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Autore: Iria    06/05/2008    7 recensioni
"L'invito del Diavolo arde e confonde, istiga ed uccide...
Le candide ali bagnate dal sangue dei peccatori sono la più seducente delle tentazioni.
Signore e Padrone, il banchetto è pronto."

Un'AU completamente nuova che spero apprezzerete nella sua umile forma.
Mi auguro mi lascerete un commento, anche negativo. Grazie.
Attenzione! Probabilmente questa fic subirà un mutamento a livello di genere. Al momento, aggiungo l'avvertimento shonen-ai.
Attenzione! Ho aggiunto il genere guerra.
Genere: Dark, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ðαмиє∂

                                                                                                       “Omnea mea mecum porto*”

Aprì con eccitante sensualità quegli occhi di puro cristallo; era comodamente sdraiato sul suo letto e ancora il sapore sporco della vittima gli bruciava labbra.
“Oh! Finalmente il principino si è svegliato… credevo di dover attendere la prossima Punizione divina!” Una voce divertita parlò al suo risveglio.
Per anni, Yurij aveva ardentemente sperato di non riudire più quelle note taglienti e sibilline... aveva pregato con tutto se stesso, con ogni misero frammento della propria anima!
Oh, ma i demoni hanno un'anima?
“Mh… Boris, brutto figlio di puttana, lasciami in pace!’’Soffiò irritato, chiudendo nuovamente gli occhi.
Dio, alle volte desiderava ardentemente strappare le corde vocali a quel tizio, ma preferiva non pagare le conseguenze per un'azione tanto buona come quella…
“Avanti, Angelo! Alzati!” Insistette Boris, sollevando di peso il giovane.
Non aveva mai rinunciato ad apostrofare Yurij con quell'appellativo che tanto sapeva di presa in giro.
Oh, il demone appena giunto conosceva tanto, forse fin troppo sulla natura del giovane dagli occhi cristallini -liquidi, liquidi come la densa lava del buco infernale.
“Cazzo Boris, mollami!” Si ribellò allora l'altro, scalciando furioso.
Con un simile tono perentorio, il demonietto non avrebbe proprio potuto disobbedire ad un ordine tanto diretto. C'erano vizi e maniere che il nobile Yurij ancora non aveva perso.
“Come desidera.”
Se il Caduto, riverso a terra, non fosse stato tanto impegnato a lanciare insulti e colorite ingiurie nei riguardi del Demone, probabilmente Boris non avrebbe avuto neanche il tempo di darsela a gambe...
“Ti odio.” Sibilò Yurij, massaggiandosi le tempie e desiderando di non perdere il proprio adorato autocontrollo.
Tirò un lungo sospiro, per poi osservare il suo ospite con intensità.
“Allora? Si può sapere che diavolo vuoi?” Continuò alterato, dirigendosi nella sala da pranzo.
Mentalmente, ripeté ogni singola azione compiuta nell'ultimo secolo, ricercando l'eventuale recente errore che aveva spinto Boris a fargli visita.
Dopo un'accurata analisi, si disse che no, assolutamente lui non aveva commesso nulla di deplorevole! O quasi... Forse giusto qualche guerra. “Diamine Yurij! Sono secoli che non ci vediamo! Mi sarei aspettato un ‘Come Stai?’ o ‘Come vanno le cose Laggiù?’ o ancora ‘Che pensa Lucifero della mia fuga?’, ma immagino di star chiedendo troppo a sua Eccellenza, il Signor Yurij Ivanov…” Ribatté fintamente offeso Boris, seguendo il rosso.
Ma a quelle parole il Caduto si voltò rabbioso, ed il ghiaccio dei suoi occhi mutò, tramutandosi nel fuoco dell’Inferno...
“La caduta è una vergogna!”
“Osa ancora chiamarmi in quel modo e giuro che ascenderai al Cielo rimpiangendo l’Inferno.” Lo minacciò il Demone, strattonando per la collottola Boris.
“La redenzione per un Demonio è l’umiliazione più grande.”
“Uh paura..!” Esclamò divertito il giovane. Solo con l'Angelo Boris mostrava questo particolare lato del suo, altrimenti serio, carattere.
Era stato proprio lui, d'altra parte, a fare -o per lo meno ad iniziare l'opera, poi conclusa da Lucifero- di Yurij quello che era.
