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Autore: Kendra26    17/11/2013    0 recensioni
' “Allora dolcezza, dove andiamo?” A rispondergli non fu una compagna ma un suono rassicurante del TARDIS.. Il dottore la guardò con lo sguardo di affetto e fiducia che riservava solo a lei e cominciò a girare le manopole che lo avrebbero portato alla prossima avventura. Poi la sua attenzione fu catturata da un lampeggio, il segnale che una trasmissione era in corso. Il Dottore si accigliò e cominciò tirare leve troppo velocemente perché qualcuno potesse seguirlo. La lucina si interruppe.'
Il Dottore e il Capitano Jack sono lontani, ma il TARDIS riuscirà ad avvicinarli - storia scritta con Synoa.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doctor - 10, Jack Harkness, TARDIS
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ce n’era nemmeno una. Nemmeno una stella nel cielo, notò Jack, scrutando l’oscurità che avvolgeva Cardiff in una fredda notte di novembre. Era fermo lì già da un po’, solo, come sempre a quell’ora, quando il resto di quel gruppo di poche, preziose persone che rispondeva al nome di Torchwood era ormai a casa, lontano, seppur per poche ore, dalla frenetica realtà giornaliera. Pensava, il Capitano. A volte, i pensieri lo invadevano, a volte, come qualcuno aveva notato, si prendevano gioco di lui, facendolo apparire così vecchio, rubando le espressioni del suo volto, modificandole a loro piacimento. Che poi, vecchio lo era per davvero. Quasi quanto l’oggetto dei suoi pensieri, quella notte.

 

Il Vortex Manipulator si illuminò appena, intermittente. Abbassando lo sguardo, Jack notò il tenue fascio di luce provenire dal suo polso, semi nascosto dalla tasca del cappotto. Un segnale, a miliardi di anni luce di distanza. Un segnale vecchio quasi quanto lui.

 

Il Dottore, nel suo più classico completo a righe e la giacca lunga, era fermo fuori dal TARDIS, aveva lo sguardo lontano, come se vedesse persone al di là della strada che aveva davanti. Entrò nella cabina e gettò il cappotto sul parapetto. Si avvicinò alla consolle e chiese “Allora dolcezza, dove andiamo?” A rispondergli non fu una compagna ma un suono rassicurante del TARDIS.. Il dottore la guardò con lo sguardo di affetto e fiducia che riservava solo a lei e cominciò a girare le manopole che lo avrebbero portato alla prossima avventura. Poi la sua attenzione fu catturata da un lampeggio, il segnale che una trasmissione era in corso. Il Dottore si accigliò e cominciò tirare leve troppo velocemente perché qualcuno potesse seguirlo. La lucina si interruppe.

 

“Cosa stavi cercando di fare?” chiese al TARDIS, decisamente innervosito. “Non fare finta che sia stato un guasto o un errore. Lo so che non fai nulla per caso”

Non arrivò una risposta, non una convenzionale. Ma il messaggio arrivò forte e chiaro lo stesso, aiutarti. Il dottore sbuffò “Non ho bisogno di aiuto, sto bene”.

Gli tornò in mente Donna, in una libreria che conteneva tutti i libri dell’universo. "'Sto bene' è un codice dei Signori del Tempo che significa 'Non sto proprio bene per niente'?”

Il dottore sbuffò. Triste, molto più di quanto fosse irritato con la nave solo un minuto prima. “Buonanotte” mormorò.

 

***

Passarono altri due giorni prima che il Vortex Manipulator consegnasse un altro messaggio, Jack era da solo, di nuovo.

Il dottore sembrava accigliato, era insieme a un uomo in uniforme.

“Chi sta cercando?”

“Una persona importante”

“Fare il furbo con me non ti aiuterà, ragazzino. Ti conviene cominciare a dirmi cosa ci fai a...”

La trasmissione, fino ad un minuto prima perfettamente definita, saltò. Jack, che stava disperatamente tentando di capire cosa mai il Dottore o qualcun altro per lui stesse cercando di dirgli, non sentì più nulla per circa un minuto. Fece un gesto rabbioso, stringendo le labbra. Alla fine, quando riprese il Dottore stava uscendo.

