Cronache, che sono sempre fonte di ispirazione. Inoltre, l’Aurora citata è proprio la nostra principessa Aurora, alla quale ho dato il cognome Waters. Risentirete parlare di lei.
  • French: è proprio la famiglia French, sì, la famiglia di Belle. Anche lei riapparirà.
  • L’incontro tra Emma e Neal è liberamente ispirato al film, così come la passeggiata di Emma con le zie, l’arrivo della cartolina e gli sguardi con il fruttivendolo. La conversazione tra loro è inventata.
  • Il bacio che Emma narra a Ruby nella lettera è ripreso dal film, nel quale Sally - la protagonista, controparte di Emma - sta facendo giardinaggio, poi si alza e si reca in città, dove corre incontro a Michael - cioè Neal.
 
 
Ebbene, eccomi qui con questa nuova avventura. È nato tutto per colpa - o per merito? devo ancora decidere - dell’evento organizzato sul gruppo Facebook OUAT, cioè “Once Upon A Halloween”. Avrei dovuto scrivere una semplice shot e invece mi ritrovo imbarcata con questa specie di mini long. Povera me! È che l’idea è arrivata folgorante, come avrei potuto abbandonarla?
 
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia in qualche modo incuriosito. Saranno in tutto otto capitoli più un epilogo, non tantissimi, dai. Ce la posso fare a concluderla XD
 
Se desiderate spoiler e anticipazioni oppure fare domande, guardare foto o semplicemente fangirlare in compagnia, questo è il mio gruppo Facebook: 

https://www.facebook.com/groups/159506810913907/
Qui invece il mio profilo: https://www.facebook.com/marti.lestrange
 
 
Ringrazio vivamente le ragazze che mi hanno appoggiata in questo progetto e che sono sempre tanto entusiaste, e Alice, che ha creato questo splendido banner in versione Halloween <3
 
 
Alla prossima, Marti
 

 
 
   
 
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