Celeste.
Avrai gli occhi di tuo padre
e la sua malinconia
il silenzio senza tempo che pervade
al tramonto la marea
Arriverai
con la luna di settembre
che verserà
il suo latte dentro me
e ti amerò
come accade nelle favole per sempre…
Chissà perché, nella
mia mente, ho già un’immagine chiara di te. Ed è incredibile se penso che ho
saputo di te solo un paio di giorni fa; eppure già lo sentivo, sentivo la tua
presenza in me, sentivo che c’era qualcosa di diverso dentro di me, nel mio
corpo e nel mio spirito. E quel qualcosa sei tu.
E ora nella mia mente
c’è già l’immagine di una bambina. Ti vedo con gli occhi scuri di tuo padre, e
con i miei capelli. T’immagino con il mio sorriso e con la sua malinconia. Quella
malinconia tutta particolare, nascosta e fugace, che giocherà a nascondino
nelle tue iridi castane.
Ricordo che quand’ero
piccola mi divertivo ad immaginarmi già grande, con un marito a fianco e una
figlia che correva ridente. Mi immaginavo noi tre ad una delle infinite feste
dell’alta società, vestiti eleganti e circondati da persone dai nomi
altisonanti. Mi immaginavo il compleanno della mia bambina: a maggio!, avevo sempre detto.
Ma quelli non erano
che sogni di una bambina che della vita non sapeva nulla. Non c’è alcun marito
al mio fianco, nessun uomo da chiamare compagno
di vita; non ci sono feste sfarzose, nomi altolocati e abiti eleganti; e
non arriverai a maggio, come ho sempre immaginato.
Sei entrata in me in
una notte di settembre illuminata dalla luna. Arriverai a giugno scaldata dal suo
caldo sole. E ti amerò. Ti amerò come succede solo nelle favole che amavo ascoltare
da bambina, come quelle che ti racconterò la sera per farti addormentare.
ti aspetterò
senza andar via
come fanno già le rondini nell'aria
nella terra mia
che invecchia ma
sulla scia di un'altra età ballando
sogna
mentre la tenera luce dell'est
all'alba illumina speranze e ginestre
e il cielo è così...celeste…
celeste…
Sei dentro di me,
ormai. Sei dentro di me da prima di quella maledetta Guerra, che mi ha strappato
via tuo padre per sempre. Sei dentro di me e non mi rimane che aspettarti. Gli altri
dovranno accettarlo: non ho intenzione di rinunciare a te! E forse, un giorno,
capiranno.
Sono ad Atene, al
Santuario. Il sole dell’est sta sorgendo inondando il mondo con la sua calda
luce. Mi sporgo un po’ dal balcone e lascio che faccia la stessa cosa con me;
voglio che riscaldi anche te, e tutte le promesse e le speranze che ti porti
dietro.
Non farò nulla d’ora
in poi. Rimarrò ad aspettarti, osservando la mia terra natale che invecchia
come ogni cosa. E guarderò il cielo, Celeste,
sotto cui un giorno camminerai.
Avrai libri, sandali e secchielli
luminosi “amarcord”
saranno neri come i miei i tuoi capelli
ma in un attimo lo so
volerai via
verso l'isola lontana
di una città
come ho fatto un giorno anch'io
amore mio
perché il sole può scordarsi della luna...
Già ti vedo, mentre
con i tuoi sandali nuovi corri sulla spiaggia di Grecia, in mano paletta e
secchiello, e costruisci castelli di sabbia ridendo come solo i bambini sanno
fare. Ti vedo cresciuta, mentre distesa sul letto divori l’ennesimo libro; gli
occhi di tuo padre che corrono rapidi tra le righe e una mano che corre ai
capelli neri come i miei, andando a sistemare dietro all’orecchio l’ennesima
ciocca che sfugge birichina.
Ti vedo ormai grande, con
un paio di jeans, una maglietta e uno zaino in spalla. Ti vedo al porto di
Atene, mentre sorridi verso di me e levi una mano in segno di saluto. Stai partendo
per Nuova Luxor, per la terra di tuo padre. Vuoi vedere i posti che ha visto
lui, conoscere le persone che ha conosciuto quand’era solo un ragazzo e non un
Cavaliere. Vuoi vedere il suo – il nostro!
– mondo, quello di cui tanto hai sentito parlare. E io non ho intenzione di
fermarti.
