Fumetti/Cartoni americani > I Pinguini di Madagascar
Segui la storia  |       
Autore: Fluffy Jpeg    04/11/2013    3 recensioni
- No, non c'è niente che non va... da-davvero... E' solo, uh... l'i-incubo. Mi tormenta ancora. -. Abbozzò ad un vago sorriso. - Tutto qua. Nulla di cui p-preoccuparsi. Ora mi-mi passa.
E ciò detto, infilò in bocca le cannucce e iniziò a bere con una tale velocità da finire il suo frullato in pochi secondi. Maurice storse la bocca, poco convinto.
Beh, poteva anche essere, in fondo. Però gli sembrava troppo strano.
- ... d'accordo. - decise infine di lasciare la presa. - Se hai bisogno di parlare, sai dove trovarmi. - annunciò, e discese la scaletta per tornare dietro al bancone del mini-bar, a consumare la sua colazione.
Julien stette semplicemente lì sul trono, reggendo ancora la coppa vuota, a cercare quello che sembrava oramai soltanto un fantasma.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E dopo l'intermezzo ad Hoboken... ritorniamo con i piedi per terra. O meglio, le zampe.
Piccolo avviso: verso la fine, questo capitolo diventa un po' più pesante. La direzione non risponde di danni da shock! (?)
Buona lettura! <3


 
Capitolo 5: Colpo Basso.

Il giorno dopo fu annunciato a Soldato dall'aroma del caffè appena preparato.
Aprì gli occhi dal profondo sonno, sbatacchiando le palpebre varie volte prima di alzare la testa e cercare i suoi compagni di squadra. Con sua grande sorpresa, l'unica figura che individuò fu quella di Skipper, seduto al tavolo centrale della sala principale con davanti una tazza ricolma del liquido scuro. Girava lentamente l'aringa salata dentro di essa quando alzò lo sguardo al sottoposto, e gli rivolse un leggero sorriso.
- Buongiorno, giovane Soldato. - gli disse con tranquillità, sorseggiando il suo caffè. Nel leggere il suo sguardo confuso, si spiegò subito: - Non è più tardi del solito, sono le sei: Kowalski non è riuscito a dormire bene, si è svegliato prima ed è voluto andare a controllare lo stato di salute di Coda ad Anelli. Nell'uscire ha svegliato Rico, e allora l'ho mandato a cercare il virus, come ha proposto ieri il nostro cervellone. In quanto a te, ti ho lasciato dormire. -. Appoggiò la tazza al tavolo, occhieggiandola qualche momento prima di tornare a prestare attenzione al giovane. - E' stata una nottata agitata per tutti. Volevo che almeno tu che riuscivi a dormire ti riposassi.
Soldato si tirò piano a sedere, poi saltò giù dal suo letto, atterrando con passo ovattato al suolo. - Sei preoccupato per Julien? - gli venne automatico chiedere.
Skipper scoppiò a ridere. - Chi, io? - domandò di risposta, sembrando divertito dalla sua ingenuità; ma ben presto la risata si spense, lasciando posto ad un'espressione seria, e leggermente giù di corda. - ... chi voglio prendere in giro. Sì, sono preoccupato. Da quel che ho potuto vedere dalla nostra piattaforma, durante la notte è peggiorato. E nessuno ha idea di che cosa diamine abbia.
Prese un profondo respiro, passandosi una pinna tra gli occhi e poi sulla testa. Continuava a cercare di apparire calmo e ottimista, e nonostante tradisse i suoi pensieri con piccoli gesti ansiosi il suo sguardo rimaneva serio e autoritario, tipico di un capo come lui. Alla fine rivolse un ultimo sorriso schietto a Soldato, e decise di distrarsi accendendo la televisione.
Sintonizzò sul solito canale delle News, senza aspettarsi di sentire chissà che cosa. Il giornalista Chuck Charles era già sveglio e attivo, persino a quell'ora, lindo e pinto nel suo completo blu. Skipper l'aveva già visto all'una della notte prima, e ormai iniziava a pensare che quel tipo non conoscesse il riposo. Quando si dice uno stacanovista...
