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Autore: Angels4ever    08/12/2013    2 recensioni
Dopo la loro avventura sull'Isola che non c'è, ognuno ha ripreso a vivere la propria vita, ma Emma è rimasta particolarmente turbata da tutto ciò che è stata costretta a sopportare. Supererà il trauma di sentirsi continuamente una bimba sperduta?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Emma aveva un problema. E si vergognava ad ammetterlo. Aveva un grosso problema, ma temeva di sembrare fragile agli occhi del mondo se lo avesse reso pubblico. Non voleva per nessuna ragione che la corazza creata in ventotto anni di vita potesse abbattersi.
Aveva un figlio, un adorabile ragazzino di undici anni, e doveva essere forte per lui, per i suoi genitori, per la tranquillità ritrovata della propria famiglia.
Tuttavia, dopo Neverland, non era stata più la stessa: tutto era diverso!
Uncino si era trasferito a tempo indeterminato in città. Questo la rendeva inquieta, la metteva a disagio.
Ogni volta che le capitava di incontrarlo, il suo cuore accelerava i battiti. La forte attrazione che provava per il pirata la rendeva spaesata, vulnerabile. Ma sapeva perfettamente che non fosse amore! L'amore, quello vero, era come quello dei suoi genitori: indistruttibile, coraggioso, puro, capace di affrontare qualsiasi cosa. Persino capace di impedire alla morte di prevalere.
Era quel genere di amore delle fiabe, quell'amore per cui lottare ogni giorno. E lei, per Uncino, provava solo desiderio.
Aveva dei begli occhi e una bella bocca, dura, marcata, rosea. E il suo petto era scolpito da mille battaglie e sofferenze: dopotutto era pur sempre Uncino!
Poi c'era Regina. La "Regina cattiva".
Sorrise nel pensare all'appellativo con cui sua madre l’aveva apostrofata. Lei che era la causa di tutti i mali, di tanta sofferenza. Se non fosse stato per Regina, Emma sarebbe cresciuta accanto ai suoi genitori. Avrebbe avuto una famiglia strana, ma pur sempre una famiglia, e si sarebbero amati! Totalmente ed incondizionatamente.
Ma Regina aveva reso tutti protagonisti di un incubo, rovinando le loro vite!
Ma adesso, stranamente, erano diventate alleate. Non amiche, questo no! Ma avendo combattuto fianco a fianco contro Pan per diverso tempo, erano diventate l'una parte integrante dell'altra, proprio come in una famiglia normale.
E poi, Emma a malincuore doveva ammettere che nel crescere Henry Regina aveva fatto un ottimo lavoro.
Nonostante tutti gli sbagli, i casini e la magia, suo figlio era cresciuto buono e forte, con dei solidi principi, ereditando l'ingenuità e l'ottimismo quasi snervante della nonna Biancaneve.
Emma riprese a camminare a passo di marcia, a testa alta, con uno sguardo fiero e maestoso capace di incutere un certo rispetto.
Sorrise ad Archie che passava con il suo cane Pongo, si fermò a stringere il piccolo Pinocchio piantando i suoi occhi in quelli azzurri di lui, mano nella mano con Marco.
Era August. Era il suo compagno d'infanzia, anche se in sembianze più giovani, e solo Dio sapeva quanto le mancasse.
Continuò ad andare avanti, fermandosi presso il negozio del Signor Gold.
Per la prima volta da molto tempo aveva di nuovo paura, ma non del vecchio Tremotino. No. Aveva paura di suo figlio, Neal Cassidy. L'amore della sua vita.
Un tempo aveva creduto che nonostante tutti i suoi errori lui l'avrebbe amata sempre, ma  ora cominciava a pensare che forse si sbagliava. Aveva superato il limite con quel bacio fugace ed istintivo dato ad Uncino e Neal era arrabbiato, Emma riusciva a percepirlo, anche se faceva finta di niente. Lei lo conosceva meglio di chiunque altro.
Fece un lungo respiro ed entrò, sfoderando un sorriso incerto.
<< Ciao Emma! >> Henry le si buttò letteralmente tra le braccia, stringendola forte, come solo un figlio adorante della propria madre può fare.
<< Ehi ragazzino! >> lo salutò con una finta allegria.
