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Autore: Amberle_Dubhe    24/11/2013    0 recensioni
L’interpellato si voltò lentamente verso l’ultimo rampollo dei Fowl, il signorino Artemis Junior. L’uomo ricorderà per sempre la prima volta che udì quella vocina acuta, perché fu una delle poche cose in grado di fargli rizzare i peli sul collo.
Genere: Comico, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angeline Fowl, Artemis Fowl, Artemis Fowl Senior, Domovoi Leale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alla tenere età di soli quattro anni, Artemis Fowl Junior visse la prima esperienza traumatica della sue vita, un’esperienza che lo avrebbe segnato per diversi anni a venire, influenzando il suo carattere e le decisioni future.
Cosa accadde?, vi starete domandando voi. Ebbene, dovete sapere  che Artemis Fowl Junior venne portato in un parco giochi contro la sua volontà.
 




-Arty, tesoro! Oggi pomeriggio ho disdetto la tua lezione con professor Tanner,  perché noi due andremo a farci un giretto al parco giochi!
-P-parco? Ma oggi il professore mi aveva promesso una lezione interessante, mamma! Non  ho tempo di giocare!-
Angeline incrociò le braccia con un’espressione severa.
-Ma tu senti cosa mi tocca ascoltare! Il mio bambino non avrebbe tempo di giocare, dici? E invece io dico che non  ti fa bene passare così tanto tempo sui libri, guarda come sei pallido! Non ho ragione, Leale?-
L’eurasiatico annuì, serio.
-La signora Fowl ha ragione, signorino. Bisogna allenare anche il corpo, non solo la mente.-
Artemis , trovandosi in svantaggio, cercò di salarsi mettendo su il broncio, cosa che di solito gli faceva ottenere ciò che voleva. Per lo meno con sua madre.
-Ma io non voglio, mamma! Oggi sono stanco, forse non sto bene… non possiamo andarci un altro giorno?-
Dopodichè cercò di assumere un’espressione di estrema sofferenza. E per buona misura, finse un paio di colpi di tosse.
-Ecco, sento che mi cola il naso… Leale, mi dai un fazzoletto?-
Angeline ridacchiò, per nulla convinta da quella recita.
-Leale, che ne dici invece di preparare l’automobile? Niente limousine, non vogliamo essere notati. –
-Subito, signora. Vi aspetto all’ingresso.-
La donna si rivolse al figlio, guardandolo con aria critica.
-Sarà meglio che ti cambi, prima che andiamo. Finalmente, avrai l’occasione di metterti quell’adorabile tutina che non hai mai voluto indossare!-
Artemis rischiò un crollo nervoso, cercò di divincolarsi dalla presa della madre ma quella non gli lasciò scampo: nel giro di dieci minuti si ritrovò costretto dentro orribili pantaloni di cotone, cotone! , e una maglietta piena di disegni di un cartone animato sconosciuto.
-Ma mamma!-
-Niente “ma”, Arty. Stai benissimo, e oggi ti divertirai un mondo, vedrai!- Trillò Angeline, totalmente entusiasta.
Leale guidò l’automobile fuori dall’enorme tenuta dei Fowl,  poi puntò in direzione di Dublino, che distava meno di un’ora.
-Dove intendete andare, una volta in città?-
-Pensavo di portarlo al St Stephen Green. Non è esattamente un parco giochi, ma so che hanno installato una piccola area per bambini.*-
-Ricevuto.-
-Non ci voglio andare! Andiamo a visitare un museo, piuttosto!-
Purtroppo per  lui, le sue parole caddero nel vuoto.


