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Autore: asyouwishmilady    08/12/2013    7 recensioni
Dopo aver salvato Henry da Peter Pan, Emma e la sua famiglia tornano a Storybrooke. Uncino è ancora con loro, desideroso più che mai di capire cosa provi davvero Emma per lui e, soprattutto di scoprire cosa significasse quel bacio per lei. La ragazza, però, sembra non collaborare, finché, finalmente, non si decide a lasciarsi andare.
Captain Swan.
Genere: Commedia, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Smettila di prenderti in giro, Emma.

Killian cercò lo sguardo di Emma che, immancabilmente, lo evitava con tutte le sue forze. Lo sapeva ormai: era fatta così, aveva paura di aprirsi troppo e di finire col soffrire ancora. Lui la capiva, per questo evitava di metterla troppo sotto pressione. La verità, però, era che non poteva più aspettare. Cosa significava quel bacio? Cosa significava quella frase “qualcosa che non accadrà più”? Aveva bisogno di avere delle risposte ma, se l’avesse messa con le spalle al muro, lo sapeva, l’avrebbe persa per sempre. Come Milah. E non lo avrebbe mai, mai permesso.
«Ti senti bene?» la voce di Henry lo risvegliò dai suoi pensieri.
«Oh… Sì» sorrise ed accarezzò i capelli castani del ragazzino. Era felice di averlo salvato: sapeva quanto Emma tenesse a lui e, per una volta, sapeva di aver fatto la cosa giusta. E poi, gli ricordava il piccolo Baelfire, così coraggioso e così determinato.
«Puoi stare da noi, finché non trovi una casa qui» fece Henry, emozionato, cercando lo sguardo d’approvazione della madre, che però era presa in una conversazione con David e Mary Margaret.
Killian si toccò i capelli con fare con fare nervoso «Grazie davvero, piccolo, ma penso che tornerò nella Foresta Incantata»
Emma e Mary Margaret si voltarono di colpo, scambiandosi uno sguardo confuso, mentre David corrugava la fronte, cercando di capire cosa stesse accadendo.
«Davvero vuoi tornare nella Foresta Incantata?» domandò Mary Margaret, con un pizzico di malinconia.
«Sì» rispose Killian, evitando lo sguardo di Emma «Qui non ho niente e nessuno. Non vedo perché restare. Appena troverò il modo, tornerò nel nostro mondo»
«Ma tu hai qualcuno» cercò di persuaderlo. Si avvicinò di un passo e poggiò la mano sulla sua spalla, in modo rassicurante «Hai noi. Pensi che dimenticheremo che ci hai aiutato a salvare Henry?»
Killian sorrise ironico e si scrollò la mano di Mary Margaret di dosso «Questa politica di vita non fa per me, Biancaneve. Comunque»
«Mary Margaret, dobbiamo andare» Emma irruppe nella conversazione «Dobbiamo sistemare i mobili nuovi»
«Ma credevo che tu e lui…» mormorò l’altra, mentre la figlia la trascinava via.
«Per favore! Shh» la supplicò Emma «David, Henry, andiamo»
E, ad un tratto, Killian si ritrovò da solo in quel posto – come lo chiamavano? Granny? -, alla ricerca disperata della cosa giusta da fare. Emma avrebbe mai ricambiato? Quanto tempo sarebbe rimasto a Storybrooke? Ne valeva veramente la pena? Sì, ma doveva sbrigarsi.
«Non disperarti troppo» una voce femminile stranamente familiare lo sottrasse ai suoi pensieri. Regina. Era seduta a pochi metri da lui. La guardò con diffidenza.
«E’ un club chiuso. I cattivi non sono ammessi» abbassò lievemente lo sguardo e il tono di voce, mostrando il suo dolore nascosto «Anche se provano a fare la cosa giusta»
Killian fece un cenno col capo verso di lei ed uscì di corsa dal locale.

***

«So che mi vuoi» disse Killian, non appena Emma aprì la porta d’ingresso di casa sua. Lei, in tutta risposta, si lasciò andare ad una risata sarcastica «Ma davvero? Senti, a meno che non voglia darti da fare a montare i mobili, vattene» e fece per chiudere la porta. Killian la bloccò con lo stivale «Perché non puoi semplicemente dirmi cosa provi?»
Emma esitò per un istante, poi riaprì la porta, uscì e se la richiuse alle spalle «Non so cosa provo, Uncino. So che finalmente ho una famiglia con cui montare mobili, e un pirata con un enorme uncino al posto della mano mi sta interrompendo»
Lui fece spallucce «D’accordo. Vienimi a chiamare quando ti sarai decisa»
Emma rimase a fissarlo mentre parlava: era così bello, con i suoi occhi azzurri, la barba scura che gli ricopriva il viso. Ed era sincero. E solo. E l’aveva aiutata a salvare Henry. Sbuffò mentalmente, ricordandosi quello che i suoi genitori le avevano insegnato: tutti hanno diritto ad una seconda possibilità.
Aprì la porta con un gesto svelto «Avanti, entra prima che cambi idea». Killian le sorrise e varcò la soglia.