“Non è più qui, e dubito che ci tornerà” disse qualcuno fuori campo e a Jack parve di riconoscere il posto che appariva nell’ologramma. Cercò di concentrarsi sui contorni sfocati dell’immagine, ma non riusciva a ricordare dove avesse visto quel luogo prima di allora. Vide il Dottore allontanarsi, le mani in tasca, il capo leggermente chinato, la freneticità dei suoi passi, il suo profilo che… Oh, dio. Distolse l’attenzione da quelle osservazioni e si chiese, ancora una volta, per quale motivo stesse ricevendo quelle trasmissioni. Era chiaro che il Dottore non fosse al corrente di ciò che veniva trasmesso, a meno che quello non fosse uno dei suoi soliti piani per comunicare senza essere scoperto da terzi. Ma non gli sembrava il caso. C’era qualcosa, una sensazione di inquietudine, di ansia, in sottofondo, che non lo convinceva del tutto. Forse. O forse c’era dell’altro. “E credo tu sappia cosa, Jack,” si disse, amareggiato. La trasmissione si interruppe definitivamente ancora una volta, proprio qualche secondo prima che Gwen entrasse nel suo ufficio.

 

“Jack!” Il suo nome, scandito a gran voce, lo riporto sulla Terra, a quel giorno di lavoro, Cardiff, Torchwood.

“Ehi. Owen sta di nuovo finendo tutto il caffé?” disse, cercando di nascondere il suo umore fosco.

“Non questa volta,” lo rassicurò Gwen sorridendo. “Ti ho portato quei documenti che mi avevi richiesto, su quell’incidente avvenuto al Bay Barrage. I rilevamenti mostrano un’attività anomala del Rift quella sera.”

“Ah, grazie… Sempre efficiente,” buttò lì il Capitano, distrattamente. Si era reso conto che la luce del Vortex Manipulator aveva cominciato a vibrare e non voleva che Gwen lo notasse. “Bene, sarà meglio dare un’occhiata più approfondita a quel che abbiamo. Se non ti dispiace…” fece, alzandosi e indicando la porta con un sorriso. L’altra tentennò per un secondo e poi sorrise di rimando. “Oh… Certo. Ci vediamo dopo, allora.”

“Grazie Gwen.”

Nel momento in cui la porta si chiuse, Jack si affrettò a fissare lo sguardo sull’ologramma che andava lentamente formandosi.

 

Il Dottore era fermo nel TARDIS, le mani sui comandi. Sembrava fosse perso nei suoi pensieri e aveva un’aria preoccupata. Jack si accigliò. Aveva la sensazione che le loro emozioni fossero in qualche modo connesse, che anche lui percepisse quella sgradevole inquietudine.

 

“Cosa c’è che non va…” mormorò, gli occhi fissi sull’immagine che veniva trasmessa dal Manipulator. In quell’esatto istante, il Dottore fece uno scatto con il capo, guardandosi intorno. Jack rimase esterrefatto. Riusciva a sentirlo?

 

“Puoi sentirmi?” scandì. L’espressione dell’altro non mutò e Jack lo osservò concentrarsi su un punto fisso. Quel viso, la piega lieve tra le sopracciglia. Lo aveva visto miliardi di volte, sapeva che l’altro era impegnato a districarsi in un complesso turbinio di ipotesi e ragionamenti. Chiaramente non lo aveva sentito. Forse era stata una sua impressione, eppure…

 

Il Dottore aveva la sensazione di stare mancando qualcosa di molto importante. La sensazione era fastidiosa di per sé, ma in aggiunta lo distraeva dai suoi piani per cercare di capire chi fosse River Song. Non aveva bisogno di aiuto aveva bisogno di concentrarsi su una distrazione.

Riportò lo sguardo sui comandi e si riscosse. Non poteva andare dove sapeva che avrebbe incontrato River, il rischio di incontrare un se stesso futuro era davvero troppo alto, quindi cosa poteva fare?

