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Autore: lostgirl    01/11/2013    1 recensioni
Dopo l'arrivo del branco degli alfa a Beacon Hills e dopo il Darach, Scott deve affrontare nuove minacce e Deaton gli suggerisce di crearsi un nuovo branco. Tessa e Niki saranno le due nuove beta che aiuteranno Scott e gli altri ad affrontare nuove misteriose creature magiche, tra nuove amicizie e nuovi amori.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le parole di Deaton lo tormentavano. Dopo la morte di Jennifer, Scott era quasi tornato alla sua vita normale: andava a scuola la mattina, passava i suoi pomeriggi al lavoro e il tempo libero lo divideva tra i suoi amici e la famiglia, ma nonostante tutto non poteva mettere da parte il fatto di essere un licantropo, il fatto di essere diventato un vero alfa e ciò che Deaton gli aveva detto quel pomeriggio lo stava mettendo in una brutta posizione.
Sapeva benissimo che a causa di quello che avevano fatto lui, Stiles ed Allison per salvare i loro genitori, presto qualcosa di nuovo sarebbe successo e che avrebbero attirato a Beacon Hills altre creature strane ma in quel momento gli sembrava tutto normale: sua madre era a casa sana e salva; suo padre era tornato e anche se né lui, né sua madre l'avevano perdonato, lui era a casa e tutto era tornato esattamente come prima che lui andasse via; i suoi amici stavano bene e anche se gli dispiaceva che Derek fosse andato via da Beacon Hills, cercava di essere felice per lui e continuava a sperare che anche lui trovasse un po' di pace altrove.

Scott in quel momento era sereno. Cercava di essere positivo sempre su tutto, ma sapeva che Deaton aveva ragione. Non poteva affrontare le nuove minacce da solo. Non ora che Derek era andato via. Non poteva contare solo sulle forze di Isaac e non poteva chiedere tanto a Stiles, Allison e Lydia: loro erano il suo branco in un certo senso, ma erano pur sempre umani e più “deboli”.
Deaton gli aveva chiesto di crearsi un branco vero e proprio: ne aveva bisogno, aveva detto, e lui di Deaton si fidava ciecamente. Sapeva che aveva ragione, ma non voleva trasformare nessuno anche se un pensiero gli si stava velocemente infilando in testa. Balzò giù dal letto in un nanosecondo e si precipitò alla porta, per dirigersi verso la stanza degli ospiti che ormai era diventata di Isaac, bussò ed entrò senza aspettare la risposta dell’amico.
- Credo di aver trovato una soluzione. -
Isaac si voltò verso di lui ed annuì, sorridendogli. - Cosa farai? -
- Deaton ha ragione, ho 17 anni e ci saranno milioni di nuove minacce nella mia vita da affrontare ed io ho bisogno di più beta nel mio branco. -
- Quindi trasformerai qualcuno. -
Scott ci pensò ancora un attimo, come se la risposta che stava per dare all’amico fosse la sua decisione finale, come se non potesse cambiarla più. Infine annuì, perchè quel pensiero che gli si era infilato in testa gli piaceva. Scott non voleva mordere nessuno perchè non voleva condannare qualcuno a vivere quella vita: l’essere un licantropo aveva sì, i suoi vantaggi, ma portava pericoli costanti e ogni giorno erano in pericolo di vita, ma Scott aveva qualcuno in mente per il suo branco e più ci pensava e più l’idea gli piaceva.
Scott si assicurò che non ci fosse suo padre in giro e chiuse la porta, poi si avvicinò all’amico. - L’ospedale, Isaac. Mia madre ha a che fare con gente che sta male, gente che rischia di morire, tutti i giorni… Non so perchè non ci ho mai pensato ma io posso salvare qualcuno. -
- Erica e Boyd sono morti comunque. Hanno avuto la loro possibilità, ma sono morti… -
- Lo so. Ma Derek ha spiegato a cosa andavano incontro, quando li ha morsi, lo hai detto tu per primo. E loro  hanno detto di sì comunque... - Si fermò un attimo e Isaac capì che la decisione che aveva preso Scott era stata difficile per lui.
Quando Derek era andato via, Isaac era rimasto solo di nuovo. Non aveva intenzione di seguirlo e si era ritrovato senza alfa, quindi aveva chiesto subito a Scott di poter far parte del suo branco: il ragazzo gli era quasi scoppiato a ridere in faccia, ma alla fine gli aveva risposto che anche se era stato Derek a morderlo lui era parte del suo branco dal momento in cui aveva deciso di fidarsi di lui, la sera della partita in cui Gerard li aveva minacciati.
- Se trasformerò qualcuno, io darò la vita per loro. Il mio unico obiettivo sarà quello di proteggerli fino alla fine dei miei giorni, dovessi morire io. -
Isaac sapeva di essere incluso in quel discorso quindi si limitò ad abbassare la testa, a sorridere e ad annuire. Poi si alzò e prese la sua giacca di pelle, se la infilò e guardò l’amico. - Hai già quacuno in mente? -
Scott pensò ad una delle cene con sua madre di qualche mese prima e poco dopo annuì di nuovo. Senza aggiungere altro si voltò ed uscì dalla stanza, seguito da Isaac.

“Salvare chi non ha alternative”.
 

