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Autore: masked_lady    19/04/2008    0 recensioni
Hook è stato inghiottito dal coccodrillo, ma è davvero morto? E soprattutto, la sua anima è davvero nera? La storia di un uomo affascinante, crudele e senza pietà il cui cuore di ghiaccio sarà scaldato da qualcuno di molto speciale.FINORA NOTO CHE MOLTI LEGGONO MA POCHI LASCIANO RECENSIONI. PER FAVORE, RECENSITE, SIA IN POSITIVO CHE IN NEGATIVO. MI FA PIACERE SE COMMENTATE. BACI
Genere: Romantico, Fantasy, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sempre lui

Sempre lui

Jason Hook non si destò per diverse ore e stranamente fece un sonno tranquillo, senza incubi. Quando finalmente si svegliò, non seppe dire che ora fosse, perché nel castello nero, e in particolare in quell’ ala, non c’erano finestre. Cio mise qualche secondo per rimettere a fuoco la sua posizione e ricordare cosa era accaduto quella notte. Quando ricordò perfettamente il racconto della ragazza, non potè fare a meno di arrabbiarsi con se stesso: come era potuto accadere che le parole di Arabelle lo avessero sconvolto al punto di mostrarsi debole di fronte a lei?

Infatti, ciò che preoccupava il pirata più di ogni altra cosa in quel momento, era il pensiero che Arabelle avesse notato la sua esitazione, il suo sguardo e il suo interessamento. Già, perché anche se lui mai lo avrebbe ammesso, neppure con se stesso, si era interessato alla sorte della ragazza. Il fatto che lui avesse stranamente messo da parte il suo ego smisurato e la sua malvagità, anche se soltanto per pochi istanti, era segno che qualcosa in lui non andava. Cosa era cambiato?

Come ho potuto? si disse, respirando piano, ancora disteso Che fosse la febbre?Il dolore?Che diavolo mi è preso? Mentalmente rivisse quegli istanti in cui aveva trattenuto il polso di lei nella sua mano sinistra e si maledì ancora una volta. Maledetta strega!! Perché è questo che sei: una maledetta strega astuta. Per poco non pronunciò davvero quelle parole ignobili. Tra sé e sé sperò che il suo cambiamento, il suo “ momento di debolezza ” come lo stava definendo lui, non fosse apparso così evidente alla giovane. In ogni caso, non accadrà più. Starò ben attento alle tue stregonerie d’ora in poi, Arabelle! Dannazione a me! Non devo chiamarla per nome! È una donna per Diana! Una stupida, comunissima donna.

Sei sicuro? Fu una strana voce a parlare dentro di lui. Una voce che non sentiva da tanti tanti anni, forse fin dalla sua infanzia. Oh, al Diavolo lei e le sue stregonerie! Tentò di alzarsi, ma, dimentico del suo stato, si mosse troppo velocemente e gli sfuggì un gemito di dolore più forte di quanto avesse voluto. Infatti in pochi secondi, sentì i passi di Arabelle che si avvicinavano alla stanza. In breve anche la sua figura comparve visibile. Era bella, questo Hook dovette ammetterlo nonostante fosse in collera con lei e con se stesso. Indossava i pantaloni del giorno prima, con gli stessi stivali, e una camicia bianca troppo larga per lei, probabilmente confezionata per un uomo. Non portava il corsetto. Aveva un’espressione preoccupata sul volto, espressione che le disegnava i lineamenti rendendoli ancora più perfetti di quanto fossero già. Si avvicinò rapidamente al pirata accostandosi al letto.

« Tutto bene? » gli chiese premurosa.

« Ti ho forse chiamata? Levati dai piedi! » Hook le inveì contro, scortese come solo lui era capace di essere. Lentamente, così lentamente che l’uomo potè studiare ogni movimento dei muscoli facciali di lei, l’espressione preoccupata di Arabelle scomparve ed ella si trasformò di nuovo.

« Come ti permetti? » sibilò a denti stretti « Come osi? ». I suoi magnifici occhi mandavano lampi cupi. Aveva un aspetto talmente fiero e nobile in quel momento che Hook l’ammirò segretamente. Sarà anche una strega, ma è bella da far dannare un angelo. Si era fermata di colpo e fissava il pirata con un’espressione di sommo disgusto.

« Credevo ci fossimo chiariti riguardo le nostre momentanee posizioni, o mi sbaglio? » La voce di lei era ancora un rauco sussurro.

« Ma di che diavolo stai blaterando, femmina? » le rispose lui, acido.

