Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |      
Autore: RedScar    21/11/2013    0 recensioni
Evelyn Horan era sempre stata la ragazza strana, quella che aveva perso il padre a causa sua, quella odiata dal suo stesso fratello. Era sola.
Una nuova scuola. Una nuova città. Nuovi amici. Ma stesse abitudini.
Il suo obbiettivo era l'autodistruzione.
Ma quando le si presenterà l'occasione di essere felice cosa farà? Scapperà come fa di solito o rischierà di trovarsi con il cuore spezzato per essersi avvicinata ad una persona?
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo uno.
-Papà possiamo tagliare dal vicolo come facciamo di solito di giorno?- Domandò la bambina di 12 anni al padre sbattendo lentamente i suoi occhioni celesti, mentre tornavano dalla sua lezione di danza.
–Eve non mi sembra il caso, è buio e sai che quel vicolo è molto isolato.- Le rispose l’uomo tenendole saldamente la mano.
-Papà, ti prego, sono stanchissima, dai.- Continuò la ragazzina usando la faccia che faceva sciogliere sempre i suoi genitori, quella che suo fratello definiva da cane abbandonato. Alla fine, dopo diverse suppliche, il padre cedette alle richieste della figlia tagliando per il vicolo. Mentre camminavano sentirono dei rumori ed alla fine un urlo strozzato. Evelyn guardò il padre preoccupata e lui cercò di rassicurarla con lo sguardo, anche se i rumori continuavano e lentamente si avvicinavano a loro diventando sempre più spaventosi.
-Scappa Eve, corri. Nasconditi!- Urlò suo padre prendendola per le spalle e guardandola negli occhi, celesti come quelli della figlia.
–Non voglio papà. Non voglio lasciarti- Sussurrò la ragazzina iniziando a piangere.
–Evelyn Horan, corri. Corri! Fallo per me, ti prego. Mettiti in salvo.- Insistette ancora una volta l’uomo che guardava la figlia in modo esasperato mentre lei piangeva.
–Ti voglio bene, papà- Rispose lei prima di iniziare a correre, non aveva mai corso così velocemente in tutta la sua vita. Trovò un angolo difficile da raggiungere, a causa di cartoni e spazzatura varia che ostruiva il passaggio. Ma grazie alla sua statura di una bambina di dodici anni riuscì ad infilarsi lì e si nascose aspettando. Dopo qualche minuto udì un urlo causato da dolore, o almeno lei la pensava così, visto che non aveva mai sentito in vita sua qualcuno gridare così tanto. Venne scossa da altre lacrime e singhiozzi, ma quando sentì alcuni passi nella sua direzione provò in tutti i modi a non emettere nessun suono, lo doveva a suo padre, glielo aveva promesso. Passò diverso tempo, non sapeva definire bene quanto fosse stata nascosta, ma ad un certo punto si alzò e ripercorse lentamente la strada dove però prima aveva corso. Fu allora che lo vide, un corpo senza vita in mezzo a quel vicolo che serviva a lei e suo padre ad accorciare il percorso verso casa.
–P-papà.- Urlò lei scossa di nuovo dalle lacrime.

 
 