<< Stavo aiutando Belle, papà e il nonno per le pulizie del negozio! >> spiegò allegramente, indicando le altre persone nella stanza, intento a spostare mobili e a spolverare.
<< Grandi pulizie? >> Emma sorrise al Signor Gold, ancora titubante. Per niente abituata ad averlo come amico.
<< Già, ogni tanto ci vuole! >> rispose l'anziano signore.
Neal si girò verso di lei, pensieroso, fissandola truce << Potevo riportarti io il bambino, non c'era bisogno di tutta questa fretta! >>
<< Si lo so, ma devo accompagnarlo da Regina. Questo Week End sta con lei! >> spiegò visibilmente a disagio.
Gli occhi dell'uomo sembravano volerla perforare. Erano tristi, spaventati!
Neal si morse il labbro inferiore, e continuò a dedicarsi al suo lavoro.
Dio quanto era bella. Non poteva negarlo! Una parte di lui l'avrebbe amata sempre!
Le aveva promesso che avrebbe lottato sempre per lei, ma ormai era palese che il loro rapporto si trovava in un vicolo cieco. Emma era troppo confusa, troppo spaventata, troppo indecisa. L'unica persona per cui aveva spazio e tempo nel suo cuore era il loro bambino, che entrambi amavano.
<< Dai Emma andiamo, o Regina si arrabbierà! >> Henry la trascinò fuori prendendola mano nella mano.
Raramente era capitatolo loro di stare da soli. Purtroppo le circostanze richiedevano che dividesse il bambino con altre persone: tre nonni, una nonna acquisita, una mamma adottiva e un padre ancora quasi sconosciuto. Per non parlare della scuola e degli amici.
Così Emma passava del tempo con suo figlio solo dieci minuti al giorno ormai, ma da una parte era meglio così: lei aveva dei  fantasmi da combattere, e senza Henry avrebbe risolto prima i suoi problemi.
<< Mi mancherai ragazzino. >> ammise arrossendo.
Henry alzò gli occhi al cielo, spazientito. << Mamma! Sono solo due giorni. Poi torno a casa da te, promesso! >>
Emma annuì poco convinta.
<< Perché tu e il nonno non andate  a fare delle cose? >>
<< Che tipo di cose ? >>
<< Non saprei! Andare a cavalcare ad esempio, fare tutto ciò che fanno una figlia ed un padre. Conoscervi! >> sentenziò Henry saggiamente. Si, lui era il degno erede di Biancaneve e del Principe Azzurro. Aveva la bontà della nonna e la saggezza del nonno. Era un "principino", come lo chiamava Regina, e faceva parte di quel mondo! Della foresta incantata. E lei? Lei ne faceva parte? Non ne era poi così sicura.
Regina li attendeva davanti casa, la porta spalancata, due occhi torvi capaci di incendiare una foresta.
<< Miss Swan! Come sempre in ritardo. >>
<< Scusami Regina. Ho avuto un contrattempo. >>
<< Mamma! >> Henry corse da lei, lasciandole un bacio affettuoso su una guancia. Lo sguardo della "Regina Cattiva" si addolcì, facendo sorridere Emma.
Quel bambino ci sapeva proprio fare! Come poter essere freddi davanti a quegli occhioni? Gli stessi occhi di Neal.
Cercò di scacciare via l'immagine dai suoi pensieri e dal suo cuore.
Regina accarezzò la testa del loro bambino delicatamente, come se temesse che da un momento all'altro si potesse spezzare. << Henry, tesoro, entra in casa! Io devo parlare un attimo con Emma.>>
Henry annuì, sorridendo dolcemente a tutte e due le sue mamme, correndo dentro casa.
Regina si avvicinò ad Emma, fronteggiandola.
<< Si può sapere cos'hai? >>
Emma spalancò gli occhi, stupita. << Come? >>
<< Da quando siamo tornate Dall'Isola che non c'é, tu sei diversa! >>
<< Questo non è vero! >> Protestò Emma in risposta.
