Non ci poteva credere.
Eppure era proprio vero.
Lo aveva preso.
Lupin III era nelle sue mani.
Zenigata sorrise, infilando le mani nelle ampie tasche del suo pastrano e tornando ad osservare il cielo plumbeo che minacciava pioggia.
Ogni volta che andava a trovarlo (e succedeva spesso, perché voleva controllare con i suoi occhi che non scappasse) si specchiava nello sguardo ferino del ladro e si sentiva ribollire il sangue nelle vene.
Perché continuava a pensarci?
Perché aveva bisogno continuamente di vederlo?