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Autore: Evaney Alelyade Eve    30/11/2013    2 recensioni
"Mentre tu sogni, io affronto i miei demoni. Puoi sentire la mia voce che ti chiama da lontano? Non lasciarmi. Non andare dove io non posso raggiungerti."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Christopher Pike, James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Montgomery Scott, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Star Trek, movie'verse.
Pairing/Personaggi: James T. Kirk, Spock, Kirk/Spock, Uhura Nyota, Leonard Bones McCoy, Montgomery Scotty Scott, Hikaru Sulu, Pavel Checov.
Rating: Giallo
Chapter: 12/13
Genere: Angst, introspettivo, sentimentale..
Warning: AOS!Spirk, dream.
Summary: "Mentre tu sogni, io affronto i miei demoni. Puoi sentire la mia voce che ti chiama da lontano? Non lasciarmi. Non andare dove io non posso raggiungerti."
Note: Le piante hanno le stesse caratteristiche del Djinn, creatura di cui si parla anche in Supernatural. Per info:
http://it.wikipedia.org/wiki/Jinn
Dedica: Randomly a tutte le fan Spirk.
Disclaimer: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla. UFFA.

 

 

 

Don't go where I can't reach you.

 

 

Twelve




 



"Madre!" Spock non riuscì a fermarsi nel pronunciare quella parola nonostante quella non fosse sua madre. Avrebbe dovuto provare rabbia verso la creatura che non solo aveva preso le sue sembianze ma che aveva quasi ucciso lui e Jim... ma non ce n'era, nel suo cuore pulsava solo un vecchio dolore mai estinto.
"Spock!" la donna, minuta ed affannata, corse verso di lui e lo abbracciò; il vulcaniano rimase impietrito, cosciente dello sguardo del suo compagno.
Spock.
Lo so.

"Tu!" ululò George, richiamando l'attenzione del Djinn femmina, la quale aveva ripreso per pochi istanti il suo vero aspetto, mostrando gli occhi di un viola acceso.
"Uccidili e facciamola finita! Manca poco ormai..!"
"No!" urlò quella, guardando Spock spaventata, stringendogli convulsamente un braccio. Per quanto si sentisse nauseato, non riusciva ad allontanarsi.

C'era qualcosa di diverso in quel Djinn, qualcosa di umano. Qualcosa di sua madre.
George ridusse gli occhi a fessura, sibilando furioso.

"Stupida!" le urlò, facendola sobbalzare "così ci ucciderai entrambi!"
"Di che diavolo stai parlando?" urlò a sua volta Jim, continuando a tenerlo sotto tiro. Spock prestava scarsa attenzione ai due, troppo preso a studiare l'esemplare che gli stava accanto, preso a confrontarlo con il ricordo che aveva di sua madre...

"Ho capito" sussurrò, rivolto a nessuno in particolare.
"Cosa?" lo interrogò subito il biondo.
"Ricordi. Ti sei fusa con il ricordo di mia madre così profondamente che..."
"...ne è diventata l'incarnazione." ringhiò rabbioso l'altro alieno, guardandola in tralice "Le avevo detto di smetterla di giocare alla mamma e farti fuori subito!"
"Tu non puoi capire" mormorò afflitta ma decisa l'altra, guardandolo fisso negli occhi "io gli voglio bene. E' mio figlio!"
"Lui non è tuo figlio!" urlarono insieme i due Kirk, facendola trasalire. Spock provò un'illogico istinto di protezione nei suoi confronti.
Spock, sai benissimo che non è tua madre.
...
Spock!
Logicamente lei non è mia madre, Capitano, paradossalmente lo è.
Dannazione Spock!
Jim.
Cazzo.

