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Autore: KuromiAkira    13/05/2008    3 recensioni
[Mai HiME - anime]Aprì lentamente gli occhi trovando l’altra metà del letto vuota.
Si strinse ancora di più addosso le coperte, indugiando ancora per qualche istante prima di decidersi ad alzarsi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di cominciare ringrazio AtlantisLux che mi ha fatto da beta e per i consigli che mi ha dato (spero di riuscire a seguirli e a non rifare più molti erroracci) e Shainareth per l’appoggio e per la pazienza (e per i deliri su messanger, chiaramente XD)


Il tepore dei raggi del sole penetrava attraverso le tende che ornavano le finestre della camera da letto, disturbando il suo sonno.
Strizzò appena gli occhi, voltandosi dall’altra parte e solo allora riuscì a sentire il cinguettio degli uccelli.

Non aveva ancora voglia di alzarsi, d’altronde non c’era bisogno di farlo per forza presto quel giorno, così rimase immobile, ispirando profondamente per sentire il lieve profumo di lavanda che proveniva dalle lenzuola.

Aprì lentamente gli occhi trovando l’altra metà del letto vuota.
Si strinse ancora di più addosso le coperte, indugiando ancora per qualche istante prima di decidersi ad alzarsi.

Lo fece lentamente, camminando verso la porta rimasta semi-aperta, dirigendosi verso il salotto dove vide la portafinestra che dava sul balcone aperta.

Sorrise. Akira stava stendendo i panni approfittando della soleggiata mattinata di inizio maggio.
Era quasi divertente vederla stendere con tanto impegno, addirittura metteva la roba in ordine per tipo e colore.
Nei lavori di casa quella ragazza era quasi più maniacale di lui.

Gli dava una sensazione strana convivere nella stessa casa.

Lui ed Akira avevano già vissuto insieme, tanti anni prima, quando facevano ancora le scuole medie, quando lei si fingeva ancora un ragazzo.
Subito dopo la fine del Carnival Takumi era partito per l’America per andare a fare l’operazione che gli avrebbe permesso di vivere una vita normale o, nel peggiore dei casi, che avrebbe messo fine alla sua vita, praticamente appena iniziata davvero.

Poi Akira aveva deciso di vivere come una ragazza, sfidando dicerie e pregiudizi, soprattutto per l’essersi fidanzata con l’ex compagno di stanza, cosa che aveva aumentato l’ambiguità della situazione che, a parte i diretti interessati al Carnival, nessun altro poteva comprendere davvero.
Come conseguenza logica, quindi, lei si era trasferita nel dormitorio femminile e da allora non avevano avuto più occasione di vivere sotto lo stesso tetto.

Ora che la scuola era finita e avevano cominciato entrambi l’università, invece, i due avevano deciso di comprare un appartamento.

O meglio, glielo aveva comprato il padre di Akira, il capo clan della famiglia Okuzaki, un uomo dal portamento fiero e dallo sguardo severo che si era però dimostrato un uomo molto più piacevole di quello che Takumi avesse mai potuto immaginare, accettando di buon grado di comprare una casa per sua figlia e il suo ragazzo, soprattutto dopo aver saputo la situazione del giovane Tokiha.
A dir la verità, inizialmente, si era offerto di ospitarli in casa sua, quella che era stata, e in ogni modo sarebbe sempre stata, la casa di Akira, il luogo in cui lei aveva vissuto la sua infanzia non proprio spensierata.
Ma entrambi i giovani avevano rifiutato, decisi a vivere con le loro forze un futuro che già da allora si prospettava difficile, a causa del grosso debito che Takumi avrebbe dovuto ripagare, anche a costo di molti sacrifici.

Così, a 5 anni dall’intervento al cuore, dall’inizio di una nuova vita per entrambi, i due avevano ricominciato a convivere, questa volta più vicini, più spontanei e, soprattutto, più sereni.

Quasi non ci credeva di poter finalmente vivere in quel modo; probabilmente era da quando Akira se n’era andata dal dormitorio maschile che Takumi desiderava stare ancora insieme a lei e sentiva che se era sopravvissuto all’operazione, se era riuscito a trovare la forza di vivere, proprio grazie ad Akira, era stato per arrivare fin lì, per poter passare al suo fianco gran parte della giornata, perchè quella situazione era ciò a cui aveva sempre aspirato.

E, quel mattino, vederla fare una cosa tanto banale e semplice come stendere i panni tranquillizzava Takumi che sentiva di starsi abituando a vederla ogni giorno, ogni mattina, fare le cose quotidiane e semplici, perché capiva il motivo per cui si sentiva in quello stato.

- Intendi stare lì a fissarmi ancora per molto? – chiese la ragazza senza smettere di fare quello che stava facendo.

Takumi ridacchiò, era impossibile che Akira non si accorgesse della sua presenza.

Le si avvicinò cingendole dolcemente le spalle, sussurrandole all’orecchio un ‘buongiorno’ che non mascherava la sua particolare felicità.

- Buongiorno a te. Come mai tutta questa allegria, stamattina? – chiese calma lei, svincolandosi dall’abbraccio e continuando a stendere le ultime cose.

Lui appoggiò i gomiti sulla ringhiera, senza perdere quel sorriso comparso sul suo viso ormai dieci minuti prima, fissandola.

- Allora? – chiese lei leggermente imbarazzata dall’essere scrutata in quel modo.
- Nulla, stavo pensando che sembri una perfetta mogliettina. – risposte dolcemente.

Vide la sua ragazza irrigidirsi appena e arrossire visibilmente, poi prendere velocemente la bacinella, dove aveva messo i panni da stendere, e allontanarsi velocemente borbottando uno ‘stupido’ a cui Takumi era ormai fin troppo abituato.

Ridacchiando ancora, intenerito come sempre dalla timidezza di colei che apparentemente era una ragazza distaccata e fiera, seguì la ragazza dentro casa attendendo che sistemasse la bacinella in bagno e tornasse in salotto, per poterla abbracciare, e baciare dolcemente e affrontare così una nuova giornata al fianco di colei che, ormai, era la sua famiglia.
  
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