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Autore: LadyMarauders    21/11/2013    2 recensioni
- Come ti chiami?- fu la prima cosa che le venne in mente di chiedergli, infondo è la prima cosa che si fa quando ci si conosce.
- Ho tanti nomi, ma non me ne piace nessuno, dammi un nuovo nome tu, secondo te come potrei chiamarmi?-
Adorava dare i nomi alle persone a seconda del loro viso, lo faceva sempre, come faceva a saperlo? Ah già, era nel suo sogno.
- James, secondo me ti chiami James-
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Successe qualcosa, qualcosa di terribile, almeno per Penny. Da quella notte in cui il Signore dei morti, quel gran bel ragazzo del signore dei morti, le aveva proposto di passare con lui l'eternità, Penny non riuscì più a sognarlo. Passarono tre giorni e tre notti e Penny aveva l'impressione di svegliarsi un secondo aver chiuso gli occhi. James non c'era più.
Un ondata di panico iniziò ad invaderla. Cosa stava succedendo? Poteva essere stato tutto soltanto un sogno? Era stato tutto un'allucinazione data dal tumore? Non riusciva a crederci, non voleva crederci.
Ripensò ad ogni singolo momento passato con lui e si sentì stupida, stupida di essere sveglia, nel mondo reale e sentire la mancanza di qualcuno che forse non esisteva neanche. E anche se fosse esistito realmente, come poteva pensare di essere innamorata di qualcuno che era in realtà Ade? Infondo l'aveva incontrato poche volte, anche se in modi straordinari. Non ci si può innamorare con questa velocità. Succedeva solo nei libri e nei film, e lei aveva sempre trovato fastidioso come i protagonisti si dichiaravano amore eterno dopo si e no 50 pagine.
Eppure lei era li, nel suo letto d'ospedale, sapendo che la sua vita stava finendo a soli diciotto anni, che non riusciva a non pensare a James.
Molti dottori passarono da lei per convincerla a fare l'operazione, ma non c'era stato niente da fare, Penny aveva deciso, non voleva tentare. Dopo quelle notti senza James capì che non voleva rischiare, preferiva aspettare che la sua vita finisse normalmente. Sarebbe morta, ma forse così avrebbe realmente scoperto se quei sogni erano realtà oppure allucinazioni. Ma d'altro canto non avrebbe mai più rivisto lui. Le regole negli inferi erano chiare. Il signore dei morti comanda le anime, ma non poteva averle per se.O almeno così le aveva detto. Era un arduo prezzo da pagare,quello di non vederlo mai più, ma lo avrebbe pagato pur di non rimanere in vita come un vegetale.
Ci furono parecchie crisi familiari in quei giorni. La madre di Penny si fece prendere dal panico quando sua figlia aveva dichiarato che non avrebbe fatto nient altro, che avrebbe solo aspettato di morire. La famiglia si divise in due, da una parte i suoi genitori, per la prima volta dopo tanto tempo uniti sul fronte “ Salviamo Penny anche contro la sua volontà” e dall'altra parte c'erano Eleanor e Leo, che per quanto distrutti dall'idea che la loro sorellina sarebbe morta, capivano le sue motivazioni ed erano dalla sua parte. Era tutto così complicato, perché doveva esserlo? In quei momenti di litigi fatti a bassa voce, con sussurri per non agitarla, Penny pensava solo che avrebbe voluto rivedere James per dirgli che accettava. Che accettava ogni condizione e che sarebbe andata negli inferi con lui. Quale ragazza non avrebbe scelto di diventare la sposa di Ade e padroneggiare negli inferi? Forse tutte quelle sane di mente.
Erano passati quattro giorni da quando aveva sognato per l'ultima volta James. Continuava a chiamarlo con quel nome, Ade era una parola troppo potente e assurda. I suoi parametri vitali si stavano facendo sempre più pericolosi, si stava lasciando andare, non aveva più alcun motivo di continuare a lottare. Era primo pomeriggio, Penny era sveglia, ma aveva gli occhi chiusi per riposarli un po, ultimamente le facevano sempre male, ma senti qualcuno entrare in camera sua e avvicinarsi al letto, socchiuse gli occhi e vide un infermiera che le metteva qualcosa nella flebo.
