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Autore: artemix_    24/11/2013    4 recensioni
!SPOILERS THE DAY OF THE DOCTOR!
Pairing: TenxBadWolf - Whoufflé
/Il Momento sentiva di avere qualcosa da portare a termine perché il tempo l’aveva addestrato così. L’aveva addestrato a combattere, distruggere, arrivare ad un limite. Il Momento era qualcosa che doveva vivere fino in fondo come tutti dovevano viverlo fino in fondo./
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 10, Doctor - 11, Rose Tyler, War Doctor
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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there for you through your deepest fears,
                                
                                                          
Finì scacciato fuori la porta vecchia e malandata di quella capanna e subito dopo riapparve dentro. La luce d’oro e fuoco gli brillò negli occhi quando fece bruciare quella scatola che il Dottore toccò. Sorrise dietro quella faccia e fece trasparire un po’ della sua soddisfazione, subito dopo la sua espressione divenne quella di una donna arrabbiata, frustrata da quell’uomo così privo di fede.
    - Hai paura del Lupo Cattivo, Dottore?
E dopo sorrise. Si sentì particolarmente preso dalla questione, come se ciò detenesse la sua fine o la sua vita, come se l’impegno in quella missione, quel richiamo come di un genio dalla lampada, portasse quell’essere impossibile a sentirsi parte di quelle vite che non erano la sua, ma che viveva comunque nel tempo e nello spazio.
Il Momento sentiva di avere qualcosa da portare a termine perché il tempo l’aveva addestrato così. L’aveva addestrato a combattere, distruggere, arrivare ad un limite. Il Momento era qualcosa che doveva vivere fino in fondo come tutti dovevano viverlo fino in fondo.
Il Momento voleva vivere e lasciarsi vivere, portare vita dove non ce n’era più.
In quelle sembianze, disse, è conosciuto come Lupo Cattivo.
Sorrise. E come Rose Tyler, parte del futuro, del passato, di tutta una vita che il Dottore ha ricordato e terrà per sempre a mente.
Accanto al Dottore, sentiva di avere un posto, quella Rose Tyler che non era lei, come fosse un segno, una decisione datata anni luce prima, fatta proprio da quel Lupo Cattivo, tutto un paradosso che continua a ripetersi per quella stessa sua decisione.
Il Lupo Cattivo si sentiva profondamente turbato dal fatto di non poter provare nulla, pur se l’intenzione c’era, che in quel corpo in cui si era rifugiato non vi era nulla che appartenesse davvero a quella donna, gli stessi sentimenti, quegli stessi sorrisi che si ostentava a tirar fuori, che alla fine però gli venivano spontanei e non riusciva a smettere, perché in realtà era solo una scatola che la conteneva, quella Rose Tyler. In fin dei conti, non aveva un cuore, non aveva del sangue per arrossire. Eppure gli restava una parte umana che esternava come per natura, come se il corpo avesse comunque le redini di quella volontà incontrollabile.
Il Dottore aveva lasciato quel corpo su quella spiaggia in Norvegia soltanto qualche viaggio prima, con l’altro sé; il Momento lo sapeva che non c’entrava nulla in quella circostanza, che mostrarsi a lui era inutile e anormale, troppo supernaturale per essere possibile, fin troppo azzardato, e non poteva tantomeno mostrarsi al resto di loro, come Clara, a cui aveva donato la vita tante e tante volte per salvare il Dottore in una nuova, se non a quello che tutti chiamavano Guerriero.
Alla fine esso era soltanto un’interfaccia di quell’arma violenta che, se detonata, avrebbe distrutto l’intero universo. Alla fine esso era soltanto una sembianza di ciò che sarebbe piaciuto al Dottore.
Il Momento conosceva ogni singolo istante, conosceva i pensieri di ogni singolo essere vivente nell’intero cosmo. Non c’era nulla che gli sfuggisse, tantomeno il battito di due cuori che quasi sfondavano il petto di quel signore del tempo. Quell’uomo che aveva i sensi di colpa fin sulla punta dei capelli, quell’uomo che si costringeva a dimenticare.
Da dietro il muro della Torre, attento, notò le differenze tra quei due Dottori. Il Dottore successivo più giovane del precedente. Si sedette al fianco del Guerriero e gli sussurrò, quasi temesse di essere udito, i giusti chiarimenti. Quel Guerriero si sentiva fin troppo diverso, quel Dottore anziano si sentiva ancora più inferiore nonostante sarebbe stato la causa del salvataggio del suo stesso pianeta.
    - L’uomo che si è pentito e l’uomo che ha dimenticato -. Glieli indica come se non li vedesse bene, come se gli servisse una mappa dei loro pensieri per poterli capire.
Lupo Cattivo sapeva bene chi dei due soffrisse di più, chi dei due amasse. Pur se la stessa persona, c’erano differenze che non potevano essere colmate da un software identico in un cacciavite dal contenitore diverso. Differenze che il tempo teneva fisse là.
Il Momento era il tempo che non poteva cambiare da solo. Perché ognuno si crea il proprio momento e quei Dottori dovevano crearsi il proprio.
Socchiuse gli occhi, sospirò e restò in silenzio in attesa di intervenire di nuovo. Riaprì gli occhi e fissò a terra. Al Momento salirono le lacrime agli occhi perché riusciva a parlare soltanto tramite la bocca del Guerriero. E voleva intervenire, essere visto, voleva sapere cosa avrebbero detto vedendola in quelle sembianze, chi si sarebbe arrabbiato, chi ne sarebbe stato felice.
Vide passare il Dottore al suo fianco, il suo Dottore, non il Dottore di Clara, ma il Dottore che lasciò quel corpo su quella spiaggia qualche viaggio fa e che si innamorò dell’altro Dottore.
Lo guardò dal basso della sua altezza, gli occhietti piccoli e quello sguardo impotente, le mani inutilizzabili, le labbra serrate e mute.  Era silenzio per questo Dottore dal completo in tinta, restava silenzio e invisibilità, un muro, un camaleontico essere universale nascosto dietro il muro.
Il Momento si sedette di nuovo di fianco al Guerriero, quello conosciuto come il Dottore che portò la guerra e che ora stava aiutando ad interromperla senza più sangue. Non più.
Tutto questo, non più.
Fissò lo sguardo ancora una volta perso di questo Dottore anziano e si sentì in dovere di intervenire.
    - Il cacciavite, è lo stesso cacciavite.
L’interfaccia del Momento si alzò di nuovo e ricomparve alle spalle del Dottore in tinta, il Decimo, lo osservò da dietro le ciglia lunghe, un magone su uno stomaco inesistente. Il tonfo sordo di un petto vuoto.
Da quando aveva preso le sembianze di questa giovane donna che due di questi Dottori avevano amato almeno una volta, si sentiva vicina all’essere umana più di quanto si aspettasse.
Sono soltanto un’interfaccia, si ripeté.
Sorrise quando tutti i Dottori capirono a cosa si riferisse con quell’indizio che aveva riferito il Guerriero.
Parte del Momento cominciò a rinsavire, il volto smise di essere spento. Il Momento stava arrivando, giungeva al confine, giungeva al precipizio del se ti lanci, mi lancio anche io.
Fissò ancora una volta il Dottore in tinta e si sentì ancora più vicina a quella Rose che stava vivendo la propria vita, inconsapevole di tutta questa guerra da terminare.
 
