IX.
Si pensa
sempre di essere pronti per quello che ci aspetta. Non lo si è.
Grey’s Anatomy
To build a home –
The Chemical Orchestra
Era
stato parecchio fastidioso da parte di Bonnie lasciarlo lì, lontano da Elena,
da tutto quello che le stava succedendo, lontano da lei e dal bambino, ma
infondo era per il suo bene.
Damon
non faceva che ripeterselo mentre saliva per l’ennesima volta le scale d casa Gilbet che era diventata da qualche ora il suo rifugio.
Sapeva
che non doveva uscire di lì per nessun motivo e così, per tenersi impegnato
durante l’attesa, si stava impegnando a salire e scendere le scale di legno.
Aveva
contato i grandini più e più volte ed era poi passato a contare il tempo che
impiegava solo salendo, per poi sommargli quello impiegato durante la discesa.
Non
aveva mai passato del tempo annoiandosi così tanto, ma le parole di Bonnie lo
avevano bloccato lì, per la prima volta in vita sua aveva pensato ad un essere
che andava al di fuori da se stesso e da Elena; aveva pensato al piccolo Rick e
al fatto che non voleva ferirlo in alcun modo.
Bonnie
era terrorizzata all’idea che Damon, sentendo le urla di dolore di Elena,
causate dal parto, avrebbe desiderato la morte del piccolo e grazie
all’asservimento il suo sogno non avrebbe fatto altro che avverarsi.
Era
più lontano che poteva. Lei era alla pensione dei Salvatore, ed era al sicuro,
come il bambino che avrebbe dato alla luce a breve. Bonnie e Caroline non
avrebbero mai permesso che le succedesse qualcosa, né a lei né al piccolo, e
lui avrebbe fatto lo stesso, li avrebbe voluti proteggere, ma l’asservimento
glielo impediva e sebbene avesse giurato che non avrebbe mai ferito Rick,
sapeva di non avere nessun controllo quando si trattava di Elena.
Stare
lì era la migliore delle soluzioni.
Non
le avrebbe stretto la mano come ogni film romantico presupponeva e non avrebbe
sorriso quando, guardando il viso del piccolo avrebbe saputo di essere stato il
primo a vederlo, ma era disposto a sacrificare queste romantiche sciocchezze
per la vita di quello che sarebbe stato il suo unico figlio.
Mentre
percorreva le scale ancora una volta, discendendole, il peso di ciò che stava
succedendo lo prese alla sprovvista facendolo cadere seduto su un gradino.
Lui
era lì, in attesa di quella che sarebbe stata la sua famiglia, di quella che
aveva scelto e creato, ma era solo. La sua famiglia precedente, Stefan, lo
aveva abbandonato lì e Damon non poteva che chiedersi se anche Elena e Rick, un
giorno, lo avrebbero abbandonato e non poteva sopportare una risposta positiva.
Era
patetico come forse non era mai stato, eppure si era sentito talmente felice in
quegli ultimi tempi che tornare quello di una volta, il vendicativo e oscuro
fratello minore dei Salvatore, non gli faceva alcuna voglia.
-Sei qui?- Damon, talmente assorto nei suoi pensieri non aveva sentito la porta
di casa Gilbert spalancarsi e nemmeno i passi di Bonnie che si avvicinavano.
-Eccoti!-
Gridò la ragazza una volta posato lo sguardo sul vampiro, ancora seduto su uno
degli scalini di legno, con la testa appoggiata al muro, totalmente preso dai
suoi pensieri infelici.
Damon
si alzò di scatto quando sentì la voce della ragazza e subito realizzò che se
Bonnie era lì, allora Elena e Rick dovevano stare bene e probabilmente lui in
questo momento era felicemente sdraiato tra le braccia della mamma.
-Come
stanno?- Chiese con evidente preoccupazione e affanno Damon.
-Loro
stanno bene. E’ andato tutto bene.- Constatò lei annuendo vigorosamente con il
capo, come per dargli una maggiore conferma.
-Ma
tu dovrai sederti.- Aggiunse poi posizionandosi davanti a lui per potergli
impedire ogni via di fuga.
