Il tesoro
più prezioso
[E’ bene che vi
dia, prima che abbiate il coraggio di leggere questa semispecie di Drabble nata da un attacco di dolcezza improvvisa durante
l’ora di letteratura, delle spiegazioni: i protagonisti sono il mercante
ed “esploratore” (anche se questo è un termine un po’
troppo moderno per definirlo) Marco Polo ed il letterato Rustichello da Pisa,
entrambi fatti prigionieri dai genovesi durante il periodo delle lotte fra le
quattro repubbliche marinare. Dalla collaborazione tra i due (uno narrava e
l’altro scriveva) nacque, nel 1929, Il Milione. Le poche righe che ho
scritto, mi piace immaginarle come i pensieri di Marco
Polo, appunto, nei confronti del suo compagno di cella. So che è
un’idea a dir poco assurda la mia, ma spero ugualmente che possa essere
di vostro gradimento e che lasciate almeno un commentino...vi auguro buona
lettura, vostra Isi.]
I nostri corpi si
stringono l’uno all’altro, troppo patiti dalla fame, dal freddo e
dall’odio di una guerra che si combatte per il vano bene della ricchezza,
dell’oro, dell’argento, dei denari, delle spezie e dei profumi
d’oriente.
Quanto ho rincorso questi beni per terra e per mare!
Quanto tempo ho camminato, quanti passi ho messo, con audacia,
l’uno dietro l’altro sulla sabbia bollente dei deserti o sulle vie
sassose delle ricche città portuali; ho perso il conto delle miglia che
ho percorso, dei chilometri che ho macinato in tutti questi anni inseguendo la
dea Ricchezza, che dopo tanto vagare, dopo tante fatiche ha saputo ripagarmi
con questa cella di nuda, gelida ed umida pietra che come uno scrigno ti
conteneva già prima del mio arrivo.
E solo adesso che il
tuo corpo giace addormentato tra le mie braccia, solo ora mi rendo conto di
essere l’uomo più fortunato di questa
terra, nonostante il freddo, la fame, l’odio e le sbarre che mi tengono
prigioniero, perché tu sei tutto ciò che mi tiene in vita, tu sei
il cibo prelibato che sazia la mia fame e l’acqua pura delle oasi che
placa la mia sete, tu sei ciò che scalda la mia anima ed il mio cuore
come farebbe un fuoco vero e la mia libertà si trova in te, in quel
posto che hai detto essere solo per me, nel quale mi accoccolo per cercare un
po’ di sollievo quando i dubbi dell’esistenza mi tormentano, lo
stesso luogo in cui tu mi accogli per proteggerti e per sentirti finalmente
completo.
Di tutti i gioielli
che ho visto in vita mia tu sei indubbiamente quello
più bello e prezioso, di tutte le fragranze e gli incensi che hanno
rapito i miei sensi tu sei senza alcun dubbio l’aroma più ammaliante e voluttuoso; la
tua pelle non è forse liscia come la pelle d’oriente,
giacché porta i segni e gli sfregi di una vita, ma è per me la
stoffa più pregiata sulla quale giacere, il velo naturale sul quale io
possa spargere i miei baci, mentre i tuoi occhi, ora chiusi dalla stanchezza,
hanno il colore più bello tra tutti quelli usati per dipingere.
Dalle sbarre di ferro
della nostra cella s’intravede la luna che con il suo cerchio argenteo
s’impone sulle tenebre della notte, come il nostro amore trionfa sulla
guerra che, quasi per sbaglio, l’ha creato, facendoci trovare.
Poso l’ennesimo
bacio sulle tue labbra dischiuse, sui tuoi lineamenti
che Orfeo rilassa con la dolcezza del suo canto e per l’ennesima volta mi
chiedo come possa esservi, in mezzo a tanto orrore, una creatura come te,
così pura, così dolce, così dannatamente viva.
Sono davvero
l’uomo più fortunato di questo Mondo,
perché ho tra le braccia il tesoro più prezioso.
Io ho Te.