Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Nayrin Baudelaire    15/11/2013    0 recensioni
[Ambientata durante la prima stagione]
Viserys è l’ultimo dei draghi, l’ultimo dei Targaryen. Costretto a mendicare, il re di Westeros medita vendetta e sogna quel trono che il Destino ha voluto rubargli. Sarà in grado di riconquistarlo? O sarà inghiottito dal gioco dei troni?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Viserys Targaryen
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Who can rule without wealth or fear or love?
Viserys Targaryen, 1x06
 

Viserys Targaryen, secondogenito di Aerys, secondo del suo nome, e di Rhaella, unico e vero erede al Trono di Spade, era l’ultimo della propria stirpe, l’ultimo dei draghi. Quando l’Usurpatore aveva ucciso suo fratello Rhaegar, quando lo Sterminatore di Re aveva trapassato la schiena di suo padre con la sua spada e quando sua sorella aveva squarciato le membra della loro madre venendo al mondo, Viserys s’era ritrovato solo contro il Destino.
Era stato costretto a scappare da Roccia del Drago, antica sede di Aegon il Conquistatore e le sue sorelle prima della presa di Westeros, e a rifugiarsi nelle Città Libere di Essos. Lontano da casa. Lontano dagli affetti. Solo. Con una sorella di cui prendersi cura. Era stata quella l’ultima volontà di sua madre.
Se chiudeva gli occhi, poteva ancora rivedere il suo bel viso, così simile a quello di Rhaegar, sempre triste e disilluso. Gli occhi di ametista scura dolci e pieni di amore per lui. Le piccole mani sempre pronte ad accarezzarlo e a curarlo. I suoi sorrisi materni e la sua morbida risata capace di risanare ogni ferita.
Sua madre era la persona che più gli mancava, ancora più di Rhaegar, sempre così distante e irraggiungibile. Così grande, così fascinoso. Così perfetto. Viserys non era affascinante e avvenente con suo fratello. Lui aveva ereditato i tratti di suo padre. Più duri e spigolosi di quelli della dolce Rhaella.

E tratti della sua personalità.

Lo chiamavano il Re folle, quegli stolti arrampicatori sociali che insozzavano la sua Fortezza. Deridevano i draghi e spargevano ingiurie su di lui. Ma a Viserys non importava.
Un giorno, si diceva, tutto sarebbe stato di nuovo suo e allora più nessuno avrebbe osato insultare la sua famiglia. Si sarebbero inchinati dinanzi alla potenza del vero drago.
Ancora immerso nei propri pensieri non si accorse di essere entrato nelle stanze immense che il Magistro di Pentos aveva messo a sua disposizione e di aver sbattuto la porta di noce alle proprie spalle. Quando ripensava alla sua famiglia perduta da troppo tempo, Viserys si perdeva nel mare dei pochi ricordi che aveva di loro. I racconti avventurosi sui loro illustri antenati che suo padre soleva narrargli la sera, quando sua madre era dall’altra parte del letto, intenta a ricamare e a sorridere dinanzi allo stupore del figlioletto.

Ti sembrava così coraggioso, Aemon, il cavaliere del Drago.
Ti sembrava così giusto e onorevole, Daeron Il Buono.
Ed Aegon l’Improbabile era così affascinante e affabile.

Vecchi draghi. Tutti morti. Tutti caduti e persi nelle mire del tempo ingannatore.

« Mio principe,» mormorò una bella voce chiara e tranquilla, destandolo dai suoi pensieri. Lo sguardo d’ametista di Viserys si posò su di una figura bellamente distesa sul suo letto raffinato e troppo grande per essere occupato in solitudine. Un’affascinante fanciulla era sdraiata sul fianco, lasciandogli intravedere le forme piene del suo corpo fasciate soltanto dalla seta di un sottile abito rosato che permetteva di notare molto più di quanto fosse consentito. I capelli scuri, leggermente ondulati, erano sciolti e lunghi, le coprivano il braccio sinistro come un mantello. La pelle sembrava di porcellana e da quella distanza Viserys poté osservare soltanto le lunghe ciglia che contornavano degli occhi chiari, di un nocciola accogliente.

« Chi sei? Cosa fai nelle mie stanze?» domandò imperioso riprendendo il controllo di sé. Quella fanciulla l’aveva quasi incantato nella sua bellezza semplice. Non si aspettava di trovarla lì. Era troppo disinvolta, troppo audace per essere una serva. Troppo bella per essere alle dipendenze del vecchio dei formaggi. Il Magistro non l’aveva avvertito di nulla poi.