- Che cos'è?- disse in un sussurro. L'infermiera, una ragazza giovane che aveva sempre trattato bene Penny, la guardò e sorrise
- é solo qualcosa per farti dormire meglio, un leggerissimo sonnifero-
Penny si girò dall'altra parte senza dire niente, ma poi realizzò. Le medicine che inducono il sonno, non ti fanno sognare. Si girò di scatto tanto da spaventare la povera infermiera.
- da quanto tempo me lo state dando?-
- Non lo so, quattro o cinque giorni, perché?-
- No, non potete farlo, toglimelo subito, non lo voglio, non voglio i sonniferi-
Penny si sedette sul letto e con la poca forza che le era rimasta, iniziò a strapparsi le flebo dal braccio. Faceva male, ma faceva ancora più male sapere che non era James che non era voluto andare da lei, ma erano le medicine che lo avevano tenuto lontano.
- Penny, stai calma, calmati, non fare così-
L'infermiera cercava di reggerla e di calmarla, ma Penny non voleva assolutamente calmarsi.
- No, toglimi subito tutta questa roba, non devo avere medicine in corpo, capisci? Non devo averle-
L'infermiera spinse un pulsate, Penny lo conosceva, era il pulsante per le emergenze. Una luce rossa iniziò a lampeggiare insieme ad un fastidiosissimo rumore d'allarme, fuori dalla sua porta, e tutti si precipitarono nella stanza, tra cui i sui genitori.
- Penny, cosa stai facendo, amore, fermati-
- No mamma, ho detto che non voglio medicine in corpo, se dormo con i sonniferi lui non verrà mamma, non capisci?-
- Ma cosa dici Penny, ora calmati, chi non verrà? -
- James- urlò con tutta la voce che aveva in corpo.
- Chi è James, Penny?-
- James è il ragazzo che viene nei miei sogni, devo vederlo, devo dirgli che ho deciso, che andrò con lui-
Vide sua madre mettersi le mani sulla bocca e scoppiare in lacrime, si buttò tra le braccia di suo padre.
- Sta peggiorando, Dio, non la senti? Sta delirando-
Suo padre la stringeva e le accarezzava i capelli.
- Mamma non sono pazza, te lo giuro, è tutto vero, ma se ho nel corpo queste cose, lui non potrà raggiungermi-
Continuava a scalciare e a tentare di allontanare le infermiere, che erano diventate magicamente 4, tra cui un omone grosso che con una sola mano riusciva a tenerla ferma a letto.
- Cosa diavolo sta succedendo?-
La dottoressa Franklin si era precipitata dentro la stanza, sentendo il baccano, fin dalla fine del corridoio.
- Dottoressa, è agitata, dice di non volere le medicine-
- Dottoressa la prego- Penny stava piangendo, prese la mano della donna che si era avvicinata a lei – non mi dia niente, altrimenti James non verrà, e io non posso stare senza di lui, la prego, la scongiuro-
Tutti rimasero in silenzio, aspettando che la dottoressa dicesse cosa fare. Penny la guardava dritto negli occhi sperando che capisse che era sincera. Ma come potevano credere ad una ragazza con un tumore al cervello che gli diceva che un ragazzo andava a trovarla nei sogni. Non c'era speranza. Era tutto finito.
- Penelope, questo è il tumore che parla-
- no..non è vero -
- Si, non c'è nessun ragazzo dei sogni, lo sapevi che sarebbe successo, che il tumore ti avrebbe fatto vedere cose che non ci sono, lo sapevi Penny, datele qualcosa di forte per farla dormire-
- NO, no la prego no, la scongiuro, giuro che mi tranquillizzo da sola, no, niente medicine, niente...-
Ma era troppo tardi. Sentiva i muscoli rilassarsi, la testa era leggera, a malapena sentiva sua madre piangere accanto al suo letto, gli occhi diventarono pesanti, e dopo pochi minuti si addormentò.
 
Stava nevicando,il silenzio che di solito c'era nei suoi sogni ora era ancora più forte. Era di nuovo a Regent's Park, del dondolo si vedeva solo la parte superiore dei ganci, tutto era illuminato dai lampioni. Era così magico.Penny si guardò intorno in cerca di James, ma lui non c'era. Poi vide una figura attraversare il ponticello di legno che si trovava sul lago, in tutto quel bianco, il nero dei suoi vestiti sembrava quasi luminoso. Era lui.
