sight ~ ordine naturale di cose da guardare
La
prima cosa che vede di lei sono le mani, piccole e impolverate e quasi sepolte
da una pila altissima e variegata di scatole e libri. Scatta verso di lei come
per un impulso naturale, l’aiuta a sorreggere quella minaccia al suo equilibrio
– e solo allora si ricorda che qualcuno gli ha detto che la figlia di Castle sarebbe venuta a fare volontariato al distretto.
«Oh, grazie...»
Dalla pila emerge un sorriso luminosissimo.
Kevin si affretta a toglierle dalle mani una buona metà delle cianfrusaglie con
cui le toccherà avere a che fare per le prossime ore, e allora, come terza
cosa, vede il colore dei suoi occhi.
«Farsi male il primo giorno non è il massimo
delle esperienze» le fa notare, alludendo al peso che si è sobbarcata tutto in
un colpo. «Sei Alexis, vero?»
La ragazza annuisce e si riassesta libri e
scatole tra le braccia. Ha i capelli rossi, di un rosso quasi abbagliante nella
luce dei vecchi neon della centrale, le labbra rosa e piene. Kevin rileva
vagamente che Castle ha parlato spesso di sua figlia,
ma deve aver pensato bene di non accennare mai a quanto sia carina.
«Puoi prendertela comoda, non sforzarti di fare
tutto e subito...»
«Non è questo.» La ragazza accenna con un gesto
delle spalle verso un punto dietro di lui, là dove c’è la porta aperta
dell’archivio, zeppo di reperti anonimi, tracce di casi mai risolti. «È solo
che ci sono... ci sono così tante storie,
qui dentro. Ho pensato che forse, se mi impegnassi abbastanza, potrei dare una
mano a fare luce su qualcuna.»
Kevin vede che è arrossita appena, ma la voce è
sicura, senza note di soggezione. Si ritrova a sorridere. «Una degna Castle.»
Alexis ridacchia. «Non so se mio padre
seguirebbe i miei metodi.»
Kevin soffoca sul nascere una risata, colpito da
come a un primo impatto gli sia sembrata così simile e al tempo stesso così
diversa – e comunque, se Castle passasse di qui in
questo esatto momento, ridere non sarebbe certo la mossa migliore. Si ricorda
delle scatole che tiene in mano solo quando lei lo supera nel corridoio vuoto
per andare a depositare la sua metà sul tavolo al centro della stanza; la segue
e fa altrettanto, rammaricandosi un po’ di dover tornare al suo caso e
lasciarla alle prese con quel lavoraccio da sola, per quanto lei ne sembri
entusiasta – o magari proprio per quello, invece. E allora gli viene un dubbio.
«Tuo padre ti ha detto, vero, che quando lui è
troppo occupato dietro a Beckett per qualsiasi cosa puoi chiamare noi?»
La ragazza si volta a guardarlo con aria
significativa. «Credo proprio che non ci abbia pensato.»
Questa volta Kevin si trattiene dall’alzare gli
occhi al cielo. Recupera penna e taccuino dalla tasca e comincia a scrivere
senza neanche pensarci. «Alexis Castle. Ti conosco da
trenta secondi e già mi preoccupo per te. Ecco» le dice, strappando il foglio e
porgendoglielo, «chiamami quando lui sarà irreperibile. Sono il detective
Ryan.»
Alexis sembra divertita – e per un attimo Kevin
teme di essere stato invadente: lei di certo non sembra una persona per la
quale preoccuparsi – ma non esita ad accettare
il biglietto dalla sua mano, sfiorandolo con quelle dita sottili e affaccendate
che sono la prima cosa che ha notato di lei.
«Grazie, detective Ryan. Lo farò.»
Kevin si ritrae, si allontana con un cenno di
saluto un po’ più goffo di quanto vorrebbe, esce dall’archivio e si avvia verso
l’ascensore dove Javier probabilmente lo aspetta chiedendosi perché diavolo ci
metta tanto. Quando si volta indietro, vede che l’ultima immagine di Alexis Castle sono i suoi begli occhi già persi in quel mare di
vecchie storie da scoprire e la sua mano che, distrattamente, stringe e
accarezza e si porta fin quasi alle labbra il suo numero di telefono.
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Spazio
dell’autrice
Questa cosa potrebbe, e
sottolineo potrebbe, diventare una
raccolta (e uso il condizionale non per mancanza di ispirazione o di idee, quanto piuttosto perché sono stata tanto impaziente da cominciarla prima di mettermi in pari con lo show, rischiando di finire completamente out of canon, duh). Nello specifico, una raccolta basata sui prompt
delle 11_reasons. In pratica sarebbero le mie personalissime undici ragioni per
shippare Kevin/Alexis, tradotte in una serie di missing moments più o meno
potenziali. BEWARE ME.
Sto letteralmente divorando
Castle e ho
appena finito la quarta stagione; no spoiler, please.
Comunque, in origine quest’idea nasce e si evolve perché fin dalla prima serie
avrei sempre voluto vedere Alexis interagire con il distretto, e quando lei ha
iniziato a fare volontariato lì e poi è finita persino nello stage come
assistente medico legale è stato tipo OMG epic win posso morire felice. Da lì a shipparla
con l’adorato Ryan il passo è stato breve, anzi, inesistente. Perciò aspettatevi
– se mai ci saranno! – altri capitoli con riferimenti ad episodi specifici del
telefilm: qui siamo nel 2x10, appunto nel contesto del volontariato di Alexis
per la scuola.
E non lo so, boh, questa ship merita amore, indiragionpercui
grazie per esser passati. ;w;
Aya ~