Come promesso, eccomi con il
mio primo "Spin-off/Missing moments/flash-fic, basato sulla mia FF -
I'm with you-.
Ovviamente sarebbe più opportuno che conosciate la storia,
ma potrete semplicemente immaginarvi di essere la protagonista e di
poter baciare il nostro, amatissimo, Altair.
Che la fortuna assista la vostra lama!
Cass
Cause
when we kiss…
Mi avvicino più a te, tu sussurri solo “No”:
Dici che non ti piace, ma, ragazzo, io lo so che sei un bugiardo.
Hai una presa così stretta che non posso liberarmi...
Ho i nervi scossi, mi sto comportando come una stupida!
I tuoi baci sono incandescenti, ma davvero il tuo cuore rimane freddo?
Le tue parole dicono lasciamoci, ma le tue parole mentono
Perché quando noi ci baciamo... Uhm...
Fiamme.
Bruce Springsteen- Fire₁
Cassim era il capo della fazione.
Sarebbe stato
evidente a chiunque
conoscesse un po’ gli uomini:
Era aggressivo, con sguardo trionfo. Ogni suo gesto era ridicolamente
pomposo. Il
corpo possente atto ad intimidire gli altri.
Un esemplare maschio naturalmente stolto.
Ogni donna l’avrebbe riconosciuto. Nessun uomo mai
l’avrebbe compreso. Altaïr incluso.
Decisi di farmi un regalo e di scegliere Cassim senza informare il mio
compagno
della sua carica.
D’altronde, ero quasi morta, per colpa sua. Un premio me lo
meritavo.
Tralasciando, Vega, il piccolissimo ed
insignificante dettaglio
che è stato lui a pararti il culo?
Decisamente, andava contro tutti i miei principi.
Ma sapevo quel che facevo: Se Cassim era davvero il capo, il mio potere
sarebbe
stato più utile di qualsiasi metodo di tortura
Altaïr avesse intenzione di
adottare.
Avrebbe potuto mentirgli. Sviarlo. Non dirgli, comunque, tutto.
-Credo
proprio che dovremmo parlare con Salik
e
Cassim… Io
mi occuperò di quest’ultimo!-
tergiversai, come mi ero promessa, sul perché volevo lui -
Ci rivediamo qui
quando avremo finito per andare dagli informatori, cerca di non
metterci troppo
con l’interrogatorio- sussurrai, fintamente altezzosa, per
camuffare il senso
di colpa.
–Hai capito, spilungone da quattro soldi?- sdrammatizzai,
con tanto di linguaccia.
Sperai che Altaïr non intravedesse nulla di tutto questo in
qualche mie
espressione.
Principalmente, sperai non mi toccasse. Con lui era difficile...
bloccare il
flusso di potere.
Mi sembrava un bravo ragazzo.
Certo, non il più allegro, ma, trovandolo
a sorridere per la battuta, mi sentii soddisfatta: con un po’
di fatica ero
riuscita a sbloccargli la mascella.
Nonostante la serietà totalizzante che lo permeava,
Altaïr mi piaceva sul serio.
Veramente, tranne quel poco che
avevo scoperto sfiorandolo, non
sapevo
granché di lui.
Eppure era così.
Strano, aveva detto il Rafiq, che Altaïr mi
piacesse.
Non avevo avuto una granché di risposta alla richiesta di
spiegazioni ulteriori, il Rafiq aveva
bofonchiato qualche stupido motivo caratteriale e poi si era rimesso ad
intagliare il suo vaso.
Mi infastidii, ma avrei potuto sapere tutto, toccandolo anche per
sbaglio.
Eppure averne la possibilità, mi aveva istruito su quanto
importante
fosse il rispetto per i segreti e le scelte altrui. Così,
avevo desistito.
Altaïr non fece in tempo a rispondere che sentimmo
un rumore di passi
avvicinarsi, accompagnato dallo stridere di una maglina di ferro...
Templari.
Ci fu un momento di panico generale, io e Altaïr ci muovemmo
in fretta, abituati
ad essere soli e uno di noi due, non ci feci nemmeno caso,
rovesciò una cassa
di legno abbandonata.
Cazzo.
-Cos’è successo?- gridò qualcuno dalla
strada, dirigendosi verso di noi.
Vidi Altaïr tendersi, la mano sull’elsa della spada,
pronto a quello che
credeva uno scontro indesiderato quanto inevitabile.
No. No,
non possiamo perdere queste
informazioni. Doveva esserci un altro modo.