- James- urlò Penny da dove si trovava, tentò di muoversi, ma la neve era troppo alta e fitta, non riusciva a fare neanche un passo – non ti ci mettere anche tu neve maledetta- come per magia la neve in alcuni punti si sciolse, creando un piccolo passaggio. Penny iniziò a correre, scivolando in più punti, aveva i piedi nudi. Quando arrivò vicino al ragazzo, lo vide sorridere, anche lui era felice di vederla. Con un salto, Penny, si buttò tra le braccia di James,lui la strinse forte. Era una sensazione stranissima. Poteva un abbraccio farla sentire così al sicuro da tutto e tutti. Solo una cosa stonava. Nel petto di James non c'era nessun cuore che batteva.
- Mi dispiace, mi hanno dato delle medicine, non lo sapevo, se l'avessi saputo l'avrei fermate prima-
- Tranquilla, me l'hanno detto cosa è successo, ora però sei qui, questo è l'importante-
- Chi ti ha detto cosa era successo?-
- Pensi che non abbia nessuno dei miei all'interno degli ospedali?-
- Come hai fatto a venire qui? Tutta quella morfina che mi hanno dato, non doveva farmi sognare-
- Diciamo che devo un grosso favore a Morfeo, tutta questa neve. È la morfina che ti fa sognare la neve, ecco perché è così densa-
Penny si guardò intorno, la strada che si era creata dalla neve sciolta era di nuovo ricoperta di neve, e anche lei era di nuovo bloccata fin sopra le ginocchia.
- Ho preso la mia decisione- disse Penny diventando all'improvviso seria, sapeva che doveva essere veloce, altrimenti la neve l'avrebbe sommersa. - Voglio venire con te, voglio stare con te, ho come l'impressione che ora che ti conosco, la mia vita, per quanto breve, sarebbe al quanto inutile viverla senza di te.-
James la guardò serio, abbassò la testa come per guardarsi i piedi, Penny si accorse che i suoi erano liberi dalla neve. - Ci ho sperato così tanto che tu dicessi di si in questi giorni, che per me sono stati un eternità a dire la verità, che non riesco a crederti- alzò lo sguardo – sei sicura della scelta che stai facendo?-
- Si, sono sicura-
Il bacio che si diedero dopo quelle parole, fece girare la testa a Penny per quanto fu intenso. Sentì l'eternità della vita di Ade riversarsi dentro di lei. Ere intere, centinaia di popolazioni diverse. L'eternità divenne parte di lei, infondo l'avrebbe passata insieme a lui.
- Dobbiamo sbrigarci- disse lui guardandosi intorno – ho già mandato qualcuno a toglierti la morfina dal corpo, devi ascoltarmi molto bene Penelope, devi farti portare, sta notte a mezzanotte, al vero Regent's Park, il lago del parco è uno dei tanti ingressi verso gli inferi. Io sarò li, ma non potrò starci troppo tempo,sopratutto in queste sembianze, ci sono cose che sarebbero felici di trovarmi fuori dagli inferi, quindi non fare tardi. Quando arriverai li, chiamami, con tutta la tua voce e io arriverò, hai capito?-
- Ok, mezzanotte, al Regent's Park, ma a quell'ora sarà chiuso, non ci sono i guardiani?-
- Non ti preoccupare, ti farò trovare i cancelli dell'ingresso sud aperti, e ai guardiani ci penseranno i miei ragazzi, tu non ti devi preoccupare di questo, tu devi solo farti portare a mezzanotte li-
- Ok va bene- la neve era arrivata a metà busto immobilizzandola quasi completamente. – E se faccio tardi?-
- Cercherò di aspettarti il più possibile, ma tu cerca di non fare tardi ok?-
- Ok, ora che succederà?-
- Ti stanno già risvegliando,la prossima volta che ci vedremo sarà nella vita reale, sii forte, resisti-
- Resistere a cosa?-
- Gli inferi tenteranno di portarti giù nella maniera più classica, tu devi resistere finche non arriverò io, poi sarà tutto finito, ora svegliati-
La baciò delicatamente.
- Ehi Singore dei morti- disse Penny prima di andarsene – mettiti la tua uniforme più degna del tuo nome, mi raccomando.-
 
Aprì gli occhi di scatto. Doveva scoprire che ore fossero, sperava davvero fosse abbastanza presto per organizzare tutto.