Questi lo fissò esasperato, voltandosi nuovamente e lasciando che l'infernale Messaggero trottasse al suo fianco come un cagnolino obbediente.
“Oh! Certo che sono cambiate parecchie cose dall’ultima volta che sono salito al Piano Intermedio..!” Esclamò, osservando curioso un televisore.
Il Caduto sospirò, socchiudendo gli occhi e sperando vivamente -cosa che non aveva mai fatto: la speranza non era sua prerogativa, quindi doveva essere seriamente stressato!- che in quel frangente Boris sparisse.
Peccato che quel Dannato era ancora lì tronfio e sorridente, quando riaprì gli occhi.
Non era mai stato particolarmente paziente...
“Piantala di giocare all’esploratore e dimmi per quale motivo sei risalito.” Disse Yurij, indicando una sedia a Boris, che si accomodò.
“Sai com’è… avevo bisogno di una vacanza.” Iniziò quello, ma si bloccò nel vedere l’espressione furiosa del compagno.
Doveva restringere i tempi, altrimenti sarebbe stato decisamente ridotto in cenere...
Sbuffò scocciato, quindi riprese:
“Lucifero è su tutte le furie, Yurij… stai causando troppi casini e poi, povero, si sente piuttosto solo da quando non siedi più al suo fianco.” Spiegò, cercando di leggere l’espressione del Dannato.
Un'ombra si posò mefitica sul volto niveo del giovane, deturpandone i lineamenti: l'oscurità del ricordo, caduta come morte nei suoi occhi accesi ed illuminati da fiamme azzurre, dipinse l'espressione della dannata creatura.
“Brucia ancora, e sempre brucerà il sigillo della purezza spezzata.” “Che cosa vorresti dire?!” Chiese il Caduto, la rabbia che nuovamente saliva.
Il ghigno di Boris si fece mostruoso. “Oh, ma niente, Angelo! Credo sia geloso del modo in cui, ehm,‘recluti’, dannati.” Si interruppe, soddisfatto per l'effetto delle proprie parole.
Dov'era la spavalderia del padrone di casa? Dove si era nascosta tutta la sua irritazione? Ah! Divorata dall'angoscia meschina che quei sussurri penetranti gli infondevano sin dentro il marcio ed avvizzito cuore che vantava.
“Oh a proposito!” Continuò quindi Boris, alzandosi. “Evita per un po’ di fare la troia e modera le spedizioni di peccatori… stanno sorgendo altre discussioni col Cielo, come se non ce ne fossero abbastanza. So che è difficile per te e che è nella tua natura, ma..!” Si bloccò, perché Yurij con un sorrisino tra il malizioso e il crudele gli si era avvicinato.
Risvegliare una belva e portarla sull'orlo della follia risultava semplice ai diavoli.
Soprattutto se affrontavano una personalità incrinata come quella che Huznestov adorava stuzzicare. “Come mi hai chiamato, marmottina?” Domandò il Demone, bloccando il suo interlocutore al muro con forza.
Una crepa si aprì nella parete.
Sorrise, rievocando un inebriante ricordo condito dal sangue, dalle grida e dal tocco di quello stesso essere.
“Cosa c’è Angelo? Le provocazioni ti infastidiscono?” Ribatté Boris e, fregandosene altamente del fatto che il rosso gli aveva puntato al collo la punta gelida del suo pugnale, mantenne un fastidioso sorrisino di scherno sulle labbra.
“Dimmi il vero motivo per cui sei qui…la proposta di redenzione è ancora valida.” Bisbigliò dolcemente Ivanov, picchiettando la punta del pugnale sulla gola del Demone.
“La supplico, Signore, smetta di giocare con la mia anima.”
“Non l'hai ancora capito Yurij?” Chiese retorico Boris.
Eppure il Cielo stava collassando, ormai i segnali erano sin troppo chiari..!
“Di cosa parli?”
Ah, il Dannato allora non si limitò più a ridacchiare silenziosamente: scoppiò in una risata fragorosa, liberandosi dalla presa dell'antico Angelo Caduto.
Ma alle orecchie di Yurij, risultò fastidiosa, quella presa in giro, troppo fastidiosa.
“Non prenderti il gioco dei Diavoli…”
“PIANTALA DI RIDERE!” Gridò, quindi, a pieni polmoni Yurij Ivanov nella sua forma demoniaca.
