Sempre lui
Jason Hook non
si destò per diverse ore e stranamente fece un sonno tranquillo, senza incubi.
Quando finalmente si svegliò, non seppe dire che ora
fosse, perché nel castello nero, e in particolare in quell’
ala, non c’erano finestre. Cio mise qualche secondo
per rimettere a fuoco la sua posizione e ricordare cosa era accaduto quella
notte. Quando ricordò perfettamente il racconto della ragazza, non potè fare a meno di arrabbiarsi con se stesso: come era potuto accadere che le parole di Arabelle lo avessero sconvolto al punto di mostrarsi debole
di fronte a lei?
Infatti, ciò che
preoccupava il pirata più di ogni altra cosa in quel
momento, era il pensiero che Arabelle avesse notato
la sua esitazione, il suo sguardo e il suo interessamento. Già,
perché anche se lui mai lo avrebbe ammesso, neppure con se stesso, si era
interessato alla sorte della ragazza. Il fatto che lui
avesse stranamente messo da parte il suo ego smisurato e la sua malvagità,
anche se soltanto per pochi istanti, era segno che qualcosa in lui non andava.
Cosa era cambiato?
Come ho potuto? si disse, respirando piano, ancora
disteso Che fosse la febbre?Il dolore?Che
diavolo mi è preso? Mentalmente rivisse quegli istanti in cui aveva
trattenuto il polso di lei nella sua mano sinistra e
si maledì ancora una volta. Maledetta
strega!! Perché è questo che sei:
una maledetta strega astuta. Per poco non pronunciò davvero quelle parole
ignobili. Tra sé e sé sperò che il suo cambiamento, il suo
“ momento di debolezza ” come lo stava definendo lui, non fosse apparso così
evidente alla giovane. In ogni caso, non
accadrà più. Starò ben attento alle tue stregonerie d’ora in poi, Arabelle! Dannazione a me! Non devo chiamarla per nome! È
una donna per Diana! Una stupida, comunissima donna.
Sei sicuro? Fu una strana voce a parlare dentro di lui. Una voce che non
sentiva da tanti tanti anni,
forse fin dalla sua infanzia. Oh, al
Diavolo lei e le sue stregonerie! Tentò di alzarsi, ma, dimentico del suo
stato, si mosse troppo velocemente e gli sfuggì un
gemito di dolore più forte di quanto avesse voluto. Infatti
in pochi secondi, sentì i passi di Arabelle che si
avvicinavano alla stanza. In breve anche la sua figura comparve visibile. Era
bella, questo Hook dovette
ammetterlo nonostante fosse in collera con lei e con se stesso. Indossava i pantaloni del giorno prima, con gli stessi stivali, e una
camicia bianca troppo larga per lei, probabilmente confezionata per un uomo.
Non portava il corsetto. Aveva un’espressione preoccupata sul volto, espressione che le disegnava i lineamenti rendendoli ancora
più perfetti di quanto fossero già. Si avvicinò rapidamente al pirata
accostandosi al letto.
« Tutto bene? » gli
chiese premurosa.
« Ti ho forse chiamata?
Levati dai piedi! » Hook le inveì contro, scortese
come solo lui era capace di essere. Lentamente, così lentamente che l’uomo potè studiare ogni movimento dei muscoli facciali di lei,
l’espressione preoccupata di Arabelle
scomparve ed ella si trasformò di nuovo.
« Come ti permetti? »
sibilò a denti stretti « Come osi? ». I suoi magnifici occhi mandavano lampi
cupi. Aveva un aspetto talmente fiero e nobile in quel momento che Hook l’ammirò segretamente. Sarà anche una strega, ma è bella da far
dannare un angelo. Si era fermata di colpo e fissava il pirata con un’espressione
di sommo disgusto.
« Credevo ci fossimo
chiariti riguardo le nostre momentanee posizioni, o mi
sbaglio? » La voce di lei era ancora un rauco
sussurro.
« Ma
di che diavolo stai blaterando, femmina? » le rispose lui, acido.
« Blatero eh? » disse di
rimando lei. « La prossima volta non mi scomoderò a venire da te, dannato Jason Hook. ». Così dicendo, si
allontanò dal letto con passi veloci e lampi negli occhi. Hook
non la chiamò. Lei non ritornò.