"Madre"
"Va tutto bene, Spock. Andrà tutto bene, non morirai. Ascoltami-"
"No! Fadwa non osare..!"
"Perdonami Feisal" si scusò Fadwa, gli occhi lucidi "ma non posso permettergli di morire. Ho già perso un figlio, non lascerò morire anche lui."
"Fadwa, ascoltami tu: lui non è tuo figlio. Sei solo confus--" iniziò conciliante lui.
"No" lo interruppe quella "sono perfettamente cosciente di quello che sto facendo. Questa donna avrebbe sacrificato tutto per suo figlio, e io la capisco. La sento dentro di me, capisci?"
"No, non capisco."
"Perdonami" sussurrò ancora quella, poi tornò a fissare Spock "l'unico modo per salvarvi la vita è ucciderci. Ora."
"Non..." Spock si sentiva confuso mentre i ricordi della morte di Amanda si sovrapponevano al dolore e alla rabbia che questi scatenavano.
"Non hai tempo da perdere." estrasse un lungo pugnale d'argento dalla veste e lo obbligò a prenderlo. "Andrà tutto bene." e poi, mentre Spock alzava il pugnale contro Fadwa, Feisal afferrò il phaser di Jim, cogliendolo di sorpresa, cercando di uccidere Spock, che, senza pensarci, si era frapposto fra questa e il raggio laser.
Vide Jim lottare contro Feisal, poi il sibilo del phaser che colpiva qualcosa.
Un attimo dopo Jim era scomparso e Feisal cadeva a terra, morto.
"Jim!" urlò Spock, tendendo la mano verso il punto in cui era sparito, inutilmente.
"Va tutto bene" lo rassicurò la donna "è semplicemente tornato alla vita e devi farlo anche tu, Spock."
Lentamente il vulcaniano si voltò nuovamente verso di lei.
"Madre" mormorò, stringendo forte l'elsa del pugnale d'argento "mi dispiace."
Non gl'importava che quella fosse solo una copia o una rappresentazione materiale dei ricordi e del legame che aveva con sua madre, sentiva comunque il bisogno di scusarsi, di ricordarle che lui aveva fatto di tutto per salvarla ma non era stato abbastanza.
Scusarsi perchè nemmeno come figlio era riuscito.
"Lo so." Amanda sorrise con serenità mentre un rivolo di sangue giallognolo colava lungo il suo mento.
L'ultima cosa che Spock vide, prima che il mondo attorno sbiadisse e lui ritornasse a fluttuare, furono gli occhi viola di Fadwa.


*°*°

"Dannato bastardo!" fu la prima cosa che si sentì urlare contro, quando riaprì gli occhi: Bones era accanto a lui, gli occhi marcati da due profonde occhiaie, l'espressione rabbiosa contrastava con il sollievo espresso dagli occhi; accanto a lui, Uhura.
"Bentornato, Capitano" fu l'unica cosa che gli disse, sorridendo, prima di tornare a posare lo sguardo sul letto accanto al suo, dove avrebbe dovuto esserci lui.
"Spock!" gracchiò Jim, cercando di mettersi seduto ma senza successo, mentre il panico dilagava in lui come una marea.
"Sta giù, incosciente!" lo rimproverò il medico, costringendolo a rimettersi steso "le sue condizioni fisiche si stanno ristabilendo. Jim, sono sicuro che si sveglierà da un momento all'altro." aggiunse con più gentilezza, cercando di placarlo.
Ci riuscì: Jim sapeva che Bones non gli avrebbe mai detto una bugia, non so una cosa importante come la vita di Spock. Prese un breve respiro e si voltò verso il letto di fianco, contemplando, in attesa, la figura ancora immobile del suo compagno.
Avanti Spock, pensò e Spock non ci si mise molto a ritornare tra loro e, a differenza di Jim, riusciva già a mettersi seduto, anche se i suoi movimenti non avevano la stessa velocità e sicurezza di sempre. Si guardarono e Jim sorrise, avvertendo il legame vibrare forte e chiaro fra loro. Gli angoli della bocca del vulcaniano si sollevarono appena, ma per Jim fu abbastanza.
"Nyota" lo sentì dire "non c'è alcun bisogno di piangere. Siamo stati via, a giudicare dalle vostre condizioni, solo due giorni."
"Non è mica nulla, stupido elfo!" brontolò Bones, guardandolo severo "siete stati ad un passo dal morire, dannazione! Smettila di essere così composto."
"Non vedo il motivo per il quale dovrei avere un crollo emotivo, Dottor McCoy" ribattè tranquillamente l'altro "forse per voi umani è normale drammatizzare qualsiasi cosa, ma noi vulcaniani siamo differenti: quel che fatto è fatto, adesso siamo qui."
Bones sbuffò, visibilmente irritato e borbottò quello che, alle orecchie di Jim e – lui sapeva – di un certo vulcaniano, era tutti agli effetti un 'insensibile bastardo dalle orecchie a punta'.
A parte questo Jim osservava di sottecchi Spock parlare con Uhura, perplesso: nonostante le sue parole, avvertiva chiaramente, come se fosse suo, il turbamento della sua mente.
Spock?
Va tutto bene, Jim.
Non è colpa tua.
Lo so.
Allora smettila di tormentarti.
L'ho uccisa.
Hai ucciso il Djinn, non lei.
E' illogico, Jim, ma umanamente sento che sia la stessa cosa.
No, invece.