***
 

-Signora Fowl, le ho già detto che non ho nessuna intenzione di abbandonare il mio protetto in posto così pericoloso, mi lasci fare il mio lavoro.-
-Suvvia, Leale, cosa vuoi che succeda? Voglio che Artemis sia libero di girare senza che qualcuno gli cammini a pochi passi di distanza, lo sai che terrorizzeresti tutti i bambini! Ti prometto che non lo perderò d’occhio un secondo.-
-Mi permette di rimanere  in un raggio di cinquanta metri, almeno?-
-Cento metri.-
-…Come preferisce. Sarò dietro quel gruppo di alberi, terrò d’occhio la situazione da lontano.-
-Ti ringrazio, ti chiamerò verso le undici e mezza per tornare a casa.-
Angeline gli sorrise incoraggiante, ma Leale era tutto meno che tranquillo. Fece come aveva detto, si posizionò dietro ad un albero ed estrasse un binocolo , dopodiché cominciò a scrutare la zona a 360°, in cerca di eventuali sospetti.
Artemis, nel frattempo, non se la stava passando meglio: portato, sotto costrizione, davanti alla scaletta dello scivolo, stava salendo incerto i gradini quando un bambino lo apostrofò da dietro.
-Ti muovi?! Voglio salire anch’io sullo scivolo!-
Scandalizzato dal tono arrogante nella sua voce, Artemis si voltò e lo fisso dall’alto in basso (letteralmente, dal momento che si trovava tre gradini più in alto).
-Io ci metto tutto il tempo che voglio, chiaro? Chi ti credi di es-
Purtroppo per lui, il ragazzino in questione era più grande di tre o quattro anni, ed aveva approfittato della sua superiorità spingendolo da parte e borbottando un –Ma non  rompere!-
Ora, Artemis era vissuto per quattro anni tra persone che ogni giorno lo lodavano, lo accontentavano, lo coccolavano, che spesso lo ammiravano  e che soprattutto lo viziavano. Tutto ciò aveva alimentato in lui un forte complesso di superiorità, per non  parlare di una buona dose di arroganza. In poche parole, si credeva invincibile e (probabilmente a causa di Leale) assolutamente intoccabile.
Il suddetto Leale, nel frattempo, osservava attentamente la scena teso come la corda di un violino e pronto ad intervenire. Accarezzò l’amata Sig Sauer nel tentativo di calmarsi, la signora Fowl non l’avrebbe mai perdonato se avesse osato sfoderare l’artiglieria pesante in un parco giochi. Benché, dal suo punto di vista, sarebbe stato assolutamente ragionevole.
Poi, inaspettatamente, il ragazzino che aveva visto spintonare il suo protetto lo afferrò per il bavero della felpa e lo strattonò fino a farlo rotolare indegnamente giù per la breve scaletta. L’omone, paralizzato dall’orrore, percepì la scena come al rallentatore: vide il piccolo crollare sui gradini più bassi prima atterrando sul sedere, poi sbilanciandosi all’indietro fino a picchiare la nuca sul terreno. La caduta purtroppo non si era ancora conclusa: Artemis, confuso com’era, cercò in qualche modo di rialzarsi, ma tutto quello che ottenne fu di eseguire una spericolata capriola all’indietro, e spiaccicarsi definitivamente per terra, a pelle d’orso.
E, simile all’orso appena citato, Leale ruggì saltando fuori da suo nascondiglio.
Lo sfortunato ragazzino (e no, non stiamo parlando di Arty) quando si vide venire incontro il gigantesco omone pensò che, dopotutto, sua madre aveva ragione quando  gli diceva che si comportava in modo troppo prepotente. Stava giusto valutando di darsela a gambe il più veloce possibile, quando ormai il rinoceronte in forma umana  raggiunse la base dello scivolo.
-Signorino, si sente bene?-
Leale , con più delicatezza di quanto ci si potrebbe aspettare, sollevò il corpicino di Artemis facendo attenzione a non  far compiere, soprattutto al collo, movimenti troppo bruschi. Nel frattempo si stava avvicinando di corsa anche la signora Fowl , tutta preoccupata.
-Arty! Mio Dio, Leale, sta bene?! Si è rotto qualcosa?  Non  potrei mai perdonarmelo, ho insistito io per portarlo qui…-
La voce le tremava per l’ansia, ma poi si voltò decisa verso il diretto responsabile, ancora bloccato a metà scala.
-E  tu, ti sembra questo il modo di comportarsi? Dove sono i tuoi genitori, adesso vo-
-Oh santo cielo, Francis, ma cosa hai fatto? Sei stato tu a far cadere questo bambino?!-
A quanto pare la madre del piccolo delinquente era arrivata, ma Angelina non  fece  nemmeno in tempo a rivolgerle la parola che questa prese  di peso il figlio e si allontanò da loro in tutta fretta, tenendolo per un  orecchio.
-Adesso andiamo subito a casa, ma guarda che brutte figure mi fai fare, vedrai tuo padre quando lo verrà a sapere… -
Solo  quando si trovarono a distanza di sicurezza da Leale, si voltò  e gridò un –Mi scusi tanto!- poi riprese a trotterellare  con il figlio dietro.
 