 
« E tra le altre notizie, » annunciò ad un certo punto, con la sua cadenza strana da giornalista consumato. « la
rivolta di Hoboken ha sollevato grande scalpore, anche ora che è stata sedata. Lo zoo è stato l'edificio che ha
riportato maggiori danni in fatto amministrativo: molti i licenziamenti, soprattutto a seguito del controllo animali.
Sono stati infatti trovati degli animali feriti, e uno mancante. Dalle parole dei dipendenti, sembra essere scomparso
un camaleonte... »

- Non sanno nemmeno loro quale recinto è di chi? Un lemure rosso non passa tanto inosservato. - fu il commento con il quale entrò in scena Kowalski, di ritorno dalla visita a Julien. Aveva spostato la ciotola del pesce con silenzio e aveva sceso la scaletta il più piano possibile, ma Skipper lo aveva sentito ugualmente. Fu per quello che decise di dire qualcosa senza prima annunciarsi, facendo prendere un infarto al povero Soldato che, invece, non lo aveva sentito per niente. - ... e poi non hanno un camaleonte. Che cosa hanno in testa?
- Sì... lascia perdere. - disse acido il comandante, voltandosi verso di lui. Il suo sguardo si fece nuovamente serio, e gli domandò: - Come sta?
Lo scienziato emise un sospiro sommesso. - Peggio. - disse infine. - Gli è venuta la nausea, legata ai giramenti di testa che si sono fatti più forti, ma principalmente al fatto che non ha appetito. Sta perdendo forze, e ha sempre un grande sonno. -. Deglutì un paio di volte per prendere tempo, mentre recuperava il blocco su cui aveva appuntato le sue osservazioni. - E come se non bastasse, gli è venuta la febbre. Questo virus corre alla velocità di un treno, Skipper.
L'altro portò lo sguardo verso l'alto, come se cercasse di vedere Julien attraverso il soffitto scuro. Mosse la tazza in un movimento circolare, muovendo l'aringa al suo interno senza toccarla, pensoso.
- Rico non ha ancora trovato il virus, vero? - domandò infine.
Kowalski scosse la testa. - No. Stava per iniziare a far esplodere lo zoo per trovarlo, ma l'ho fermato in tempo.
Skipper emise un verso seccato. - Chissà dove accidenti l'avrà nascosto, quel virus.
Lo scienziato abbassò gli occhi al pavimento. Nonostante avesse recuperato completamente la sua lucidità, cosa di cui Soldato si era accorto con un sorriso sul becco, non riusciva a smettere di sentirsi in colpa.
- Sì. - mormorò. - Chissà...

- Chissà dov'è il nostro caro reuccio malatuccio!
Tutti, Julien compreso, sollevarono all'unisono le teste, e i loro occhi incontrarono la figura di Clemson. Egli stava ritto e sicuro, a braccia incrociate, sul tetto della casupola accanto all'habitat dei lemuri, illuminato dai raggi del Sole del pomeriggio inoltrato. Spostava lentamente il peso da una zampa all'altra con un'aria di tale gioia e soddisfazione da innervosire il piccolo Mortino, che lo fissò, assottigliando lo sguardo minacciosamente, stritolando l'unica carta della partita tra lui e Maurice che gli era rimasta.
L'aye aye lo guardò qualche istante, poi passò a Clemson. Scosse la testa, e tornò al piccolo lemure topo.
- Non si riesce a bruciare qualcuno con lo sguardo. Mi dispiace.
- Non voglio bruciarlo. - mormoro irritato l'altro. - Voglio fulminarlo!
- Hai già fatto abbastanza fatica a buttarmi giù dal muro, piccoletto. - gli disse il lemure rosso. - Evita di concentrarti così tanto, o il cervello ti andrà in fonduta!
Julien sbatté le palpebre un paio di volte prima di guardare Mortino, tradendo una certa sorpresa.
- ... hai buttato Clamson giù dal muro? - chiese.