***
 
    - Sono pronto – disse il Dottore Guerriero.
    - Lo so che lo sei – rispose Lupo Cattivo e lo portò via, all’inizio di quel viaggio.
Il Guerriero capì di essere arrivato alla fine, alla parte peggiore della sua intera esistenza. La scelta, scegliere la morte di molti o la sua. Fissò il bottone rosso. Una guerra, un ciclo infinito di creazione e distruzione.
La parte umana del Momento deglutì, una bambina pestifera che sa di riuscire a fare la brava ma non la fa. Sorridendo, scese dalla scatola di legno. Ci riuscì, tutto è permesso, le fessure temporali erano solo plastilina per lui. I Tardis stavano arrivando.
E fu proprio lì che capì che non era più il Momento ad agire, ma quella bambina pestifera nascosta in quel corpo, quel briciolo di semplice interfaccia che gli era rimasta. Stava agendo da essere che provava compassione.
Quella parte di sé si chiese cosa non andasse. Restava soltanto un’arma in un corpo fantasma e dalle fattezze umane. Ma quando i Dottori scesero dai Tardis con al seguito Clara, quello che provò fu vero e proprio sollievo. Il magone allo stomaco si polverizzò come ciò che successe o stava per succedere ai Dalek.
Masticò quella felicità prima di guardare negli occhi il Decimo. Gli occhi gli sorrisero pur consapevoli di non essere visti.
Capì che il suo tempo era finito e sorrise di gioia quando il Guerriero urlò di sollievo mentre gli intimava l’intenzione di baciarlo, chiamandolo Lupo Cattivo.
Undici si guardò attorno, gesticolando teatralmente, con una faccia curiosa e al tempo stesso stranita dalle parole del Guerriero.
    - Oh, accadrà - Lupo Cattivo rise, pronto a scomparire, pronto ad andare via perché il momento era giunto e distruzione non vi era più.
    - Hai detto Lupo Cattivo? – lo sguardo confuso del Decimo che vagava di volto in volto, si incontrò per un breve secondo con quello dell’Undicesimo. La sua espressione confusa mista a gioia Lupo Cattivo poteva vederla e saperne anche i motivi. Gli venne quasi da sfiorare il volto a quel Dottore perso che, per questo solo ed unico attimo, si era distratto.
Il Dottore si fermò, tremò per un istante, chiuse gli occhi. Il Momento passò delicatamente le dita tra i suoi capelli, fino a farle scivolare sulla guancia dell’alieno. Il Momento sorrise e gli brillarono gli occhi. Il Momento scomparve.
Per un attimo il Dottore ritornò ad amare la donna che aveva abbandonato.
 