"Dove crede di andare?" urlò all'improvviso Bones, interrompendo la loro conversazione mentale.
"Ovviamente in plancia, Dottore." replicò candidamente il vulcaniano: si era rimesso in piedi, le mani dietro la schiena nella sua solita posa rigida. Poteva sembrare in forma ma a Jim, come a Bones, non sfuggì il tremolio accennato delle gambe.
"Si rimetta seduto, ora!" il dottore lo minacciò con un hypospray, avanzando verso di lui di qualche passo. Spock non si scompose minimamente, si limitò semplicemente ad inarcare un sopracciglio.
"Dottore le posso assicurare che non ho alcun bisogno di un hypospray. Se può servire a calmarla la informo che le mie condizioni fisiche miglioreranno attraverso la meditazione. Come ho già asserito più volte, noi vulcaniani siamo diversi da voi umani."
"Dannazione Spock!" ribattè l'altro "faccia come vuole, ma come medico le ordino di tornarsene immediatamente in cabina e riprendersi."
"Non ne vedo il motivo" protestò il vulcaniano "sono perfettamente in grado di reggermi in piedi, come lei ben vede, e posso tornare già, nell'immediato, a svolgere la mia funzione di Primo Ufficiale e facente funzione di Capitano, in attesa che questo si riprenda pienamente. Sarebbe altamente illogico lasciare la nave senza una guida, come ricorda spesso lei, Dottore, lo spazio è pieno di pericoli e minacce improvvise e non è detto che non avremo ripercussioni dal pianeta per averne ucciso due abitanti."
"Non c'è nessuno sul pianeta! Probabilmente sono solo quei due Djinn ad esservisi fermati!" ribattè Bones "Siamo sopravvissuti due giorni, Spock, possiamo farcela qualche altra ora senza la sua fulgida figura da vulcaniano impettito!"
Spock corrugò la fronte, Jim ridacchiò forte, troppo divertito dalla loro discussione. Spesso i due litigavano e si punzecchiavano e lui a stento si tratteneva dalla voglia di prendere popcorn e godersi lo spettacolo; si limitava semplicemente a trattenere le risate fino alla fine, con grande frustrazione di Bones e perplessità da parte di Spock.
"I vulcaniani non ingaggiano futili discussioni, Capitano" gli aveva detto una volta, e lui si era semplicemente limitato ad alzare un sopracciglio – in una sua perfetta imitazione – scettico.
Questa volta però, nonostante fosse divertito, era dalla parte di Bones.
"Diglielo anche tu, Jim!" rincarò quest'ultimo come se avesse percepito i suoi pensieri.
"Spock, Bones ha ragione. Possono farcela anche senza di noi per qualche ora."
"Non sono d'accordo, Capitano."
Jim sospirò stancamente. Perchè doveva sempre finire così?
"Comandante, questo è un ordine."

