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Autore: lay70_kol_kai forever    02/12/2013    0 recensioni
STORIA TOTALMENTE INVENTATA: NON SEGUE LA SERIE
MALEDETTAMENTE OOC (forse)
Lay è una ragazza spensierata allegra e amante della vita. Ma delusioni sentimentali la porteranno sempre di più a chiudersi in se stessa; e a non credere più ai sentimenti e in preda della paura di ricominciare a sperare e di credere in se stessa; assillata dalla sua paura e dai suoi timori di ricominciare a vivere e a lasciarsi andare: perdendo la fiducia in se stessa. Riuscirà un incontro causale a farla tornare come era prima, riuscirà a farla diventare come un tempo e a farla tornare a credere nell'amore e in se stessa? Sentimenti contrastanti, ripicche e orgoglio. Cose dette e non dette; ritorni di fiamma, e nuovi sentimenti.
Dal 14°- Continuò a fissarmi negli occhi portandosi sempre più vicino: ora la nostra distanza era appena
di un centimetro nemmeno: e aumentando quel sorriso sornione, accattivante, sexy, irresistibile, rispose:
“Posso metterle in altri posti se vuoi...darling!”
Portando le sue labbra pericolosamente vicino alle mie; e ancor più pericolosamente le mani sui miei fianchi sfiorandoli e picchettandoli sensualmente con le dita.......
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Kol Mikaelson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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Salve lettrici. Finalmente eccomi qui con il 15 capitolo. Che dirvi su questo capitolo? Nulla; solo “attenti ai colpi di scena”. Ciao a tutte, e come sempre (sperando) buona lettura.

09-E-le-stelle-complici-stavano-a-guardare-Cap-15

 

 

Un Nuovo inizio?

 

 

 

Alcuni vedono le cose di un solo colore
Ma la bellezza si nasconde nelle sfumature
Ricominciamo adesso dal presente
Come quando mi dicevi sarà per sempre(*)

 

 

E un' altra mattina di un altro giorno era cominciata.

Quella notte era proprio trascorsa come avevo detto; finalmente ero riuscita a dormire come un angioletto, e senza “incubi notturni”: per la prima volta dopo tutto quello che mi era successo ero riuscita a non sognare sia Kol che Klaus. E si; stavo diventando sempre più sicura di me stessa anche se non del tutto. Qualche volta le mie incertezze e le mie insicurezze tornavano; ma almeno ora in un qualche senso avevo imparato a controllarle un po'. Tornavano quando aprendo la porta della mia stanza mi trovavo davanti rose blu e orchidee da una parte, e rose rosse dall'altra. Tornavano quando andavo in cucina per la colazione trovandomi davanti Kol, che aspettandomi mi accompagnava a tavola salutandomi con un baciamano e con uno di quei suoi sorrisi sornioni e irresistibili; e di conseguenza accompagnata dalla lotta interiore col mio autocontrollo per non saltargli addosso e farlo mio in quel istante stesso. Tornavano quando Klaus da perfetto gentleman mi spostava la sedia dal tavolo per farmi sedere: e più lo osservavo a fare questo, più chiedevo a me stessa: “Ma chi è questo? E veramente Klaus o è la sua “brutta copia”? Dove è finito l'ibrido assassino?” Insomma ogni giorno della mia vita in quella casa, era una continua lotta con il mio autocontrollo e i miei sentimenti. Non mi bastavano i sentimenti che ancora sentivo per Kol per torturarmi; che ora cominciavo anche a sentire qualcosa per Klaus. Avrei resistito ancora per molto a questa “tortura” interiore? Questo non lo sapevo, sapevo solo che l'importante era stringere i denti ed andare avanti; continuare a fingere e a “giocare”.

 

Appena misi piede in cucina subito rimasi “sorpresa”: Kol non era lì a fare colazione. Non mi chiesi il perché: tanto lo sapevo perché non era lì: avrà pensato di dissolvere la frustrazione al mio no della notte scorsa, pensai; “divertendosi” alla sua maniera; con i suoi “passatempi” preferiti: e subito pensando questo il mio cuore fece un sonoro “crack”; e tutte le mie buone intenzioni per passare quel giorno tranquillamente svanirono come le ombre nella nebbia ammutolendomi improvvisamente, ma fortunatamente questo nessuno lo notò: e non bastò nemmeno Klaus con il suo “good morning sweetheart” a sollevarmi: ma come sempre dicevo ero un' ottima attrice, e cominciai a fare colazione facendo finta di niente: cercando di allontanare quel pensiero, che poi sapevo che era realtà, angosciante.