Passò quasi un’ora e il
pirata, seppure non si era pentito per come l’aveva
trattata, sentiva uno stranissimo peso all’altezza dello stomaco. Qualcosa che non aveva nulla a che fare con le sue ferite. Qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Dannata donna!& così testarda e orgogliosa. Insolente per giunta! Deve solo ringraziare di non essere una delle mie donne, altrimenti
nulla le avrebbe risparmiato una buona dose di cinghiate. In realtà,
non era molto convinto di quello che stava pensando, ma era vero che
l’atteggiamento di Arabelle
nei suoi confronti era completamente diverso da quello che qualunque altra
donna avesse o avrebbe mai avuto. Possibile
mai che non abbia paura di me? Immerso in questi suoi pensieri non si
accorse quasi del fatto che la ragazza stava tornando nella camera. Aveva la
stessa espressione dura e glaciale di quando se ne era
andata infuriata e offesa, ma qualcosa era cambiato: portava con sé una specie
di piccolo vassoio fatto con una roccia piatta.
« Sei
tornata vedo! » Hook pronunciò quelle parole
con più acredine di quanta realmente ne provasse. Era
invece rimasto piacevolmente sorpreso della ricomparsa di Arabelle.
« Non posso salvarti per
poi farti morire di fame. » Il tono freddo con cui rispose, fece capire
all’uomo che era realmente solo per quello che era tornata da lui, altrimenti ne avrebbe volentieri fatto a meno. Così detto poggiò
accanto al pirata il piatto, su cui egli distinse more, bacche e lamponi. Erano
comuni nel Mondo che Non c’è, ma in quel momento
sembrarono al pirata come qualcosa di straordinario. Represse immediatamente
anche quel pensiero.
« Se
uscita dal castello » non era una domanda, dunque Arabelle
non rispose, limitandosi a fissarlo intensamente per alcuni secondi.
« E
dunque? »
« Non dovresti uscire se
la tua situazione è tanto grave. » si limitò a spiegare lui. Arabelle fece una risata amara, breve. « E da quando il
terrore del Mondo che non c’è si interessa alla mia
situazione? ». Una domanda semplice, forse la più naturale del mondo dal momento che la loro non era una circostanza normale, tantomeno amichevole per quanto riguardava Hook. Nonostante fosse una domanda
innocente, suscitò nel pirata una stranissima rabbia.
« Ma
che diavolo t’inventi, donna? » le gridò contro « Ho solo detto
la verità! Per quel che mi riguarda, potrei sbudellarti all’istante se non
avessi bisogno di te! ». Ma è la verità Jason?
Si che lo è! Ciò che nteriormente
si rispose, però, non convinse troppo neppure lui. Ma Arabelle si.
« Lo so Jason. Lo so. » Lo disse mestamente, come se la cosa le
provocasse dolore, ma in realtà era soltanto che sapeva perfettamente con chi
aveva a che fare, e non aveva mai pensato di poterlo cambiare. Se solo mettessi da parte il tuo stupido orgoglio non saresti male Jason Hook. Ma la tua natura è troppo
malvagia ed egoista per cambiare. Arabelle non potè impedirsi di pensarlo…. Era sempre
stata un ottimista, allegra, ridente e solare, anche se con un carattere
forte. Ma questo prima che fosse rapita. Prima
dell’orrore che ha dovuto subire e di cui non avrebbe mai parlato con nessuno,
né ora né mai.
Hook scattò non appena le parole della
ragazza giunsero alle sue orecchie. Con la mano destra le afferrò nuovamente il
collo, stringendo ancora più forte della volta scorsa, se possibile. Arabelle non mosse un muscolo per fermarlo o per opporsi.
« NON-TI-AZZARDARE-MAI-Più-A-CHIAMARMI-PER-NOME MI SONO
SPIEGATO? » scandì con ira ogni parola, per assicurarsi che il messaggio fosse
stato recepito dalla ragazza. Lei lo guardò fissa,
senza un attimo di esitazione o di debolezza di
qualche tipo. Lei sembrava non potesse mai essere debole.
« Forza, stringi ancora
di più e facciamola finita. » Gli disse « Ora o tra qualche giorno, quando
sarai guarito,….. cosa cambia? ».
Non è possibile! Hook non poteva credere alle sue parole,
eppure gli occhi di lei erano limpidi e calmi. Era
davvero pronta ad affrontare la morte dunque? Istintivamente aumento un po’ la
presa sul suo collo, ma lei non si scompose
minimamente. Rimasero fermi per alcuni istanti, così, ma fu Hook
a dare il primo segno di cedimento. I suoi occhi colmi di una furia ceca ed
incontrollabile, che avevano cominciato a brillare di rosso per l’imminenza
dell’uccisione, attenuarono impercettibilmente la loro espressione.
