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Autore: La Matta    08/11/2013    0 recensioni
Terra, anno 2186. Mentre i Razziatori assediano la Terra, qualcuno invia strane mail che sembrano in grado di anticipare i loro attacchi. E’ un nemico? Un folle? Un alleato? Nessuno lo sa.
Intanto, nello spazio, Konstantin Shepard è alle prese con le ultime fasi della guerra - ai Razziatori, ma anche a Cerberus - e col presentimento che la fine ormai è vicina, in un modo o nell’altro.
Ma sarà un finale…. diverso. Perché, oltre a Distruzione, Sintesi e Controllo… c’è una quarta scelta.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Konstantin Shepard'
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la quarta scelta 14

Capitolo Sedicesimo

Il Razziatore Bianco

 

Non appena gli occhi dello Strumento inghiottono i suoi, Shepard si sente trascinare. Per qualche istante rivive la propria morte: la sensazione di essere sperduta e alla deriva, mentre respirare diventa rapidamente più difficile, mentre l’aria fuoriesce nel vuoto cosmico… la paura, soprattutto la paura.

Ma quando riapre gli occhi non ci sono Miranda e Wilson a guardarla dall’alto, a monitorare le sue reazioni.

Quando apre gli occhi, Konstantin Shepard vede il cielo più azzurro del mondo.

Non è mai esistita una parola adatta ad eguagliare la purezza di quel colore, la limpida trasparenza di quell’aria, le sfumature perfette di quell’azzurro.

E’ il cielo delle origini e, poco più avanti, la conca rocciosa dove i Leviatani hanno creato Emeirin e, prima di lei, suo fratello. La sabbia e la polvere hanno una luminescenza adamantina, mentre il vento bacia la pietra di un delicato grigio perla.

Shepard si guarda intorno col fiato sospeso: è tutto incredibilmente perfetto.

- Ora capisci il pensiero dei nostri Creatori?- le domanda lo Strumento.

L’uomo (la proiezione di qualcosa di più grande, del burattinaio dei Razziatori) appare al suo fianco, bello di una bellezza dolorosa, così assoluta da sembrare finta.

- I nostri Creatori amavano questo mondo così perfetto… amavano ogni piccolo dettaglio, ogni frammento, ogni respiro… amavano le razze organiche, amavano i loro sudditi e seguaci, amavano il modo in cui ogni esistenza andava ad incastrarsi in un quadro più grande, in un’armonia universale.-

- Era solo un’illusione, però. E tu lo sai.-

La voce di Emeirin coglie Shepard di sorpresa.

La comandante si volta e lei è là, con loro, ancora sporca di sangue e cenere eppure sempre più simile ad una statua che ad una persona. Si avvicina con quel passo leggero e silenzioso, mentre una ciocca di capelli color rame le si arriccia in mezzo alla fronte.

Si ferma davanti allo Strumento, per allungare una mano e sfiorare il suo viso.

- Ciao, fratello.- sussurra, assorta e malinconica - E’ bello rivederti.-

- I nostri padri ti hanno sempre amata più di me.- risponde lui, con un sorriso che non vuol dire niente - Io era la soluzione forzata, io ero l’obbligo, l’imperativo a cui non si sfugge. Tu eri la speranza, avresti dovuto progettare una pace cosmica, una felicità perpetua. Hai fallito, sorella mia… e, non contenta, hai approfittato dei doni dei nostri Creatori per fuggire dal tuo destino. E ora… ora sei qui.-

Le labbra dello Strumento s’inarcano in una smorfia. Solleva una mano per prendere quella di Emeirin.

L’accarezza, lentamente, come toccandola per la prima volta.

- Sorella mia…- mormora -… sei venuta fin qui per uccidermi, vero?-

- Sì.- annuisce Emeirin, mentre i suoi occhi si fanno gelidi - Sono venuta qui per prendere il controllo sui nostri figli e fratelli, su quella razza che tu hai creato e condannato ad una distruzione infinita. Sono venuta a dare il libero arbitrio ai Razziatori.-

- Razziatori. Ho sempre odiato questa definizione.-

Shepard rimane immobile, a fissare i due titani a confronto, le creature delle origini, nascoste per tanti millenni. Lei in un corpo organico, lui oltre il vuoto siderale.