 

In quel momento qualcosa lo distrasse di nuovo, qualcosa di molto più vicino. La consolle del TARDIS stava suonando. Ci mise un attimo a realizzare cosa stesse squillando, non ricordava di aver lasciato a nessuno alcun modo per contattarlo che non fosse il cellulare di Martha. Era il circuito integrato di comunicazione, ma nessuno lo usava più dalla fine della Time War. Il tasto che apriva la comunicazione si premette da solo mentre mormorava “Che diavolo…” prima ancora che potesse decidere se rispondere.

 

Jack si schiarì la voce e avvicinò le labbra al Vortex Manipulator. “Ehi, Dottore.” Si chiese per un attimo cosa volesse dire e come trovare il modo di dirlo. Di fatto, non c’era nulla di effettivo, ma non si lasciò il tempo di preoccuparsene. “Non saprei dirti come sia possibile, ma credo che si sia instaurata una connessione tra il caro vecchio TARDIS e il mio fido Manipulator. Continuo a ricevere trasmissioni intermittenti, non vorrei ritrovarmi ad assistere a momenti privati senza il tuo permesso.” Tipico suo, pensò. Non resisteva. Ci doveva essere sempre una battuta giustapposta con un fondo di verità. A volte, di fatto, vedere il Dottore perso nelle sue elucubrazioni poteva essere molto privato. “Tuttavia, per tua fortuna ho trovato il modo di comunicare con te. O di far capire al TARDIS che voglio comunicare con te. Anche se non ho ancora capito quando me lo lascia fare! A ogni modo… Chi stai cercando, Dottore? Hai bisogno di aiuto?” Ecco, l’aveva tirato fuori. Glielo aveva chiesto, così, esplicitamente. D’altronde, Jack era noto per la sua pragmaticità, i fronzoli poco gli si addicevano. Non restava che attendere una risposta e sperare fosse quella giusta.

 

Di nuovo quella domanda. Di nuovo un’offerta di aiuto, osservò il Dottore. Iniziava a pensare sul serio che ne necessitasse, anche se faceva fatica a crederci.

 

“Bé, sai dove trovarmi. Almeno credo. Immagino che il TARDIS sia abbastanza intelligente da sapere quando esaudire le tue richieste. A presto, Jack.”

 

Alzandosi in piedi e infiliando le mani nelle tasche, tirò un sospiro di sollievo, sebbene si stesse ancora chiedendo quale fosse la ricerca finale del Dottore. Lo ammise a se stesso. Stava cercando lui? Era quello ciò che il TARDIS tentava di segnalargli? Glielo aveva chiesto, tanto tempo prima e non riusciva a dimenticarselo. Forse c’era del rimorso e forse quel rimorso lo avrebbe accompagnato per sempre. “Vieni con me.” “Ho avuto un sacco di tempo per pensarci nell’ultimo anno…” Responsabilità era stata la risposta. Sempre quella, lo sapeva. Ma ora… Si crogiolava in quel pensiero, sentendosi un po’ in colpa per via di un sottile egoismo che permeava quel bisogno di sapere.

 

Tornò di corsa alla scrivania, dove aveva lasciato il Manipulator, che aveva iniziato a scaldarsi troppo contro la pelle. Non sapeva come poter comunicare di nuovo con lui, ma sperava che qualcosa, una trasmissione, quella misteriosa connessione o qualsiasi altro fosse riuscisse a leggergli la mente. Quasi scoppiò a ridere per l’ilarità della cosa, quando un segnale luminoso si irradiò da uno dei quadranti del Manipulator verso il soffitto. Questa volta non ponderò le parole quando si accostò al fascio di luce. “Un’ultima cosa. Se la tua offerta è ancora valida… No, in realtà non è questo che voglio dirti. Voglio solo dirti che ricordo quello che mi hai detto. E che-” La luce tremolò appena e dopo un paio di intereferenze si spense del tutto. “Merda,” sussurrò Jack. Sembrava quasi che il TARDS si stesse palesemente prendendo gioco di lui.

