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Autore: Iria    09/11/2013    3 recensioni
"Leon sospirò, fissando affranto il quaderno di matematica e rivolgendo uno sguardo supplicante ad un impassibile Togami seduto di fronte a lui.
La biblioteca era silenziosa e l'unica eccezione parevano essere solo i loro respiri, accompagnati da quelli della bella Sayaka Maizono seduta ad un tavolo poco distante dal loro."
[Pre-Despair]
Piccola LeonSaya con la partecipazione di Togami!
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Byakuya Togami, Leon Kuwata, Sayaka Maizono
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando riaprì gli occhi

Leon sospirò, fissando affranto il quaderno di matematica  e rivolgendo uno sguardo supplicante ad un impassibile Togami seduto di fronte a lui.
La biblioteca era silenziosa e l'unica eccezione parevano essere solo i loro respiri, accompagnati da quelli della bella Sayaka Maizono seduta ad un tavolo poco distante dal loro.
La ragazza era entrata da qualche minuto con un sorriso, scusandosi per il disturbo, ma dicendo che anche lei aveva bisogno di un posto tranquillo dove studiare, perché doveva recuperare decisamente troppi argomenti: essere una idol aveva i suoi inconvenienti e trascurare parte della propria vita scolastica era proprio uno di quelli.
E da quel momento Kuwata aveva mandato totalmente al diavolo la concentrazione.
Non che prima fosse stato particolarmente produttivo, ma per lo meno era riuscito a seguire Togami per buona parte delle sue spiegazioni, perdendosi a metà strada fra la rappresentazione di una curva e la dimostrazione di un teorema.
Il giovane erede non era particolarmente entusiasta del suo ruolo di tutor, ma essendo il migliore in quella materia ed essendo Kuwata l'ultima delle capre  — gentile nomignolo che aveva deciso di affibbiargli —, il preside aveva ben pensato di proporre — o meglio imporre — a Leon di chiedere aiuto proprio a Togami.
Quindi, l'aspirante musicista aveva deciso di mordersi le labbra, la lingua e l'interno della guancia, andando ad elemosinare ripetizioni a quel dannato stron-...
Mise fine alla sua sequela di considerazioni quando Togami, iniziando a raccattare le proprie cose, parve del tutto intenzionato a mollarlo lì, fra i suoi sospiri e le sue fantasticherie su quanto sarebbe stato meraviglioso essere seduti vicino a Sayaka, sentire il suo profumo, causarle una dolce risata.
Si riscosse di colpo, allungandosi verso di lui e trattenendolo per un braccio, ricevendo in tutta risposta una delle occhiate più disgustate che avesse mai visto.
Ma quel suo gesto poteva essere spiegato anzi tutto perché era disperato: fallire anche quel compito di matematica avrebbe significato la sua rovina; e in secondo luogo non è che avesse poi  tutto quel fegato per riuscire a restare da solo nella stessa stanza con Maizono.
"Togami! Non puoi mollarmi ora!" gli disse in un sussurro concitato, cercando di non attirare l'attenzione della ragazza.
"Ho davvero bisogno del tuo aiuto!" aggiunse in preda al panico, perché, sul serio, non aveva alcuna voglia di tornare alla sua vecchia scuola.
Togami spostò lo sguardo dalla presa sulla sua giacca al viso del giovane Kuwata e in quel breve viaggio la sua espressione si fece dapprima fredda, poi irritata ed infine indignata.
"Non ho la minima intenzione di continuare a sprecare il mio tempo prezioso con te."
"Ma..."
"A differenza tua, dannata capra, io avrei da fare." aggiunse velenoso, mentre su un foglio di carta scriveva quella che sembrava la traccia di un'equazione.
"Continua pure da solo o al limite va' a farti aiutare da Maizono: dovreste riuscire a formare un cervello funzionante, insieme." concluse, lasciando sul tavolo l'appunto con un gesto sprezzante, per poi mettersi la borsa in spalla ed abbandonare la biblioteca.
In quegli attimi, il volto di Leon subì una quantità incredibile di metamorfosi, dovute per lo più alle emozioni che si susseguirono una dopo l'altra con velocità disarmante:  incredulità, disperazione, supplica, rabbia e poi sbigottimento lo lasciarono lì seduto a fissare con le labbra schiuse il punto dove Togami era scomparso.
Dannato figlio di putta-...
Deglutendo e sfiorandolo appena, quasi fosse un'arma biologica, Leon attirò a sé il foglio che Togami gli aveva messo di fronte, dove era stata lasciata la traccia di un'equazione da rappresentare.
E lui odiava i grafici.
Da fiero disordinato e caotico provetto, non faceva altro che disegnare linee storte ed imprecise, per enorme gioia del professore che, ovviamente, non mancava mai di azzerare il punteggio dei suoi compiti proprio a causa di quella sua incapacità.
Sospirò, grattandosi una tempia con il tappo della penna e tentando davvero di provare a trovare una soluzione a quell'equazione, ma dopo aver letto per la terza volta la traccia — senza metterci il minimo impegno, ad essere onesti —, si passò le mani tra i capelli in un gesto frustrato, sbuffando rumorosamente.
Sayaka aveva notato quei movimenti, ma preferì restare in silenzio e al proprio posto, perché non avrebbe voluto offendere Kuwata provando ad offrire il suo aiuto; e si sorprese non poco quando il giovane, sorriso tronfio alle labbra a mascherare l'imbarazzo — peccato che le punte delle orecchie rosse dicessero tutto sul suo stato d'animo —, le si rivolse con un'esitazione appena accennata.
"Maizono! Ecco, so che anche tu sei piuttosto impegnata, ma... dopo domani entrambi abbiamo il compito di matematica, no? Ti andrebbe di aiutarmi con questa equazione? Ci... esercitiamo insieme! Quell'idiota di Togami mi ha mollato di punto in bianco."
Aveva parlato con quella che, probabilmente, secondo i suoi standard poteva dirsi "virile sicurezza", ma a dire il vero la sua voce a tratti era suonata come una sorta di supplichevole squittio.
Però Sayaka non disse nulla al riguardo: si limitò a spostare la propria sedia e fargli spazio al suo fianco con un sorriso.
"Certo, non ci sono problemi."
E l'entusiasmo fanciullesco che si dipinse sul viso di Leon a quella risposta la fece ridere appena, perché l'espressione di quegli occhi azzurri s'era fatta d'un tratto così bella da intenerirla.

