Previously on Teorema:
Bonnie
e Meredith, diventate sorelle quando i genitori di Bonnie hanno
adottato Meredith da bambina in seguito alla dipartita dei signori
Sulez, si trasferisco per il loro ultimo anno di liceo da New York,
dove hanno sempre vissuto, a Fell's Chirch, sotto la custodia della
loro vecchia tata in pensione: la signora Flowers. L'intenzione delle
ragazze è vivere il loro ultimo anno in serenità
e divertendosi,
soprattutto Bonnie che, a causa di una cocente delusione d'amore a
NY, ha sofferto molto. Qui conoscono Stefan, quarterback del liceo,
la sua migliore amica Caroline, capo cheerleaders, ed Elena,
ex-ragazza di Stefan con cui il raporto è terminato quando
lui ha
scoperto il tradimento della ragazza con suo fratello Damon,
attualmente all'università. Bonnie e Stefan si conoscono e
tra i due
si instaura subito un bel feeling, appoggiato da Meredith e Caroline
e visto con odio dalla gelosa Elena.
Questo, fino al ritorno in città
di Damon, dopo essere stato espulso dall'ennesima
università. Questo
ritorno causa nuove tensione tra lui e Stefan a causa di Elena e
porta scompiglio anche nella nuova tranquillità di Bonnie
perchè
Damon è esattamente lo stesso ragazzo che le aveva spezzato
il cuore
mesi prima. Non sa come affrontare la cosa, il suo amico Matt le
consiglia di raccontare tutto a Stefan e lei si convince che
è la
cosa più giusta visto anche il modo in cui Damon comincia a
seguirla
e a cercarla.
La festa di inizio anno organizzata da Caroline al
pensionato si sta avvicinando, cosa succederà?
Bonnie farà in tempo
a spiegare a Stefan del suo passato oppure Damon, pur di far soffrire
ancora suo fratello, intralcerà i suoi programmi?
"Angelo"
“Non
è possibile!”
“Ti
dico di sì, invece.”
“Non
riesco a crederci.”
“E
lo dici a me?”
“No,
sul serio, come osa
venire qui a Fell's Church?”
“Tecnicamente,
questa sarebbe casa sua, può tornarci quando vuole.
L'estranea
venuta da fuori sono io.”
“Non
mi sembra una giustificazione adeguata, ma se proprio ci tieni a
puntualizzare, allora rettifico: come osa
presentarsi qui da te al pensionato?”
Bonnie scrollò le
spalle e quel gesto, se possibile, fece esplodere ancora di
più
tutta la voglia che Meredith sentiva di correre alla villa dei
Salvatore e prendere a calci Damon, per il puro gusto di vederlo
mortificato e ridotto a pezzi da una donna.
Meredith non era mai
stata un tipo eccessivamente impulsivo e irascibile. Tra lei e
Bonnie, era di certo la rossa quella più incline a divenire
preda
dei suoi stessi sentimenti. Per quanto la riguardava, lei amava
riflettere sulle sue azioni, sulle conseguenze che queste avrebbero
portato. Se qualcosa la coglieva di sorpresa lei si fermava e cercava
di analizzare il motivo che l'aveva portata a provare tanta
meraviglia, dopodiché tirava avanti dritto. A vederla dal di
fuori
sembrava una ragazza fredda, calcolatrice, ma in realtà, chi
la
conosceva bene, sapeva che era in grado di provare forti sentimenti,
sia positivi che negativi, solo senza tutta l'impulsività
che di
quei tempi pareva tanto andare di moda. A detta di Meredith,
impulsività e sentimento puro non sempre andavano a
braccetto, anzi,
spesso proprio per affrettare le cose e seguire l'impulso di un
momento, si commettevano grossi errori. E lei, che a soli quattro
anni aveva vissuto il dolore più terribile di tutti alla
morte dei
suoi genitori, era cresciuta con la convinzione che una buona
conoscenza di se stessi, una buona analisi di tutte le situazioni e
delle variabili coinvolte, avrebbe aiutato a non venire più
così
tanto travolta da sofferenze così terribili. La ragione le
faceva da
scudo, e questo le andava più che bene.
Esistevano, però,
delle eccezioni. Bonnie, la sua felicità, era una di queste.
Provava nei
confronti di quel Damon che tanto male aveva fatto a quella ragazza
che era praticamente sua sorella una rabbia difficile da contenere,
tanto violenta da lasciarla sfinita anche solo a sentirla. Lo
disprezzava come poche altre volte le era capitato nella vita e mai
-mai- era riuscita a convincersi del fatto che, forse, stesse
esagerando un po' con tutto quell'astio.
Damon non le era mai
piaciuto, fin dall'inizio aveva avvertito una stranissima sensazione
collegata a quel ragazzo e avrebbe mentito se avesse detto che si
sentiva tranquilla a vederlo ronzare intorno a Bonnie. Tuttavia,
vedendo la sua amica tanto felice e così innamorata, si era
tenuta
per sé tutte le sue perplessità, non le aveva
raccontate neppure a
Matt, onde evitare di creare problemi lì dove parevano
ancora non
esserci. E che grande errore era stato quello di non intromettersi!
