1. Il caldo umido ti arriva fino alle ossa
Lo guardai negli occhi per un’ultima volta. La mia mente tornò indietro nel tempo ma la bloccai velocemente. Non volevo che vedesse la mia tristezza, non lui. La campanella suonò senza fare rumore, senza disturbare i miei pensieri; ero disposta a tutto pur di non perderlo ma allora perché gli avevo detto che non volevo aver mai più a che fare con lui? Misi i libri dentro la cartella silenziosamente e tornai a casa a piedi. Durante la strada cercavo di capire perché facesse così terribilmente caldo e tutto ad un tratto mi ricordai che era il 7 di giugno. A quel pensiero il vento caldo tornò ad alzarmi i capelli e il caldo umido arrivarmi fino alle ossa. I miei amici mi dicevano che ero strana, non li biasimavo. Durante l’intervallo, mentre loro giocavano al gioco della bottiglia, io me ne stavo in silenzio in un angolo a leggere un libro. Forse era per questo che piacevo così tanto ai professori, un altro motivo per il quale i miei compagni mi odiavano e mi credevano pazza: trattavo i professori come persone normali. Io mi trovavo normale, la mia vita era felice, io mi sentivo felice: avevo una famiglia meravigliosa e degli amici stupendi. Sarebbe stata una vita rose e fiori se non fosse stato per lui. La serratura scattò con un clic secco ed entrai in casa. Portai lo zaino in camera e fui inondata da un milione di ricordi. Mi distesi sul letto, mi accorsi che avevo sonno. Sognai.