L'altro di voltò verso di lui con un sorriso radioso, improvvisamente gongolate. - Sì! Ieri sera l'ho buttato fuori, e ha fatto PUM!
Il catta si lasciò sfuggire una risata, in parte soffocata dal malessere, ma che riuscì comunque a risuonare sincera e cristallina nelle orecchie di Clemson, ottenendo l'effetto di togliergli il suo sorriso beffardo dalle labbra e fargli crescere una certa irritazione dentro.
- Che ti ridi, re fantoccio! - lo ammonì, scendendo con un balzo secco sul muretto dell'habitat più in basso. - Non mi pare che tu sia nella condizione di trovare qualcosa di divertente. O forse sei talmente stupido da non capire che stai morendo?
Si aspettava il gelo; e invece, quello che ebbe fu la risata di Maurice e Mortino, che si univano a quelle del loro sovrano.
Clemson li guardò a lungo, sconvolto, prima di riuscire a pronunciare di nuovo parola.
- Cosa avete?! - tuonò. - Cosa mi è sfuggito?!
- Non "cosa", testa vuota! Ma "chi". - rispose Maurice, soffocando via via la risata per tornare serio. - I pinguini troveranno una soluzione.
Il lemure rosso inarcò un sopracciglio, tornando a sorridere dopo quelle parole. Sembrava quasi sollevato. Pensava fosse qualcosa di decisamente più grave...
- Forse, pancione, non hai capito una cosa. - disse. - Pensavo che la mia frase di ieri fosse chiara. La causa dei vostri problemi è proprio uno dei pinguini: Kowalski.
- E tu forse non hai capito che Kowalski è sempre la causa dei problemi dello zoo. E che li ha sempre risolti. -. Maurice fece una pausa. - Tutti. - calcò infine.
Clemson lo fissò qualche lungo istante, nel silenzio più totale. Il sorriso era scomparso di nuovo, sostituito da una linea dritta formata dalle sue labbra serrate, e lo sguardo sottile indirizzato ai tre indicava il suo odio per ognuno di loro che cresceva, cresceva sempre di più ad ogni secondo che passava.
- ... "risolvere", eh? - disse infine, in un sibilo di ira. Sul volto, si tese uno strano ghigno, ricolmo di una tale cattiveria da provocare un brivido lungo le schiene dei lemuri. - No... non questa volta. E quando diventerò re, perché stavolta lo diventerò, voi farete tutti la stessa fine del vostro caro, adorato, idiota di un re fantoccio!
E per completare il discorso, sollevò una zampa ad un lato della propria gola, e la mosse con un gesto secco fin dall'altra parte.
- Ecco, questo è perché le tue storie non verranno mai raccontate come favole della buona notte.
Era talmente preso dal suo discorso, e dalla goduria nello spaventare i tre lemuri, che Clemson non si accorse dell'avvicinarsi di Skipper. Egli pronunciò quelle parole mentre era tranquillamente al suo fianco da una buona manciata di secondi, tenendo un tono di voce abbastanza alto apposta per far sobbalzare il lemure rosso.
I due si rivolsero uno sguardo: il cattivo di turno, irritato per la figuraccia appena fattagli fare; il comandante dei buoni, decisamente fiero di sé stesso per l'azione appena compiuta.
- Oh, scusa. Non volevo spaventarti. - gli disse, accennando ad un sorriso di scherno per qualche istante prima di volgersi verso il catta. - Ah, e sappi che i tuoi discorsi da genio del male fanno proprio pena. Julien saprebbe fare di meglio.
- Lo prenderò per un complimento. - rispose l'interpellato dal suo trono, stringendo la propria coda con fare offeso, ma sotto sotto tradendo una certa felicità nel vederlo lì in suo soccorso.
Si sarebbe fatto insultare per ore da lui, purché non lo abbandonasse proprio in quel momento.
- Non mi pare di averti chiesto un giudizio sui miei discorsi, soldo di cacio. - riprese possesso del discorso Clemson, con una profonda irritazione che rimbombava nella sua voce.