Forse -si diceva- se avesse insistito di più per allontanare
la sua
dolce amica da quel ragazzo che pareva urlare
“Pericolo” da ogni
lato lo si guardasse, Bonnie le avrebbe dato ascolto e non sarebbe
finita col soffrire così come aveva fatto.
Non la biasimava,
eh! Pur essendo una ragazza razionale, era convinta che se arrivava
l'amore allora c'era ben poco che si potesse fare per contrastarlo e
fuggire, ma ancora si chiedeva perchè un'esperienza tanto
brutta e
con un simile e spregevole essere fosse capitata proprio alla rossa.
E pensare che, ai tempi, per un certo periodo, vedendo tutte le
attenzioni che Damon dedicava a Bonnie, si era quasi convinta a
dargli un po' di fiducia! E invece non era stata altro che una farsa,
l'aveva addolcita all'inizio, ci si era divertito e poi l'aveva
scaricata senza una ragione valida. E quando una cosa simile
succedeva alla persona più importante della tua vita, come
potevi
non odiare chi le aveva inflitto tanta pena?
Meredith aveva un
nuovo obiettivo: trovare Damon e assestargli un cazzotto atto a
rompergli il setto nasale, preferibilmente davanti ad una bella
folla, e se questa folla avesse poi cominciato a ridere di lui allora
la cosa avrebbe raggiunto dei picchi di perfezione assoluta che forse
le avrebbero dato addirittura un briciolo di soddisfazione.
“E
Stefan? Che ne pensa?”
“Non
gli ho ancora detto niente di questa faccenda con Damon.” -
confessò Bonnie.
Meredith inarcò un
sopracciglio.
“Bonnie...”
“Lo
so. Davvero. Ho già deciso di dirglielo alla prima
occasione.
Prima...volevo riflettere un po' sulla cosa, metabolizzarla. Ti
confesso che ero ancora un po' indecisa sul da farsi, ma ne ho
parlato ieri con Matt e lui mi ha fatto notare che è di
Damon che
stiamo parlando, e che di lui non c'è da fidarsi. Non voglio
che
vada da Stefan a raccontargli chissà cosa, voglio dirglielo
io.”
“E'
giusto. Capisco che può essere difficile, ma è
giusto così.”
Cercò di essere
incoraggiante, rivolgendo un sorriso a Bonnie, seduta su uno sgabello
dall'altro lato dell'isola della cucina. Si trovava in una posizione
difficile e Meredith credeva che stesse facendo del suo meglio per
uscirne. Onestamente, non sapeva cosa avrebbe fatto lei se si fosse
trovata in una situazione simile. Sperava, però, che Stefan
riuscisse a comprendere la situazione e a capire il motivo che aveva
spinto Bonnie a prendersi qualche giorno prima di farsi avanti e
parlare. Era un bravo ragazzo, le aveva fatto da subito una buona
impressione. Dai racconti di Bonnie non sembrava che fosse in buoni
rapporti con suo fratello, ma si augurava che non fosse il tipo da
proiettare quel rancore anche sulla rossa. In fondo insieme, Stefan e
Bonnie, stavamo bene, si vedeva che erano riusciti a far sbocciare
qualcosa di bello nonostante si conoscessero da poco e quel nuovo
rapporto le potenzialità per trasformarsi in qualcosa di
importante
e duraturo ce le aveva tutte, quindi proprio non le andava di veder
spazzato via tutto da un brutto e fastidioso fantasma del passato che
proprio non voleva saperne di scomparire. Bonnie non se lo meritava.
“Giuro,
quando al primo giorno di scuola scherzavo dicendo che Stefan pareva
somigliare a Damon...non volevo portarti sfiga.”
Quella battuta aiutò
entrambe a rilassarsi e a ritrovare il sorriso. Bonnie, ripresasi
così dalla tristezza derivatale dal raccontarle tutta quella
faccenda in cui si era trovata invischiata, ritrovò l'umore
adatto a
saltare giù dallo sgabello, afferrare il suo borsone e
uscire dal
pensionato per tornare a scaricare un po' di stress emotivo
all'ennesima prova di danza.
Rimasta sola, a
pomeriggio inoltrato, senza nulla da fare e coi compiti già
finiti
da un pezzo, Meredith non riuscì a pensare a niente di
meglio che
non fosse qualche ora sul divano a giocherellare col pc, aggiornando
il vecchio profilo facebook e rispondendo alle e-mail inviatele da
qualche amica di New York.
Erano passati appena
venti minuti quando il campanello alla porta principale
suonò.
“Caroline!”
- fece, sorpresa, rivolgendo un sorriso alla bionda accovacciata
sulla veranda accanto a tre grossi scatoloni chiusi.
“Meredith,
devo chiederti un grosso favore.” - esordì l'altra.
“O—okay?”
- rispose, perplessa - “Che posso fare? E cosa c'è
in quelle
grosse scatole?”
“Brava.
Tu sì che fai sempre le domande giuste!” - si
complimentò la
bionda, lasciandola ancora più confusa di prima. Meredith,
nonostante la conoscesse da qualche giorno appena, aveva ormai capito
che Caroline Forbes era un tipetto un po' strano, ma forse doveva
ancora farci l'abitudine - “Sono tutte cose che serviranno
per la
festa. Addobbi, festoni vari... lì sotto dovrebbero esserci
dei
bicchieri avanzati dall'anno scorso. Mi chiedevo se potevo cominciare
a lasciarli qui, sempre se non è un grosso disturbo,
ovviamente. E'
per non essere costretta a portare tutto all'ultimo minuto.”