« Blatero eh? » disse di rimando lei. « La prossima volta non mi scomoderò a venire da te, dannato Jason Hook. ». Così dicendo, si allontanò dal letto con passi veloci e lampi negli occhi. Hook non la chiamò. Lei non ritornò.

Passò quasi un’ora e il pirata, seppure non si era pentito per come l’aveva trattata, sentiva uno stranissimo peso all’altezza dello stomaco. Qualcosa che non aveva nulla a che fare con le sue ferite. Qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Dannata donna!& così testarda e orgogliosa. Insolente per giunta! Deve solo ringraziare di non essere una delle mie donne, altrimenti nulla le avrebbe risparmiato una buona dose di cinghiate. In realtà, non era molto convinto di quello che stava pensando, ma era vero che l’atteggiamento di Arabelle nei suoi confronti era completamente diverso da quello che qualunque altra donna avesse o avrebbe mai avuto. Possibile mai che non abbia paura di me? Immerso in questi suoi pensieri non si accorse quasi del fatto che la ragazza stava tornando nella camera. Aveva la stessa espressione dura e glaciale di quando se ne era andata infuriata e offesa, ma qualcosa era cambiato: portava con sé una specie di piccolo vassoio fatto con una roccia piatta.

« Sei tornata vedo! » Hook pronunciò quelle parole con più acredine di quanta realmente ne provasse. Era invece rimasto piacevolmente sorpreso della ricomparsa di Arabelle.

« Non posso salvarti per poi farti morire di fame. » Il tono freddo con cui rispose, fece capire all’uomo che era realmente solo per quello che era tornata da lui, altrimenti ne avrebbe volentieri fatto a meno. Così detto poggiò accanto al pirata il piatto, su cui egli distinse more, bacche e lamponi. Erano comuni nel Mondo che Non c’è, ma in quel momento sembrarono al pirata come qualcosa di straordinario. Represse immediatamente anche quel pensiero.

« Se uscita dal castello » non era una domanda, dunque Arabelle non rispose, limitandosi a fissarlo intensamente per alcuni secondi.

« E dunque? »

« Non dovresti uscire se la tua situazione è tanto grave. » si limitò a spiegare lui. Arabelle fece una risata amara, breve. « E da quando il terrore del Mondo che non c’è si interessa alla mia situazione? ». Una domanda semplice, forse la più naturale del mondo dal momento che la loro non era una circostanza normale, tantomeno amichevole per quanto riguardava Hook. Nonostante fosse una domanda innocente, suscitò nel pirata una stranissima rabbia.

« Ma che diavolo t’inventi, donna? » le gridò contro « Ho solo detto la verità! Per quel che mi riguarda, potrei sbudellarti all’istante se non avessi bisogno di te! ». Ma è la verità Jason? Si che lo è! Ciò che nteriormente si rispose, però, non convinse troppo neppure lui. Ma Arabelle si.

« Lo so Jason. Lo so. » Lo disse mestamente, come se la cosa le provocasse dolore, ma in realtà era soltanto che sapeva perfettamente con chi aveva a che fare, e non aveva mai pensato di poterlo cambiare. Se solo mettessi da parte il tuo stupido orgoglio non saresti male Jason Hook. Ma la tua natura è troppo malvagia ed egoista per cambiare. Arabelle non potè impedirsi di pensarlo…. Era sempre stata un ottimista, allegra, ridente e solare, anche se con un carattere forte. Ma questo prima che fosse rapita. Prima dell’orrore che ha dovuto subire e di cui non avrebbe mai parlato con nessuno, né ora né mai.

Hook scattò non appena le parole della ragazza giunsero alle sue orecchie. Con la mano destra le afferrò nuovamente il collo, stringendo ancora più forte della volta scorsa, se possibile. Arabelle non mosse un muscolo per fermarlo o per opporsi.

« NON-TI-AZZARDARE-MAI-Più-A-CHIAMARMI-PER-NOME MI SONO SPIEGATO? » scandì con ira ogni parola, per assicurarsi che il messaggio fosse stato recepito dalla ragazza. Lei lo guardò fissa, senza un attimo di esitazione o di debolezza di qualche tipo. Lei sembrava non potesse mai essere debole.

« Forza, stringi ancora di più e facciamola finita. » Gli disse « Ora o tra qualche giorno, quando sarai guarito,….. cosa cambia? ».