***
«Sei piuttosto bravo con il bricolage» fece Emma, a bocca piena, mentre divorava un waffle al cioccolato, seduta sul divano di casa sua.
«Oh, beh, grazie. Se dovessi avere ancora bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi» le fece l’occhiolino e si lasciò cadere, a sua volta, sul divano.
Emma scosse la testa, divertita e continuò ad addentare il suo spuntino «Vuoi?» porse poi il waffle a Killian che, con un sorriso malizioso in volto, addentò esattamente lo stesso punto che lei aveva morso poco prima.
«Calma gli ormoni, pirata» ritrasse il waffle e si allontanò da lui che, nel frattempo, si era avvicinato fino a far sfiorare le loro gambe.
«Pirata è un po’ formale… Perché non mi chiami Killian?» mormorò, fissando insistentemente le labbra di lei.
«Per favore! Mi sembri mia madre! Uncino va più che bene» la ragazza si alzò con il piatto del waffle tra le mani e si avviò verso la cucina.
«Se ti piarce chiamarmi Uncino, fa’ pure, tesoro» sul suo volto andò a disegnarsi il solito sorriso sornione ed Emma non riuscì a non sorridere a sua volta. Quel tipo era così determinato, e poi le sembrava diverso dagli altri abitanti della Foresta Incantata: la divisione tra bene e male non era così netta in lui.
«Io penso ti chiamerò principessa» biascicò, raggiungendola, per poi stringerla da dietro. Con le braccia strette attorno alla sua vita, le posò un bacio sulla spalla. Emma esitò per un istante.
«Ma che stai facendo?» si divincolò dalla sua presa e lo spinse via «E fa’ attenzione con quel diavolo di uncino»
«A quale uncino ti stai riferendo?» sorrise malizioso, divertito dalla reazione della ragazza.
«A quello che hai al posto della mano. Potevi farmi male, idiota» fece sbrigativa lei. Aveva il respiro pesante: non aveva un contatto così intenso con lui da quando si erano baciati, e si sentiva come se avesse appena preso la scossa. Il suo tocco, il suo odore, la facevano andare fuori di testa. Non doveva fidarsi di lui, ma era difficile resistergli.
Killian l’afferrò per il fianco e la fece voltare verso di lui «Smettila di prenderti in giro, Emma»
Lei rimase immobile a fissarlo, mentre si dirigeva in fretta verso la porta.
«Aspetta» gridò lei, quasi involontariamente.
Killian sobbalzò e si voltò di colpo, sperando che Emma avesse d’un tratto cambiato idea «Ho dimenticato qualcosa?»
«Io ho dimenticato qualcosa» rispose decisa lei, attraversando la stanza a grandi falcate, fino a raggiungerlo.
Prima che Killian potesse rendersene conto, Emma spinse le labbra contro le sue, in un bacio appassionato, bisognoso, ancora più intenso di quello che si erano scambiati sull’Isola Che Non C’è.
Lo stringeva più forte che poteva, nella speranza che quella brutta sensazione di vuoto l’abbandonasse. E’ giusto, si ripeté mentalmente, mentre affondava le mani nei suoi folti capelli scuri. Non voglio che se ne vada.
Quando si staccò, restò impassibile ad osservarlo: era felice, e anche lei lo era. Non poteva essere sbagliato se la rendeva così felice.
«Hai bisogno di vestiti nuovi, non puoi andartene in giro conciato così» strattonò la sua giacca di pelle nera, sfiorandogli il collo con i pollici.
«D’accordo. Tu comincia col togliermeli» ribatté Killian con voce quasi impercettibile, prima di avvicinare nuovamente il suo corpo a quello di Emma, lasciando una scia di leggeri baci sul suo collo.
«Calma gli ormoni. La mia famiglia sarà a casa tra poco, Uncino. Mio figlio ha subito già abbastanza traumi, gli manca giusto vedere un pirata nudo nel soggiorno di casa sua»
In quell’istante, la porta d’ingresso si schiuse ed apparvero Henry e i suoi genitori, che si bloccarono per controllare cosa stesse accadendo.
Emma e Killian si staccarono in fretta «Ehm, ciao. Siete tornati» fece Emma, con le guance arrossate.
«Così pare» rispose David, seccato «Cosa stavate facendo esattamente?»
«Niente» risposero all’unisono.




Lo so, apparentemente senza un punto. Spero vi sia piaciuta lo stesso, perché a me è piaciuto scriverla: è sempre divertente immaginare cosa ci sia tra quei due, soprattutto perché gli autori di ouat non si decidono a farli stare insieme (çç). Grazie di aver letto. Bacio.
Claudia
   
 
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