-No,
io devo correre da loro, vedere come stanno. Voglio passare una mano fra i
capelli di Elena mentre tengo stretto il piccolo Rick fra le braccia.- Damon
non poteva credere di averlo veramente detto, non davanti a Bonnie perlomeno.
Si stava rammollendo un po’ troppo forse.
-Tu non vai proprio da nessuna parte. Prima io e te dobbiamo fare un
discorsino.- Cercò di intimarlo lei, senza però ottenere un grande risultato.
-Se
vuoi minacciarmi dicendomi di fare il bravo ragazzo con Elena, sai benissimo
che lo farò, e che soprattutto le tue minacce non mi farebbero alcuna paura.-
Cominciò Damon cercando intanto di divincolarsi in qualche modo da quella morsa
che creava il corpo di Bonnie bloccandolo nella bocca delle scale.
-Le
mie minacce dovrebbero terrorizzarti, ma non è questo ciò di cui voglio
parlarti. Ora siediti e appena avremmo finito potrai andare da loro.- Disse lei
in tono ragionevole che stranamente acquietò Damon che si mise diligentemente
seduto su di uno scalino con la schiena dritta e tesa di chi non vede l’ora di
correre via veloce.
-Caroline
e Klaus hanno trovato la cura.- Iniziò Bonnie cercando di usare il tono di voce
più calmo che aveva in repertorio.
-E’
un’ottima cosa. Finalmente arriva il lieto fine.- Sorrise Damon e scattando in
piedi tentò, invano, di fare due passi in avanti prima che le mani di lei lo
spingessero nuovamente sul gradino.
-Sarebbe
un’ottima cosa se la cura non fosse ciò che è.- Sospirò Bonnie passandosi una
mano fra i capelli visivamente agitata, anche se nella sua voce non c’era
nient’altro che calma assoluta.
-Mi
spiace ma se mi fai una frase così complicata, di sicuro non ci capirò molto.-
Tentò di ironizzare Damon. Aveva capito che qualcosa non andava, solo che non
riusciva bene a capire cosa.
Il
silenzio calò nella casa, come quando la strega aveva scoperto della gravidanza
di Elena.
Tutto
era muto, irreale e Damon per la prima volta in vita sua, ebbe paura. Paura che
ciò che sarebbe uscito dalle labbra di Bonnie lo avrebbe riportato alla realtà
troppo violentemente.
-La
cura è un pugnale.- Si limitò a dire lei dopo diversi secondi di silenzio.
-Cosa!?-
Damon si era alzato nuovamente e questa volta Bonnie non aveva nemmeno tentato
di fermarlo, sapeva benissimo che grazie alla rabbia che stava crescendo dentro
di lui, non ci sarebbe mai riuscita.
-Cosa
vuol dire: “La cura è un pugnale.”!?- Ripeté Damon con enfasi guardando la porta
davanti a sé per poi voltarsi verso Bonnie, che adesso dava le spalle alle
scale, in cerca di una risposta.
-Non
vedo come avrei potuto fartela più semplice. La cura è un pugnale. Per poter
sciogliere il legame che l’asservimento crea dovrai…-
-Dovrò
ucciderlo.- Gli occhi di Damon erano fissi nel vuoto, rendendo quell’azzurro
ghiaccio di una tonalità spaventosa e grottesca, che mai, in tutti quegli anni
di oscurità, avevano mostrato.
-Dovrò
uccidere nostro figlio.- Aggiunse. Bonnie poteva vedere la speranza morire
lentamente nei suoi occhi per poi abbandonarli, scivolando giù per le guanci,
racchiusa in piccole lacrime salate.
Bonnie
non lo aveva mai visto così sconvolto. -C’è una possibilità che, che il bambino
si salvi o la cura stessa sarebbe inutile.- Cercò di spiegargli con vera
speranza. Il fatto stesso che la cura esistesse implicava che in qualche modo
doveva risanare e la morte sarebbe stata, probabilmente, una della possibilità,
ma di certo sarebbe bastato una qualunque arma.
-Ora
posso andare da loro?- Riuscì a chiedere Damon con una voce smorzata
dall’infelicità.
-Certamente.
Puoi andare, ma non dirle niente, non adesso!- L’ultimo consiglio prima di
vedergli aprire la porta di casa Gilbert.