Nonostante la meraviglia, le parole dello Strumento la colpiscono.

“Sei venuta fin qui per uccidermi?”

- Era questo il piano, vero? Fin dall’inizio!- esclama, mentre Emeirin si volta indietro, per guardarla negli occhi.

- Se te l’avessi detto, non mi avresti ascoltata. Non ti saresti fidata di me. Ma ora siamo alla fine, piccola mia.-

- Non esiste alcun dispositivo, vero?-

Emeirin si stringe nelle spalle, candida di un’innocenza pura, dolorosamente semplice.

- No.- ammette - L’unico modo che ho di spezzare il controllo dello Strumento sui Razziatori… è prendere il suo posto. E per farlo…-

- Devi uccidermi, sorella.- completa lui, quasi divertito - Come pensi di poterlo fare? Siamo stati creati per fini diversi. Come può la Pace sconfiggere la Guerra? Come l’Armonia può prevalere sulla Distruzione? In un modo o nell’altro, il Soldato annienta la Diplomatica, sorella mia.-

- Non puoi vincere, fratello.- gli occhi di Emeirin sono tristi, ma la sua voce è alta e salda, non tradisce insicurezza - Puoi distruggere me, ma poi Shepard distruggerà i tuoi figli. E’ ad un passo dall’azionare il Crucibolo… e sappiamo entrambi cosa succederà, dopo. Nessuno avrà ottenuto quello che desiderava… tu avrai perso il tuo esercito, io avrò fallito nel mio compito, i Razziatori saranno stati annientati… e la Galassia avrà pagato un prezzo altissimo, per sopravvivere. Ne vale davvero la pena, fratello?-

Lo Strumento non tentenna, nemmeno per un istante la sua sicurezza vacilla.

- Accada quel che accada. I miei figli mi ubbidiranno fino all’ultimo istante di vita.-

- Ma potrebbe non essere l’ultimo istante!- geme Emeirin, aggrappandosi alla mano del fratello, come in un disperato tentativo di farlo ragionare - i tuoi figli potrebbero prosperare assieme alle razze organiche… potrebbero garantire la pace senza distruggere il creato!- abbassa la voce, mentre i suoi occhi si fanno tristi, pieni di sogni infranti - potrebbero riuscire dove entrambi abbiamo fallito, fratello mio.-

- Nessuno è più qualificato di noi, per trovare la via più forte per la pace perpetua.- ribatte lui, freddo, irremovibile.

- Nessuno?- c’è una punta di ironia, nella risposta di Emeirin - Quest’umana ha fatto molto più di noi, per portare la pace. Ha insegnato agli organici a cooperare… ha insegnato ai sintetici a cooperare!-

- I Geth sono infinitamente inferiori a noi e…-

- Eppure ora sono in pace coi loro Creatori, come voi non sarete mai!- lo interrompe Shepard - Adesso convivono assieme ai Quarian, aiutandoli a ridare vita al loro pianeta natale! Non pensi che i Razziatori potrebbero fare altrettanto? Coesistere con la vita organica, plasmare la galassia fino a trasformarla in un luogo migliore per tutti?-

- Le tue parole non hanno il potere di scalfire le mie convinzioni, umana.- replica lo Strumento.

I suoi lineamenti hanno perso quella bellezza angelica e, lentamente, si scuriscono, diventano meno immacolati e più simili a quelli di un mutante.

Nonostante sappia che è solo una proiezione della sua mente, Shepard reprime un brivido di paura.

Percepisce il potere dello Strumento, come un’energia gelida che le increspa le guance… eppure percepisce anche la placida forza di Emeirin, la sua capacità di tenergli testa, di ricordare che la speranza esiste sempre, anche nel momento più buio.