***
 
In quella dimensione sconosciuta, quella parte di universo che chiamava casa, quella lampada bianca e vuota in cui era rimasto finché non era stato chiamato, restò sospeso senza toccar cieli o terre, senza toccare i volti o i pensieri di nessuno. Vi era solo una consapevolezza che ora minacciava l’autocontrollo del suo non esistere davvero. Il corpo della donna che il Dottore aveva amato non c’era più; se fosse ancora esistito un Momento dopo tutto ciò, sarebbe tornata anche lei.
Quando sentì che la guerra era finita, apparve nel TARDIS del Guerriero; lo guardò rigenerarsi e ricominciare ciò che già era successo chissà quante volte nel tempo. Guardò il nuovo e vecchio volto del Dottore, quello che, grazie al corpo di quella ragazza, riusciva a sentire vicino.
Era il volto dell’uomo che l’aveva trovata, che l’aveva portata via. Era il volto dell’uomo che l’aveva assorbito, il volto dell’uomo che l’avrebbe spazzato via per un singolo istante per salvare proprio quel corpo in cui ora dimorava. Per salvare proprio quella donna di cui adesso provava tutte le emozioni, quel corpo e quella donna che ora stava diventando.
Il Momento era Rose Tyler.
 
***
 
Lasciò il Tardis del nuovo Decimo Dottore e raggiunse quello del vecchio.
Lo vide gettare via il giaccone, come faceva sempre e si fece scappare una risatina nervosa. Si accorse che gli tremava la voce quando vide che il Dottore si era fermato e fissava alla sua destra con l’orecchio pronto, come se l’avesse sentito. Si piazzò una mano sulle labbra carnose e provò a non far rumore avvicinandosi alle spalle del Signore del Tempo.
Una scarica elettrica lo pervase, o meglio, pervase quel corpo e tutto ciò che vi era dentro, per quanto un’interfaccia potesse avere qualcosa dentro.  
Le iridi gli brillarono e sentì che anche il Dottore tratteneva il respiro, le mani a mezz’aria e la lingua fra i denti.
Lentamente Lupo Cattivo riempì quei centimetri di distanza e poggiò piano la testa sulla schiena dell’alieno. Chiuse gli occhi e in quell’istante sentì che il presentimento che aveva non era vano.
Si sentì la donna che abitava. Si sentì il cuore battere e il sangue friggere nelle vene, per un attimo, per un solo momento, il Momento si sentì parte proprio di tutto questo.
    - So che sei qui – disse lui, e sotto la sua guancia, Lupo Cattivo sentì lo sentì tremare.
    - So che lo sai, ci sono sempre – sussurra l’interfaccia, una voce stridula che non si riconosce.
    - Ti sento, sai? – risponde il Dottore, come se avesse sentito le sue parole. Si volta e l’interfaccia diviene umana, l’interfaccia si tramuta in ciò che temeva, nelle emozioni che tratteneva. Si trova a fissare negli occhi l’uomo che questo corpo ama, l’uomo che l’ha salvata, l’uomo che ha appena visto cominciare una nuova vita, l’uomo che adesso sta guardando negli occhi quest’interfaccia che arrossisce.
    - So chi sei – continua lui, il fiato che sfiora appena le labbra apparenti del Lupo. – Ti sento dentro, una volta ti ho assorbito, se ricordi. Sono anche io un’arma, sei un’arma come me e ti sento perché siamo fatti dello stesso materiale, siamo fatti di tempo e guerra, siamo fatti di vittoria e sconfitte e tu sei fatto di lei, delle sue stesse espressioni e delle sue stesse sembianze, come io sono fatto di te.
A Lupo Cattivo tremano le iridi per quello sguardo da cui non riesce a distogliere il suo. Il Dottore gli prende un polso con la mano sinistra e lo stringe, per poi spostare quella mano sulla sua guancia. Chiude gli occhi a quel tocco.
- Non sei mai riuscito a dirle nulla – sussurra Lupo Cattivo, assorbendo la sua sofferenza come lui una volta aveva fatto con la sua essenza. – Non sei mai riuscito ad amarla allo scoperto.
Lui con gli occhi adesso chiusi, sospira dal naso. Lupo Cattivo gli vede le sopracciglia corrugate e d’istinto gli carezza la fronte.  Lo guarda fisso.     – Non sei mai riuscito a tenerla per te, il tempo ha voluto così, ma tu come me sai che il tempo può essere cambiato eppure non l’hai fatto.
Il Dottore deglutì. – C’era l’altro me, tu … tu mi hai distrutto, ci hai distrutto.
Lupo Cattivo non si offese, sorrise. Gli sembrava di star parlando con un bambino. – Ma tu come me sai bene che il tempo in alcuni casi ha istanti fermi che non possono essere cambiati – continuò.
L’alieno aprì gli occhi. – Questo come deve andare?
Il Momento rise. – Il Momento sta arrivando, decidi tu come giostrarlo. Il Momento è ciò che non è ancora accaduto, cosa farai per farlo accadere?
Il Dottore gettò le labbra su quelle dell’interfaccia, la quale sentì del dolore in quei movimenti forzati. Ricambiò lentamente, perché l’essenza umana le suggeriva quello, alla fine non era la prima volta che baciava le labbra di quell’alieno, pur se in altra forma. Alla fine non era la prima volta che soffriva in quel corpo.
E allora si lasciò soffrire.
Si lasciò sopraffare da tutto ciò che si definisce umano e alieno assieme, baciò quelle labbra per riempire il vuoto in petto di un corpo che stavolta non era davvero lì come lo era stato in passato, baciò quelle labbra per riempire il vuoto di quest’altro corpo, quello col completo in tinta, che si faceva mancare qualcosa che lui stesso aveva lasciato andare.
Gli sentiva quella mancanza addosso, Lupo Cattivo, il quale poteva ascoltare i suoi pensieri come una frequenza radio. Sentiva in testa le parole che lui non era riuscito a dire, attraverso quel bacio, attraverso quel brivido che sentiva lungo una schiena che non gli apparteneva.
Lupo Cattivo era umana.
 
