AMARE
IN SILENZIO
CAPITOLO
1
Ormai
l’estate era agli sgoccioli anche se continuava a fare un terribile caldo. Era
da sola in casa a rimettere in ordine il caos che la circondava
quotidianamente, era terribilmente stressante fare continuamente la servetta di
casa; non ricordava neanche l’ultima volta che non si era dovuta occupare di
suo padre e di Conan ed era potuta uscire per andare ad una festa o per fare un
giro per negozi con le sue amiche...
“Uffa!!!
Sono arcistufa di questa vitaccia!” esclamò gettando sulla scrivania lo
strofinaccio con cui stava togliendo la polvere “Sono l’unica diciassettenne
che non esce mai di casa e, se lo faccio, devo sempre assistere a dei terribili
omicidi...” si sentì rabbrividire al ricordo di tutti quei corpi senza vita che
aveva visto, non ce la faceva più, non voleva continuare ad avere una costante
paura per ciò a cui aveva assistito. Non voleva più avere paura di tutti; dai
casi di suo padre aveva imparato che chiunque può diventare un assassino, anche
il più insospettabile e, a volte, anche per delle futilità “Non è giusto tutto
questo... non ce la faccio più...”
Cominciò
a guardarsi intorno distrattamente, ma il suo sguardo si concentrò sul
telefono. Non sarebbe stata con le mani in mano, avrebbe cambiato la sua vita,
si sarebbe divertita finalmente, avrebbe trascorso quest’anno felicemente. Già,
quand’ era stata l’ultima volta che si era sentita veramente felice, che era
stata bene... Cercò di ricordarselo, ma non le venne niente in mente, niente...
Però un volto si fece nitido nella sua testa, sì, con lui si era sentita felice, ma...
Prese
in mano la cornetta, compose il numero e attese.
Tu
– tu – tu – tu
“Pronto?”
“Ciao
Sonoko, sono io, Ran...”
“Oh,
ciao Ran, quant’è che non ti vedo in giro, sembra quasi un’eternità...”
“Già”
“Che
volevi?”
“Be’...
stavo pensando se volevi venire a fare un po’ di shopping con me?” chiese
speranzosa.
“Verrei
volentieri, ma sono stata invitata ad un rave
party e ci tenevo tanto ad andarci, sai c’è un ragazzo che un vero
schianto, si chiama Mark, è il figlio di un assicuratore americano amico di mio
padre e c’è la minima possibilità che io lo abbia abbagliato con il mio
fascino...”
cominciò elettrizzata.
“Oh,
va bene, capisco”
“Perché
non vieni anche tu? Dai, ci divertiremo!”
La
proposta era decisamente allettante e poi forse si sarebbe divertita sul serio,
si sarebbe distratta un po’ e sarebbe tornata a vivere la vita di una qualsiasi
diciassettenne.
“Certo,
molto volentieri”
“Perfetto,
passo a prenderti io verso alle nove, ok? Ah, vestiti carina che ti presento un
po’ di miei amici. Ciao a dopo”
“Ciao
a dopo” Ran riattaccò con un sospiro. Sorrise alla sua immagine riflessa nello
specchio sopra il telefono e corse in camera sua a prepararsi.
Uscita
dal bagno sentì suonare il campanello, si avvolse velocemente un asciugamano
intorno al corpo longilineo e corse a vedere chi era. Si accorse in che
condizioni era solo dietro la porta così decise che avrebbe aperto solo se
fosse stato qualcuno che conosceva bene. Guardò nello spioncino; era solo Conan che tornava dal parco con i suoi amici. Aprì la
porta.
“Ciao
Conan, ti sei divertito?”
“No,
mi sono annoiato da morire” rispose andandosi ad accomodare su un divano
assorto nei suoi pensieri, in quei momenti Ran non
poteva fare a meno di osservarlo rapita; quel dolce bambino le ricordava terribilmente
lui... ma non poteva essere! Solo lei poteva avere una fantasia così fervida!
Conan la guardò e abbassò subito lo sguardo, completamente rosso
in faccia.
“Vado
a vestirmi” Ran si sistemò meglio l’asciugamano in
modo che coprisse perfettamente il seno e andò in camera per prepararsi.
Non
credeva che fosse così difficile scegliere il vestito adatto per l’occasione;
scavando nel guardaroba e tra i cassetti non riusciva a trovare niente di adatto per l’occasione.
“No,
con questo sembro una ragazzina delle medie” commentò provandosi davanti allo
specchio a persona un magliettina arancione e una
gonnellina rossa e fiori. “Ci vuole qualcosa che mi faccia sembrare più
grande... vediamo” e cominciò a frugare anche nelle scatole che teneva
dimenticate in un antro dell’armadio.
“Eccolo
quel che ci vuole” esultò cominciando a provarsi i vestiti. Si specchiò e
rimase impressionata dell’effetto. Quel completo era stato un regalo di Sonoko, che aveva accuratamente fatto sparire perché lo
riteneva eccessivo e suo padre l’avrebbe linciata se l’avesse
vista uscire vestita a quel modo.