 

                                                    ************

 

POV KOL

 

Qualcun altro si era svegliato quella mattina: in un altro posto, un altro luogo, lontano da quella casa e da tutto ciò che gli ricordava di possedere un cuore che sapeva amare.

 

Guardò quel letto e quelle lenzuola, che da bianche erano diventate rosse; il rosso del sangue di quell'innocente passatempo che aveva trovato quella notte per allontanare le sue frustrazioni.

Doveva fare qualcosa per allontanarsi dalla mente quel rifiuto; il rifiuto dell'unica donna che aveva amato nei suoi quasi mille anni di vita immortale. Doveva “svagarsi”, togliersi dalla mente la sua “sconfitta”, e che lei era cambiata. Non era più la Lay timorosa e insicura, quella che poteva avere solo schioccando le dita. Era più forte più sicura di se stessa: e che non l'avrebbe riconquistata coi suoi sorrisi sornioni e qualche moina da casanova. Ma era sua, la era sempre stata sua. Ed era questo che aveva pensato fin dalla prima volta che l'aveva vista mettere piede in quella casa, era questo che aveva pensato quando le era precipitata addosso in quello scontro: ed era questo che aveva pensato quando al ballo l'aveva tenuta stretta tra le sue braccia guardandola negli occhi. Ormai lei era diventata il sottile filo invisibile che lo separava dal suo lato ancora “umano” dal suo oscuro lato sovrumano e assassino. E ogni volta che gli tornava alla mente che non l'avrebbe più potuta avere come una volta, che non avrebbe più trascorso la notte giocando sotto le lenzuola con lei, e che al mattino non si sarebbe più svegliato con lei, abbracciata al collo: era il suo lato sovrannaturale che prendeva sopravvento. No; doveva riaverla, non poteva continuare ad andare avanti così: prendendo il mondo a “mazzate” e prosciugando ogni essere vivente che gli capitava a tiro solo per togliersela dalla mente: e anche perché da quando aveva scoperto di avere ancora un cuore, poi dopo se ne pentiva anche.

 

Ma quando avrebbe smesso di dare retta all'orgoglio e al Kol Mikaelson spietato e assassino, per dare definitivamente posto al nuovo Kol Mikaelson innamorato? Colui che avrebbe dato la vita per lei solo per averla ancora un istante tra le braccia.

 

Osservò nuovamente quel corpo ormai senza vita, e per un istante si immagino lei. Si immaginò lei che mentre si svegliava gli andava incontro salutandolo buttandogli le braccia al collo e ricominciando quello che avevano interrotto: come quando era ancora sua.

 

Ma quel corpo non era lei; era solo il corpo di una vittima innocente che aveva trovato quella notte per svagarsi. E non c'era tempo ora per i sensi di colpa, doveva trovare un modo per sbarazzarsene al più presto possibile, ritornare “se stesso”: e non pensare più a lei.

 

                                        *********************

 

E così arrivò anche il pomeriggio. Ormai le mattine, i pomeriggi, e infine le sere mi sembravano tutti uguali, iniziavano sempre allo stesso modo e finivano uguali: frecciatine ironiche a colazione, frecciatine ironiche a pranzo, e idem per la cena: ed io che ogni giorno dovevo usare tutte le mie forze per mantenere i buoni propositi per trascorrere serenamente la giornata. E ci riuscivo pure. Bé; almeno il più delle volte. Ma quella giornata per me era cominciata decisamente male e semplicemente perché mancava Kol. Le sue battutine, il nostro battibeccare: la sua presenza: e la conseguenza era che ero nuovamente vittima dei miei tormenti.

 

Ero sdraiata sul letto in preda di quella voce interiore che continuamente diceva: “Ma si può sapere che ti struggi a fare? Non sei forse tu che dici continuamente che non cadrai più nei suoi tranelli, nelle sue moine, e nelle sue spire da serpente incantatore? E invece ti stai torturando perché la giornata non è iniziata battibeccandovi, e con i suoi “adorabili” baciamano!”