Bonnie
si chiedeva come, dopo quella scoperta, riuscisse ancora a muovere i muscoli
del proprio corpo senza soffrire tanto da perdere il fiato ogni volta.
-Non
lo farò. Non voglio farla soffrire.- Le ultime parole prima che scomparisse al
di là della porta.
***
Non
ne avrebbe parlato.
Non
con lei.
Non
in quel momento.
Si
fermò davanti alla porta della villa dei Salvatore e la fissò per qualche
secondo. Si asciugò gli occhi dalle lacrime che per tutto il percorso non
avevano smesso di scorrergli lungo le guance. Chiuse gli occhi per qualche
secondo, fece un profondo respiro, si stampò un grande sorriso sulle labbra e
aprì il portone vedendosi una Caroline felice e ed elettrizzata corrergli
incontro con le braccia spalancate e un sorriso brillante.
L’impatto
con il suo corpo lo fece tornare alla realtà.
La
strinse fra le braccia pensando che solo pochi attimi dopo, quelle stesse
braccia avrebbero accolto il corpicino di Rick. Suo figlio. Ora non poteva e
non voleva pensare alla cura, a ciò che avrebbe dovuto fare. Voleva vivere come
aveva sempre sognato, vivere quel momento così come facevano tutte le altre
famiglie, in modo normale.
Liberò
la bionda dalla stretta e si diresse subito in salotto, dove sentiva scalpitare
un piccolo cuoricino energico.
Elena
era seduta sul divano con un fagotto di coperte in grembo.
Damon
le si avvicinò, le sorrise stampandole un dolce bacio sulla fronte per poi
lasciare cadere lo sguardo sul piccolo volto che emergeva dalla stoffa.
Era
bruttino, il volto rugoso contratto in una smorfia ma agli occhi di Damon
appariva semplicemente perfetto. Pochi capelli di un castano chiaro facevano
capolino dalla stoffa e gli occhi, quasi sempre tenuti serrati, apparivano di
un azzurro rubato alla desolazione dei ghiacci del polo.
Damon lo aveva preso in braccio con timore ma appena lo aveva sentito
rilassarsi si era, a sua volta, tranquillizzato. Lo cullava tenendolo
appoggiato sul braccio; la testa talmente piccola da stare comodamente nel
palmo della mano del vampiro.
Elena
guardava la scena sorridendo, rapita dai suoi due ragazzi. Se in quel momento
fosse partita una melodia al piano sarebbe stato un finale perfetto. Invece fu
la voce cristallina di Caroline ha irrompere nel silenzio.
-Penso che il piccolo voglia conoscere la zia!-
-E
io penso che la mamma del piccolo voglia tornare dal suo papà…- Sussurrò Elena
all’orecchio di Damon facendolo rabbrividire di piacere.
-E’
una bella idea, piace anche al papà in questione.- Aggiunse Damon sorridendo
sornione. Caroline li guardò con una smorfia di disgusto per poi rivolgersi a
Rick.
-Andiamocene,
qui presto usciremo dalla zona protetta.- Dopo averlo preso dalle braccia di
Damon senza privarlo di uno sguardo di rimprovero e uscì dalla stanza
lasciandoli finalmente soli.
-Chi
ha detto che il padre in questione eri tu?- Chiese maliziosa Elena alzandosi
dal divano sul quale era seduta, avvicinandosi a Damon.
Lui finse di imbronciarsi incrociando le mani al petto, dando le spalle alla
ragazza. Lei sorrise scossando la testa e avvicinandoglisi.
-Dovrai
dare un taglio alla gelosia. Ora non sei più l’unico uomo nei miei pensieri.-
-Anche
io penso costantemente ad un uomo.- Aggiunse lui sorridendole.
-Allora
dovrei essere io quella gelosa…e anche un po’ scioccata.- Elena si fermò a
guardarlo sgranando gli occhi mentre lui, ancora a braccia incrociate
continuava a fissare il camino.
Lo
sguardo di Elena si addolcì improvvisamente, mentre lei riprendeva ad
avvicinarsi a lui.