Si mise a sedere sul letto e si accorse che non era sola in stanza. C'era l'infermiera Sarah.
- Ben svegliata, hai fatto così casino oggi che ti hanno imbottita di medicine,ci ho messo un eternità a toglierti tutta quella robaccia dal sangue-
- Cosa?-
- Quando mi hai raccontato del tuo sogno, non potevo credere che Ade fosse davvero uscito da quel buco del suo palazzo. Non usciva da quella casa da, almeno 600 anni, e poi non potevo credere che avesse scelto uno scricciolo come te come sue compagna. Ha sempre avuto un debole per le rosse-
Penny era sconvolta. L'infermiera di Sarah era uno dei “ragazzi” di Ade?
- Ma, tu non eri cristiana?-
- Ognuno sceglie la storia che più gli piace, lui è rimasto lusingato dalla figura di Ade, a me piace più la versione Cristiana, comunque, se fossi in te, mi darei una mossa, mezzanotte arriverà presto.-
Penny prese il cellulare sul comodino. Erano le otto e trenta. Doveva darsi una mossa.
- Grazie mille Sarah, se questo è il tuo vero nome-
- Il mio nome non è poi così importante. Buona fortuna tesoro. Tanti ci vedremo spesso, non ti preoccupare-
Prima di andarsene, chiuse tutte le tendine della stanza e poi uscì dalla porta.
Doveva arrivare a Regent's park per mezzanotte, ma come? Non era lontano dall'ospedale, con il taxi ci avrebbe messo una ventina di minuti, al massimo mezz'ora, ma in quelle condizioni non poteva andare da sola, a mala pena riusciva a reggersi sulle sue gambe. Pensò che aveva una sola speranza per arrivare in tempo. Convincere le uniche due persone che erano dalla sua parte.
Andò sulla rubrica del telefono e cercò il numero di sua sorella. Rispose dopo tre squilli.
- Penny, cosa è successo?-
- Eleanor, dovete farmi un grosso favore, potete venire immediatamente qui all'ospedale?-
- Cosa è successo, stai male?-
- No, dovete solo venire, tu e Leo, ma non dite niente alla mamma, potreste farlo? È davvero importante-
- Saremo li appena possibile, il tempo di vestirci e arriviamo, va bene?-
- Grazie mille sorella.-
Quando arrivarono all'ospedale, erano quasi le 10. Penny si era pian piano staccata tutte le flebo, aveva provato ad infilarsi qualcos'altro a parte il pigiama, ma aveva fallito miseramente.
James l'aveva sempre vista in salute, nei suoi sogni, ma in quel momento era uno straccio, anzi qualcosa di peggio di uno straccio.
Quando Eleanor e Leo entrarono in camera sua, quasi gli venne un colpo quando la trovarono con un cappotto addosso, seduta sul letto senza più le flebo.
- Dove credi di andare tu?- sua sorella aveva quasi urlato.
- Abbassa la voce, ascoltate, ora vi racconterò una cosa, ma voi dovete giurarmi che mi crederete, anche se sembrerà tutto un po assurdo, dovete credermi. Siete le uniche persone di cui mi posso fidare, me lo promettete?-
Leo ed Eleanor si guardarono dubbiosi, lui accettò senza pensarci troppo, lei non era del tutto convinta.
- é meglio se vi sediate, è una storia, un po, sconvolgente-
Gli raccontò ogni cosa, dei sogni, di James, che in realtà era Ade, ma che lei non riusciva a chiamarlo così, quindi continuava a chiamarlo James. Gli raccontò degli dei, degli inferi, della richiesta di James di vivere con lui per sempre. Delle medicine che non le permettevano di farla sognare. Della morfina e della neve. E sopratutto gli raccontò del piano.
Cercò di essere il più veloce possibile per non perdere tempo. Quando il suo racconto terminò, Leo e Eleanor erano sconvolti, si tenevano per mano e ogni tanto si guardavano tra loro.
- Allora, mi aiuterete?-
Continuarono a stare in silenzio. Eleanor si alzò e andò verso di lei.