Già; quella voce, quell'insulsa voce che non mi dava mai pace; quella voce che mi ostacolava in tutto ciò che avrei voluto fare: che non volevo mai ascoltare e invece era sempre il contrario. Se fossi stata sicura che aprendomi la testa in due se ne sarebbe andata, l'avrei fatto immediatamente.

 

Non riuscivo calmarmi, non riuscivo a far cessare la mia angoscia. Ma come potevo calmarmi se restavo in quella casa? In quella casa dove ogni angolo più nascosto era intriso del suo profumo. Improvvisamente mi alzai dal letto mettendomi il cappotto, presi le chiavi dell'auto e facendo le scale di corsa andai fuori; salii sull'auto e misi in moto: diretta all'unico luogo dove ero certa che mi avrebbe calmato. Non accorgendomi che qualcuno stava osservando dalla finestra di casa tutto questo.

 

Dopo un'ora arrivai al lago. Quel luogo riusciva a calmarmi; che fosse stato estate o inverno, aveva il potere di entrarmi dentro l'anima: quasi come se fosse stato mistico. D'altra parte il lago custodiva i miei ricordi più belli: sia con Kol che con Hans.

Mi sedetti su di una panchina e osservai intorno: la stessa panchina dove seduti mano nella mano io e Kol ci baciavamo; e dove aveva dissolto i miei dubbi che il suo era vero amore. “Credimi”; mi aveva detto; era meglio che non l'avessi creduto.

Osservavo quegli alberi ormai ridotti in scheletri di rami spogli intersecati fra loro; il tappeto di foglie variopinte cadute sul terreno, e l'acqua che scendeva dalle rocce al centro del lago, che ormai si era trasformata in un unico ammasso ghiacciato. Mi lasciai rapire completamente da quel luogo, e piano piano sentivo sparire tutte le mie angosce, i miei turbamenti.

All'improvviso un rumore dietro di me di foglie calpestate mi fece destare dalla mia meditazione: mi girai è qualcuno era lì, dietro di me.

 

“Ciao Lady!....Sai...mi sembri cappuccetto rosso, con quel cappotto rosso addosso!”

Mi disse Hans venendo verso di me.

 

“E tu sei il lupo cattivo delle favole!”

 

Gli risposi io.

 

Hans mi guardò perplesso:quasi se avesse capito perfettamente che quella battuta era rivolta a lui, alla sua natura.

 

“tu sai? Mi chiese guardandomi incerto.

 

“Si Hans; so tutto. So quello che sei e so quello che hai fatto. Sai; quando l'ho scoperto avevo una voglia matta si spararti una pallottola d'argento nel cervello......ma poi....visto come sono andate le cose......ho rinunciato!”

 

“Come lo hai scoperto......e perché hai rinunciato alla vendetta?”

 

“I miei poteri....che poi se ne sono andati di nuovo! E in quanto ad ammazzarti......ora non ha più senso!.....Io e Kol non stiamo più insieme”

 

Gli risposi abbassando lo sguardo per non guardarlo negli occhi. Per poi riprendere:

 

“Quando abbiamo scoperto che Kol forse era in pericolo; abbiamo cominciato a cercarlo. L'abbiamo cercato per tutta la città in lungo e in largo; e infine l'ho trovato in una grotta, sanguinante e con un pugnale piantato nel cuore!”

Continuavo a raccontare quella storia, e intanto cercavo di non fare uscire quelle lacrime che prepotentemente volevano uscire.

 

“Gli ho tolto quel pugnale, dato il mio sangue per farlo risvegliare......e lui vuoi sapere che ha fatto?”

Gli dissi alzando la testa e guardandolo negli occhi.

“Vuoi sapere che ha fatto?”

Gli ripetei intanto che lacrime mi scendevano dagli occhi, non potendole più trattenere.

“Mi ha mandato al diavolo ecco cosa ha fatto...nonostante quello che ho fatto per farlo risvegliare.....lui....mi ha mandato al diavolo!”

 

Finii quel racconto in lacrime lanciandomi fra le sue braccia, pronte ad accogliermi: e baciandomi dolcemente i capelli disse:

 

“Oh...la mia forte e coraggiosa Lay; ma anche così sensibile e fragile.......lo ami ancora: è vero?

