The chosen one
“Dov’è la mia gonna?”
Quella
domanda, pronunciata in un tono palesemente irritato e accompagnata da bruschi
movimenti volti alla ricerca del prezioso indumento, fu tutto ciò che Regina si
limitò a dire. Hook, seduto sul letto, la osservò in
silenzio per un po’ mentre un sorriso compiaciuto si andava formando sulle sue
labbra: l’immagine del sindaco di Storybrooke che
camminava per la sua camera da letto a bordo della Jolly Roger con indosso solo
una camicia, era più di quanto avesse potuto immaginare la sera precedente e a
quel pensiero non potè evitare che il sorriso si
tramutò in una leggera risata.
“Quale
diavolo è il tuo problema, pirata?” sbottò la donna voltandosi di scatto.
“Non
credo di capire, Vostra Maestà” replicò lui inarcando le sopracciglia,
vagamente confuso.
Regina
scosse la testa apparendo ancora più innervosita e si mosse verso di lui con
aria minacciosa.
“Ti
piace distruggere le coppie, essere la terza punta dei triangoli… Non è vero?”
chiese con una nota marcata di ironica nella voce “E’ andata così con Tremotino e il tuo vero amore… E’ andata così con Emma e Baelfire… E adesso-”
L’improvviso
balzo del capitano interruppe la conclusione di quell’accurato elenco.
“E
adesso? Adesso cosa? Non venirmi a dire che quello che c’è tra te e l’uomo dei
boschi è amore perché…”
“Io
e Robin ci stiamo per sposare, lui è quello giusto e questa è la mia
possibilità per essere finalmente felice!”
“Certo…
Evviva i nubendi!” esclamò lui con cupa allegria “Ma
non illuderti che questa volta sarà meno farsa del tuo primo matrimonio”
aggiunse poi assumendo un’espressione seria, alludendo alle nozze con Re
Leopold.
La
regina distolse lo sguardo a quel commento e, senza curarsi di rispondere, si
allontanò riprendendo a rovistare nella stanza in cerca della gonna. La vide
finalmente sporgere da sotto il letto e, dopo essersi chinata leggermente per
afferrarla, la infilò rapidamente cercando di darsi una sistemata generale,
sempre in un ostinato silenzio sia di parole che di sguardi.
“Guardami”
disse infatti Hook con un tono a metà strada tra
ordine e supplica, tornando di nuovo ad accorciare le distanze.
Con
uno scatto repentino della mano le afferrò un braccio e la attirò a sé, ponendo
il braccio con l’uncino dietro la schiena di lei, spingendo i loro corpi ad
aderire l’uno contro l’altro. Gli occhi
della donna si spalancarono quando le loro fronti e i loro nasi si sfiorarono;
la misteriosa oscurità degli occhi castani di lei incontrò di nuovo il blu mare
degli occhi di lui e la tempesta che si sprigionò si manifestò in un bacio
passionale, famelico, quasi disperato. Fu Regina la prima a recuperare la
lucidità e, ponendo i palmi della mani sul petto dell’uomo, tentò di scansarlo,
sottraendosi al voluttuoso contatto delle loro labbra.
“Lasciami
andare” sibilò a denti stretti fissandolo adesso quasi con un lampo di odio.
Ma
non fu quel sentimento ad ottenere l’effetto desiderato; in quello sguardo il
capitano riuscì a vedere molto più di quello che lei volesse mostrare: lacrime
inespresse, tristezza, senso di colpa… emozioni che in qualche modo riusciva ad
avvertire anche lui.
“Sono
stanca di questi giochi” mormorò adesso con un tono che lasciava trasparire il
suo reale stato interiore.
“Chi
ti dice che voglia giocare?” domandò lui prontamente, lasciando la presa e
mantenendo unicamente il contatto visivo tra loro.
“E’ quello che fai sempre” fece notare Regina
alzando gli occhi al cielo.
“Sempre
quando?”
“Per
esempio con Emma”
“Emma,
Emma, Emma…” ripeté il pirata spazientito nel sentire nuovamente il nome della
Salvatrice sulle labbra della donna “Se non ti conoscessi direi quasi che tu
sia gelosa, tesoro”
“L’hai
fatto anche con lei” tornò a dire semplicemente Regina ignorando la
provocazione.
“Perché
non capisci che quello che c’è stato tra me e la Swan
è completamente diverso?”
“E
qual è la differenza? Che la Salvatrice non sei riuscito a portartela a letto?”