Anch’io sono partita,
da giovane, verso terre che non conoscevo ma che già sentivo mie. È un viaggio
che dovrai compiere, e a me non resterà che salutarti con la mano, guardando la
nave sparire all’orizzonte.
ti aspetterò
e prima o poi
arriverai senza nemmeno far rumore
ti sentirò
e resterai
mentre ormai le foglie cambiano colore
al mio paese che ancora non sai
dove l'autunno odora di caldarroste
e il cielo è così...celeste!
Di nuovo, dopo che
sarai partita, non potrò altro che aspettarti. Rimarrò ancora una volta
immobile, osservando i giorni susseguirsi rapidi uno dopo l’altro e le stagioni
cambiare.
Poi tornerai. Arriverai
in silenzio, sperando così di farmi una sorpresa. Ma ti sentirò comunque. Ti sentirò
prima ancora che tu sia arrivata; il mio cuore accelererà i battiti e la tua
immagine sarà nitida nella mia mente, a chiamarmi e a dirmi che sei di nuovo da
me.
Ti accoglierò tra le
mie braccia di madre. Ti stringerò così forte da toglierti quasi il fiato, e tu
mi rimprovererai dicendomi che ormai non sei più una bambina. Poi ci sederemo a
terra, e tu inizierai a raccontarmi quelle meravigliose esperienze che hai
vissuto; mi racconterai di aver conosciuto gli amici di tuo padre, di tua zia,
della città e del mare e del cielo di Nuova Luxor, che sono azzurri quasi
quanto quelli di Grecia. E allora mi chiederai se è per questo motivo che ti
chiami Celeste. E io ti dirò che sì, è per questo motivo. Perché il mare e il
cielo delle nostre terre erano del colore del tuo nome, e perché Pegaso è il
cavallo alato simbolo dei limiti che gli uomini posso superare, e che si libra
alto nel cielo celeste.
E mentre noi parleremo
il tempo sarà passato. Le foglie saranno diventate gialle, rosse e arancioni, e
nell’aria si spanderà l’odore delle castagne arroste,
tipico dell’autunno. Un odore che ancora non conosci, ma che riempirà l’aria e
che tu adorerai.
Come il
soffio della vita
che spalanca anche le imposte
e a sorridere ti invita
anche quando non lo vuoi
questo vento innamorato
che anche tu respirerai che respirerai…
Arriverà un nuovo
vento e mi dirai che vuoi partire di nuovo, per poter vedere il mondo che io,
tuo padre e tutti gli altri abbiamo difeso con le unghie e con i denti.
Arriverà un nuovo
vento e sapremo entrambe che è il soffio della vita. Quel soffio per cui tanto
abbiamo lottato, quel soffio che ci portava a sorridere anche quando sembrava
che ormai non potessimo far nulla, quel soffio che ci dava forza, ci faceva
stringere i denti e serrare i pugni per continuare ancora, nonostante le ferite
che continuamente si aprivano sui nostri corpi di ragazzi.
Arriverà quel vento
carico di sentimento, che porterà a te l’amore di tuo padre. T’infonderà
coraggio, e ti aiuterà a capire per quale motivo abbiamo tanto lottato.
Quel vento ora ti sta
già aspettando e tu, molto presto, lo respirerai.
e poi
avrò il coraggio di aspettarti
ancora un po'
e ti prometto che vedrai dalle finestre
un cielo così...celeste…
celeste…
un cielo così celeste…
Sarai partita di
nuovo, imbarcata su un’altra nave, diretta in chissà quale parte del mondo.
Il tempo passerà, e di
te avrò solo il racconto del vento e la certezza del mio cuore che stai bene.
Passeranno gli anni,
vecchi amici inizieranno a spegnersi, uno dopo l’altro, quasi a volersi
rincorrere e raggiungere per potersi finalmente ricongiungere li uni con li
altri. Passeranno gli anni e la mia pelle inizierà a cadere, i capelli ad
imbiancarsi e le rughe creeranno trame infinite sulla mia pelle un tempo
giovane e tirata. Ma io non me ne andrò. Rimarrò ferma, immobile, e ti
aspetterò.
Poi tornerai da me,
ormai donna, con un sorriso che è un miscuglio tra il mio e quello di tuo
padre. Ti sorriderò, ti abbraccerò. Ricambierai. E mi dirai di salutarti papà,
perché sarà chiaro a tutte e due il motivo del tuo ritorno. Ti donerò un ultimo
sorriso e poi chiuderò gli occhi.
Il cielo, fuori dalla
mia stanza, sarà sempre Celeste!