 

Alzai la testa dalla sua spalla e lo guardai senza rispondergli; ma i miei occhi parlavano per me: e anche lui aveva capito che la mia risposta era si.

 

Mi ripresi da quel cedimento; e ridiventando la solita me stessa mi staccai dal suo abbraccio asciugandomi gli occhi con le dita: e gli chiesi:

 

“Comunque; che ci fai qui?”

 

“Bé; sto partendo, sto lasciando la città definitivamente: e prima di farlo volevo vedere per l'ultima volta i luoghi che mi sono più cari, e casualmente ho incontrando te!”

 

“Stai partendo per sempre?”

 

Gli chiesi sorpresa.

 

“Si Lady! Ormai non ho più niente che mi tiene legato qui.....solo ricordi! Ero tornato per te; ma il tuo cuore ormai appartiene ad un altro, quindi, non so perché debba rimanere. Ma voglio che tu sappia una cosa: in qualunque posto andrò.....rimarrai sempre nel mio cuore, e ti chiedo scusa se ti ho fatto soffrire.....ma tutto quello che o fatto: l'ho fatto per amore....solo per amore....non volevo perderti, non accorgendomi che ti avevo già persa......ti amerò sempre Lay!”

 

Lo guardai confusa e incredula per quello che aveva appeno detto: ma ormai quelle parole non mi colpivano più, c'era qualcun altro nel mio cuore. E gli dissi:

 

“Bé; allora se è un addio...ti auguro buona fortuna!”

 

“Ne avrò bisogno Lady!...Addio!”

 

“Addio Hans”

 

Poi silenziosamente se ne andò.

 

Restai ancora al lago per dieci minuti circa; poi, dato che mi ero totalmente calmata decisi di tornare a casa.

 

Non ero ancora arrivata sul vialetto che portava al lago, dove avevo lasciato l' auto; che subito i miei occhi si spalancarono sorpresi e forse anche un po' “increduli”: qualcuno mi stava aspettando.

 

Appoggiato alla sua auto a braccia conserte c'era.....Klaus. Possibile? Come mai era lì? Che mi avesse forse seguito? Certamente; non poteva essere altrimenti.

 

Non feci in tempo a riprendermi da quest'altra “sorpresa” che subito sfoderò una delle sue battute:

 

“Nostalgia del passato...sweetheart?”

 

Mi chiese con quell'espressione da pugnalata nel cuore.

 

Nostalgia del passato? Mi chiesi tra me. Ma allora...aveva ascoltato tutto anche stavolta. Ma che era; il suo divertimento preferito ascoltare le conversazioni altrui? Andai verso di lui decisa con un' espressione negli occhi, che se solo avessero potuto lo avrebbero incenerito, rispondendogli:

 

“Anche se fosse a te non dovrebbe interessare. E poi vedo che hai ripreso il tuo divertimento preferito...lo stalking. E non provare a dirmi che sei qui per caso...perché non ci crederei nemmeno se venisse giù Gesù Cristo e tutti gli angeli del paradiso!”

 

Mi guardò con quel suo solito sorriso da annientamento neuronico, rispondendo:

 

“Calma dolcezza! Non sopravalutarti troppo! Non sono qui per te....non “vali” fino a questo punto!.....Mi preoccupava la sorte di quel gioiellino di auto che ti ho regalato, e di non ritrovarmela schiantata contro un albero!”

 

Preoccupato per l'auto? Lui mi aveva seguito perché preoccupato che l'auto non si sfracellasse? Forse aveva anche ragione, dato che ero partita come un fulmine: ma doveva proprio venirmelo a dire così a bruciapelo? Questo mi fece andare in bestia ma mantenni la calma: e gli risposi:

 

“Bé; se era il tuo prezioso regalo che ti interessava...come puoi vedere è sano e salvo!....E sai una cosa? Te la puoi pure riprendere....quando sarò ritornata a casa!”

 

 

Mi guardò con sorriso torto e sornione; rispondendomi:

 

“D'accordo tesoro! Quando avrai risolto il problema e ritornata a casa.....mi riprenderò il mio gioiellino!”

