Storie originali > Comico
Segui la storia  |       
Autore: kiki96    03/11/2013    3 recensioni
Mi chiamo Logan Tornaconti, ho quattordici anni e sono nato a settembre. Un venerdì diciassette del settembre del 1999. Come potete dedurre, non sono mai stato un ragazzo fortunato contando il fatto che sono nato in quel giorno con quel numero. Ogni tanto mi domando se davvero porti così sfortuna quella data e, ogni volta mi rispondo che si, quella data mi porta veramente tanta, tantissima, sfiga. E non sempre è colpa mia, anche il fato ci si mette bene quando vuole farmi del male.
*Hei, salve! Questa è la prima storia in cui scrivo dal punto di vista di un ragazzo, un ragazzo come Logan, affetto da sfighite post-traumatica e Mammolite cronica... Buona lettura! PS: spero di non aver fatto un disastro. K.*
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ahahahha! Per il povero Logan è arrivata la sua prima ora nel liceo... Bene, fine della trama. Bhè, se siete curiosi leggete, no? Non è che vi posso dire tutto io. Comunque, il tema centrale non è il ragazzo ma la sua abnorme sfiga! Yuppie! Si, insomma, il concetto è abbastanza chiaro, no? qualsiasi sia la situazione, lui riceve merda a palate e tutto per il mio volere e VOGLIO che soffra il più possibile. Forse sono un tantino sadica ma devo riversare i miei malumori su qualcuno no? Buona fortuna Logan, sempre se te ne è rimasta.