Nel frattempo Artemis  si muoveva  debolmente tra le braccia di Leale, sforzandosi di trattenere le lacrime: suo padre gli diceva sempre che gli uomini  come loro non piangono, e lui non  voleva deluderlo.
-Signorino, dove le fa male? Sulla testa? La dobbiamo portare in ospedale?-
Artemis mugugnò qualcosa di incomprensibile, poi borbottò qualcosa di molto simile a  -Voglio tornare a  casa, scoprire il nome di quello lì e fargliela pagare.-
Angeline emise un lieve sospiro. Forse, per fortuna, questo incidente non si sarebbe rivelato così grave.
-Andiamo a casa, Leale,  è meglio-


***


 Il piccolo genio si riprese in fretta, ma ancora gli bruciava di essere stato umiliato da un individuo palesemente meno intelligente di lui che l’aveva battuto solo grazie alla forza maggiore. Cominciò a provare fastidio nei confronti del suo corpicino, che ora gli appariva tremendamente debole. Lo innervosiva pensare che avrebbe dovuto attendere anni prima di raggiungere un’altezza quantomeno dignitosa e che, a discapito della sua intelligenza, sarebbe stato difficile farsi prendere sul serio dalle persone più grandi di lui, proprio a causa del suo fastidioso “contenitore”.
In fondo, avrebbe  potuto battere quel bamboccio in un qualsiasi confronto di tipo verbale. E allora perché era stato LUI  a rotolare indegnamente giù da quello scivolo?!
Aveva sottoposto il suo problema al padre, ma non aveva ottenuto risposte molto soddisfacenti: egli si era limitato a tranquillizzarlo, e a dirgli che stava rendendo la faccenda più grande di quella che era,  e poi lo aveva rimproverato per l’etichetta della maglietta fuori posto.
Allora si era rivolto a Leale, che gli aveva invece proposto di cominciare un allenamento insieme al lui, per irrobustirgli “quelle braccine, prima che si ritrovi sommerso dai libri ”. Ma l’idea non lo allettava particolarmente, già a quattro anni l’idea di muoversi e fare cose come saltare, correre e sudare gli faceva storcere il nasino.  Quindi declinò l’offerta, e decise di accantonare il problema, per il momento.
Alla fine, pensò, a lui bastava sviluppare il più possibile un solo muscolo: il cervello. Poteva sempre contare sulla protezione di Leale, dal quale, decise, non si sarebbe più allontanato.
E finchè poteva avere al suo fianco uno dei migliori combattenti del mondo (e anche uno dei più grossi), si disse, non aveva nulla da temere.           























ANGOLO DI AMBERLE

Salve, popolo! Come state? E' un po' che non ci si vede ^^" 
Non ho scuse, a parte il mio stupido pc e il mio stupido programma di scrittura che mi ha fatto impazzire ogni volta che tentavo di aprire un file -.- non vi dico la fatica che ho fatto per pubblicare!
Comunque, vi lascio questo capitoletto, e vi avviso che i prossimi, quando arriveranno, saranno leggermente più seri: per ora mi sono solo divertita a immaginare il piccolo Arty alle prese con il vaasto mondo ;)
E' un piacere scrivere per voi, alla prossima! <3
Amberle        
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                
   
 
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