La pioggia donava un colorito malinconico a Londra che gli era mancato. Opaco. Le case si specchiavano nell’acqua e l’immagine restituita era simile a una vecchia foto che aveva subito le ingiurie del tempo.
«Non sono stanco» aveva risposto lui. «Anzi, credo che suonerò un po’». Si voltò per osservare la madre di sottecchi. Percepì una stretta al cuore, lei aveva l’occasione di vederlo così poco e si faceva trovare in questo stato pietoso, era proprio un egoista. Tutto per Lily.
Lily, bruna, bella e ironica, imprigionata nei ricordi, così come l’aveva conosciuta. Era primavera. Erano bambini. Lei aveva un abito a fiori giallo e viola e un sorriso timido.
«Come ti chiami, bimbo?» gli aveva chiesto col suo ridicolo accento italiano.