Capitolo 3
 
Perfetto. Ero entrato in classe nemmeno cinque minuti fa e già avevo un acerrimo nemico da sconfiggere o, perlomeno, da ignorare. Chi non ha un nemico? tutti, ovviamente. E sapevo già che ce lo avrei avuto anch’io, però speravo di incontrarlo in maniera estremamente diversa. Già, perché la persona in questione era una professoressa. Forse sarebbe meglio raccontare ciò che era accaduto…
Semplicemente, a causa della fifa cronica che mi aveva colpito non appena ero sceso dall’autobus, avevo avuto un urgente bisogno di defilarmi in bagno solo per calmarmi un po’. Così ero corso nel corridoio polveroso e buio, con le mattonelle disconnesse e rotte e il muro che cadeva a pezzi rischiando di rompermi il collo, per andare a finire direttamente tra le braccia e, purtroppo, tra le enormi tette della professoressa in questione. Semplicemente, ero inciampato su una mattonella buttandomi a volo d’angelo sulla vecchia megera che, dopo essere caduta battendo una sonora culata, mi aveva letteralmente preso per le orecchie e mi aveva trascinato in classe, davanti a tutti.
Mi ero scusato e divincolato più volte ma la vecchia aveva dei muscoli del pollice e dell’indice che avrebbe fatto invidia a dei campioni del wrestling.
Le mie orecchie, che lei aveva lasciato solo una volta arrivato nella piccola aula, erano diventate rosse e gonfie facendomi sembrare un elefante ricoperto di vernice. E già che c’ero, ero anche polveroso e sudicio a causa della caduta sul pavimento, che probabilmente non veniva pulito da anni –a cosa servono le bidelle se non per spettegolare e lamentarsi?-.
Bene, ok. A tutto c’era un limite e la mia sopportazione lo aveva passato da un po’. Non solo sembravo un essere geneticamente modificato e rigurgitato insieme a pelo e polvere da un gatto gigante, ma ero davanti, in bella mostra, ai miei futuri compagni di classe che sghignazzavano.
Un’umiliazione così non l’avevo mai provata, nemmeno nella mia vita piena di problemi e di… si può dire merda? No, perché questa era veramente una vita di merda. E poi le ragazze si lamentavano delle mestruazioni… si, certo. Bastava un giorno nei miei panni e le avrebbero accettate ringraziando il cielo. Anche io le avrei accettate volentieri se qualcuno mi avesse promesso di smetterla con queste cose impossibili che accadevano solo a me.
«Ascolta ragazzino, non osare mai più… » la donna, che stava in piedi davanti a me con il suo vestito rosa antico, mi fissò gelida.
«Mi dispiace professoressa, sono caduto e… »
«Questo non sarebbe successo se tu non avessi corso, scellerato! » ribattè la donna.
Non sarebbe successo se non avessi avuto gli strizzoni di pancia” pensai mentre chinavo il capo borbottando delle scuse.
«Oggi te la faccio passare liscia ma la prossima volta che ti ribecco a correre…» I suoi occhi luccicavano di malignità mentre pronunciava quelle parole e, dentro me, pensai che se veramente mi avesse rivisto correre mi avrebbe appeso per gli alluci sul soffitto della presidenza. Una seconda occhiata alla vecchia e sapevo per certo che aveva già pronte le catene e gli strumenti di tortura.
Andai verso l’unico banco libero rimasto, lo sguardo basso e le guancie arrossate dall’imbarazzo. Con un piccolo tonfo rassegnato mi sedetti sulla sedia piena di freghi e di buchi, alzai la testa solo per guardare la professoressa che faceva l’appello. I suoi capelli arruffati e arancioni le sfioravano le grosse spalle, il vestito la stringeva come un salame e le caviglie erano enormi, come quelle di un elefante. Quando chiamò il mio nome, alzai la mano con un sospiro innescando delle risatine.
Se il resto dell’anno fosse stato così, avrei cambiato scuola. Non potevo stare così male…
Parliamoci chiaro, ci sono abituato a tutto ciò, ma pensavo che le superiori fossero diverse e più mature.
Per le prime due ore avevamo lei, la professoressa Pinchelli che soprannominai subito l’ “Hulk rosa” per via della faccia paonazza e, ovviamente, di quell’orrendo vestito. Ogni volta che i nostri sguardi si incontravano, ero costretto a chinare il capo immediatamente o avrei beccato qualche maledizione… Sapete, no? Quelle cose della serie: “se fissi per più di 3 secondi i suoi occhi, morirà di una morte atroce”? Ecco. Era così che mi sentivo ed ero convinto che questa volta non era un semplice passaparola,  ma la cruda e nuda verità.
Quando la campanella della ricreazione si decise a suonare –grazie a Dio!- rimasi seduto e immobile, chiusi gli occhi e cercai di ignorare i miei compagni di classe che iniziavano a chiacchierare con timore e soprattutto ignorando il vicino o la vicina di banco che era scattata non appena il ronzio si era diffuso nella scuola. Era scappata da me.
«Hei… » sentii un voce molto vicina, non alzai lo sguardo. Sapevo che non si rivolgevano a me, chi mai lo avrebbe fatto? Si, insomma. Parliamoci chiaro: beccato dalla prof il primo giorno di scuola ti fa passare come un indemoniato che dovrebbe andare in cella. O no?
«Hei! Dico a te, testa polverosa»
Alzai gli occhi e mi ritrovai davanti un ragazzo, la maglia a righe bianche e rosse, i jeans strappati, le Nike nere. I capelli erano ritti sulla nuca come se avesse preso la scossa, aveva gli occhi verdi con un leggero accenno di sarcasmo e malignità.
Un bullo.
«S-Si? » gli domandai timoroso. Prima regola coi bulli: non rispondere con toni fermi e decisi. Mai. Hehe, l’avevo imparato a mie spese… e con le mie mutande.
«Sei stato forte! Hai tenuto testa a quella là… Mio fratello ha detto che non è cosa da tutti»
«Eh? » sbattei le palpebre più volte, sicuro di star sognando. Io? Forte? Si, era senza dubbio un sogno.
«Ma ci sei o ci fai? Ho detto che sei stato veramente forte! » I ragazzo gesticolò in modo convulsivo e poi mi sorrise: «Se uno come te le tiene testa, allora non sei malaccio»
«Davvero? » la mia domanda uscì spontanea e acuta, così tanto che vari ragazzi si avvicinarono con fare diffidente per capire cosa era stato.
«Davvero» il ragazzo si girò e mise il braccio attorno a un altro ragazzo che aveva capelli lunghi, scuri e aveva diversi piercing all’orecchio sinistro: «Come ti chiami? » mi chiese guardandomi accigliato.
«L-Logan»
«Bene Logan, io sono Andrea e lui è Tommaso. Piacere. Poche manfrine e vieni fuori con noi, come puoi rimanere qui dentro dopo due ore? »
Mi alzai automaticamente e li seguii adagio. Wow, non avrei mai pensato che una cosa così bella sarebbe successa a me. A me! Colui che tanta sfiga porta, colui che non ha mai avuto rapporti amichevoli con nessuno a parte il suo maggiordomo, colui che … ah! Ma chi se ne frega! Via il passato e buongiorno presente! Finalmente le cose stavano per cambiare.
Si, stavano per cambiare eccome. Come potevo illudermi che la mia sfortuna se ne fosse andata? 

NDA: Muhahahah!! Ho finalmente concluso il terzo capitoletto. Finalmente. Mi scuso con chi aspettava invano questo capitolo le settimane scorse ma mi hanno terribilmente riempito di verifiche e interrogazioni e di tempo non ne avevo, nemmeno per andare al cesso.
Ed eccoci qui, Logan ha trovato degli amici... se se, Logan. Continua a sperare. Ho dei bei progettini per te e ti assicuro che rimpiangerai di essere stato creato. Ok, forse sono davvero cattiva ma per scrivere questo manuale, devo essere depressa. O non sarei così sarcastica. 
Ok, ragazzi, io chiudo qui. 
Ma prima ringrazio di cuore chi ha messo la storia nelle seguite:

1- Bieberhood 
2 - LaKraff44 
3 - Laura B 
4 - Soqquadro04 
Chi ha messo la storia nelle ricordate:
1 - ribesrosso
Chi ha messo la storia nelle preferite:
1 - _Talia_Grace_ 
E ovviamente chi ha recensito:
1. LaKraff44
2. sarah_walker

Grazie mille, un enorme abbraccio,
K.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: kiki96