“Ran, ho fame, stasera non si mangia?” la chiamò Conan da dietro la porta.
“Entra,
voglio un tuo parere” Il ragazzino andò dentro e rimase letteralmente a bocca
aperta. Non credeva di averla mai vista così bella.
Ran era davanti a lui con un corto abito nero con una profonda
scollatura e uno piccolo spacco che lasciava
intravedere il pizzo delle autoreggenti. I capelli erano
alzati in una coda, molti braccialetti le tintinnavano ai polsi e del
leggero trucco le metteva in risalto i grandi occhi blu e le labbra carnose.
Conan la guardò dall’alto in basso e viceversa senza riuscire a
pronunciare una singola parola. Ran osservò la
reazione cominciando ad arrossire di vergogna. Cosa si
era messa in testa? Doveva essere assolutamente ridicola; come sperava di fare
andando a una festa conciata a quel modo?! Era
un’assoluta pazzia... cosa le avrebbe detto lui se l’avesse
vista? Sicuramente la avrebbe riso in faccia.
La
constatazione di ciò le mise una nuova carica. Cosa le
importava di cosa avrebbe pensato Shinichi, lui non
era lì.
“Pensi
che sia ridicola, lo so, ma non mi importa” esordì
brusca “io esco con Sonoko, dillo a mio padre quando
torna, ok?”
“Vuoi
veramente uscire così?!” le chiese correndole incontro alla porta. Ran, la sua Ran, cosa diavolo le
era preso? Era impazzita tutto d’un colpo. Rabbrividì
al pensiero degli sguardi lascivi che si sarebbero posati sul corpo della sua Ran. Non poteva permetterlo.
“Esattamente”
disse mentre cercava qualcosa nella borsa.
“Non
te ne puoi andare” cominciò “mi devi aiutare con i compiti”
“Come
no! Ma se sei quasi più bravo di me che sono delle superiori”
“Ok,
ma non mi farai stare a digiuno?”
“Certo
che no, Conan. Tieni” e tirò fuori
dalla borsetta qualche banconota “ordina una pizza e passa buona serata.
Ciao”
Si
chiuse la porta alle spalle e scese in bilico le scale; non era molto abituata
a quelle scarpe col tacco alto. Sonoko la stava
aspettando su una decappottabile nera insieme a un
ragazzo al volante.
“Finalmente!
Ti sei fatta desiderare!” la ammonì
sorridendo l’amica che scese e le andò incontro “Non ci posso credere,
te lo sei messo!” esclamò indicando l’abito.
“Ti
dispiacerebbe se mi andassi a cambiare” azzardò. Era arrossita, sentiva le guancia bruciare e non riusciva a staccare lo sguardo da
terra. Sonoko era decisamente
più vestita di lei e questo la metteva in un soffocante stato di imbarazzo.
“No,
non c’è tempo e poi non credo che Hiroshi ci
aspetterà ancora per molto” disse indicando il ragazzo al volante.
“Forza
Ran, sei stupenda non hai nessun bisogno di
cambiarti” la cercò di convincere il ragazzo mettendo in moto. Ran lo guardò sorriderle e Sonoko
l’afferrò per il braccio e la trascinò sul sedile anteriore dell’auto.
“Ti
chiami Ran, vero?” le chiese il
ragazzo masticando una gomma.
“Sì”
rispose timidamente. Quel ragazzo era veramente carino: aveva capelli ribelli
castano chiaro, tendenti al biondo, dei magnetici occhi verde smeraldo e tre
cerchietti argentati all’orecchio. Portava un jeans
strappato, una camicia chiara e una giacca nera.
“Io
sono Hiroshi, il cugino di quella scema qui dietro”
“Come
ti permetti, brutto idiota!” lo sgridò Sonoko
colpendolo con la borsetta. Ran sorrise.
“Allora
Ran, così sei la figlia del grande
detective Goro?” chiese Hiroshi
mentre sintonizzava la radio su una stazione dove stavano mandando l’ultimo
successo rock.
“Quella
sì, che è vita!” esclamò Sonoko sospirando“Ogni
giorno una nuova avventura e tanti bellissimi ragazzi da incontrare...”
“Senza
offesa, ma non credo che amerei trovarmi a contatto con tutti quei morti e
pazzi omicidi” dichiarò il ragazzo lanciando un sorriso a Ran.
CONTINUA...
Ecco il primo capitolo di questa breve fic che spero vi piacerà. Scusate umilmente per aver praticamente abbandonato la scrittura (Non ne abbiamo
sentito minimamente la mancanza ND Tutti), ma sono stata super impegnata con la
scuola. Non credevo che avrei dovuto cominciare subito a sgobbare così tanto.
PS X i lettori di HP e la
Fenice Nera, vi prego pazientate ancora un po’ che sono a buon punto con il
prossimo capitolo.
Baci
MARION
Adesso se vi è piaciuto
questo cap oppure volete dirmi qualsiasi cosa
lasciatemi una recensione, please
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