- le
spiegò.
Meredith abbozzò un
nuovo sorriso e scrollò le spalle.
“Figurati,
nessun disturbo. Possiamo portarle giù in cantina e tirarle
su
appena serviranno.”
Ci misero poco,
dieci minuti al massimo. E, appena finito, si fermarono entrambe a
bere del succo d'arancia.
“Non
c'è nessuno in casa?” - chiese Caroline.
“A
dire il vero, no. Bonnie è a lezione di danza e ne
avrà ancora per
qualche ora, mentre la signora Flowers...sai che non lo so?”
“Non
lo sai?”
Meredith scrollò le
spalle.
“Lei
è un po' uccel di bosco, è sempre in giro e a
volte non dice
neppure dove va. Esce al mattino presto e torna a sera, giusto in
tempo per preparare la cena o per aiutare me. Bonnie fa un po' schifo
in cucina.” - a quella piccola confessione scoppiarono a
ridere e
Caroline scosse la testa.
“Beh,
allora menomale che Stefan, invece, è un mago ai fornelli.
Almeno
quando finiranno con lo sposarsi non moriranno di fame.” -
commentò.
“Sposarsi?”
“Certamente!
Non so te, Meredith, ma io posso dirmi una grande fan della loro
coppia. Li shippo particolarmente. Anche se, lo ammetto, shipperei
qualsiasi ragazza che rendesse felice il mio amico.”
In quel momento,
Meredith si rese conto che lei e Caroline avevano molte più
cose in
comune di quello che poteva sembrare. E che, se anche le loro storie
erano diverse, tenevano ai loro amici allo stesso modo.
“Concordo
con te. Su ogni parola.”
Il portatile nel
frattempo era rimasto acceso in salotto e lo squillo di una chiamata
in arrivo tramite skype arrivò a distrarle entrambe.
Meredith si
scusò un attimo ed andò a recuperare il pc,
poggiandolo sul ripiano
tra lei e Caroline. L'idea era quella di rifiutare la chiamata e
scrivere velocemente a chi l'aveva contattata che al momento era
impegnata e ci avrebbe pensato lei in serata a farsi viva, ma si
trattava di Matt. E non poteva rifiutare una chiamata da Matt.
“Se
vuoi...” - Caroline indicò con pollice alle sue
spalle, come a
dirle che, se era impegnata, lei poteva andare e si sarebbero riviste
il giorno dopo a scuola, ma Meredith scosse la testa.
“Puoi
restare qui, se ti va.” - le disse - “E' Matt, il
migliore amico
mio e di Bonnie. Sono sicura che sarebbe felice di conoscerti, gli
abbiamo parlato molto di te, di Stefan, della nuova scuola, della
festa...” - spiegò - “Resta. A meno che
tu non abbia altro di
meglio da fare, ovvio.”
“Oh
no. Nient'altro da fare per oggi. Resto volentieri.”
Meredith, allora,
diede l'avvio alla videochiamata e attese di vedere l'immagine di
Matt sullo schermo, con un gran sorriso piazzato sul volto.
Lei e Matt erano
diventati amici essenzialmente per Bonnie. Lei era sua sorella, lui
il ragazzino con cui la rossa condivideva il banco durante il
laboratorio d'arte. Avevano preso a frequentarsi così, per
far
piacere a Bonnie, ma alla fine proprio il comune affetto per la rossa
aveva fatto sì che anche tra di loro si instaurasse una
bella
amicizia. Era un rapporto diverso da quello che Bonnie aveva con
Matt. Per Meredith lui non era una persona a cui chiedere appoggio e
consiglio, quanto più qualcuno con cui poter sempre parlare,
con cui
poter anche litigare e con cui confrontarsi. Le mancavano molto le
ore intere trascorse sotto la neve a bere cioccolata calda mentre
aspettavano Bonnie all'uscita della sua vecchia scuola di danza a New
York.
“Matt!”
- chiamò.
“Ehi,
Mere!” - salutò l'altro, che pareva seduto ad una
scrivania nella
minuscola stanza nei dormitori della NYU che condivideva con un altro
studente - “Credevo non rispondessi più. Quasi
cominciavo a
disperare.” - scherzò.
“Scemo!”
- gli fece il verso lei - “Stavo solo convincendo la qui
presente e
bellissima Caroline Forbes, capocheerleaders al Robert E.Lee di
Fell's Church, a fermarsi qui e a degnarti di qualche parola.
Dovresti ringraziarmi.”
“Beh,
se stanno così le cose, allora non posso che
cedere.” - rispose
lui - “Ciao, davvero bellissima Caroline Forbes. Io sono
Matt.
Honeycutt. ”
Meredith spostò lo
sguardo sulla bionda e giurò di averla vista arrossire,
appena per
un attimo. Subito, però, Care si riprese a
sventolò le dita davanti
alla videocamera, sorridendo.
“Ciao
a te, Matt.”