***
 
Lasciò il Dottore senza un saluto, lo guardò un secondo negli occhi e sparì, consapevole che solo per una volta si era mostrato senza che fosse realmente chiamato. Ma alla fine, suppose si fosse chiamato da solo.
 
Raggiunse di nuovo la Torre e si nascose dietro all’ultimo TARDIS rimasto.
Poggiò una spalla all’angolo e guardò gli ultimi rimasti. Gli ultimi eroi di questo tempo.
L’Undicesimo Dottore e Clara Oswald.
Un angolo delle sue labbra si alzò per forzare un piccolo sorriso, guardando l’Undicesimo con sguardo triste. Sapeva che tutto questo, anche per lui, stava per finire. Che anche il suo Momento era arrivato.
Vide Clara avvicinarsi, prendergli il viso tra le mani, posare piano le sue labbra su quelle dell’alieno giovane e inconsapevole. Fu qualcosa di dolce e lento, in quella stanza il silenzio si confondeva con la leggerezza di quel suono a schiocco.
Clara aveva come sempre preso il comando. Sapeva che non c’era tradimento in quel gesto e lo sapeva anche il Dottore. Alla fine River c’era solo in un futuro che per lei era passato e ora non esisteva più.
Inaspettato, pensò per un attimo il Dottore, Lupo Cattivo poté udirlo.
   - Io lo so sempre – disse Clara piano e lo lasciò lì.
Undici sorrise contro il quadro.
Il Momento girò l’angolo e scomparve dietro il TARDIS.
 
***
 
Nella dimensione vuota in cui era tornata, spogliandosi dei panni di Rose Tyler, pensò. Pensò che non c’era stato un istante in cui parte di sé non aveva provato gioia, soddisfazione, dolore. E capì. Capì che il Momento e il Tempo erano ciò che di più vivo e commutabile potesse esistere.
Il Momento viveva.
E solo per quella volta, tutti vivevano, persino il Tempo.


 
N/A: 
Ehilà gente, allora non sto qui a spiegarvi che mi sono subito sentita ispirata dopo il ritorno della mia serie tv preferita, certo non ero nel pieno possesso delle mie facoltà mentali mentre scrivevo questa fanfiction tanto che fa schifo ed è diciamo solo un confuso e lontano punto di vista di Bad Wolf, voluto però, almeno quello (: il senso era di spiegare i suoi comportamenti e poi vabbè, ovviamente qualcosa l'ho inventato (è pur sempre una fanfic, no?). Spero che il tutto ciò vi piaccia comunque, anche se non è una delle migliori, perchè non ho fanfiction migliori, ma tremavo mentre la scrivevo perchè a me la tenxrose mi blocca il cuore e poi vabbè, adesso shippo pure whouffle, quindi, capitemi haha xx
  
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