Skipper non si fece minimamente impressionare; anzi, lo sguardo che gli lanciò era persino annoiato.
- Senti, coso, meglio che te ne vai. Non sono molto propenso al dialogo in questo momento.
Clemson sorrise, sbeffeggiatore. - Nemmeno io, se è per questo. - disse. - Lascerò parlare i fatti per conto mio. L'avrete già capito, spero, no? Vincerò io. E sarà tra solo pochi minuti.
Tutti gli rivolsero uno sguardo, chi confuso, chi spaventato, chi irritato. Lui si limitò ad inchinarsi, e a saltare giù dal muretto prima che qualcuno potesse aggiungere qualcosa.
- Ah, uhm... p-pinguino? - mormorò Julien. La voce improvvisamente si era fatta tremante, e si era stretto ancora di più alla sua coda. Ora tradiva una paura profonda, che scuoteva leggermente il suo corpo mentre guardava il punto dove poco prima c'era il lemure rosso. - Cosa... cosa intendeva...? Io non-non sto per morire, v-vero...?
- No che non stai per morire. - rispose Skipper, secco e con una certa rudezza nella voce. - Primo, non ti stronca così questo virus. Secondo, lui non sa come agisce. Terzo, troveremo un antidoto prima. Quindi smettila di preoccuparti.
Julien sorrise debolmente.
- I-io... uh... o-okay... - mormorò.
Calò per un po' il silenzio. Nessuno, nemmeno Skipper, sembrava essere in grado di articolare un discorso calmo e rilassato, che si allontanasse almeno per qualche momento dalla situazione del sovrano. Erano tutti tesi e preoccupati, e solo il pinguino riusciva a nascondere queste emozioni, nonostante il tono rude di prima avesse tradito quello che realmente provava. E si maledì per questo.
Sembrava che nulla potesse riuscire a sbrinare il gelo creatosi; ma ad un tratto, qualcosa - o meglio, qualcuno - diede loro motivo di riprendere a parlare.
Dalle porte del centro veterinario uscì pensosa l'infermiera, consultando la sua cartellina. Fu indicata a Skipper da Maurice, e il pinguino rapido si buttò tra i cespugli dell'habitat per nascondersi.
Pensava di rimanere lì solo qualche momento, giusto il tempo che la ragazza andasse nel recinto dell'animale a cui occorreva la visita e tornasse nell'edificio a lavorare.
Fu per questo che rimase stupito quando sentì la porta dell'habitat dei lemuri aprirsi, e la stessa ragazza che consultava la cartellina poc'anzi entrare e puntare dritto verso Julien.
Scostò appena le foglie, osservandola con attenzione: ella mise la cartelletta sotto braccio, e afferrò il catta con gesti professionali e gentili. Ne studiò gli occhi e il corpo con attenzione; e quindi fece una faccia che al pinguino non piacque affatto. Lo prese con più forza per evitare che cadesse, e rapida si diresse fuori dall'habitat, sbattendo la porta dietro di sé con quella che sembrava agitazione.
Skipper uscì dal cespuglio pochi secondi dopo la sua uscita, saltando sulla piattaforma dove gli altri due lemuri sostavano appena in tempo per vedere la ragazza entrare nel centro veterinario praticamente correndo.
- Una bella coincidenza che proprio oggi Julien avesse la visita. - mormorò pensoso.
- Sì, proprio bella. - si intromise Maurice. - ... soprattutto considerando il fatto che lui oggi non aveva alcuna visita.
Skipper spalancò gli occhi. Si voltò verso l'aye aye, realizzando quello che avrebbe dovuto capire all'istante.
- Che cosa?! - esclamò.
- La prossima visita di routine di Julien doveva essere tra due settimane. Oggi non aveva niente!
Mortino guardò il consigliere, poi il pinguino; avvertì l'ansia proveniente da entrambi, e non capiva il significato di quello che dicevano. Venne colto dall'ansia, e iniziò a boccheggiare.
- Cosa vuol dire?! - gridò, la sua voce rotta dall'agitazione.