(x² + y² -1) ³ - x²y³ = 0
Riscrissero più volte la traccia dell'equazione ed infine fra un'imprecazione di Leon e la titubanza di Sayaka, riuscirono ad arrivare alla soluzione e, quindi, al grafico.
Leon tracciò subito la prima curva, ma venne corretto quasi immediatamente dalla ragazza che, con una lieve risata, ne sistemò la forma.
Allora, Kuwata disegnò la seconda parte della rappresentazione — la punta della lingua gli sporgeva dalle labbra per la troppa concentrazione —; e sbatté le palpebre un paio  di volte, incredulo di fronte al risultato finale.
È un cuore..?
Si voltò verso Sayaka con fare interrogativo, ma la ragazza teneva lo sguardo basso su un punto imprecisato del tavolo, mentre le guance le si tingevano teneramente di un rosa intenso.
Maizono era una idol, sapeva come usare il proprio sex appeal, era consapevole del proprio corpo e della propria bellezza, ma a causa di quel ruolo le era anche vietato un qualche tipo di rapporto più profondo con un ragazzo.
Di conseguenza, non che fosse inesperta, ma sicuramente non aveva mai avuto un particolare approccio romantico con l'altro sesso.
Ed ora Kuwata le si presentava con una cosa del genere...
Da parte sua, Leon era praticamente diventato tinta unita coi propri capelli, un po' a causa dello sforzo per capire se quel bastardo di Togami lo avesse fatto di proposito o meno, un po' perché la situazione era decisamente imbarazzante.
Stava per aprir bocca, scusandosi  per quell'inconveniente, che non intendeva fare nulla di strano, sul serio; ma quella sorta di felicità che vide tingersi nell'espressione di Sayaka quando si voltò a guardarla per parlare, lo fece desistere.
"Kuwata, ti ringrazio davvero." gli disse, avvicinandosi di poco al suo viso. "Nessuno aveva mai fatto una cosa simile per me." aggiunse, poi, in un soffio delicato, posandogli un bacio su una guancia.
E mentre la gioia lo divorava, masticandolo per bene, ed il calore al volto si intensificava fino a poter bollire un uovo, Kuwata si sentì di colpo davvero in debito con Togami.

