Stringere le mani al petto e chiudere gli occhi.
Abbassare la testa e sorridere.
Lasciare i tuoi pensieri scorrere lenti dentro di te,
passare dal cervello al cuore.
E tu sei qui, accanto a me. Eppure così distante dal
poterti toccare.
Tu che sei lontano, non ci sei mai stato davvero, ma in
qualche modo c'eri.
Era nei miei sogni che ti incontravo, dolce e
melodioso.
E il mio cuore batteva per te.
Ma no, quelle terre lontane non fanno per
me.
Troppo difficile raggiungerti per il mio povero
carattre insicuro e timido.
Troppi pericoli da superare.
E questo sentimento che provo per te non è poi forse
così forte.
Non ho la forza necessaria per salvati. Non sono io che
devo salvarti.
Mi avevi sempre detto di non farlo, ma io
voglio.
Ma non so farlo.
Insicura, maldestra, timida. E perchè no, forse anche
un po' inutile.
Inutile nel mio volerti accanto. Nel mio non poterti
essere vicina.
Vorrei volare fino a te. Stringerti come stringo queste
fredde mani al mio caldo petto.
Evidentemente la nostra storia non è come quella delle
favole.
Tu forte senza forza, io inutile con una forza che
potrei usare ma poco coraggio per farlo.
Egoista, io. Certo. Tanto. Tantissimo.
Altruista, tu. Tanto quanto io sono
egoista.
Vieni da me tu.
Ma come puoi? Rinchiuso in quella gabbia di
ghiaccio.
Distanti per l'eternità, uniti nei sogni.
I nostri corpi si cercano, ma non possono
avvicinarsi.
Crudele vita.
Tu rinchiuso là, tra quei vetri di quel maledetto
ospedale.
E io troppo codarda di morire per te.
Il tuo cuore deve cambiare.
Cambiando non sarai lo stesso.
Non sarai più mio. Il tuo cuore non appartiene a
me.
Non so se lasciarti morire o permettere di lasciarti
andare sotto quei freddi, gelidi, ferri da operaio matto.
Gli ammazza-pazienti sono pronti, con ghigni perfidi
sul volto.
Ma io no.
Muori.
Se non posso averti io, allora devi
morire.
Il tuo cuore non mi apparterrà più.
Non voglio quell'involucro vuoto con un altro
interno.
Voglio l'interno vecchio, seppur nuovo.
Voglio venire da te, dove i nostri cuori si possono
ritrovare.
Bene, benissimo!
Ecco qui.
Tra le mani questo coltello.
Quanto male può fare? Non sentirò nulla o soffrirò come
hai fatto tu?
Sentirò il mio cuore smettere di battere a poco a
poco?
No.
Non è giusto.
Io ho vissuto così poco. Ancora vergine.
Non voglio morire ora.
Vivi, maledetto. Vivi, e con il tuo cuore.
Se però proprio vuoi morire, non costringermi a venire
con te.
Questo mio cuore mai ti sarà fedele fino alla
morte.
Il dolore per la tua perdita si attenuerà e soffrirà
per un altro involucro con un altro interno. Diverso da te.
E sarà diverso il nuovo NOI dal nostro
NOI.
E stare assieme a te non sarà come ora.
Ma mi domando, proprio ora, se questa incertezza nel
morire per te sinifica che non ti ami davvero.
Se è così, mi spiace. E' meglio prendere due strade
diverse.
Addio.
***
In questo mattino freddo di cinque anni dalla tua
morte, mi ritrovo ancora a piangere sulla tua tomba.
In tasca, nella borsa, nel calzino, ho sempre con me
quel coltello.
Ma la forza per farla finita non c'è.
Sono passati cinque anni, e il tuo profumo che cadde
sul tappeto inizia a svanire.
Nella mia mente la tua immagine svanisce. Ma quella del
tuo cuore, tolto dal tuo petto...no, quell'immagine non va via.
Era lì, abbandonato.
Fermo.
Rigido.
Freddo.
Il sangue non sgorgava quasi più via.
Non ce la facesti durante l'intervento. E il
cuore che era per te donato a qualcun altro.
Sorridere, fare finta di andare avanti.
Pensavo sarebbe stato facile dimenticarti.
Ma se sei qui, accanto a me, anche morto, non ci
riesco.
Le lacrime non scorrono via dai miei occhi, ma le mie
mani scivolano spesso su questo coltello.
Ancora, però, sono senza forze.
Mi spiace.
Tu coraggioso di affrontare la morte e tentare di
sfidarla, anche se con scarso successo. Ma l'hai fatto.
Io troppo attaccata alla vita, anche se la mia vita è
ferma da un po'.
I miei orari sono sballati, come le mie
abitudini.
Mi additano come matta, ma non importa.
Il mio mondo non c'è più, perchè tu non ci sei
più.
E allora che ci faccio ancora qui?
QUesto coltello è freddo come sarà il mio cuore, come
lo è stato il tuo?
Alzo gli occhi sulla tua immagine.
Il tempo, quell'immagine, non l'ha
sbiadita.
Che cosa buffa!
Io ti ho quasi cancellato, ma sei ancora indelebile su
questa tomba.
E su questa tomba voglio essere indelebile con
te.
Ti raggiungo. E voglio che tutti parlino di me come
colei che ha raggiunto l'amato dove davvero il tempo non esiste
più.
Aspettami amore mio.
Questa codardia mi costerà del tempo prima di
raggiungerti, ma ce la farò.
La disperazione della perdita è tale...
Alzo questo coltello, lo stesso di quello di cinque
anni fa.
Prima non ebbi il coraggio.
Eccomi, ora. STo venendo.
Chiudo gli occhi e affondo il coltello.
Sento la pelle essere tranciata e il bruciore contro le
pareti rotte.
Cerco a fondo il mio cuore, mentre mi piego su me
stessa.
Il dolore è tanto forte che non riesco a trattenere le
lacrime. Ho voglia di vomitare.
Un ultimo sguardo all'immagine terrestre.
Il mio cuore...l'ho trovato. Va piano. E'
freddo.
Come me.
Perdonami per non averlo fatto prima.
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