<< Ma ti sei vista allo specchio? Hai due occhiaie che fanno spavento. >>
<< Grazie Regina, amabile come sempre! >>
<< Io  dico solo la verità! Non sono come i tuoi cari genitori. Loro non farebbero mai nulla per offenderti! Io invece ti dico un'altra cosa: riprenditi. Se non per i tuoi genitori, fallo per nostro figlio! >>
Emma la fissò, occhi chiari, cerulei, in quelli cioccolato di Regina.
Annuì per farla contenta e si avviò verso casa, trascinando i piedi uno davanti all'altro con forza.
Neverland l'aveva cambiata. Anzi, aveva cambiato tutti loro! Ma i suoi compagni di disavventura non volevano ammetterlo. Ognuno aveva ripreso in mano le redini della sua vita, riprendendo la propria routine da dove l'avevano interrotta.
Lei, per chissà quale motivo, non ci riusciva.
Si era comportata da leader, come l'aveva definita David una volta, e aveva riportato tutti a casa sani e salvi, bimbi sperduti inclusi.
Ma Neverland aveva lasciato su di lei ferite interne più profonde, ed ella attendeva che si cicatrizzassero.
Anche lì, nonostante avesse ritrovato i suoi genitori, si era sentita una bimba sperduta, un'orfana. E quella sensazione di vuoto non sarebbe scomparsa tanto facilmente.
Quella notte Emma non chiuse occhio. Di nuovo. Da quando era tornata a casa non aveva dormito mai! Neanche una volta.
Belle le aveva consigliato un libro speciale, "Non lasciarmi"; diceva che l’aveva aiutata a far chiarezza su tante cose. Ma Emma in quel momento non era dell'umore adatto per leggere.
Chiuse il libro con forza, poggiandolo sul comodino e scendendo al piano di sotto.
David e Mary Margaret erano placidamente addormentati.  
Le facevano tenerezza, si amavano veramente molto. Un amore quasi folle.
Emma si sedette sul bordo del letto accanto a sua madre, sperando che si svegliasse.
<< Tesoro, sono le tre del mattino. Si può sapere che ci fai sveglia a quest'ora? >> chiese Biancaneve in un sussurro.
<< Non riesco a dormire! >> rispose titubante la figlia.
Mary Margaret sorrise, spostandosi accanto al marito, e facendole posto nel letto con loro.
Emma aggrottò la fronte, inorridita << Ma sei impazzita? Non posso. >>
Biancaneve sospirò. Emma poteva immaginarla alzare gli occhi al cielo, nonostante l'oscurità quasi totale.
<< Non fare la stupida. >>
<< Mary Margaret, ho ventotto anni! Certi atteggiamenti sono vietati per me. >>
<< Ti conosco Emma, e so che è l'orgoglio a farti parlare. Una mamma conosce sempre la propria figlia, a prescindere dalle cause della loro separazione! >>
Emma ringraziò il cielo che fosse buio, così da non far notare il colore rossastro che le aveva dipinto le guance, proprio come una bambina.
Biancaneve la strinse a sè con un braccio accarezzandole i lunghi capelli biondi, lasciando che sua figlia le poggiasse la testa sul petto, sopra il suo cuore.
La adorava, era una fantastica, bellissima, giovane donna.
Emma, a sua volta, non poteva far altro che ammettere quanto le fossero mancate tutte quelle coccole e quelle attenzioni, negli anni precedenti.
Ripensò con rammarico a tutti i segreti che erano trapelati durante la loro permanenza sull'Isola che non c'é. Sua madre, la donna che ora le stava accanto, desiderava un'altra chance, desiderava un altro figlio.
<< Tesoro mio, a cosa pensi? >> chiese sua madre con finta innocenza. Ma lei lo sapeva. Sapeva di averla ferita e delusa, di nuovo.
<< A niente. Sono solo stanca. Ho sonno. Ma non riesco a dormire. >>
David si mosse accanto a lei, avvolgendo le due donne che più amava al mondo in un tenero e goffo abbraccio.
<< Confidenze notturne? >> borbottò in uno stato di trance.
<< Tesoro, nostra figlia non riesce a dormire! >> spiegò Mary Margaret con un risolino.
<< Ho gli incubi ... >> mormorò la loro figlia.
<< Incubi? >>
<< Vedo lui. Vedo Peter Pan. Continuamente. >>
David si svegliò di colpo, ora perfettamente lucido.