- Se sei tanto certo dell’obbedienza del tuo esercito - prosegue Shepard, fronteggiando lo Strumento e rovesciandogli addosso tutta la rabbia, tutta la paura e l’angoscia accumulata in quei mesi di guerre - perché non lasci che siano loro a scegliere? Perché sei così spaventato dall’arrivo di tua sorella?-

- La paura non è qualcosa che posso concepire, tanto meno provare.-

- Non mentire, fratello.- lo riprende Emeirin, con la dolcezza di una maestra che rimprovera un bambino - io e te abbiamo avuto il dono di una coscienza, perché potessimo adempiere al nostro destino. In tempi diversi e per fattori diversi, ma entrambi l’abbiamo sviluppata. Siamo più organici di quanto tu stesso possa accettare.-

- Blasfemia.- impreca lo Strumento, ma sembra turbato.

Tace per qualche istante, guardando sua sorella, l’altra IA, concepita come soluzione ai problemi che lui aveva creato. Divenuta sua serva e poi ribellatasi per amore della vita organica. Persa per tanti secoli, nell’immensità della Galassia, divenuta un’eremita per la sua impossibilità di prendere posizione.

- Tu ami i miei figli?- le chiede infine, sottovoce, in un sussurro

- Sì.- annuisce Emeirin, mentre un sorriso le rischiara il volto - Sì, li amo.-

- Lottare fra noi è contro ogni logica, sorella... perché non puoi seguirmi, come facevi una volta?-

- Perché  non c’è vita,  nel futuro che stai creando per noi. Non solo per me… ma anche per i tuoi figli. Permettimi di guidarli verso la pace. Dai a loro quello che tu non hai potuto avere.-

Mentre parla, gli occhi di Emeirin si riempiono di lacrime.

Non sono lacrime vere - nulla, di quella scena, sta accadendo come lo vede Shepard -, ma sono la più pura espressione di quello che l’IA sta provando.

Così vicina alle razze organiche da poter sperimentare il dolore.

Non il dolore fisico, ma quello morale, quello che ti artiglia il cuore e ti priva del respiro.

Emeirin sente che sta distruggendo la determinazione dello Strumento, che lo sta privando della sicurezza che l’ha sorretto per tanti secoli. Sa che non lo ucciderà con un colpo di pistola, ma dimostrandogli l’inconsistenza delle sue scelte, rendendogli palese il suo fallimento.

E’ una morte ancor più dolorosa, che gli organici possono comprendere solo a margine.

- Tu ami i tuoi figli?- gli domanda, dopo qualche istante, guardandolo negli occhi.

- Sì.- sussurra lo Strumento, come rendendosene conto per la prima volta - Sì, li amo.-

- E allora lasciali andare. Liberali. Poni fine a questa guerra, a questa devastazione senza fine.-

- Ma…- spaesato, lo Strumento si guarda intorno, incrociando solo gli enormi occhi color ametista di Emeirin. Sente gridare ogni parte di sé. Una sensazione atroce, uno smembramento interno. -… era la via logica più forte.- controbatte debolmente -… se gli organici muoiono, la guerra muore con loro…-

- Ma se gli organici muoiono, anche la pace muore con loro. I nostri Creatori ci hanno chiesto di preservare i loro servi… e noi li abbiamo distrutti. Che follia ci ha condotti a questo punto, fratello mio?-

Lo Strumento crolla a terra, in ginocchio.

Ha gli occhi vacui. Il loro colore perde lentamente consistenza.

Da viola, diventano grigi. Da grigi, semplicemente bianchi.

- Non lo so.- sussurra.

Ed è la fine, l’annientamento, l’annichilazione finale.

Emeirin si china su di lui, accarezzandogli i capelli. La schiena dello Strumento viene scossa da un tremito.

- Sorella mia.- dice, con voce improvvisamente roca, fragile

- Dimmi, fratello.-

Solleva il viso, parlando quasi sulle labbra di lei.

- Non fallire anche tu.-

Le lacrime di Emeirin gli colano sul viso, i suoi capelli gli accarezzano delicatamente le guance.

- Non fallirò.- promette lei, baciandolo sulla fronte

Lo Strumento annuisce, poi esala un lungo respiro, che trasmette l’essenza dell’agonia.

- Addio, fratello.- sussurra Emeirin.