- Tesoro, tutto quello che hai detto, forse l'hai vissuto veramente, ma è solo un allucinazione e infondo lo sai benissimo-
- Ti prego, El, mi devi credere, è davvero importante per me, ti prego, facciamo così, voi portatemi li, se dopo la mezzanotte non sarà successo nulla, mi riporterete qui e io giuro che non farò più parola di tutto questo con nessuno e se volete mi opererò. Ma non posso vivere sapendo che non avevo neanche provato a convincervi a portarmi da lui, vi prego-
Tutti rimasero in silenzio per un po, Eleanor aveva gli occhi lucidi, sembrava sua madre.
- Va bene- disse all'improvviso Leo – Come facciamo però a farti uscire di qui?-
- Leo ma cosa dici?- gli urlò contro Eleanor
- Ascolta, sta per morire, ha poco tempo da vivere, se davvero è certa che tutto questo sia reale, perché dobbiamo costringerla ad andarsene con questo peso sul cuore-
- Non dire davanti a lei quella parola-
- Quale?- chiese Penny sentendo un po di speranza crescere dentro di lei – Morte? Come se non sapessi che ormai manca poco. Sono grande El, lo so che per te e per la mamma rimarrò sempre una bambina, ma io sono un'adulta, con un tumore al cervello che mi sta uccidendo lentamente, non ho paura di sentire la parola morte-
Ci fu di nuovo un lungo silenzio, Penny iniziava ad innervosirsi.
- Va bene- urlò Eleanor – ma se le succede qualcosa- disse parlando con Leo – sappi che darò la colpa a te-. Uscì dalla stanza sbattendo la porta.
- Grazie Leo, te ne sono davvero grata-
- Spera – disse con un aria seria che Penny sapeva benissimo essere finta – che il tuo Ade appaia davvero e cerca di non morire, altrimenti tua sorella mi ucciderà, cosa devo fare?-
- Prendi la sedia a rotelle, non riesco molto a camminare-
Leo la aiutò a scendere dal letto e a sedersi sulla sedia, aprirono piano la porta, il corridoio era deserto.
- le infermiere di questo piano non hanno mai voglia di lavorare, questo va a mio favore-
Iniziarono a percorrere velocemente il corridoio.
- Eleonar, tu scendi a vai a chiamare un taxi-
- Questa storia finirà molto male, io me lo sento-
Furiosa raggiunse l'uscita e sparì. Anche Penny e Leo erano quasi arrivati all'uscita quando gli si parò davanti la dottoressa Franklin.
- E voi dove diavolo credete di andare? -
- Dottoressa, la prego, non ci intralci la fuga, abbiamo parecchia fretta-
- Lo sa- disse guardando Leo – che portare fuori un paziente senza un autorizzazione è un reato? Riporti subito la ragazza nella sua camera-
- No, io non vado da nessuna parte, si sposti la prego, e giuro che non mi farò più vedere-
- è proprio questa la mia paura, se vuoi tornare a casa puoi farlo, ma non così, nel bel mezzo della notte, i tuoi sanno che stai tornando a casa?-
- Io- tentennò Penny – non-non sto andando a casa ok? Ho un appuntamento con una persona al Regent's park, tra mezz'ora, quindi, la pregherei di spostarsi. Davvero dottoressa, mi lasci andare-
- Oh voi non andrete da nessuna parte, ora chiamo la sicurezza-
- Io non ne sarei così sicura-
Dietro di loro una voce familiare parlò. Era l'infermiera Sarah. -Dottoressa, per il bene di tutti, faccia passare la ragazza-
- Infermiera Morrison, non le permetto di parlarmi così, questa ragazza non può uscire-
- Può eccome-
- E chi lo dice?-
- Lo dico io-.
Qualcosa di assurdo accadde. L'infermiera Sarah diventò, per un attimo, un attimo che però parve a tutti un eternità, alta almeno tre metri, aveva gli occhi rossi come il fuoco e al posto delle mani apparvero dei lunghi artigli. Quando tornò nella sua forma normale, la dottoressa Franklin dava l'idea di stare per vomitare.
- Cosa diavolo è stato quello?- esclamò Leo sconvolto
- Ora, dottoressa, lascerà andare via questi ragazzi?-
- Io, non, non capisco, lei, che cosa è?-
- Un infermiera, che domande, lavoro qui da 30 anni-
- Io...però...vengo con voi, non lascio una ragazza malata da sola, con suo cognato per andare in giro per la città-
Prese il cappotto dall'attaccapanni e aprì la porta facendo passare Leo con la sedia a rotelle. Penny sapeva che era andata con loro solo per non rimanere da sola nel reparto. Quando entrarono nell'ascensore nessuno parlava.