<< Lui non farà più del male a nessuno, tesoro. Non c'é più!>>
<< Davvero? Ne sei sicuro? Lo sappiamo tutti molto bene. Peter Pan non fallisce mai. >>
Mary Margaret sussultò, gli occhi spalancati.
David si alzò dal letto; sembrava agitato, nervoso, irrequieto come non mai. Era un comportamento non da lui.
Iniziò a cercare qualcosa dentro la cassettiera accanto al letto, velocemente.
<< Ma che stai cercando? >> Emma cercò di scorgere qualcosa al di là della madre.
David passò accanto a lei, e le accese una lunga candela bianca, dall'aspetto regale.
<< E' una candela. >>
<< Lo vedo anche io, David. >>
Il Principe Azzurro accarezzò con dolcezza la testa della sua unica figlia, sorridendole.
<< Questa candela scaccia gli incubi! >> spiegò accendendola.
<< Davvero? >>
Mary Margaret tremò appena. << Certo, con me ha funzionato! >>
<< Credo che ci voglia più di una candela per me. >> borbottò con gli occhi lucidi << Ho paura. Ho una maledetta paura. >>
<< Tesoro mio, ma di cosa ? >>
<< Di tutto! Di vivere probabilmente. E rabbrividisco al solo pensare che in Neal e in Henry scorre il suo sangue. E se mio figlio diventasse come lui? Una volta ci è andato molto vicino. >>
<< Tesoro, Henry non sarà mai come Peter Pan! Neal è un brav'uomo! E anche vostro figlio lo sarà; non è il sangue a fare la differenza, ma il modo in cui voi lo educherete. >>
Emma non sembrava troppo convinta, ma fece finta di niente.
Chiuse gli occhi mentre sua madre la cullava appena, e crollò in un sonno profondo, dimenticandosi di Neverland, delle responsabilità, di colui che non fallisce mai.
Per la prima volta in quasi due mesi riuscì a dormire. Un sonno tranquillo, senza incubi o preoccupazioni, privo di immagini. I suoi genitori, come sempre, la aiutarono anche quella volta. Con il loro “buonismo irritante”, l'avevano metaforicamente salvata.
* * *
Il mattino seguente, il calore di un sole luminoso e acceso inondò il piccolo appartamento con un miscuglio di mille odori diversi: la cera di una candela ormai sciolta, una colazione calda e in preparazione!
Emma aprì piano gli occhi, sentendo lo sguardo di sua madre su di sé, nella stessa posizione in cui si era addormentata. Era rimasta ferma accanto a lei per tutta la notte?
David era ai fornelli e bazzicava da un punto all'altro della cucina.
<< Che profumino! >> commentò Emma scattando a sedere, ancora leggermente confusa.
<< Ho cucinato un po' di tutto. Muffin, ciambelle, pancake, frittelle! Cosa preferisci? >>
<< Ti sei dato da fare vedo, non è un po' troppo? >>
<< Bisogna sempre iniziare la giornata con un'abbondante colazione! >> si intromise Mary Margaret, andando a sedersi a tavola.
<< Così scoppieremo! >>
<< Ma per favore! Nonostante mangi tanto non metti su neanche un chilo. Come fai è un mistero! >>
Risero tutti e tre, come una vera e normale famiglia americana.
<< Mamma, papà.  >> Emma chinò lo sguardo in imbarazzo, fissando intensamente il muffin che teneva tra le mani. << Vi voglio bene. >>
David e Mary Margaret si fissarono intensamente per un lungo istante. Per la seconda volta in tutta una vita la loro "bambina" li aveva chiamati "mamma" e "papà". L'unica differenza era che questa volta non stavano per morire e nessun sortilegio li avrebbe divisi.
Questa volta loro sarebbero rimasti insieme per sempre, felici e contenti.
Uniti, in una vita pacifica e tranquilla, senza magia, problemi o guerre.
Cambiarono argomento, parlando del più e del meno, per non mettere in soggezione la loro adorata figlia, già troppo imbarazzata.
Quello sarebbe stato l'inizio di una nuova vita!


Okok premetto che non è uscita proprio come desideravo...ma è la mia prina ff su Once Upon a Time <3 magari la prossima andrà meglio :P
  
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