Aveva il fiatone,
Bonnie. Restando a parlare con Meredith non si era resa conto del
tempo che passava e, da che si era ritrovata ad essere in anticipo
per le prove, adesso aveva già cinque minuti di ritardo e
doveva
ancora svoltare l'angolo. Incredibile quanto i suoi stessi pensieri
la distraessero da quello che era sempre stato il sogno di una vita.
Aveva cominciato a danzare quando aveva appena quattro anni grazie a
sua madre, perchè desiderava che sua figlia si cimentasse
presto in
un qualche sport e aveva notato una sua certa inclinazione a tenere
perfettamente il ritmo battendo le mani e i piedi a tempo con la
musica trasmessa alla radio che suo padre teneva accesa a tutto
volume ogni domenica mattina perchè si sentisse bene in
tutta casa.
Era stato un gioco, all'inizio, uno sfizio di sua madre, ma che
presto era diventata la sua più grande passione. In sala
prove si
sentiva potente, importante e bellissima. Era come se, danzando,
perdesse tutta la sua naturale e solita goffaggine e si trasformasse,
per quelle poche ore, da brutto anatroccolo in cerca di attenzioni a
meraviglioso cigno in grado di guardare avanti da sé e a
testa alta,
senza il bisogno o l'appoggio di nessuno. Si sentiva indipendente,
libera di fare ed essere qualsiasi cosa. Mai nella vita vera si era
sentita così, lei che era sempre stata la ragazzina timida
ed
impacciata della porta accanto, quella carina sì, ma che di
certo
non poteva competere in bellezza con le top model alte un metro e
ottanta che vedeva passeggiare nei cortile dei licei e che, purtroppo
per la sua autostima, non esistevano affatto soltanto nei film. Elena
Gilbert, ad esempio, era un'esponente di quella categoria
più che
reale.
Ma Bonnie non era
mai stata il tipo da mettersi a competere, un po' perchè
credeva che
non ne sarebbe uscita affatto bene e un po' perchè non era
affatto
nella sua indole e non le andava. Lei era così com'era,
faceva
ancora un po' fatica a non osservarsi allo specchio con sguardo
prettamente critico, ma almeno il problema era molto meno
preoccupante di quanto non lo fosse stato anni prima, durante la
prima adolescenza. Inoltre, credeva di avere anche lei qualche carta
da giocare nella partita della vita. Se aveva attirato le attenzioni
di un ragazzo come Stefan, allora non poteva essere del tutto da
buttare.
Damon non contava,
se ne rendeva conto adesso più che mai. Se un tempo si era
sentita
forte e sicura stretta nel suo abbraccio, ora che sapeva che non si
era trattato di nient'altro se non di uno scherzo, tutta quella
sicurezza si era trasformata in biasimo verso se stessa e la sua
stupidità e poi, una volta superata la sofferenza iniziale
per
l'umiliazione subita e l'abbandono, in una cocente rabbia. Mai, mai
lo avrebbe perdonato, perchè perdonarlo significava ridargli
il
potere di ferirla di nuovo e non voleva permetterglielo. Se c'era una
cosa che la sua esperienza con Damon le aveva insegnato, era l'amor
proprio.
Per questo motivo,
benchè titubasse ancora e non si sentisse del tutto pronta,
aveva
deciso di parlare con Stefan ed essere sincera con lui,
perchè ad
aspettare ancora non si fidava. E, riflettendoci, si era ritrovata ad
odiare la situazione in cui lei stessa si era infilata tacendo sulla
sua storia passata, perchè era come se lei e Damon
condividessero un
segreto, qualcosa che ancora li univa e che teneva tagliato fuori
Stefan dalla sua vita. Era insopportabile.
“Sapevo
di trovarti qui. Questa è l'unica scuola di danza nel raggio
di
chilometri, e tu senza la tua danza non vivi.”
Ritrovarselo così,
davanti agli occhi, all'improvviso, era l'ultima cosa che Bonnie si
aspettava da quella giornata. Ma, soprattutto, la irritava il fatto
che lui si permettesse ancora di fingere di conoscerla.
“Sono
già in ritardo, Damon.” - tagliò corto,
o almeno tentò.
“Appunto.
Quindi puoi anche prenderti qualche altro minuto da perdere con
me.”
- lui si scostò dalla sua moto semplicemente per sbarrarle
la strada
e, nel momento in cui lei si fece avanti con la forza e lo
sorpassò
assestandogli una spallata leggera su un braccio, lui si
lasciò
sfuggire una risatina e prese a seguirla, camminandole di fianco.
“Mi
sembrava di essere stata abbastanza chiara con te l'altra sera al
pensionato.” - disse - “Devi lasciarmi in pace,
Damon.”
“Oh,
andiamo, Bonnie! Cosa sarà mai una chiacchierata tra due
vecchi
amici?”
Bonnie alzò gli
occhi al cielo. Tutta quell'insistenza la irritava più della
sua
presenza stessa, perchè davvero non la capiva, molto
più di quanto
non avesse mai capito tante altre cose di Damon.
“Io
e te non siamo mai stati amici. E non lo saremo mai.
Scordatelo.”
“Allora
possiamo fare quattro chiacchiere da vecchi amanti.” -
propose in
cambio lui, con solito tono ammiccante - “E chissà
che dalle
chiacchiere non si passi ad altro...”