Tessa
 

Le pareti bianche, le lenzuola dello stesso colore, l’odore di diversi prodotti chimici, i suoi genitori che la guardavano con le lacrime agli occhi e che piangevano la sua morte quando lei era ancora in vita, lo sguardo addolorato dei medici, il suo riflesso pallido allo specchio, le guance scavate, la forza che la abbandonava sempre di più e le fitte di dolore che le tormentavano il corpo e le impedivano persino di muoversi, a volte: due anni prima, Tessa non aveva neanche voluto sapere che tipo di malattia le avevano diagnosticato. Si era solo limitata ad acconsentire a tutte le cure possibili, a starsene tranquilla nella sua stanza d’ospedale durante i cicli di chemioterapia e a sperare che un giorno tutto sarebbe finito e lei sarebbe potuta tornare ad una vita normale. E invece ora, a diciassette anni, Tessa continuava a guardarsi allo specchio, quasi spaventata dall’immagine che aveva davanti, consapevole che tutto stava per finire davvero. Nel peggiore dei modi, però.
- Continua a non rispondere a nessun tipo di cura. Abbiamo provato tutto ciò che era a nostra disposizione, ma il suo corpo continua a peggiorare. Mi dispiace tanto, ma non c’è altro… - Persino la voce del dottore era rotta dal pianto quando era entrato nella sua stanza per dare l’annuncio. Gli occhi dell’infermiera vicino a lui erano pieni di lacrime, mentre cercava di consolare sua madre e mentre suo padre stringeva le mani di Tessa seduta sul bordo del letto.
Due anni e lei non aveva mai voluto sapere, e continuava a non volerlo sentire, il nome della malattia che le stava facendo tutto quello. Non voleva sapere cosa la stava distruggendo giorno per giorno.

Quel giorno Tessa aveva insistito per far tornare a casa i suoi genitori, convinta a voler rimanere sola per un po’, ma non appena fu realmente sola il panico l’assalì violentemente. 
Per la prima volta da quando le avevano detto che non aveva più scampo, tutto le sembrò reale: uscì dalla sua stanza e rimase a guardare da lontano la sala d’aspetto dell’ospedale terrorizzata. Ciò che aveva davanti le faceva male più di qualsiasi altra cosa: le faceva male vedere il ragazzo che abbracciava la sua ragazza nella sala d’aspetto, sapendo che lei non avrebbe mai vissuto momenti così;  le faceva male vedere una bambina che aspettava seduta sulle gambe della madre, perchè sapeva che lei non avrebbe mai potuto essere al posto di quella donna e non avrebbe mai potuto stringere sua figlia. Sapere che le mancava poco tempo e che non avrebbe potuto fare molte cose era all’improvviso la cosa più terrificante, perchè Tessa aveva una voglia infinita di vivere, di fare cose stupide, di uscire con un ragazzo, soffrire per amore, divertirsi con gli amici e avere un lavoro e una famiglia, un giorno.
Tessa si era accasciata a terra, contro la parete esterna della sua stanza, con le gambe tremanti e gli occhi pieni di lacrime pungenti. Si era rannicchiata a terra a piangere disperatamente, senza la forza e la voglia di rialzarsi, e rimase lì finchè qualcuno si abbassò vicino a lei e senza dire nulla la prese in braccio con la forza e la portò di nuovo nella sua stanza.

 

Nicole

 

Nicole era in super ritardo. Aveva appuntamento con compagni di scuola per delle ricerche in meno di mezz’ora e non era ancora pronta ad uscire di casa: già odiava le persone con cui il professore l’aveva messa in gruppo, quindi non le andava proprio di arrivare in ritardo per dar loro un motivo per sparlare di lei. Cercò di vestirsi e di preparare la sua borsa con tutto l’occorrente più in fretta che poteva, ma non ce l’avrebbe mai fatta ad arrivare in tempo a piedi, quindi mentre si vestiva, chiamò urlando sua madre.
Quando sua madre fu sulla sua porta, Nicole non la guardò nemmeno. - Posso prendere la tua auto per uscire? Sono in ritardissimo! -
Sua madre ci pensò su, mettendosi a braccia conserte, poi sospirò ed annuì. - Si, ma stai attenta per strada. Le chiavi sono all’ingresso. - disse prima di sparire nel corridoio. Nicole la ringraziò da lontano e la sentì sbuffare di nuovo e sorrise tra sè e sè.
Appena fu pronta, uscì di casa di corsa e salì in macchina velocemente, maledicendo sè stessa per il ritardo e maledicendo il brutto temporale che aveva deciso di arrivare proprio in quel momento. Si mise in strada, nonostante la pioggia che veniva giù aumentava sempre di più e la visibilità era pessima: cercò di guidare con molta calma, dato che aveva la patente da poco e la strada in quelle condizioni la spaventava un po’, ma non servì a nulla. La pioggia era troppo forte e dopo aver guidato per qualche chilometro, Nicole non riuscì a vedere più la strada: frenò ma la ruote dell’auto scivolarono sull’acqua e perse il controllo dell’auto finendo sulla corsia opposta e in pochissimo tempo un’auto che veniva dal senso contrario la centrò in pieno.
Qualche ora dopo Nicole si svegliò e si guardò intorno: era al centro di una sala d’aspetto di un ospedale ma non le sembrava di essere davvero lì e nessuno sembrava vederla davvero. Si infilò nella prima stanza che incontrò e guardò il letto al centro della stanza. Si avvicinò e solo allora si rese conto che non si era davvero svegliata e che sotto all’enorme maschera che le copriva il viso, c’era il suo corpo che giaceva sul letto quasi senza vita.



NOTA AUTORE: Non so da dove esce questa cosa, ma ho scritto il primo capitolo di getto e l'ho pubblicato. Ho altre storie ancora non finite, ma quando l'ispirazione chiama, non rispondere è scortese XD
Quindi eccomi qui! Fatemi sapere cosa ne pensate (:
   
 
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