« Il mio nome è Rebekah Moryen, vostra grazia,» si presentò obbediente prima di posare i piedi nudi sul pavimento di marmo e issarsi in piedi. Era abbastanza alta, quasi quanto lui, e magra. Gli ricordava vagamente sua nipote Rhaenys e la sua buona sorella Elia, ma i tratti del viso erano diversi, « Magistro Illyrio mi ha scelta per compiacerti,» gli spiegò avanzando verso di lui quasi insinuante e tentatrice poggiandogli poi le piccole mani candide e ben curate sulle spalle. Profumava di lavanda e gelsomino e Viserys inspirò piano quel buon odore. No. Non poteva essere una serva.

« Compiacermi?» ripeté curioso il principe d’argento, carezzando con gli occhi il suo corpo avvenente. L’abito era abbastanza attillato e la scollatura era profonda. la pelle candida era in amabile contrasto con il rosato scuro del vestito e Viserys deglutì accorgendosi che le brache erano cominciate a stargli strette.

« Sì, mio principe,» confermò con voce dolce, sorridendogli con gli occhi chiari e grandi, da cerbiatta. Le lunghe ciglia creavano una lieve ombra sugli zigomi alti del suo piccolo viso a cuore. Quando sorrideva le sue gote erano abbellite da due profonde fossette che la facevano apparire innocente come una bambina. Viserys, incapace di trattenersi oltre, le posò le mani sui fianchi morbidi e l’attirò a sé. Erano i capelli a profumare di lavanda mentre il corpo odorava di gelsomino e di altro. Di una fragranza che non aveva mai sentito su nessuno. Doveva essere l’odore stesso della sua morbida pelle bianca, intatta ed incontaminata.

Sarebbe meraviglioso profanarla. Scurirla con morsi e baci appassionati. Arrossarla. Sentire le ossa scricchiolare sotto la tua passione.

« In che modo precisamente?» soffiò sul suo collo prima di morderlo lievemente, facendola ridere lievemente. Più audace, la mancina seguì il corso del suo fianco sino ad arrivare alla base della schiena. Rebekah posò il viso nell’incavo del suo collo mentre le labbra, rosee e sottili, sfioravano la pelle nivea del suo volto senza posarsi troppo. Lo toccava con riverenza. Come se avesse dinanzi a sé una divinità.

Tu sei una divinità. Tu sei il re di Westeros. E la ragazza è stata abbastanza intelligente da
capirlo subito.


« In qualsiasi modo sua grazia desideri,» sussurrò nel suo orecchio facendo scendere le mani seguendo le pieghe del suo abito scuro. Indugiò sul suo petto sino a discendere verso le sue brache sempre meno contenute, poi sospirò soddisfatta.
A quel punto Viserys l’allontanò da sé con uno strattone, facendola ritornare a qualche centimetro di distanza. L’avrebbe presa lì, in piedi, nel bel mezzo della sala. E non sapeva nulla. Non sapeva se fosse una nemica del suo reame

« Parli la lingua comune. Hai un cognome di Westeros. Da dove provieni?» chiese carezzandole il fianco sinistro con i polpastrelli. La ragazza non sembrava affatto turbata né dalla richiesta né dal fatto che l’aveva praticamente spinta rischiando di farla cadere.

« Corona Nera. Nelle terre dell’Altopiano,» rispose con grazia e gentilezza, sorridendogli appena con un pizzico di nostalgia malcelata. Aveva pensato fosse di Dorne, della calda terra di Elia, sempre così buona e gentile con lui. Ed invece era una fanciulla dell’Altopiano. Avrebbe potuto riconoscerla per la bellezza e i modi spigliati, per il sorriso aperto e la leggerezza della sue vesti. Ma non aveva mai conosciuto bene una donna delle terre dei fiori.

« Casa nobiliare e motto?» domandò sospettoso. Negli anni aveva imparato che non poteva fidarsi delle parole degli uomini e delle false lusinghe femminili. E la ragazza era ben troppo disponibile a soddisfarlo.

È ovvio che lo sia. Tu sei il re. 

« Bulwer. Morte prima della Disgrazia,» rispose placida prima di arcuare le belle labbra rosee in un sorrisetto appena trattenuto, più malizioso. Come se stesse sogghignando quasi.

« Ridi di me?» esclamò irato, assottigliando gli occhi scuri e irrigidendo la mascella prominente. La fanciulla quasi sobbalzò per quello sguardo quasi crudele ed implacabile.