Bonnie si bloccò
lì, a qualche passo dall'entrata della scuola di danza. Non
sapeva
dire se era perchè quella frase l'aveva pronunciata proprio
Damon
oppure se avrebbe reagito allo stesso modo anche se se la fosse
sentita rivolgere da qualcun altro, ma si sentì offesa,
profondamente.
“Il
massimo che ricaveresti da una chiacchierata con me a questo punto
sarebbe un pugno in faccia.” - puntualizzò -
“Forse ti sei
dimenticato con chi hai a che fare, Damon. O forse hai sempre
sovrastimato la tua capacità di capire le persone e, in
realtà, non
hai mai capito niente di me.” - continuò -
“E ora vattene, ti ho
detto. Ti ricordo che sei stato tu a mollarmi, tu a dirmi di non
volermi più vedere. Io mi sono adeguata di conseguenza, e
adesso
tutta questa insistenza da parte tua è sgradevole e
decisamente
fuori luogo. Non abbiamo nulla di cui parlare noi due. Un tempo,
forse, ma adesso non ne vale più la pena.”
“Perchè?”
- stavolta, per una volta, si era fatto serio persino lui -
“Perchè
adesso non ne vale più la pena? Per Stefan?”
“No,
non per Stefan. E' molto più semplice di
così.” - gli rispose -
“Dipende solo dal fatto che, finalmente, ho capito di volermi
bene
abbastanza da non voler fare la parte del tuo giocattolino, che lasci
quando vuoi e riprendi per capriccio.” - gli
spiegò - “Ma sai
qual è il colmo in tutto questo? Che sono stata
così male a causa
tua che fino a qualche tempo fa mi sarei abbassata addirittura a
tanto
pur di riaverti con me.”
Non aspettò una
risposta, non aggiunse nient'altro. Gli voltò le spalle,
ancora una
volta.
Elena si rigirò per
l'ennesima volta tra le mani l'invito che Caroline le aveva
consegnato il giorno prima. Era praticamente tutto, tranne
ciò che
le aveva sembrato di aver capito che dovesse essere dagli
interminabili sproloqui di Care sull'organizzazione di quella festa,
ma era simpatico, e al liceo non si parlava ormai d'altro. Erano
stati invitati tutti, Caroline non era il tipo da fare
discriminazioni quando si trattava di invitare persone ai suoi party,
anzi per lei il detto “più siamo, meglio
è” era una regola di
vita che seguiva come meglio poteva. Chiunque poteva portare chi
voleva, che andasse al liceo con loro oppure no. Così
facendo, il
numero di presenze tendeva sempre a triplicarsi. E Caroline era
contenta.
Elena non faceva
fatica ad immaginare che anche quella festa, come tutte le precedenti
organizzate dalla sua amica, si sarebbe rivelata un successo.
Sicuramente si sarebbero divertiti tutti; era sul fatto che si
sarebbe divertita anche lei che cominciava ad avere qualche dubbio.
Fino a qualche mese
prima non avrebbe avuto alcuna incertezza, avrebbe saputo che si
sarebbe recata a quella festa accompagnata sicuramente da Stefan e
che avrebbe trascorso una serata fantastica, ma adesso.... Stefan
neppure la guardava più. Adesso lui pensava soltanto a
Bonnie,
parlava soltanto con Bonnie, pranzava con Bonnie, accompagnava a casa
Bonnie, tutto faceva intendere che anche quella serata l'avrebbe
trascorsa con Bonnie. E lei proprio non sapeva quanto sarebbe
riuscita a tollerare l'immagine di Stefan che ballava con la rossa,
con le sue braccia attorto alla vita di lei e coi visi così
vicini
che, col lento adatto che Care avrebbe sicuramente scelto apposta
visto quanto appoggiava la nuova coppia nascente, avrebbero anche
potuto finire in un bacio.
Andare oltre quella
stupida gelosia e non pensarci più? Non sapeva se era poi
tanto il
caso di farlo. E se tra Stefan e Bonnie le cose non fossero andate
bene e lei non fosse stata più lì, pronta a
mettersi nel mezzo e a
riprendersi il suo ragazzo? In fondo si conoscevano da troppo poco
quei due per fare sul serio e, in cuor suo, Elena aveva sempre
trovato confortante l'illusione che la vedeva di nuovo con Stefan,
una volta che il ricordo del suo cedimento con Damon fosse scemato
del tutto.
Certo, a proposito
di Damon, lui rappresentava ancora e comunque una seconda opzione.
E se la scelta
migliore era lasciar andare Stefan e dare una possibilità a
Damon?
Non ci aveva mai riflettuto seriamente, forse perchè non si
era mai
vista in una relazione seria col maggiore dei fratelli. Lui era
così....libertino. Sarebbe riuscito a stare con lei e a
darle tutto
ciò di cui aveva bisogno? Stefan sicuramente sì,
con Stefan c'era
sicurezza. Ma adesso Stefan pareva voler Bonnie.