Jim avvertì il disappunto dell'altro, ma lo ignorò, preferendo rivolgersi ad Uhura che, per tutta la conversazione, era rimasta in disparte ad osservare.
"Tenente torni in plancia, dica a Sulu di resistere ancora un po." e le fece l'occhiolino mentre lei annuiva e spariva dietro la porta dell'infermeria.
"A questo punto" mormorò Spock, sconfitto "mi ritiro nella mia cabina. Con permesso." e sparì anche lui qualche attimo dopo, lasciando soli Bones e Jim.
"E' così testardo." si lamentò il primo, accasciandosi sulla sedia che aveva occupato per due giorni interi ed una notte.
"Lo so, a volte è irritante." Jim annuì, accennando un sorriso che morì subito, sostituito da un lungo sospiro. Sentiva su di sè lo sguardo dell'altro, ma non sarebbe stato lui ad iniziare la conversazione.
"Dannazione Jim, ti decidi ad aprir bocca? Sono stato due giorni ad assistere voi due scriteriati, cercando di tenervi in vita senza sapere che diavolo stava succedendo."
Jim sospirò ancora, ed ancora una volta sapeva che Bones aveva ragione. Non ci aveva riflettuto molto, ma adesso sentiva il peso di tutto ciò che era accaduto. Aveva ancora sulla lingua il sapore di una ita che avrebbe potuto essere sua e non lo era stata.
E poi suo padre. Deglutì, fissando ostinatamente le lenzuola.
"I Djinn hanno creato il loro universo sulla base dei nostri ricordi e dei nostri desideri."
Bones non disse nulla, aspettando che continuasse.
"Ho conosciuto mio padre." e poi Jim gli raccontò tutto quello che aveva vissuto in quei due giorni: i dubbi, l'aver sempre desiderato di conoscere suo padre, di vedere la sua famiglia felice e riunita, di passare del tempo con George Kirk, il suo eroe ed anche la persona alla quale, in maniera pressocchè uguale, voleva e non assomigliare.

Gli raccontò ogni cosa e fu lieto di notare che l'altro lo lasciò parlare senza interromperlo nemmeno una volta.
Dalla prima volta che si erano incontrati Jim aveva subito capito che lui e quel dottore ubriacone sarebbero diventati ottimi amici. Il loro rapporto era basato su quel cameratismo che può nascere solo da due persone affini e complementari come loro, da due persone che avevano ricevuto parecchie batoste nella vita ma che ancora andavano avanti.
Bones era il suo migliore amico ed il fratello maggiore che aveva perso quando Sam se n'era andato di casa.
"Figli di puttana" mormorò alla fine, quando lui ebbe finito di parlare.
"Già" sbadigliò "sono stanco. Perchè sono stanco?"
"Perchè non hai lottato solo mentalmente: il tuo corpo è stato esposto ad un forte stress quando il veleno ha cominciato a diffondersi e a reagire, aiutato dall'antidoto. Quando ti sentirai meglio potrai mangiare qualcosa di solido."
"Finalmente!" esultò il biondo ma il sorriso inquietante di Bones spense in lui ogni euforia. "Cosa?"
Il sorriso dell'altro si allargò ancora di più.
"Ooh, vedrai!" e rise, facendogli venire la pelle d'oca. Bones poteva apparire burbero all'esterno ma aveva un gran cuore, eppure non bisognava sottovalutarlo: quando Leonard McCoy rideva c'era poco da star tranquilli. Soprattutto lui, Jim, aveva da temere.
"Non costringermi ad abbandonarti su Deltha Vega, Dottore." mormorò, scivolando lentamente nel sonno.
"Ne sarà valsa la pena." rispose l'altro. "Jim?"
"Uhm?"
"Sono felice che tu sia tornato." e poi si addormentò.

   
 
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