- Che è opera di Clemson, maledizione! - fu la secca risposta di Skipper, prima che spiccasse un balzo verso il muretto dei lemuri, e quindi giù sul terreno all'infuori di esso.
Puntò direttamente verso il centro veterinario. Prese la rincorsa, e si lasciò scivolare sulla pancia a grande velocità.
Se i suoi timori erano veri, non aveva il tempo di andare ad avvertire i suoi uomini per avere manforte. Doveva andare da solo. E in fretta!, pensava, prima che quel pazzo...!
La fila dei suoi pensieri fu bruscamente interrotta prima di potersi anche solo consolidare nella sua mente, quando avvertì improvvisamente un dolore lancinante alla schiena che interrompette il suo moto.
Rimase a terra qualche istante, boccheggiando per via della botta, gli occhi serrati nel tentativo di non pensare a quella sofferenza. Gemette, facendo perno sulle ali per risollevarsi, lentamente.
Cosa diamine...?
- Oh, scusa. Non volevo farti così male.
Il sentire quella voce gli fece riaprire di scatto gli occhi.
Ma certo... che stupido! Non poteva certo aspettarsi che capisse il piano di Clemson e lui rimanesse in disparte a vedersi sconfiggere! Doveva saperlo che lo avrebbe aspettato dietro l'angolo, e alla prima occasione lo avrebbe colpito alle spalle, da bravo vigliacco quale è.
Si ritirò su, la schiena che urlava, mentre roteava gli occhi fino al trovare la figura del lemure rosso, in piedi a pochi passi da lui, che sorrideva soddisfatto di sé stesso, una zampa appoggiata al fianco e l'altra che reggeva sopra la propria spalla una spranga di ferro. Certo non ci voleva molto a capire che era quest'ultima la causa del dolore infernale del pinguino.
Clemson gli rivolse uno sguardo vittorioso, ricco di scherno apposta per lui, muovendo l'arma nella propria zampa come fosse impaziente di tornare ad usarla.
- Già... volevo fartene di più, se devo essere sincero. Molto di più.
- Tsk... - mormorò Skipper, tornando finalmente in piedi. Mise le pinne di fronte a sé, mettendo la propria guardia ai massimi livelli, pronto a qualsiasi altro colpo basso di quell'avversario baro. - Con quelle braccine prive di muscoli?
- Forse non ho muscoli, ma di certo ho molto più cervello di te. E di tutti gli altri idioti di questo zoo!
Clemson portò anche l'altra zampa alla spranga, e la mosse con rapidità verso il pinguino, maneggiandola con una certa esperienza che mai il secondo gli avrebbe dato. Ma lui era più bravo.
Parò il primo colpo, poi anche il secondo e il terzo, con una maestria degna del suo nome. Clemson tentò un altro colpo, ma Skipper riuscì a deviarlo e ad avere la sua guardia totalmente scoperta. Caricò un calcio e glielo diede dritto in petto, facendo rotolare il lemure rosso per terra.
Egli boccheggiò qualche momento, poi scoppiò a ridere. Non aveva perso la presa della spranga di ferro, e la utilizzò per ritirarsi in piedi.
- Te la sei cavata con questi colpiccioli da strapazzo? - lo schernì, tornando ad afferrare per bene la sua arma.
- Non mi sembra che il tuo corpo lo consideri molto da strapazzo, sai? - controbatté Skipper.
Stava per prepararsi ad un altro attacco, quando successe l'ultima cosa che avrebbe voluto.
Vide due ombre saltare a terra, a pochi passi da Clemson. Passò lo sguardo su di esse per qualche istante, tenendo d'occhio l'avversario con cura; e si sentì morire quando vide che le due figure erano Maurice e Mortino, il primo armato di un bastone di bambù, l'altro di un bastoncino di legno più piccolo. Lo sguardo agguerrito, stringendo le loro armi improvvisate con una rabbia non tipica loro, erano pronti per andare in soccorso di Skipper, senza sapere che stavano per procurargli solo un sacco di guai.