Inutile. Proprio non
riusciva a venirne a capo. Si sentiva confusa e spiazzata da quelli
che, a tutti gli effetti, erano stati veri scombussolamenti nella sua
vita di sempre, quella alla quale si era abituata. Scombussolamenti
come il ritorno di Damon e l'arrivo di una ragazza che era stata
capace di prendere il suo posto nei pensieri di Stefan. Forse, se
fosse stata meno egoista, avrebbe preso l'arrivo di Bonnie come una
benedizione dal cielo, come un segnale che quello giusto per lei era
Damon e che poteva stare con lui senza far soffrir Stefan, impegnato
nel suo nuovo amore. Ma Elena si era riscoperta profondamente
egoista, e non riusciva a rinunciare al ragazzo migliore che avesse
mai incontrato, sebbene non poteva negare di nutrire da sempre una
forte attrazione per Damon e forse qualcosa che andava ben oltre.
Si sentiva
intrappolata da se stessa e dai suoi desideri. Ed era così
arrabbiata con Bonnie McCollough! Non riusciva a farsela piacere e
nemmeno ci provava.
“Elena!
Elena, vieni!” - la voce della sua sorellina
arrivò a distoglierla
dai suoi pensieri. Le aveva promesso di aiutarla ad impacchettare il
regalo di compleanno per la sua amichetta del cuore e Dio solo sapeva
quanto diventata insistente la piccola Maggie se non tenevi fede ad
una promessa fattale.
“Arrivo!”
- rispose, lasciando l'altalena in giardino per poter rientrare in
casa. A pochi passi dall'ingresso, però, si accorse di aver
dimenticato l'invito alla festa di Care sul sediolino in legno di
fianco a quello su cui aveva dondolato piano lei fino a qualche
istante prima e tornò indietro a prenderlo. Fu allora che
notò,
dall'altra parte della strada, Stefan intento a litigare con un
enorme scatolone che proprio non voleva saperne di restare chiuso.
Sapendo che Caroline quel giorno aveva intenzione di darsi da fare
per scavare tra i vecchi addobbi qualcosa di ancora riciclabile per
la festa che stava organizzando, pensò che avesse coinvolto
anche
lui e lo raggiunse.
“Addobbi
per Caroline?” - chiese, per farsi notare - “Se
vuoi ti portò
altro scotch per chiuderlo.”
Stefan, al suono
della sua voce, sobbalzò leggermente, colto alla sprovvista,
ma nel
guardarla abbozzò un sorriso e sospirò.
“A
dire il vero qui dentro ci sarebbe il mio travestimento per la
festa.”
“L'hai
già scelto? - si stupì.
“Non
io. E' stata...Bonnie.”
Quella risposta la
confuse.
“Bonnie?
E perchè mai lei dovr---” - si interruppe da sola,
perchè era
ovvio il motivo per cui era stata la rossa a scegliere il costume
anche per Stefan - “Allora vai alla festa con lei. Non me
l'avevi
detto.”
Stefan, per tutta
risposta, scrollò le spalle.
Ecco, era
esattamente tutto quel tipo di nuova indifferenza che la irritava
parecchio. Come se lui desse per scontato che quella cosa non la
ferisse o come se addirittura lo sapesse e non gli importasse. E
questo perchè era stata prima lei a ferire lui? Non l'aveva
mai
fatto un tipo così rancoroso. Di quel passo, come potevano
far
tornare di nuovo le cose come prima?
Sentiva la testa
scoppiarle tanta era la gelosia.
“Beh,
buon divertimento allora.”
“Elena...”
Era già di ritorno
verso casa, quando si voltò di nuovo.
“E,
ora che ci penso, mi sa che forse lo scotch l'ha finito ieri Maggie.
Scusa tanto, dovrai arrangiarti.”
Aggiunta infantile,
davvero molto infantile, ma non era riuscita a trattenersi dal
prendersi almeno quella piccola rivincita. L'aveva fatto per ripicca
sì. E, parlando di ripicca, se Stefan non si era fatto poi
così
tanti problemi nell'invitare un'altra, allora proprio non vedeva per
quale motivo dovesse farsene lei. Non se n'era forse già
fatti
troppi?
Mentre rientrava a
casa, infilò la mano nella tasca posteriore dei pantaloni e
ne
estrasse il cellulare. Compose in fretta un numero, avviò la
chiamata e attese la risposta dall'altro lato.
“Ma
guarda che sorpresa!”
“Damon?
Ho una cosa da chiederti...”
Il solito sorriso
che Bonnie aveva stampato sul viso stanco dopo ogni sessione di prove
morì nell'istante in cui, messo piede in strada,
notò che Damon era
ancora lì, a poco più di un metro da lei, ancora
incollato alla sua
moto. L'aveva aspettata lì, non riusciva a crederci.
Era sicura che dopo
il loro ultimo scambio di battute di tre ore prima se ne fosse andato
via così come gli aveva caldamente consigliato di fare, e
invece no,
invece si ostinava a mettersi sulla sua strada. Ancora un po' e
sarebbe esplosa.
-E'
di spalle! - pensò
all'improvviso, e considerato il fatto che era oltretutto
così
impegnato a parlare con qualcuno al telefono, se fosse stata brava a
non urtare niente, a non fare rumore e a filare via alla svelta,
avrebbe potuto andarsene senza essere vista.
-Bel
piano, Bonnie.- si
complimentò con se stessa, addirittura con una punta di
orgoglio, e
se avesse potuto si sarebbe data il cinque da sola. Forse non stava
facendo esattamente la figura della donna matura e coraggiosa che
tanto voleva essere, ma avrebbe sfidato chiunque, nella sua
situazione, a cimentarsi nell'ennesimo confronto con Damon. No,
grazie, per quel giorno ne aveva avuto anche abbastanza.