Impercettibilmente, si, ma Arabelle se ne accorse e in un attimo tirò fuori, Dio solo sapeva da
dove, uno stiletto dall’impugnatura pregiata e lo puntò alla gola del pirata.
Inutile dire che l’uomo fu più che sorpreso del suo
gesto e di nuovo la furia prese il sopravvento su di lui.
« Lasciami immediatamente
» Calma. Lei era sempre calma. Era calma ma ogni sua
parola aveva la stessa forza che se fosse stata urlata da un uomo robusto e
dall’aria minacciosa.
« Perché se avevi detto che potevo ucciderti? » Ignorando lo stiletto, Hook aveva avvicinato il volto a quello della ragazza e i
loro nasi erano a qualche centimetro di distanza, non di più. Arabelle spinse maggiormente la lama contro il suo collo.
« È così, infatti. Ma io desidero una morte rapida, non uno strangolamento
lento e patito, se non ti dispiace. » Quasi il pirata rise delle sue parole. Aveva
la grazia di una gran dama, quale era, ma aveva la grinta ed il carattere che
avrebbero fatto invidia a molti pirati dell’isola. La lasciò immediatamente,
con uno scatto simile a quello che aveva fatto per agguantarla. La giovane si
massaggiò per un momento il collo, poi lo fissò ancora con quelle meravigliose
iridi scure « Voglio la tua parola che non tenterai mai più di uccidermi, a meno che tu non sia completamente certo che è questo ciò
che vuoi. Se sarà così, sono certa che non perderai
tempo ad infliggermi sofferenze. »
« E
cosa, di grazia, ti fa credere che io sia disposto a darti la mia parola
d’onore per qualcosa su cui io non sono d’accordo? » ringhiò Hook, compiaciuto della propria risposta.
Arabelle ghignò « Il fatto che, anche se
evidentemente non te ne sei reso conto, hai ancora il mio stiletto alla gola.
». Hook sussultò: aveva ragione. Non si era accorto
che, mentre lui le aveva lasciato la gola, lei non
aveva abbassato la guardia ed era ancora pronta a colpire. Maledetta! Pensò con tutta la convinzione che aveva in corpo. Lei
sorrise triste. « Allora, ho la tua parola? ».
Il pirata dovette
ricorrere ad ogni briciola di autocontrollo che
possedeva per annuire in segno di assenso senza mostrare quanto in realtà fosse
adirato per averle consentito di mettergliela nel sacco. La ragazza si rilassò
appena sentita la sua risposta. Sospirò un paio di volte, poi si ravviò i
capelli, che erano in disordine, e lo guardò.
« Perché
ti ostini a fare così? »
« Cos’ì come dannazione?
» non aveva gridato, ma ci era andato molto vicino.
« A fare finta di odiarmi
come se fossi il tuo peggior nemico, cosa che non sono,
solo per mascherare il tuo…. Come definirlo senza offenderti….?Ah,
ecco: comportamento insolito di ieri notte. ».
Ci mancò poco che al
pirata si fermasse il cuore seduta stante per quello
che aveva appena sentito. Ma come diavolo ha fatto? Allora è davvero una
strega. Maledetta, maledetta, maledetta, maledetta!
« No, non lo sono. »
disse lei.
Per la seconda volta, Hook trasalì « Che cosa hai detto? » Possibile che avesse
pronunciato i suoi pensieri senza accorgersene? Doveva per forza aver parlato.
« Ho detto
che non sono una strega » rispose lei « Ma tu questo lo sai bene, non è vero? È
solo che non vuoi che qualcuno ti capisca ». Un altro dannatissimo
colpo basso per Hook, che a quel punto non sapeva più
che diavolo inventarsi per riprendere il controllo della situazione. Per
qualche minuto rimasero entrambi in silenzio, guardandosi,
poi Arabelle si alzò.
« Io vado ora. Tornerò
per cambiarti le bende più tardi. Non sia mai detto che il grande Jason Hook sia
costretto a stare in mia compagnia. ». Il tono con cui lo disse fu
indecifrabile, ma ancora una volta lui rimase di sasso nel vederla lasciare la
stanza con la sua andatura elegante.