Giorni dopo, quando fra un balbettio confuso e sguardi che tentavano di evitare un contatto diretto, Leon riuscì a chiedere un appuntamento a Sayaka — la quale, in un modo o nell'altro, aveva rimandato alcuni impegni della giornata —, Kuwata si precipitò quasi d'impulso verso la camera di Togami e il sorriso che aveva stampato sul viso non scomparve neanche quando lo sguardo di distaccata superiorità dell'altro giovane si posò lungo tutto il suo profilo.
"Cosa vuoi, Kuwata?"
Leon gli prese una mano d'istinto, per poi stringerla e scuoterla energicamente, sotto l'espressione sempre più contrariata di Byakuya.
"Grazie Togami! Quando diventerò una star, non mi dimenticherò di te!" gli fece felice, prima di voltarsi tutto soddisfatto e tornare canticchiando verso la propria stanza.
L'erede quasi gli gridò contro che, dannato cretino, gli bastava passasse quel ridicolo compito di matematica, ma Leon già non lo ascoltava più: ad occhi chiusi, entrando in camera, immaginò quel primo appuntamento con Sayaka; e provando a guardare un po' più in là nel futuro, quasi si vedeva su un palcoscenico con una band a dedicare quel successo, la propria vita, alla sua meravigliosa idol.

Però, quando riaprì gli occhi, non ci fu il disordine della sua stanza ad accoglierlo e nemmeno una folla urlante, estasiata di fronte alla sua performance.
Non lo accolse Sayaka — l'aveva lasciata a terra, sanguinante, in preda agli spasmi della morte — e neanche Togami che gli sibilava contro che, ottusissima capra, il campo di esistenza di una funzione non si determinava in quel modo.
C'era il dolore.
Così tanto da accecarlo.
Così intenso da rendere mute le sua grida ormai roche.
Così spaventoso da sottrargli la possibilità di piangere ancora una volta — come aveva fatto lavando dalle mani il sangue di Maizono, ma non scivolava via, non scompariva; grattava la pelle, eppure il rosso del crimine, della colpevolezza, di un gesto a lui stesso incomprensibile era lì, bruciante, e neanche le lacrime del delirio cancellavano le macchie cremisi.
Un incubo.
Io non voglio morire.
Sentiva il corpo pesante come se fosse fatto di plastica, come se fosse stato una marionetta ormai rotta da rinchiudere in una teca.

L'ultima cosa che vide, spalancando gli occhi azzurri, fu il volto di Sayaka dormiente.
L'ultima cosa che sentì fu il profumo dei suoi capelli, mentre vi giocherellava alla luce di uno dei tanti tramonti che avevano bagnato d'arancione le aule della Hope's Peak.
Ah, probabilmente s'era appisolato anche lui assieme alla ragazza...
Nessuna disperazione, nessuna morte orribile.

"Prima o poi... mi sveglierò."

*Owari*

Salve!
Erano secoli che desideravo scrivere qualcosa del genere, una SayaLeon, e finalmente in un flash di ispirazione momentanea questo è quello che ne è uscito. XD
Togami non potevo non renderlo partecipe, lo amo troppo <3, quindi mi scuso se possa essere risultato OOC! °3°
Spero che nella sua brevità questa one-shot possa essere piaciuta!
Un bacio, grazie per aver letto!
Iria.

   
 
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