Si assicurò il
borsone in spalla e mosse alcuni passi lenti proprio alle spalle di
Damon, ma purtroppo era quella la strada da fare per arrivare al
parco e tagliare poi da lì per il pensionato.
Beh, l'avesse mai
fatto! Gli era arrivata così vicina da riuscire ad ascoltare
ciò
che mai avrebbe voluto ascoltare, non in quel momento.
“Va
bene, va bene.” - stava dicendo Damon -
“Festicciole del genere
non sono esattamente il mio genere, ma per te faccio questo ed altro
ancora, Elena. Quindi va bene, ti ci accompagno, un modo come un
altro per passare una serata in compagnia del mio Angelo. Ma
ricordati che mi aspetto qualcosa in cambio dopo.”
Il succo, quindi,
era che Elena aveva chiesto a Damon di accompagnarla alla festa di
Care e lui aveva accettato. Bene, anzi benissimo. Tutto stupendo, se
non fosse stato per il fatto che Bonnie si era bloccata lì,
a quella
parola -Angelo-, la parola che, mesi prima, aveva distrutto ogni
briciolo di felicità.
2
mesi prima. New York.
“No...aspetta...che
significa. Devi spiegarti meglio, perchè...è
assurdo. Te ne rendi
conto? E' assurdo!” - Bonnie balbettava, sentiva le lacrime
affiorarle agli occhi e scenderle copiose lungo le guance. Avrebbe
voluto urlare, cadere e svegliarsi di colpo, scoprire che si trattava
soltanto di un brutto sogno, perchè no...non poteva essere,
non
riusciva a crederci né tantomeno riusciva a capire.
Cosa
era successo a Damon? Al suo Damon? Perchè all'improvviso le
faceva
questo?
“Sei
scomparso per tre giorni, Damon. Ero preoccupata. Tanto preoccupata.
Ti ho aspettato tutta la sera per la festa di diploma di Matt e non
ti sei presentato, mentre mi avevi promesso di passare. Non sapevo
dove fossi, cosa ti fosse successo. Ho provato a chiamarti, ma non
rispondevi mai. Ho provato addirittura a chiedere ai tuoi amici, ma
neanche loro hanno saputo dirmi niente.” -
continuò, quasi
isterica - “E adesso torni e...non capisco. Che stai cercando
di
dirmi?”
Lui
alzò gli occhi al cielo, freddo come mai era stato con lei.
“Ti
sto scaricando, Bonnie. Non è così
difficile.” - fece - “E
smettila di piangere, per cortesia. Guardati! Sei ridicola. Una
stupida e patetica ragazzina.”
Si
sentiva ferita, nel profondo sentiva la sua anima stappata in due.
Non riusciva a capire il motivo di tanto astio quando fino ad una
settimana prima erano così felici...
Perchè?
Perchè adesso faceva così? Perchè le
diceva quelle cose? Perchè
le faceva del male a quel modo, nel modo peggiore?
Tentò
di avvicinarsi, tese le mani per toccarlo, ma lui le afferrò
i polsi
e la respinse indietro, scostandosi malamente.
“Damon...no.
Ascolta, qualsiasi cosa sia successa...possiamo risolverla insieme,
noi due. Io... farò quello che vuoi, davvero. Io ti
amo.” - aveva
immaginato tante volte il momento in cui gli avrebbe detto che lo
amava -il primo “ti amo” della sua vita-, ma mai
aveva pensato
che sarebbe successo così.
Damon,
però, non parve minimamente toccato dalla cosa. E se lo fu,
non lo
diede a vedere.
“Mi
ami? Parli di amore? Ma con chi ti credi di avere a che
fare?” - la
derise - “Cosa speravi? Che saremmo stati insieme per sempre?
Sei
stata un passatempo, ragazzina. E' stato divertente sì, ma
adesso
basta, mi sono stancato.”
“No,
no no no no, non ci credo. Non ci credo!”
“E
invece devi crederci! Anzi, fatti un favore, Bonnie, e dimenticami
del tutto, dimenticati che esisto perchè io di sicuro mi
dimenticherò presto che esisti tu. Arriverà il
giorno in cui non
ricorderò più nemmeno il tuo viso,
così come è successo con altre
decine di ragazze prima di te e così come
succederà con altre. E
sai perchè? Perchè io non amerò mai
nessuna di voi, non amerò mai
te. Non hai mai avuto davvero nessuna chance per tenermi con te,
Bonnie, sono sempre stato io a dirigere il gioco. E il motivo
è
semplice: esiste una ragazza che amo, l'unica per la quale
varrà mai
la pena e quella ragazza non sei tu, non lo sarai mai. Lei è
il mio
Angelo, e con lei non potrai mai competere, non sei
all'altezza.”
“Angelo.
Il tuo Angelo.” - si ritrovò a ripetere, come
un'accusa, attirando
subito l'attenzione di Damon che, messo via il cellulare, si
voltò a
guardarla. Dalla sua espressione, era evidente che non si aspettava
che avesse ascoltato tutto.
“Bonnie...”