Era meraviglioso anche sotto quell’aspetto disgustoso…
Lo scheletro bruciato, annerito dal fuoco di ali che un tempo erano state splendide, lucenti e dal piumaggio morbido aveva strappato la maglia che il demone indossava, liberandosi dalla prigione di carne che lo aveva occultato nel corpo del Dannato.
La sua pelle, dal delicato colorito, era divenuta livida, grigiastra, bruciata e morta.
I suoi capelli erano le fiamme dell’inferno.
I suoi occhi di cristallo risplendevano di perfidia ed invitante crudeltà, sporcando il candore che li caratterizzava.
“Non ti temo, Angelo…” Sussurrò sicuro Boris, sorridendo amabilmente.
Yurij si morse un labbro e lasciò andare il compagno, indietreggiando.
“Essere vile, strisciante… Vergognati!”
“Vattene, Boris.” Bisbigliò.
“Ti cercheranno, Yurij: avranno bisogno di te.” Continuò il demone.
“Non meritava la pace.”
Boris si sistemò gli abiti laceri da maggiordomo che indossava, impassibile, sollevando ancora lo sguardo per incontrare il cristallo -nuovamente lucente- degli occhi di Yurij.
“Non so niente, brutto stronzo maledetto! Se ti degnassi di dirmi qualcosa..!” Tentò dunque il Caduto, ma Boris lo interruppe.
“Se le cose stanno così, non mi è concesso parlare.” Decretò infine, assumendo il tono di servitore obbediente che Lucifero tanto lodava.
“Non puoi confidare nelle parole di un Demone.”
“Va' via…” Ripeté, allora, l'Angelo a denti stretti.
Sulle sue membra, lungo tutto il suo marcescente corpo, si incidevano la frustrazione e la consapevolezza che, ancora per una schifosa volta, la sua lunga esistenza aveva preso una direzione decisamente sbagliata. “Non fare altri danni, non spedirci altre anime, concedi loro la redenzione: non puoi nemmeno immaginare il casino che abbiamo…” Gli ricordò Boris, sospirando.
“Cercherò di fare il bravo.” Si costrinse a sorridere il giovane.
“Un’ultima cosa.” Fece d'improvviso il Messaggero, mordendosi un labbro con fare divertito.
Incrociò lo sguardo di Yurij, beandosi del colore limpido nel quale aveva imparato a nuotare evitandone gli inganni della dannazione.
“Ancora non te vai?” Fece sgarbato Ivanov, pronto anche a staccargli la testa..! Ma le parole che seguirono lo gelarono, e quasi sembrarono acri come sangue tra le labbra, come sudore sulla pelle, feroci come ferite crudeli e profonde.
“Non piangere più, Yurij…”
Il dannato fissò sorpreso il compagno e si portò una mano al volto: non poteva essere umido, le lacrime erano bruciate, evaporate al contatto con la sua cute…
Ma allora..?
Boris lo fissò tristemente, un’espressione quasi umana, la sua.
“Come… come lo sai!?” Chiese indignato Yurij.
Che lo avesse spiato?
“Esiste l’acqua all’Inferno?”
“Non piove molto spesso dalle nostre parti, Angelo…”
Con quell'ultimo e lontano sussurro, il Demone si perse tra le nere fiamme che lo avvolsero, e la sua voce impregnata di biasimo, rombando nelle orecchie di Yurij, inferocì il confuso Dannato.
“VAFFANCULO!” Sbraitò allora, lanciando un soprammobile contro la parete di fronte alla quale poco prima vi era l'ospite: l'oggetto si ruppe in mille pezzi, aprendo una crepa più profonda nel muro.
Ah! Le risate di Boris risuonavano ancora nelle sue orecchie, la rabbia lo scuoteva, le fiamme non gli concedevano tregua!
E fu allora, proprio mentre stava per affiorargli alla bocca una maledizione con il Cielo e l'Inferno, che un fruscio lo colse impreparato.
Oh, se fosse stato di nuovo Boris stavolta gli avrebbe staccato la testa..!
“Spero solo di non ricevere lo stesso trattamento.”
Però fu una voce, diversa dalla prima, a riportarlo alla realtà e alla lucidità; si voltò, sorridendo con malinconia.
Kei..?” Bisbigliò, quasi insicuro.
La sua nemesi perduta annuì.
“Possibile che anche gli Angeli lo tormentassero?”

Fine secondo capitolo.

(*) Tutte le mie cose porto con me

   
 
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