- Non la passerai liscia, Clemson! Siamo tutti contro di te! Julien non perderà il suo trono! - tuonò Maurice. Sollevò il bastone, correndogli incontro, pronto per abbassarlo sul nemico tanto odiato.
Skipper fece appena in tempo a gridare: - Maurice, NO!!
E poi, tutto iniziò a crollare.
Clemson mosse la sua spranga di ferro in senso circolare, intrappolando l'arma dell'aye aye e scagliandola lontano; quindi, sorridendo malignamente, lo colpì con uno degli estremi di essa dritto in mezzo alla schiena.
Maurice crollò a terra, gridando dal dolore. La visione fece scattare qualcosa in Mortino, che spense totalmente la mente e si buttò verso Clemson, brandendo il suo bastoncino. Riuscì persino a darlo contro la gamba del lemure prima che egli abbassasse la spranga su di lui con un movimento in diagonale, colpendolo al fianco e facendolo volare fin contro le sbarre dell'habitat dei pinguini.
Tutto accadde così in fretta che Skipper non ebbe il tempo di fare nulla. Assistette con impotenza a quella strage, prima ancora di riuscire a comporre un pensiero concreto per il contrattacco.
Improvvisamente, avvertì la rabbia invadergli il corpo.
Iniziava a sentirsi totalmente e stupidamente inutile. Non era riuscito a capire il piano di Clemson, non era riuscito a fermare Maurice e Mortino, e ora non riusciva più nemmeno a pensare.
- Tu...! - sibilò in direzione del lemure rosso.
Si mosse di scatto, saltandogli addosso senza più metodo, cercando di colpirlo, solo di colpirlo, abbandonando i suoi anni di allenamento, tutte le tattiche imparate, persino la ragione.
Fu questo il suo fatale errore.
Non ci volle niente a Clemson per schivare il suo attacco, portandosi solo di un paio di passi di lato. Mosse rapidamente la spranga di ferro, colpendolo di nuovo alla schiena. Ma anziché fermarsi, si abbatté di nuovo su di lui, colpendolo prima ad un fianco, poi all'altro, e quando Skipper cercò di ritirarsi su ad una delle sue ali.
Di tutti i colpi ricevuti, solo l'ultimo fece scappare un grido al pinguino. Si ritrovò a terra, dolorante e quasi del tutto incapace di muoversi, totalmente in balia del lemure rosso che ora più che mai torreggiava su di lui.
Lo guardò dall'alto in basso, ridacchiando malignamente, lo sguardo compiaciuto di sé stesso e del suo piano che considerava assolutamente geniale. Sembrava considerare tutta quella violenza una parte vitale dell'opera, nonché forse la più divertente in assoluto.
- Non aspettavo altro che questo momento. - ammise. Posò una zampa su Skipper, girandolo a pancia in su con un gesto secco e prepotente, che lo fece gemere nuovamente.
Allargò il suo sorriso.
- Buona notte. - gli augurò.
Quindi, sollevata la spranga di ferro, la abbassò sulla sua testa con violenza.
Fu l'ultima cosa che vide, prima del buio.



 

Ehi ehi! JpegFluffy nelle note d'autore!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e di non avervi sconvolto - seppur la mia intenzinoe fosse effettivamente quella, a dire il vero - nella parte finale. Vi presento il vero Clemson
del mio headcanon: elgante, ma che non vede l'ora di prenderti a sprangate in testa. Forse, il tempo dei giochi è finito. Cosa succederà a Julien? Che ne sarà di Skipper?
Ma soprattutto, chi ha mangiato i dolcetti di Ma!
... ecco, come rovinare un capitolo nelle note d'autore *cough* Comunque, in caso vi stiate chiedendo perché questo è capitolo 5 ma nell'elenco è il sesto, ricordo che quello di
Hoboken era un capitolo extra, che inizialmente non era previsto nella storyline. Quindiii ecco svelato l'arcano mistero! <3
Come già detto, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete ad essere interessati alla mia storia!
Grazie per aver letto! <3
See you soon~!

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > I Pinguini di Madagascar / Vai alla pagina dell'autore: Fluffy Jpeg