Ero sicura che lui la pensasse come me: percepivo anche a distanza il
suo
disappunto, ancora esitava nell’estrarre l’arma,
come se sperasse ci fosse un’alternativa,
la sua bocca formava una linea sottile.
La sua bocca...
Non saprei dire se fui terribilmente logica o stupidamente
appassionata.
L’ombra del Cavaliere era già proiettata sul muro.
Dalla cassa caduta era
fuoriuscita una tela bianca rovinata.
Non passò che un secondo tra il pensiero di prenderla e
trovarmela in mano.
Mi tolsi il cappuccio. Lo presi per le spalle e feci scivolare
giù anche il
suo.
Gettandogli la tela sulle spalle, per coprire le armi e i miei vestiti
poco
femminili, lo strattonai verso di me.
Altaïr non
oppose resistenza, mi guardò
stupito, lo sguardo appena assottigliato.
Chiusi gli occhi.
Si avvicinò ancora. Mi strinse più
forte.
Spostava in continuazione le mani,
con foga, come se avesse voluto toccare tutto il mio corpo in una volta
sola.
Approfondì il bacio, saggiando le mie labbra.
Succhiò, anche, con avidità.
Sentii un brivido lungo la schiena e mi sporsi ancora più
verso di lui, ma non
c’era alcuno spazio a dividerci.
Neanche per un soffio.
Portai una mano sulla sua guancia e, pungendomi con la barbetta
incolta, la
strinsi per saggiarne la morbidezza.
La pelle era calda. Rovente. E
ruvida. Nessuna morbidezza. Nessuna rotondità.
Lo spigolo della mascella che guizzava ad ogni bacio.
Hai le labbra morbide, Waqi.₂
Sentii
solo vagamente il soldato
tranquillizzare la sua truppa. Anche Altair continuò a
dedicarsi alle mie
labbra. Prestò poco attenzione alle parole esatte.
Era... concentrato su di me.
Non avevo volontariamente spiato nella sua mente, si era quasi imposto,
sembrava come se fosse stato lui a violare la mia testa. Incredibile.
Forse neanche tanto incredibile, era davvero prepotente e lo sapevo.
Trattenni
un sorriso.
Decise di staccarsi, per darsi un contegno, ma non si
allontanò dalle mie
labbra.
Non ci riusciva, si disse. Ero una... droga.
Kathîr mubakiran.₃
Sentii
le guance andarmi a fuoco. Lo
stomaco fare una capriola. Le labbra bruciare.
-Dannazione, donna- la sua voce era roca,
calda, da far venire i
brividi.
E arrivarono, Allah, se arrivarono.
Aveva gli occhi chiusi. Come me. Il naso poggiava leggermente sul mio
zigomo,
le sue ciglia mi solleticavano le palpebre, le sopracciglia contratte
in
un’espressione seria.
Ancora non aveva spostato le mani. Nemmeno io.
Sentii in lui crescere il bisogno di mettere dei paletti, come se
percepisse di
essere stato scoperto, analizzato e volesse dissociarsi. Allontanarsi.
-
Se davvero ti mimetizzi così capisco perché tutti
sembrano bendisposti verso di
te!-.
Mi dispiace. Sono un cretino.
Spostai la mano. Mi allontanai di scatto. Feci una boccaccia
risentita.
Recitavo.
Vidi
Altair sentirsi quasi in colpa per quello che
aveva
detto, ma distolse subito lo sguardo per controllare che non ci fosse
più
nessuno di potenzialmente pericoloso.
Lo feci anche io,
mi finsi indifferente e offesa, come se non sapessi quello
che davvero aveva provato, baciandomi. Ancora mi tremano le gambe per
la sua
voce.
Recitavo.
Rimasi
rigida, col viso privo di emozioni, come se questo bacio fosse stato un
qualunque metodo per nascondersi.
Ancora meglio:
Come se questo bacio non fosse mai esistito.
Recitavo.
1) Ho voluto
ugualmente Springsteen per descrivere questa situazione dal punto di
vista di Vega! Canzone molto, molto passionale, con un ritmo che ha
ispirato molto il capitolo. Diciamo che vi ho fornito una descrizione
più lenta della scena, così da compensare la
perdita di lucidità del nostro Mentore.
D'altronde si sa, noi donne notiamo meglio le cose!
2) Waqi: E' il nome Vega in
arabo! Mi sembra carino che Altair traducesse il nome Vega (Inglese, in
questo caso), lo rende più personale. E passionale.
3) Sempre arabo, traduzione
"Troppo presto", ovviamente, il nostro mentore non è proprio
contentissimo di interrompere il bacio! ;)