Il
tentativo di ironia di Regina fallì miseramente e l’esasperazione prese
completamente controllo del pirata che, allargando le braccia in segno di resa,
si ritrovò a lasciar parlare l’istinto.
“Dannazione
Regina! Per quanto mi piacesse Emma, non mi ero innamorato così tanto di lei!”
Appena
le parole gli uscirono dalla bocca, desiderò di non averle mai pronunciate.
Restarono immobili l’uno di fronte all’altra, mentre l’implicito significato di
quella confessione colpiva entrambi contemporaneamente come uno schiaffo. Lui
era innamorato di lei, Hook amava davvero Regina.
“Killian io…”
Il
richiamo di quel sussurro si perse nella stanza e la mano che si era protratta
verso di lui si ritrovò a stringere il vuoto: prima che lei potesse avere una
reazione coerente, lui era già sparito dalla stanza.
**
“Regina, sei stupenda”
Il suono della voce di Biancaneve
dietro di lei e il delicato tocco della donna sulle sue spalle nude la
riscossero da quel ricordo, che sembrava adesso assumere i contorni sfocati di
un sogno lontano. Ma le emozioni che aveva provato solo una settimana prima
sulla Jolly Roger non potevano essere il semplice frutto di una reverie; era passata una settimana e le ultime parole che
il capitano aveva pronunciato erano, nella sue orecchie, una costante eco
impossibile da ignorare.
“Dannazione
Regina! Per quanto mi piacesse Emma, non mi ero innamorato così tanto di lei!”
Scosse la testa decisa e si divincolò
quasi scottata dalla presa di Biancaneve, sul cui volto apparve ora
un’espressione di pura confusione. Ma Regina era lontana da quel momento: era
come se il suo corpo, stretto nel lussuoso abito bianco pronto per il
matrimonio con Robin Hood, fosse staccato dal suo cervello, inevitabilmente
perso a immaginare come sarebbe stato nell’avere un’altra persona al suo fianco
quel giorno.
Divertente
come la storia davvero si ripeta.
“Cosa succede?” chiese la sua
figliastra adesso preoccupata, fissando la futura sposa.
Ma la donna più grande non la guardava
nemmeno, i suoi occhi erano rimasti intrappolati nel grande specchio davanti a
lei. Futuro, presente e passato sembravano prendere vita: ricordi di una vita
di tristezza e rinunce insieme a Leopold, illusioni di una stabilità accanto a
Robin, sogni di un amore negato con Daniel, frammenti di una felicità
inaspettata tra le braccia di Hook… Senza che se ne
fosse resa conto, gli occhi le si riempirono di lacrime e un’improvvisa paralisi* sembrò averle bloccato ogni
facoltà, mentre la sua reale condizione di persona eternamente infelice e
costantemente spaventata e debole sembrava disegnarsi sulla superficie dello
specchio, palesandosi nell’immagine dello sguardo insolitamente infantile che
le restituiva.
Fu in quel momento che, di fronte a
un’impotente Biancaneve, Emma si mosse dallo stipite della porta e si fece
avanti con decisione verso la donna che aveva imparato a considerare un’amica. Non
ci era voluto il suo super-potere per capire che Regina non voleva davvero
sposare il Re dei ladri, ma le era tornato utile quando si era ritrovata a
parlare con Hook. C’era un filo sottile che sembrava
legare i due cattivi ed era qualcosa che li avrebbe potenzialmente resi buoni.
“Basta così” sentenziò, togliendole il
bouquet di rose dalle mani “Ci parlo io con Robin…”
Le altre due donne si voltarono verso
la bionda con occhi spalancati, ma se quella reazione era dettata in Biancaneve
dalla confusione, in Regina la sorpresa era animata da speranza.
“Va’ da lui…” aggiunse ancora lo
sceriffo prendendo le mani, adesso libere, del sindaco e stringendogliele come
per infonderle quel coraggio, di cui sapevano entrambe avrebbe avuto bisogno.
“Come fai a sapere che…?”
La Swan
interruppe quella domanda con un sorriso e, senza rispondere, accennò verso la
porta, ricordandole che non c’era un minuto da perdere. Regina annuì
silenziosamente e, dopo aver preso un respiro, si mosse, uscendo dalla stanza
verso la direzione opposta rispetto al punto in cui gli altri stavano
attendendo.
“Cosa significa? Io non capisco!”
esclamò Biancaneve, riprendendosi dallo stupore e rivolgendosi alla figlia.