 

Quando il secondo messaggio finì il Dottore non potè fare a meno di chiedersi dove fosse Jack. Sicuramente dopo l’Anno Che Non Era Mai Accaduto, ma era possibile fosse prima del suo ultimo scontro con i Dalek? Che non sapesse cosa aveva fatto a Rose e, soprattutto, a Donna? Come poteva non aver cambiato opinione dopo quello. Jack era sempre stato un mistero per lui. Ricordava a malapena un periodo in cui l’aveva capito, ma era una persona diversa.

Sentì il TARDIS con la sua solita presenza non invadente fargli riaffiorare un ricordo. Ballava con Rose attorno alla consolle e Rose aveva detto “A dire la verità, Dottore, penso che Jack gradirebbe questo ballo” e lui aveva risposto “Certamente, Rose, ne sono sicuro. Ma la domanda è, con chi?”

“Smettila” sussurò il Dottore. “Non ero io. Non sono io.” Non era mai stato tanto arrabbiato con la sua compagna più fedele. Non era da lei intromettersi così tanto nella sua vita. E poi chissà cosa aveva fatto vedere a Jack! Perché proprio a lui tra tutti? Poteva essere che avesse conosciuto River? Lei apparteneva al suo futuro, era possibile. Forse proprio Jack poteva dargli le risposte che cercava, senza il rischio di incontrare il se stesso futuro.

Il TARDIS aveva quasi sempre ragione quando si trattava di interpretare i suoi bisogni. Almeno quello l’aveva imparato in 650 anni. Tanto valeva assecondarla.

 

“Ciao Jack. Non ho idea del motivo per cui il TARDIS si stia comportando in questo modo, accade raramente ma a volte le piace prendere l’iniziativa. Ad ogni modo sto cercando...”

Di nuovo interferenze. Jack si trovò a chiedersi a che diavolo di gioco stesse giocando la nave del Dottore.

Il segnale tornò e per un attimo il Dottore, in silenzio, parve indeciso su come dire una cosa

“L’offerta è sempre valida, Jack.”

E con quello il canale si chiuse.

 

Se avesse potuto ridere sotto i baffi, forse il TARDIS lo avrebbe fatto. Chi avrebbe potuto dire quanta di questa storia era di sua responsabilità? Jack rimase a fissare il piccolo quadrante, pensieroso. Non si aspettava di ricevere un messaggio dal Dottore, nonostante fosse una logica conseguenza dei fatti. Non credeva nel destino, non ci avrebbe mai creduto, altrimenti le domande che aveva sulla sua vita si sarebbero moltiplicate. Ma credeva negli scopi ed era convinto che tutto questo ne avesse uno, sicuramente lo aveva. E quello che gli aveva detto il Dottore… Le cinque parole aleggiavano nell’aria e rimbombavano, scandite da quella voce così familiare, nelle sue orecchie. Dov’era il Dottore in quel momento? Fu sicuro che anche lui si stesse chiedendo la stessa cosa, dove si trovasse lui, in quale universo spazio-temporale. Le altre volte, incontrarsi era stato facile. Semplicemente, era accaduto; il suono dell’arrivo del TARDIS era sempre stato irresistibile per Jack e gli veniva ormai naturale collegarlo a momenti importanti e fondamentali.

 

E ora? Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma non sapeva come la situazione avrebbe potuto evolversi. Sembrava sciocco, a quel punto, cercare di capire chi stesse cercando, perché era palese che il TARDIS non volesse farglielo sapere. L’avrebbe scoperto lui. O forse, non ce ne sarebbe stato bisogno.

 

“Come faccio a venire da te?” sussurrò tra le labbra. “Come faccio a venire da te?” scandì questa volta in un tono di voce più alto. “Come faccio a venire da te?” E ormai stava praticamente gridando. E fu quell’ultima frase che raggiunse il Dottore.

 

Il Dottore chiuse gli occhi, sconfitto. Jack era sempre così intenso. Faceva male guardarlo, sentirlo, averlo vicino e non aveva a che fare solo con quello che era. Jack era innamorato di lui, da sempre. Non poteva contraccambiare, non ci riusciva. Faceva male vedere così tanta fiducia in lui sprecata. E allo stesso modo non poteva farne a meno, una piccola parte di lui, che per la maggior parte del tempo ignorava completamente, aveva bisogno di sapere che qualcuno come Jack, che poteva sopravvivere a tutto, che in un modo o nell’altro ci sarebbe sempre stato, lo amava. Ma era anche uno dei motivi per cui oltre a dirgli che poteva viaggiare con lui continuava ad allontanarlo.