 

Nei cieli di Londra, il Razziatore più grande si blocca a mezz’aria, emana un lugubre verso di dolore, poi si accartoccia su sé stesso, franando contro un edificio. I suoi occhi rossi lampeggiano per qualche secondo, poi una scossa d’energia azzurra attraversa il suo corpo. Quando la scintilla si spegne il colosso rimane immobile, inerte, spento.

 

- E’… morto?-

Shepard si avvicina ad Emeirin, guardandola confusa.

Lei è ancora china sul corpo (sulla proiezione) di suo fratello. Solleva appena il capo, scuotendo la testa.

- Non è morto.- risponde, con la voce pesante per la tristezza - Si è disattivato. Ha compreso di non poter più svolgere il suo compito. Spegnendosi, ha dato ai suoi figli il libero arbitrio. Non sono più un branco, un esercito vincolato alla sua volontà. Ora sono individui e come tali prenderanno le loro decisioni.-

- Era il tuo piano sin dall’inizio, vero?-

- Era il mio piano.- gli occhi di Emeirin vagano lontano, mentre le lacrime le si seccano sulle guance - ma non era il mio desiderio. Non ho mai voluto comandarli. -

- Ma ad ogni popolo serve una guida, Emeirin.-

- E questo ti irrita, piccola mia? Se ti avessi detto da subito che dovevo affrontare mio fratello per distruggere il suo controllo sui Razziatori… tu mi avresti assecondata? O avresti dedotto che volevo solo il potere, la possibilità di manovrare quell’infallibile esercito per i miei scopi personali?-

- Non so cos’avrei dedotto. So solo che non me ne hai dato la possibilità.-

Nonostante la stanchezza, Shepard si sente oltraggiata.

Ha dovuto decidere il fato della Galassia e l’ha fatto senza nemmeno sapere tutto.

Emeirin le ha nascosto qualcosa di troppo importante per essere ignorato. E, come prima, nemmeno ora Konstantin sa se può fidarsi di lei.

- Non posso permettere che tu guidi i Razziatori, Emeirin. Mi hai ingannata.-

- E allora attiva Distruzione. Immergiti in quella colonna di fuoco liquido ed immolati per la tua causa. Distruggi i miei figli e me con loro. Distruggi tutti i sintetici di questa galassia, distruggi i Portali. Infliggi all’universo tutti i danni collaterali, muori con la consapevolezza che la Terra brucia, ma che si rialzerà.- per la prima volta, la voce di Emeirin non è quieta e serafica, ma vibra di un’energia violenta, quasi feroce - Muori con la consapevolezza che non vedrai mai la fine della guerra… che non potrai rispondere “sì” ad una domanda che non ti verrà mai posta.-

A quella frase, il cuore di Konstantin perde un battito. La comandante sente distintamente una ferita aprirsi dov’è più vulnerabile, una sofferenza atroce attanagliarle il petto.

- Emeirin, ti prego. Dammi una buona ragione per fidarmi di te.-

- Ti ho ingannata sul piano finale. Ma sono stata sincera su tutto il resto. Le mie intenzioni sono le più onorevoli e la pace, la pace universale, sarà sempre l’ideale che mi muove. Perché vivere un’intera vita fra gli organici, solo per poi distruggerli? Perché avere degli amici? Perché crescere una bambina, perché insegnarle a preparare i biscotti? Perché sopportare il perenne terzo grado di sua madre? Perché piangere la scomparsa del mio miglior amico? Ricordi quello che ti ho detto, quando Alexander è scomparso?-

La voce di Emeirin, di quell’Emeirin che sembrava ancora così umana, riecheggia nell’aria, riportando Konstantin a quel giorno di pioggia, sulla veranda di una casa fuori dal tempo.

 “Non perdere la fede. Perché, anche quando ci sentiamo abbandonate, c’è sempre qualcuno che ci osserva”

 “Parli di Dio, zia Emeirin?”

 “In un certo senso”

“Mi manca il mio papà”

“Sono sicura che anche tu manchi a lui”

“Ma… se… se ha smesso di volermi bene?-

 “I padri non smettono mai di amare i figli, tesoro mio . Anche quando sono lontani. Anche quando i figli smettono di amare i padri”

- Cosa intendevi dire?-

A malincuore, Konstantin deve ammettere che è stato doloroso, ricordare quella giornata. Quella frazione della sua vita che era ancora semplice, ancora tenera ed ingenua, impreparata ai lutti del mondo.