« No, vostra grazia. Sorriso per i ricordi della mia terra. Se ciò ti irrita, non lo farò più,» aggiunse sommessa, scostando di poco gli occhi dal suo corpo per posarli sul pavimento. Comprese di averla ferita con quelle parole così dure, con quel tono autoritario. Quasi gliene dispiacque. Viserys l’attirò nuovamente a sé e le carezzò la schiena dolcemente, per farle comprendere che quella chiarificazione gli era bastata.
La fanciulla, sotto la maschera di sirena tentatrice, sembrava una bambina spaventata proprio come lo era stato lui dopo la morte di ogni certezza.
E quella bambina gli aveva fatto tenerezza in fondo.

« Perché il Magistro ha scelto proprio te? Sei abile?» domandò curioso baciandole la guancia per poi seguire la linea bluastra della sua carotide dove il sangue scorreva placido e lento. Il morso, proprio come aveva pensato, le aveva lasciato un marchio rosso scuro e Viserys sentì nuovamente la passione restringergli i pantaloni.

« Sono ancora una fanciulla, mio principe,» chiarì la giovane, tornando ad accarezzarlo, ma più timorosa che l’allontanasse di nuovo se avesse detto altro di sbagliato. Sembrava quasi inibita mentre pronunciava la propria incontaminata innocenza. A Viserys quel tono sommesso piaceva. Lo faceva sentire potente. Padrone del mondo. E la ragazza era così avvenente, « Il Magistro riteneva che fosse inadatto che il re di Westeros giacesse con una sgualdrina. I re devono avere l’onore della Prima Notte,» commentò tornando ad essere scaltra e furba, proprio il tono che prima l’aveva attratto tanto. La Prima Notte. La vecchia usanza dei signori di Westeros. Quasi sorrise per quel pensiero. In un tempo passato i re avrebbe potuto avere l’innocenza di ogni sposa prima anche dello sposo. Ogni donna poteva essere loro. Dalla più infima contadina alla più bella Lady Protettrice. E Rebekah non era né l’una né l’altra, ma Viserys la desidera lo stesso.

« Mi piaci, donna,» si lasciò sfuggire con la voce arrochita dal desiderio, spingendola verso il letto poco distante. La voleva. La bramava quasi quanto bramava la sua corona e il suo trono. Desiderava sentirla dentro di sé. Come se fosse una parte di lui, una parte indivisibile.

« Sono felice di compiacere il mio re,» ridacchiò sedendosi sulle lenzuola di lino bianco e lasciandogli intravedere buona parte del suo seno candido e sodo, morbido com’era lei. La baciò con voracità prima le labbra, lasciandole gonfie per la sua passione. Poi discese lungo la gola candida, di cigno. Lungo il petto, quasi strappando la veste che indossava. Le mani di Rebekah intanto gli sfilavano le brache quasi tremando per l’emozione e quando lo lasciò libero Viserys le morse con forza la pelle candida facendola quasi urlare.
Come per farsi perdonare leccò la pelle arrossata e le posò un delicato bacio, immergendosi poi nei suoi occhi chiari e lucidi, quasi vitrei. Le labbra erano aperte e respirava a fatica. Viserys le sorrise con dolcezza baciandola timidamente, mentre Rebekah gli circondava il collo con le mancina.

È tua, Viserys. Ma perché sprecarla adesso? Sii superiore al desiderio. Sei il re. Il re non ha debolezze e non le mostra.

Scostò la mano della fanciulla e si issò in piedi, rinfilandosi i pantaloni. Avanzò verso il tavolo alla sua sinistra e si versò un calice di vino rosso, di Arbor. Poi tornò a guardare la bella sul suo letto. Era ancora affannata, le labbra erano schiuse come per comprendere cosa l’avesse fatto allontanare da lei ancora una volta. I marchi rossi sul suo corpo candido erano così belli da farlo sorridere.

« I Tyrell combatterono al fianco di mio fratello durante la guerra. Andrai bene per scaldarmi il letto,» esclamò divertito, lasciandola ancora più confusa, prima di bere un lungo sorso di vino. Sì, la ragazza sarebbe andata bene.
 

Note dell’autrice

Viserys… si potrebbe davvero scrivere di più di questo personaggio di cui io sono affascinata enormemente sin dal primo libro dalla prima stagione. Speravo che l’HBO si distanziasse un po’ di più dall’opera originale, ma così non è stato ed io dovevo rimediare in qualche modo. Ci troviamo ancora a Pentos in questo primo capitolo, da Illyrio Mopatis e Dany non è ancora promessa a Drogo. È un What if, ma sarà Viserys a scegliere il suo destino indi per cui non è ancora certo che prenderà le distanze da una certa corona d’oro. Che dire? Spero vi piaccia e spero di portare più Viserys nel fandom. Alla prossima, Nayrin Baudelaire. 
  
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