- Lo avete visto anche voi vero?- disse poi la dottoressa Franklin.
- Si - rispose secco Leo
- Ve l'avevo detto che non era il mio tumore a farmi vedere certe cose-
Quando uscirono dall'ospedale, Eleanor aveva appena fermato un taxi, quando vide la dottoressa si irrigidì.
- E lei che ci fa qui?-
- Pensavate che vi lasciassi fare una pazzia del genere da soli?-
Aiutarono Penny a salire in auto, ma dovettero lasciare la sedia a rotelle all'ospedale perché non entrava sul taxi.
- Non vi preoccupare, arrivati li, cercherò di camminare-
Quella sera, sembrava che il traffico di Londra fosse totalmente scomparso. Penny pensò che il signore dei morti avesse delle influenze anche su quello.
Anche il tassista si meravigliò di quella penuria di macchine e autobus. Arrivarono ai cancelli di Regent's park a mezzanotte meno dieci. Come aveva promesso, i cancelli erano aperti e il parco sembrava deserto.
Camminare, pur sempre appoggiata a Leo, in quel parco fu un emozione unica. C'era stata così tante volte in sogno, che aveva paura che quella non fosse la realtà, poi guardò sotto gli alberi, che si trovavano davanti il lago, e vide che il dondolo non c'era. Fu sollevata e triste nello stesso momento.
- Ah non vi ho detto una cosa, potrei, ecco, tentare di tirare le cuoia, un po prima, perché gli inferi sentono la mia malattia e tenteranno di portarmi giù, più da morta e che da viva-
- Ce lo dici solo adesso?- disse agitato Leo
- E che sarà mai, dovete solo tenermi viva finche non arriverà lui-
- Io non ci posso credere che stiamo facendo tutto questo. Quando scopriremo che era tutta un allucinazione, mia sorella morirà con il cuore spezzato.-
- Io inizio a credere che sia tutto vero, tu non c'eri quando quell'infermiera è diventata una...una...-
- Arpia, si chiamano Arpie, vivono negli inferi- puntualizzò Penny.
- Voi siete tutti usciti di testa-
Arrivarono difronte al lago e si fermarono. Penny iniziava a sentirsi stanca, tanto stanca.
- Ora che facciamo?-
- Devo chiamarlo, mettimi più dritta per favore.-
Leo, con l'aiuto della dottoressa Franklin, tirò su Penny fino a farla stare perfettamente eretta. Prese un lungo respirò e poi urlò il suo nome. Lo chiamò due volte James, ma non accadde nulla. Poi lo chiamò con il suo vero nome. Ade. Più e più volte. Ma non successe nulla.
La testa iniziò a girarle, sempre più forte, tossì, tossì rumorosamente. Sentì quasi le costole rompersi. Si portò le mani alla bocca, sentiva qualcosa di bagnato sulla faccia. Pensò alla saliva, ma in realtà era sangue.
- Oh mio dio Penny, no, cosa sta succedendo dottoressa?-
Penny continuò a tossire sempre più forte, e ad ogni colpo dell'altro sangue si univa a quello vecchio.
- No, non posso morire ora, no, dov'è, dov'è James- un altro colpo di tosse, sentì una costola rompersi. Il dolore le pervase tutto il corpo, urlò.
- Lo sapevo, lo sapevo che era un errore, e ora morirà, qui, santo cielo, no sorellina ti prego resisti-
- Dobbiamo chiamare un ambulanza- disse la dottoressa Franklin cercando il cellulare nelle tasche della giacca.
- No, lui arriverò lo sento, lui non mi lascerà morire-
- Andiamocene immediatamente da qui, Penny è mezzanotte e un quarto, non capisci che era tutto un sogno, non fare la stupida fatti salvare. E tu stupido, prendila in braccio-
Leo prese Penny sotto la schiena e se la mise tra le braccia.
- No, vi prego, lasciatemi qui, James...ti prego James.-
La terrà tremò. Non aveva mai sentito ,prima di allora un terremoto, ma era sicura che più o meno fosse una cosa del genere. Tremò di nuovo.
   
 
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