 

Lo guardai sorpresa non capendo il significato di quella frase; ma non gli chiesi spiegazioni e mi diressi verso l'auto; accorgendomi che....le due ruote posteriori erano sgonfie: anzi bucate. Una strana sensazione si fece strada nella mia mente che subito andai a controllare anche quelle anteriori e anche loro erano bucate. No; non ci potevo credere, non potevano essersi bucate da sole, non contemporaneamente almeno. E allora la mia sensazione si fece realtà: era stato lui, mi aveva bucato le ruote dell'auto; e per puro divertimento. A quel punto non ci vidi più dalla rabbia. Mi lanciai contro di lui; che si trovava ancora lì appoggiato all'auto che mi guardava con quel sorriso divertito sulle labbra, cominciando a prenderlo furiosamente a pugni sul petto, urlandogli:

 

“ Non ci posso credere....mi hai bucato le ruote per puro divertimento! Come hai potuto?...io...non...vai al diavolo Nik!...Tu sei....sei......”

 

Improvvisamente con uno scatto fulmineo mi fece sbattere con la schiena sull'auto, bloccandomi le mani con le sue su di essa: e guadandomi fisso negli occhi mi disse con voce ferma:

 

“Ti avevo avvertito...ex streghetta...di non giocare col fuoco! Non mi piacciono i giochetti: se non sono i miei!”

 

Guardandomi negli occhi portò la bocca vicina alla mia. Sentivo il mio cuore che batteva all'impazzita; e forse avrebbe potuto scoppiare da un momento all'altro: ma dalla paura non per qualcos'altro. Ma nonostante questo non riuscivo a muovermi; non riuscivo a fare nemmeno un minimo tentativo per liberarmi: ipnotizzata da quello sguardo magnetico: inesorabilmente incatenata a quelle labbra sempre più vicine alla mia bocca. Chiusi gli occhi nella speranza di poter fuggire da quello sguardo che metteva paura, ma nel contempo irresistibile e affascinante, continuando a ripetermi nella mente quasi come una supplica: “Ti prego...fa che non lo faccia...ti prego!”.

Al contrario di quello che pensavo non accadde nulla: riaprii gli occhi. Ma quello sguardo, quelle labbra, erano ancora lì, solo un po' più lontane; diminuendo la presa sulle mie mani, lasciandole definitivamente.

 

Distolse gli occhi dai miei e ricominciò a parlare con indifferenza a quello che era successo prima; indifferente che avrebbe potuto farmi morire tra le sue braccia di paura e forse anche per altro: disse finendo quella frase lasciata in sospeso poco tempo prima:

 

“E...se non vuoi ritornare a casa a piedi, mettendoci tutta la notte.....faresti meglio ad accettare un passaggio!”

 

Nonostante ero ancora scombussolata, capii al volo quello che voleva dire. Avrei preferito andare a casa a piedi mettendoci tutta la notte; che con un passaggio con lui. Ma la notte, in quella cittadina, non trascorreva sempre tranquillamente come trascorreva il giorno: quindi anche se di malavoglia accettai quel passaggio: ma promettendomi che gliela avrei fatta pagare.

 

                                      ********************

 

POV KOL/LAY

 

......Un giorno: un giorno come tanti. Due persone erano sedute su una panchina di fronte ad un lago. Due persone; un' umana e un essere sovrannaturale: un vampiro, una creatura della notte spietata ed assassina. Erano lì seduti su quella panchina, innamorati, guardandosi negli occhi e nessuna diversità tra loro. Improvvisamente lei guardò lui chiedendogli:

 

Tu mi ami veramente? O sono solo uno dei tuoi soliti passatempi?

 

Lui la guardò avvicinandosi di più sfiorandole le labbra con le sue:

 

Io ti amo darling! Tu mi ha cambiato, mi ha riaperto il cuore, mi hai fatto scoprire di saper amare....si...decisamente.....ti amo....io non ti lascerò mai!”

 

Non riesco a crederti. Non ad un essere sovrannaturale; spietato e assassino, e che non ha mai provato niente per nessuno tranne che per se stesso.”

 

Lui non le rispose; ma ancora una volta si limitò ad appoggiare le labbra su quelle di lei sussurrandole:

 

Credimi!”

 

Per poi riunire le labbra a quelle di lei, pressando sempre più passionalmente in una una danza sfrenata con le lingue nelle loro bocche; attirandola a se adagiandola su quella panchina. E lei si lasciò andare completamente a lui, dimenticando tutte le sue paure e le incertezze. Erano un essere sovrannaturale e un' umana: ma in quel momento erano solo due anime che avevano scoperto di amarsi......