Non è possibile! Hook non poteva credere alle sue parole, eppure gli occhi di lei erano limpidi e calmi. Era davvero pronta ad affrontare la morte dunque? Istintivamente aumento un po’ la presa sul suo collo, ma lei non si scompose minimamente. Rimasero fermi per alcuni istanti, così, ma fu Hook a dare il primo segno di cedimento. I suoi occhi colmi di una furia ceca ed incontrollabile, che avevano cominciato a brillare di rosso per l’imminenza dell’uccisione, attenuarono impercettibilmente la loro espressione. Impercettibilmente, si, ma Arabelle se ne accorse e in un attimo tirò fuori, Dio solo sapeva da dove, uno stiletto dall’impugnatura pregiata e lo puntò alla gola del pirata. Inutile dire che l’uomo fu più che sorpreso del suo gesto e di nuovo la furia prese il sopravvento su di lui.

« Lasciami immediatamente » Calma. Lei era sempre calma. Era calma ma ogni sua parola aveva la stessa forza che se fosse stata urlata da un uomo robusto e dall’aria minacciosa.

« Perché se avevi detto che potevo ucciderti? » Ignorando lo stiletto, Hook aveva avvicinato il volto a quello della ragazza e i loro nasi erano a qualche centimetro di distanza, non di più. Arabelle spinse maggiormente la lama contro il suo collo.

« È così, infatti. Ma io desidero una morte rapida, non uno strangolamento lento e patito, se non ti dispiace. » Quasi il pirata rise delle sue parole. Aveva la grazia di una gran dama, quale era, ma aveva la grinta ed il carattere che avrebbero fatto invidia a molti pirati dell’isola. La lasciò immediatamente, con uno scatto simile a quello che aveva fatto per agguantarla. La giovane si massaggiò per un momento il collo, poi lo fissò ancora con quelle meravigliose iridi scure « Voglio la tua parola che non tenterai mai più di uccidermi, a meno che tu non sia completamente certo che è questo ciò che vuoi. Se sarà così, sono certa che non perderai tempo ad infliggermi sofferenze. »

« E cosa, di grazia, ti fa credere che io sia disposto a darti la mia parola d’onore per qualcosa su cui io non sono d’accordo? » ringhiò Hook, compiaciuto della propria risposta.

Arabelle ghignò « Il fatto che, anche se evidentemente non te ne sei reso conto, hai ancora il mio stiletto alla gola. ». Hook sussultò: aveva ragione. Non si era accorto che, mentre lui le aveva lasciato la gola, lei non aveva abbassato la guardia ed era ancora pronta a colpire. Maledetta! Pensò con tutta la convinzione che aveva in corpo. Lei sorrise triste. « Allora, ho la tua parola? ».

Il pirata dovette ricorrere ad ogni briciola di autocontrollo che possedeva per annuire in segno di assenso senza mostrare quanto in realtà fosse adirato per averle consentito di mettergliela nel sacco. La ragazza si rilassò appena sentita la sua risposta. Sospirò un paio di volte, poi si ravviò i capelli, che erano in disordine, e lo guardò.

« Perché ti ostini a fare così? »

« Cos’ì come dannazione? » non aveva gridato, ma ci era andato molto vicino.

« A fare finta di odiarmi come se fossi il tuo peggior nemico, cosa che non sono, solo per mascherare il tuo…. Come definirlo senza offenderti….?Ah, ecco: comportamento insolito di ieri notte. ».

Ci mancò poco che al pirata si fermasse il cuore seduta stante per quello che aveva appena sentito. Ma come diavolo ha fatto? Allora è davvero una strega. Maledetta, maledetta, maledetta, maledetta!

« No, non lo sono. » disse lei.

Per la seconda volta, Hook trasalì « Che cosa hai detto? » Possibile che avesse pronunciato i suoi pensieri senza accorgersene? Doveva per forza aver parlato.

« Ho detto che non sono una strega » rispose lei « Ma tu questo lo sai bene, non è vero? È solo che non vuoi che qualcuno ti capisca ». Un altro dannatissimo colpo basso per Hook, che a quel punto non sapeva più che diavolo inventarsi per riprendere il controllo della situazione. Per qualche minuto rimasero entrambi in silenzio, guardandosi, poi Arabelle si alzò.

« Io vado ora. Tornerò per cambiarti le bende più tardi. Non sia mai detto che il grande Jason Hook sia costretto a stare in mia compagnia. ». Il tono con cui lo disse fu indecifrabile, ma ancora una volta lui rimase di sasso nel vederla lasciare la stanza con la sua andatura elegante.

  
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