It is raining on him
“Sasuke!”
Pioveva
intensamente.
E lui se ne stava
immobile, in piedi sotto la pioggia.
“Sasuke!”
Non lo udiva, nello
scrosciare insistente, né lo aveva ancora visto: teneva il capo alto, rivolto
verso un cielo scuro, denso di bubi
grigie.
“Sas’ke!”
Gli corse incontro,
avanzando tra fango e pozzanghere: la distanza che da lui lo separava gli parve
infinita.
“S a s u k
e”
Aveva la veste
squarciata a metà: sul torso nudo le gocce lavavano via il sangue, entrando
purificanti nelle ferite.
Non l’aveva mai visto
in quello stato.
“Perché non vuoi
ascoltarmi?”
Gli era dietro, forse
più vicino di quanto lo fosse stato mai: poteva sentirne il respiro affannato e
percepirne il calore umano.
“Sei…vivo”
Gli mise le mani alle
spalle, coprendole dalla pioggia, rabbrividendo a quel tocco sorto
naturale.
“Sei tu,
Naruto?”
La voce suonò bassa,
rauca, piatta, come di chi è esausto della vita.
Nell’udirla non potè resistere dal stringerlo forte a sé: lo cinse
impulsivamente, buttandogli le braccia al collo.
“Avanti, perché non
reagisci?”
Debole, indifeso, per
la prima volta perso, osservava il cielo
con sguardo vacuo, lontanamente triste; noncurante delle martellanti gocce che
si divertivano a rigargli il volto pallido.
“Ho ucciso per una
vendetta infondata”
Lo aveva pensato, in
cuor suo, ma non aveva avuto il coraggio di dirglielo, cacciando indietro le
ipotesi, dandosi dello stupido.
La vendetta in sé era
prerogativa di una qualche falsità, per come la vedeva
lui.
“…E tu saresti un
uomo?”
Contava assai poco
quel che si era compiuto, proprio perché compiuto; e non gli passò nemmeno per
la testa di farsi ricostruire l’accaduto.
Dopo tanto, sentiva
l’incontenibile bisogno di sentirlo.
Unicamente
sentirlo.
“A
questo punto, cosa vivo a fare?”
Ma in lui viveva
veramente quell’estenuante ragazzino
scazzato?
Lo scosse forte, in
cerca di un indizio di Sasuke, mentre
dentro cresceva la rabbia, focosa, la voglia di averlo.
Era tutto distorto, dannazione.
“Ma tu…chi
sei?”
Lo costrinse a girarsi
e fu allora che rivide quegli occhi: non erano cambiati, si erano semplicemente
offuscati, in sintonia con la
pioggia.
La palpebra sinistra
era parzialmente ferita, ne usciva un rivolo di sangue: rosso sulla pelle
candida.
“Non lo so
più”
Le mani andarono
d’istinto a toccare quel visto che era sempre stato così perfetto, in ogni età.
Colse con il pollice una goccia di pioggia colorata e se lo portò alla bocca,
succhiandola ad occhi chiusi.
Quel
sapore.
Il sapore del
traditore.
“Ti
sbagli”
Godette fino
all’ultimo a pronunciare tali parole. Parole che, in passato, tanto erano state
dette dall’Uchiha.
I ruoli si erano
invertiti?
Quando riaprì gli
occhi azzurri, contrastanti con l’atmosfera, incontrò uno sguardo ingenuamente
sorpreso, caratterizzato da un battito di ciglia.
Pareva un
bambino.
Gli faceva un’insolita
tenerezza. Forse non gli sarebbe più capitato di trovarlo
così…
“Non hai smesso di
accanirti con me”
Ogni cosa poteva darsi
che fosse tremendamente sbagliata, ma in fondo, non era
stato sempre così?
“E mai smetterò,
strano che tu non l’abbia ancora capito”
Sotto la pioggia,
stavano tornando bambini.
Non era successo nulla
prima.
Il passato è
passato.
Non tornerà
più.
Lo abbracciò,
mischiando le sue tonalità chiare ed abbaglianti a quelle scure e spente di lui.
Aveva sempre
desiderato sentirlo.
Risultava monotono, fissato,
folle.
Poco
importava.
“Non cambi
mai”
Sorrise, tra le
lacrime, vincendo l’oscurità.
Quello che non doveva
cambiare, alla fine, era cambiato.
“Vuoi restare in
eterno nella pioggia?”
Lo disse dolcemente,
sussurrandoglielo piano all’orecchio.
“La vita è una
fregatura, Naruto”
Nemmeno l’acqua, di
certo non il loro elemento, era riuscita
ad ostacolare l’avvicinamento dei loro corpi.
Un abbraccio poteva
significare molto.
E i gesti valevano più
dell’oro, l’aveva capito.
Infine le parole,
erano state sempre il suo forte.
“La vita è una
fregatura.
Konoha è una
fregatura.
Io sono una
fottutissima fregatura”
E tu… sei quello che
va’ incontro alle fregature, quello che le combatte”
E’ sempre stato
così.
Tutti ti fottono e tu
hai imparato a sbattertene, anche del destino.
Io ti sono stato una
fregatura.
Ed eccoti
qui.
Assurdo e fedele a te
stesso.
Possibile…?
Ma continuerai a
fregarti, standomi affianco.
Stupido che non sei
altro”
Cadde fra le sue
braccia.
Bambino.
“Andiamo
via”
Nonostante fosse allo
stremo, dopo una corsa di ore;
nonostante l’emozione che cercava di immobilizzarlo; nonostante la voglia di
urlare al mondo la felicità di un incontro sperato; nonostante l’esasperante
pioggia, se lo caricò sulla schiena, e cominciò a camminare, con quel peso così
inaspettatamente familiare addosso.
La verità era che
Sasuke, fin dal loro primo incontro all’Accademia, gli era sempre stato
familiare.
Non aveva mai avuto
una famiglia.
Eppure…
Lui era
famiglia.
Sakura era
famiglia.
Se non erano certezze,
queste…
“Naruto...pensi che
vivrò?”
“Almeno fino quando
vivrò io”
Pioveva
insistentemente.
E lui se ne stava
immobile, addormentato sopra il suo corpo bagnato.
Scorse una figura tinteggiata, a pochi metri da
lui.
Il passato s’era
concluso.
Sarebbero cambiati
solamente gli sfondi.
Sorrise ancora,
stavolta non solo alla pioggia…
“Si riparte da
zero”
***
The
end…
Uhm…
Può sembrare un po’
Sasu/Naru, ma dipende dai punti di vista, vedete
voi…
Bè, non ho altre parole
al riguardo. Ora altre cose da aggiungere sarebbero
inutili.
Spero vi abbia ispirato, come a me quando l’ho scritta…
Dedicata a tutti
coloro che, certe volte, hanno bisogno di un po’ di
melanconia…
Grazie a chi leggerà
/o commenterà.
Affettuosi
saluti
terrastoria