 

Kol si riprese da quel ricordo quasi maledendosi. Non era possibile che non riuscisse a dimenticarla. Non era possibile che non riuscisse a dimenticare un'umana insignificante e torturarsi la mente notte e giorno pensando a lei, perdendo la pace. Ma doveva proprio capitare a lui questa tortura interiore? Il fatto era che se l'era cercata; e fin dall'inizio. Ma se avrebbe saputo che se ne fosse innamorato l'avrebbe lasciata lì, non avrebbe cercato di conquistarla in ogni modo possibile: ed ora ne subiva le conseguenze. Non bastavano più nemmeno i suoi passatempi preferiti da “casanova” per dimenticarla, poiché in ogni sua “vittima” ci vedeva lei. No; doveva uscire, non poteva più restare in quella stanza chiuso fra quelle mura pensando a lei. Era notte ma sapeva che avrebbe trovato “qualcuno” al club o per le strade, pronte a buttarsi nelle sue braccia: e il perché lo sapeva era perché questo accadeva ogni notte. Ma non gli importava, l'avrebbe fatto in eterno se questo serviva a togliersela della testa. Si alzò dal letto, e senza una meta fissa senza guardare dove andasse, seguendo solo il suo istinto: a velocità quasi vampiresca si portò sul corridoio.

 

Ma qualcun'altra stava uscendo dalla sua stanza in quel momento, qualcun'altra che non riusciva a dormire e stava andando a cercare un po' di tranquillità con le sue stelle.

 

E l'irreparabile accadde. Improvvisamente si ritrovarono una nelle braccia dell'altro; come in un flashback di tempo fa voluto dal destino.

 

Gli occhi negli occhi, le braccia nelle braccia, le bocche a un centimetro di distanza, stretti un quell'abbraccio senza fine.

 

E accadde. Accadde quello che tutti e due volevano. Le loro bocche si unirono fino a diventare una sola: come quasi togliersi il fiato a vicenda. Le loro mani cominciarono a muoversi impazzite sui loro corpi, incontrollabili, senza sosta; lì su quel corridoio.

 

Kol si fermò guardando Lay negli occhi: quegli occhi che sembravano implorassero: “non fermarti ti prego!”. Ma lui non aveva la più minima intenzione di fermarsi; quel momento era quello che aveva sempre sognato da quando in quella grotta l'aveva mandata al diavolo e persa per sempre. Si staccò da lei e la prese in braccio dirigendosi verso la camera adagiandola sul letto. E lei,da lui, si lasciò adagiare su quel letto: perché era questo che voleva anche lei fin da quel giorno maledetto.

 

Portandosi su di lei cominciò a sollevarle la camicia da notte, e lentamente sempre più su, fino a renderla inesistente e lasciando una scia ardente di baci umidi e passionali sulla sua pelle; ad ogni movimento delle sue mani: facendola fremere dalla passione e dall'estasi. Lei era totalmente in sua balia, ne era posseduta; e ancora di più quando quella camicia toccò il pavimento e lui andò a scoprire la parte più nascosta di lei esplorandola con le labbra. No; mai l'avrebbe fermato: il suo sogno si stava realizzando, e con la persona giusta.

 

E così fu per tutta la notte stando l'uno dentro all'altra, dimenticando le loro ripicche e i loro dissapori, il loro orgoglio: lasciando spazio solo a se stessi, le loro passioni, e quello che sentivano l'uno per l'altra.

 

                          *********************************

 

Che stava succedendo? Un nuovo inizio? Forse finalmente avevano capito che entrambi avevano bisogno l'uno dell'altra per ricominciare a “vivere”?

 

O era solo un momento isolato, voluto dal destino, e dalle loro passioni a lungo represse?

 

Ma che fosse stato un muovo inizio, o un momento isolato voluto dal destino........quella notte, insieme, si erano “ritrovati”.

 

 

ANGOLO DI LAY

Eccoci qui: capitolo finito. Che succederà ora? Quei due “testa calda e orgogliosi”, si saranno finalmente riconciliati o no? Bé; come sempre l'appuntamento è al prossimo capitolo. Un affettuoso ciao a tutte le mie care lettrici. Lay Mikaelson.

 

       *Fragile_ Pablo Menrguzzi

 

 

  
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