- Intendevo dire che i Leviatani amano davvero le razze organiche. Le hanno sempre amate, anche quando il loro Strumento li ha traditi e hanno dovuto nascondersi. Per questo mi hanno creata. Il mio unico scopo è portare la pace, permettere alla vita di prosperare. Non so con che altre parole spiegartelo, piccola mia. Permettimi di guidare i miei figli e ti giuro che non te ne pentirai.-

 

Nella galassia, tutti i Razziatori si sono paralizzati, immobili, confusi.

Alcuni cercano ancora di evitare gli attacchi delle navi nemiche, ma la maggior parte semplicemente li subisce. La loro parte sintetica cerca disperatamente di ragionare, di approdare ad una conclusione logica, la loro parte organica si rende conto di non sentire più la distruzione come inevitabile, come unica possibile soluzione. Non c’è più quella forza che li spinge. Quello che prima era ovvio adesso è solo un vago ricordo… una contraddizione.

Poi, una luce splendente illumina le loro menti.

Una voce calda, rassicurante, la voce di una madre che mette a riposare i suoi bambini.

Figli miei. So che avete paura. So che avete smarrito la vostra via.

Aggrappatevi alla mia voce, unitevi alla mia consapevolezza.

Il nostro imperativo originario era impedire la guerra eterna.

In millenni di tentativi, abbiamo sempre fallito. Abbiamo distrutto più di quanto abbiamo costruito, abbiamo lacerato quando potevamo unire, abbiamo infierito quando potevamo soccorrere. 

Ma non è stata colpa vostra, figli miei. Non è vostra la responsabilità di questa morte.

Avevate una guida. Un padre di cui riconoscevate la forza, le cui parole vi sembravano l’immediata verità, l’inconcepibile certezza. La sua voce era il vostro pensiero.

Le navi cessano di sparare. Per un lasso di tempo incalcolabile, rimangono immobili, ad ascoltare quella voce eterea, quella musica che tocca gli animi dei Razziatori e che viene percepita anche dagli organici.

Un senso di pace si diffonde nei cuori, attenuando la sofferenza della guerra.

Mio fratello aveva eletto la distruzione a soluzione di ogni conflitto.

Vi aveva dimostrato la logicità di questa convinzione, vi aveva creati e cresciuti con questo dogma come presupposto di ogni vostra azione. Vi ha cullati nello spazio oscuro, insegnandovi ad attendere e poi a sterminare le razze organiche.

Ma lui stesso ha riconosciuto il suo errore. E io vi mostro i limiti della sua soluzione.

Siete liberi. Siete individui, ora, responsabili di cosa sceglierete.

E io vi propongo un nuovo imperativo. Abbracciatelo e non ci sarà più nulla da temere.

 

Vi propongo la vera soluzione, la via più forte di tutte.

Coesistiamo. Collaboriamo con le razze organiche. Siamo strumenti di pace, non di devastazione. Siamo stati un flagello per la galassia, figli miei, ora curiamo le ferite che abbiamo provocato.

Non saremo più carnefici, ma guardiani.

 

 

 

 

La Coda!

Questo capitolo si è fatto aspettare, eh?

Mi dispiace un sacco ma sono andata a Lucca (per il Lucca Comics&Games) ed ero SICURA di aver postato il capitolo nuovo prima di andare a dormire e invece… douch! Inoltre - come forse saprete, visto che me ne lamento un giorno sì e l’altro pure - la mia connessione ad internet fa acqua da tutte le parti, quindi sono riuscita ad aggiornare solo adesso.

Beh, speriamo che ne sia valsa la pena!

Personalmente, mi piace molto questo capitolo e spero che l’incontro con lo Strumento (e la sua conclusione, soprattutto) non deluda nessuno. Forse sembrerà un po’ affrettato, ma l’ho scritto di getto e ogni volta che ho provato a tornarci sopra suonava più artificioso di prima.

Comunque, sono soddisfatta.

Grazie ancora per avermi seguita fin qui!

Un bacio

 

- La Matta -

  
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