Evelyn Horan si svegliò così, grondante di sudore causato da quell’incubo che ormai si ripeteva da diversi anni nella sua testa. Ogni notte, dalla morte di James, suo padre, faceva quel sogno. Non avevano mai trovato il colpevole della sua morte, proprio per questo sua madre, Jennifer, decise che fosse meglio cambiare città, anche perché lei era stata espulsa dalla sua vecchia scuola a causa del comportamento che aveva con i suoi docenti ed i suoi compagni. Londra possedeva troppi ricordi, troppe emozioni, troppo dolore per due adolescenti ed una donna di quarant’anni. Evelyn si asciugò gli angoli degli occhi ancora umidi a causa del sogno che aveva fatto e si alzò dal letto legandosi i capelli in una crocchia disordinata. Era il suo primo giorno di scuola in quella nuova cittadina, Holmes Chapel. Bel cambiamento passare da Londra a quel paese con cinquemila abitanti scarsi dove ovunque ti girassi c’erano alberi, alberi ed ancora alberi. Giusto, quasi dimenticava, c’erano anche tantissime ville nel tipico stile inglese. Ma soprattutto non c’erano locali nei quali lei poteva passare le sue serate aspettando qualcosa da fare, probabilmente era per quello che sua madre aveva scelto quella città, o forse doveva essere definito villaggio? Controllò l’orario sul cellulare che trovò nella sua scarpa e notò che poteva benissimo passare una decina di minuti buoni ad oziare prima di iniziare a prepararsi per il suo primo giorno di scuola. Aprì la finestra sul suo letto e recuperò le sue amatissime malboro da sopra il comodino, accendendosene una. Appena finì la sua sigaretta si alzò dal letto, proprio mentre le prime note della sua sveglia riempirono il silenzio della sua stanza.
- Oh baby don’t you know I suffer? Oh baby can you hear me moan?- Iniziò a canticchiare Evelyn mentre cercava cosa mettersi, optò per una maglia di tre taglie più grandi di lei, una camicia di flanella, calze scure e i suoi amati anfibi.
–Eve, sei pronta?- La chiamò Jennifer dal piano di sotto, non poteva fare tardi.
–Mamma, cinque minuti.- Rispose lei alzando leggermente la voce mentre recuperava il suo diario da sotto il materasso, da sempre era il suo modo di non crollare. Lo aprì ed iniziò a scrivere:

‘Caro diario,oggi sarà diverso. Deve esserlo. Sorriderò ed il mio sorriso dirà: sto bene, grazie. Non sarò mai più la ragazzina triste, depressa e sola che ha visto, o meglio sentito, suo padre morire in un vicolo di Londra. Ricomincerò da zero, sarò una persona nuova. E’ l’unico modo per riuscire a vivere, o almeno sopravvivere.’

Dopo aver scritto questo, rimise il diario al suo posto e, dopo aver preso la sua borsa, scese pronta ad un’entusiasmante giornata scolastica.
–Niall, muoviti!- Urlò la madre chiamando suo fratello, era più grande di quasi due anni, lei ne aveva sedici e mezzo e lui diciotto, ed erano l’opposto l’uno dell’altra, lui estroverso, pieno di amici e solare, lei introversa, sola e lunatica, ma non solo al livello caratteriale, anche al livello fisico, lui aveva i capelli biondi della madre e lei aveva quelli scuri e leggermente ricci del padre, ma avevano gli stessi occhi celesti, l’unica cosa che avevano in comune. E la odiava, per quanto si potesse odiare il sangue del proprio sangue. La incolpava della morte del padre. E a lei andava bene, anche lei si dava la colpa di tutto ciò. Era lei che aveva insistito per accorciare la strada visto che era stanca, era tutta colpa sua.
–Eve, possiamo uscire, sei pronta?- Le domandò sua madre regalandole un sorriso rassicurante a cui lei rispose con un cenno affermativo del capo. Dopo cinque minuti di macchina, o forse qualcosa di meno, arrivarono ai cancelli della sua scuola.
–Buona giornata- Li salutò la madre.
–Ciao mamma.- Risposero in coro i due ragazzi scendendo dalla macchina. Fu dal quel momento che lei indossò il suo solito sorriso falso che ormai era fisso sul suo volto da cinque anni a quella parte, per la maggior parte del tempo lo ’indossava’ per non far preoccupare sua madre.
–Ci vediamo dopo, Niall.- Si girò Evelyn per salutare il fratello, che però era già scomparso, probabilmente per non farsi vedere con quella strana della sorella, quella che aveva ucciso suo padre. Scosse il capo per togliersi quei pensieri dalla testa ed andò verso l’entrata principale della scuola.
–Che la giornata abbia inizio.- Sussurrò a se stessa entrando a scuola.    






Evelyn.
Image and video hosting by TinyPic">

Angolo della "scrittice".
Eccomi con una nuova fanfiction che ho intenzione di completare questa volta.
Scrivetemi che ne pensate del prologo se volete.
Pubblicherò il prossimo capitolo giovedì prossimo, a causa del poco tempo che ho.
Baci,
RedScar.

twitter: https://twitter.com/callmepandina
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: RedScar