-Dovrò
farti tornare quello di una volta allora.- Gli sussurrò nelle orecchie,
arrivatagli ormai alle spalle. Un brivido freddo percorse la schiena di Damon
nonostante il fuoco nel camino scoppiettasse senza sosta. Si girò verso di lei
non potendo più resistere al desiderio di perdersi in quel mare oscuro che
erano i suoi occhi.
-Sai
che non ce né alcun bisogno.- Si limitò a dire lui prima che la voce gli si
bloccasse in gola.
Elena
aveva cominciato ad accarezzargli il petto solleticandogli la pelle che stava
letteralmente andandogli a fuoco.
Era troppo tempo che si tormentava con tutti quei pensieri infelici sulla cura,
aveva bisogno di rilassarsi un po’ e quale miglior luogo se non le braccia di
Elena.
Infilò
una mano fra i suoi capelli, dietro alla nuca e l’avvicinò alle sue labbra con
un movimento veloce e istintivo. Avanzò di un mezzo passo facendo così aderire
il suo petto al corpo di Elena.
Voleva
sentirla vicina, attaccata a lui, come calamitata, voleva che non lo
abbandonasse mai, ma sapeva che presto sarebbe successo.
Tenerla
fra le braccia gli faceva sentire che era tutto reale, che almeno per un
attimo, lei era stata fiera di lui e di ciò che avevano costruito insieme.
Elena
si era accorta che i baci di Damon sapevano di nostalgia, gridavano
disperazione e malinconia e lei voleva semplicemente che fosse felice, così
come lo era lei, perché per loro era finalmente arrivata la parola “Lieto fine”.
-Ora che abbiamo la cura possiamo vivere felici e contenti.- Si limitò a
sussurrare sulle sue labbra prima di sprofondarci nuovamente,
Se
possibile aveva peggiorato la situazione. Damon ora era distante, si staccò da
quel bacio ed accarezzandole la guancia con una compassione che non era sua la
guardò intensamente.
-Possiamo
semplicemente evitare di parlarne per oggi.-
Elena
corrugò leggermente le sopracciglia, non capiva.
Ma decise che per quel giorno non le interessava capire, voleva solo lui.
Sorrise maliziosamente prima di avvicinarglisi nuovamente.
-Dove
eravamo rimasti?- Per tutta risposta Damon si buttò sulle sue labbra senza
farla aspettare un secondo di più.
–Ehm…scusate
ma devo andare!- Urlò Caroline per attirare la loro attenzione mentre entrava
con gli occhi chiusi e una mano su quelli di Rick, che teneva in braccio, per
tenere serrati anche i suoi.
Aprì
leggermente un occhio e vedendoli vestiti e in piedi si rilassò sospirando
rumorosamente e tolse la mano dagli occhi del bambino che cominciò a ridere,
credendo si trattasse di un qualche gioco divertente.
Damon
la guardò spazientito. Proprio ora che riusciva ad avere un minuto solo con
Elena lei doveva andarsene?! Le sue sfortune non finivano mai!
-Avevi promesso di fare la buona zia babysitter…- Le ricordò prima di andarle
incontro per prendere il piccolo dalle braccia.
Caroline
scosse la testa facendo ondulare la chioma bionda. -Si, ma il figlio è vostro,
su, su, amatelo un po’!- La sua voce cristallina risuonò nel grande soggiorno
prima che il portone di casa si richiudesse dietro di lei con un tonfo.
Elena
sorrise dolcemente a Damon mentre lui faceva ruotare gli occhi e si sedeva sul
divano al suo fianco pronto ad affrontare la sua prima serata in famiglia.
E fino a che non si addormentò sperò che non fosse anche l’ultima.
Buongiorno :)
Ed ecco qui il nuovo
capitolo. Spero vi piaccia e non deluda le vostre aspettative.
Il piccolo Rick è nato ma, ovviamente, ci sono dei problemi…
Grazie a tutti quelli che hanno inserito questa storia fra le preferite, fra le
ricordate o fra le seguite.
Grazie a chi recensisce ogni volta e grazie anche a chi decide di dare una
semplice letta.
Grazie davvero tanto. Stò diventando ripetitiva ormai
ahahah
Aspetto le vostre care recensioni :)
Un bacione,
HollyMaster