“Alla fine il messaggio è arrivato. Sono l’uomo che non può morire. E tu l’hai saputo per tutto quel tempo” “E’ il motivo per cui ti ho lasciato indietro. Non è facile, anche solo… anche solo guardarti, Jack, perché sei sbagliato”

“Lo sai, dolcezza, stai esagerando,” disse con un sospiro. Non poté fare a meno di accarezzare la consolle, però. Perché era sua amica e trovava sempre un modo per fargli ammettere la verità. E la verità era che aveva paura che un giorno avrebbe fatto qualcosa che avrebbe cambiato quello sguardo negli occhi di Jack. La maggior parte del tempo preferiva essere sicuro che avrebbe sempre potuto trovarlo da qualche parte, piuttosto che rischiare.

“A cosa stai mirando?” le chiese. Aiutarti.

“Jack non conosce River Song, vero? Allora perché vuoi che lo incontri?” Lei gli fece tornare alla mente River Song e il suo ammiccante “Spoilers” e poi una carrellata di compagni e amici, alcuni andati di loro spontanea volontà, alcuni no. Ripensò a come lui e Jack si erano lasciati l’ultima volta, come se tutto fosse a posto mentre gli disabilitava di nuovo il Vortex Manipulator ai viaggi nel tempo.

“Ho capito, ho capito. Posso parlarci ora? Senza te a fare da messaggera?” Se non fosse stato certo che era impossibile avrebbe giurato che stava sorridendo.

“Jack, mi senti?”

 

La voce del Dottore lo riscosse da quel momento di incertezza e preoccupazione. Lo aveva sentito. Aveva sentito quell’ultima, maledetta frase urlata al nulla. Che nulla si era rivelato non essere. Respiro profondo, tachicardia. “Sì. Ti sento.”

“Bene. Non mi è del tutto chiaro il perché, ma il TARDIS sta cercando di farmi capire che sarebbe bene se tornassimo a viaggiare insieme. Quindi, come ti ho già detto, la mia offerta è sempre valida, e se tu volessi, sarei felice di venire a prenderti. Sempre che tu non sia troppo impegnato con Torchwood.”

Glielo aveva chiesto sul serio. E a quel punto poco importava chi stesse cercando, onestamente. Cosa doveva fare? Responsabilità. “Lavori con Torchwood?” “L’ho fatto per te, in tuo onore.” Mollare Torchwood significava anche interrompere quella dimostrazione di fedeltà per il Dottore. Che lo ammettesse una buona volta, una dimostrazione d'amore. Ma a volte le dimostrazioni non sono quelle che servono.

 

“Lo so. Sono sempre stato più veloce di te a cogliere segnali nascosti,” disse ironico. “Sai quanto Torchwood significhi per me. La mia vita ora è qui e mi piace. Però… Le cose possono cambiare. Anche quando ti ho detto che non avrei mai voluto incontrarti, Dottore.” Un altro respiro, prima di rispondere. “Non è la prima volta che prendo una pausa da qui. E ne è sempre valsa la pena, ogni singola morte,” ammise, con una specie di risata. “Magari questa volta potrebbe durare un po’ di più. Adoro far sentire la mia mancanza.”

 

“Jack… Io non so cosa dire.” e parve veramente senza parole per un attimo. Succedeva di rado, ma era una delle conseguenze di avere Jack intorno. Poi parve riprendersi, e collegare la seconda cosa che aveva detto.

“Nel caso te ne fossi dimenticato, ho una macchina del tempo… Potrei sempre riportarti lì prima di domani mattina.”

Jack si diede dello stupido da solo. A volte scordava che il Dottore era un Signore del Tempo per un motivo. E stava venendo a prenderlo.

“Allora… Vienimi a prendere, Dottore.”

“Solo una cosa… conosci River Song?”

“No, chi è?”

“Nessuno di importante”

 

E con quello il Dottore fece partire il TARDIS.


   
 
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