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Autore: Aniel_    14/11/2013    6 recensioni
Una chiacchierata a bordo dell'Impala, come ai vecchi tempi. (Post 9x06)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel
Rating: SAFE
Genere: introspettivo, angst
Warning: slash, spoiler (?) 9x06

Betavampiredrug 
Words:  643 (fiumidiparole)
Note: fic senza pretese, scritta più che altro per lenire il senso di angoscia e frustrazione post 9x06, per rispondere alla domanda della mia beta "ma dove hanno passato la notte quei due?" e per farmi un altro po' di male dopo la visione di questo video. 
Disclaimer: nessun personaggio mi appartiene, nemmeno Abaddon e, beh... me la farei ovunque quella donna!

Someone else's life
 
«Dove vai?»
Dean lo afferrò per il polso, costringendolo ad indietreggiare finché Castiel non si ritrovò nuovamente con il parabrezza dell'Impala dritto dinnanzi a sé.
«È stata una lunga giornata, Dean. Sono stanco.» replicò, e lo era. Lo era davvero.
Ma non si trattava di quella sensazione ormai familiare, quella delle palpebre pesanti e degli occhi arrossati, era qualcos'altro.
Un peso in mezzo al petto che non era riuscito ad allontanare, ma non ne avrebbe parlato, non con Dean.
Doveva vedersela da solo, perché è questo quello che gli umani fanno, no?
Gli umani combattono e a volte sopravvivono.
No, non ne avrebbe parlato con Dean. Così sorrise, uno di quei sorrisi di circostanza che aveva imparato ad ostentare di tanto in tanto alla cassa del Gas-N-Sip quando una vecchia signora gli diceva di essere un bravo ragazzo. 
Non lo era, ma il sorriso di solito funzionava... era un'ottima risposta.
«Sì, scusami.» mormorò Dean, mollando la presa e stringendo le mani sul volante. «Hai trovato una... uhm... sistemazione?»
«Sì.» mentì Cas, senza indugi. «Sì, non devi preoccuparti.»
Dean annuì, lentamente, come se stesse cercando le parole giuste. «Non ci stai nemmeno provando.»
«Temo di non capire...»
«A tornare.» spiegò l'altro. «Da noi... non- non mi hai chiesto di tornare.»
Castiel inclinò il capo, confuso. Dean sembrava così sconvolto, come se non riuscisse a crederci, come se si fosse aspettato una risposta diversa, una fine diversa.
«Perché avrei dovuto?»
«So che non hai una casa. So che dormi in un fottuto supermercato.»
Castiel arrossì. Non gli capitava spesso ma in quel preciso istante avvertì una spiacevole sensazione di imbarazzo: si era impegnato tanto per dimostrare a Dean che poteva farcela, che in effetti stava riuscendo a combinare qualcosa, qualcosa di buono, di vero, di umano.
E per la prima volta dimostrare all'altro di potercela fare da solo era essenziale perché era umano e in quanto tale aveva iniziato a provare tutte le emozioni che un tempo non poteva neanche concepire: frustrazione, paura, imbarazzo, orgoglio.
No, non avrebbe ceduto, non con lui.
«Sto bene.»
«No, invece!»
«Cosa dovrei fare?» sbottò, l'eco della sua voce invase il piccolo abitacolo dell'Impala. «Dovrei supplicarti di ripensarci? Dovrei sperare di poter anche solo lontanamente capire perché mi hai mandato via? Dovrei chiederti perché continui a definirci una famiglia quando ho passato l'inferno da solo da quando gli angeli sono caduti? Cosa dovrei fare esattamente, Dean?»
«Credi sul serio che voglia essere convinto? Sei tu, Cas! Sei tu che ti stai arrendendo, sei tu che stai mollando tutto!»
Le parole di Dean lo colpirono come uno schiaffo in faccia.
Riprese fiato e guardò altrove, qualsiasi cosa che potesse distrarlo dalla voce di Dean, dai suoi occhi, dalle sue accuse. «Sto cercando di costruire qualcosa.» rispose, piatto.
Era il primo a non crederci, non pretendeva di certo di convincere anche Dean.
«Sei meglio di questo.»
«No, io non credo, e lo sai anche tu.» aggiunse, chinando lo sguardo. «Va bene così, Dean. Non è colpa tua.»
Dean scosse il capo, esasperato, colpendo il volante con un pugno. «Quando finirai di autocommiserarti? Quando alzerai il culo e farai qualcosa? Perché non c'è niente Cas, niente, di peggio che cucirsi addosso la vita di qualcun altro, di uno Steve di cui non sai e non saprai mai niente.»
«Hai detto tu che dovrei farmi una vita, una vita nuova.»
«Una vita tua, Cas. E tu nemmeno lo sai... non riesci nemmeno a capire quello che vuoi.» mormorò Dean, la voce spezzata, pesante, come se gli fosse costato una gran fatica ammetterlo.
E poi Castiel lo fece e fu un attimo: le sue labbra erano premute contro quelle dell'altro, le mani di Dean sul suo viso lo stringevano forte, forse perché se avesse permesso a se stesso di lasciarlo andare non lo avrebbe più rivisto, almeno per un po', e non poteva correre il rischio.
Dean non poteva portarlo con sé, ma poteva di certo tenerlo per sé... solo un altro po'.
Per essere un senzatetto, Castiel passò la notte nell'unica vera casa che avesse mai avuto
   
 
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