Emma scosse la testa e fece un
sospiro, mentre le parole uscirono dalle sue labbra come le aveva pensate fino
a quel momento.
“L’amore trova sempre il suo modo”
**
I lembi della lunga gonna piegati tra
le mani, il volto leggermente arrossato a causa della corsa e il trucco
rovinato per le lacrime che non sapeva di aver pianto: ecco come era apparsa
Regina Mills al pontile di Storybrooke.
Era rimasta immobile, con lo sguardo fisso sulla Jolly Roger e un’espressione
spaventata nel rendersi conto di cosa stava succedendo all’interno
dell’imbarcazione a pochi passi da lei.
“Te ne stai andando”
Il sussurro che le era sfuggito dalle
labbra non suonava come una domanda, era una semplice constatazione che aveva
il retrogusto di delusione e malcelata disperazione. Il sordo rumore
dell’infrangersi del vetro fu ciò che seguì la reazione del pirata
nell’accorgersi finalmente della presenza della donna. Hook
spalancò gli occhi e restò in silenzio
per qualche istante, senza curarsi neppure della fiaschetta di rum appena
finita in mille pezzi, ma la sorpresa si tramutò ben presto in sospettosa curiosità.
“Com’è andato il matrimonio? Lasciami
indovinare: è stata la fidanzata del coccodrillo a prendere il bouquet…”
Il tono ironico che aveva accompagnato
quelle parole segnalava come le barriere di difesa fossero tornate nuovamente a
formarsi tra loro, anzi in realtà non le avevano forse mai lasciate sgretolare
del tutto; avevano passato entrambi la propria vita a difendersi ed attaccare,
ma Regina stavolta era pronta ad arrendersi e a rischiare. La posta era
altissima, c’era in gioco tutta la sua vita e lo sapeva, ma qualcuno una volta
disse che soltanto mettendo in gioco la
vita si conserva la libertà*.
“Non c’è stato nessun matrimonio”
annunciò secca, troncando le congetture dell’uomo.
Un sorriso le increspò inevitabilmente
le labbra nel vederlo spalancare gli occhi di nuovo e portarsi una mano alla
bocca, insolitamente a corto di parole. Troppe
sorprese per un giorno solo, capitano? Forse sì, ma anche lui ne aveva
qualcuna in serbo per lei e prima di tutto per sé stesso, perché, senza neppure
rifletterci una seconda volta, si era avvicinato a lei e le aveva afferrato una
mano aiutandola a salire a bordo.
“Davvero?” domandò semplicemente,
posando improvvisamente esitante una mano dietro la sua schiena, coperta dal
raffinato corsetto bianco, e attirandola con dolcezza verso di sè.
La donna annuì e allargò ancora di più
il sorriso, prima che le sue labbra furono catturate da quelle di lui in un
bacio carico di passione. E c’era di più di questo in quel gesto: disperazione,
speranza, paura, felicità… amore.
“Perché?” chiese ancora Killian, rompendo il contatto.
La verità è che sapeva esattamente il
motivo di quella decisione, ma aveva bisogno di sentire quelle parole da lei,
aveva bisogno di sapere che era tutto reale e che davvero il lieto fine che
tutti e due avevano silenziosamente cercato per così tanto tempo era a portata
di mano. Regina si perse per qualche istante negli occhi di lui e soprattutto
nella luce di speranza che sembravano emanare, poi posò dolcemente la mano sul suo
volto e sospirò, mentre il sorriso svaniva lentamente in un’espressione di
malinconica determinazione.
“Perché faccio sempre la scelta
sbagliata, capitano”
Hook fece una smorfia
a quelle parole, fingendosi offeso, ma poi ridacchiò leggermente e premette nuovamente
le labbra su quelle di lei per reclamare un nuovo bacio.
E
mai sbagliato era sembrato così giusto.
NDA:
*La
paralisi è un tributo a Joyce, la frase “soltanto mettendo in gioco la vita si
conserva la libertà” è invece di Hegel… Perché le
idee migliori per le fan fiction mi vengono sempre durante le lezioni;)
Eccomi qui con una nuova one-shot sulla mia OTP… Stavo ascoltando la canzone “Per
dimenticare” degli Zero Assoluto e BAM ho iniziato a scrivere la storia;
originariamente doveva essere un autentico triangolo Hook/Regina/Robin,
ma alla fine la mia parte Hooked queen ha prevalso
totalmente. Spero vi sia piaciuta! Alla prossima (che credo purtroppo per voi non
tarderà ad arrivare xD)