“Il
tuo Angelo.... Elena...” - collegò - “E'
lei. Quindi durante
quei tre giorni in cui eri scomparso, tu eri semplicemente tornato
qui. Da lei. Dal tuo Angelo Elena. Elena Gilbert.” - che di
amorevole, almeno con lei, non aveva ancora dimostrato di avere un
bel niente. Ma, in fondo, c'era da aspettarselo che il famoso Angelo
di Damon fosse una ragazza del genere - “Tutto questo
è...ridicolo.” - scosse la testa, quasi le venne
da ridere, ma si
trattenne. Preferì girarsi e tornare sui suoi passi,
allontanarsi da
lì.
Damon, dal canto
suo, però, si fece avanti e le afferrò un
braccio. Stavolta fu
Bonnie a sottrarsi malamente alla sua presa.
“Dobbiamo
parlare, Bonnie.”
“E
di che? Di cosa io e te dovremmo mai parlare, Damon?” -
ritorse -
“Per quanto mi riguarda, ribadisco che non c'è
assolutamente più
niente da dire. Piuttosto, perchè sei qui? Perchè
ti ostini a
starmi tra i piedi? Vai da Elena! Insomma, è per lei che sei
tornato, no? Quindi che ci fai qui? Vai dal tuo Angelo, Damon. Ti ho
già detto che io non voglio avere niente a che fare con te,
quindi
se è questo che ti preoccupa, sta pure tranquillo: non ho
nessuna
intenzione di essere un problema tra voi due.”
NOTE:
*Si prepara
a ricevere le tonnellate di pomodori e ortaggi vari che le
verranno lanciati contro*
Oddio.....Scusate, scusate, scusate,
scusate, scustate, scusate tantissimo!!!! Sono passati 4 mesi, lo so,
ed è imperdonabile, so anche questo. Ora, non voglio
giustificarmi e
capirò se mi prenderete a male parole e/o snobberete del
tutto le
mie storie da ora in avanti, ma è stato un periodo un
pò così per
me, per quanto riguarda la scrittura. Vabbè, prima
c'è stata
l'estate che mi ha tenuto fuori per parecchio, quasi un mese e mezzo
intero, poi recentemente mi son fatta un altro mese senza ADSL per
via di casini vari e, nel frattempo, la mia voglia di scrivere ha
raggiunto i minimi storici. Forse ho troppe robe in ballo, non so,
fatto sta che sono del tipo che se non ho voglia di scrivere allora,
pur di non scrivere della assurde stupidaggini tanto per fare,
preferisco non scrivere affatto e lasciare le cose come stanno.
Tuttavia, mi sento leggermente in ripresa e, vi dirò,
pensare a
continuare la ff decisamente mi alleggerisce la testa, prendendolo un
pò come uno svago. Spero veramente che mi perdonerete per
l'immensa
assenza, non mi è mai capitato prima, ho sempre cercato di
essere
puntuale con gli aggiornamenti e non sono mai sparita così
dalla
circolazione, quindi sono un pò leggermente in ansia
all'idea che vi
siate dimenticate di tutto quello successo fino ad ora nella ff e non
mi filerete di striscio. E avreste ragione! Sul serio, ma spero non
lo farete e riprenderete a seguirmi.
Questo capitolo è anche un
modo per farmi un pò perdonare, perchè racchiude
in sè un pò di
cose che mi avete chiesto.
POV Meredith e l'inizio della sua
voglia di vendetta contro Damon: c'è.
Più Meredith e Caroline
BFF: c'è.
Nuovi assaggi di Matt e la costruzione di una storia
tutta sua: c'è.
Elena che, metaforicamente, le prende da Stefan
xD : c'è.
Flashback su cosa è successo al momento della rottura
tra Damon e Bonnie: cè e non sarà l'unico, manca
il punto di vista
di Damon.
Bonnie che realizza quanto sia veramente una -passatemi
il termine- cagna Elena in questa storia: c'è.
Non c'erano Bonnie
e Stefan, ma nel prossimo capitolo, già in lavorazione, ci
saranno e
alla grandissima, perchè so quanto alla maggior parte di voi
piacciano insieme e perchè...ci devono essere,
sennò la storia non
può andare avanti xD
Spero tanto tanto tanto che il capitolo vi
sia piaciuto e che riprenderete a seguirmi. Per qualsiasi cosa -non
vi è piaciuto il cap, insulti vari, suggerimenti su
ciò che vi
piace o no oppure su ciò che vi aspettate o no- io sono qui
e sapete
dove trovarmi. In caso, per insulti e reclami in via
più diretta,
trovate il link per il mio facebook nella mia pagina autore oppure
potete anche mettere una taglia sulla mia testa nel gruppo Bamon su
fb in cui milito, quello di SerenaEbe e Little Redbird tra le altre,
per intendersi.
Prometto che il prossimo capitolo arriverà
presto. Non vi dò una data di scadenza perchè ora
come ora non so
se sarei in grado di rispettarle, quindi, seguendo l'esempio di altre
fatastiche autrici qui nel fandom, vi dico che dovrei riuscire a
postare per settimane prossima, massimo 1 Dicembre.
Ripeto: spero
che riprenderete a seguirmi. Grazie a tutti coloro che hanno letto e
recensito in questi mesi di assenza e vi aspetto, se vorrete,
prossima settimana col prossimo capitolo.
A
presto....BACIONI....IOSNIO90!!!