Just
one reason
Disegnò
con gli occhi la sagoma che, qualche attimo prima, aveva stretto tra
le braccia: il Fante era letteralmente sparito e Anastasia non poteva
far altro che incolparsi dell'accaduto. Non aveva lottato abbastanza,
ecco qual era stato il più grande errore della sua vita: non
aveva combattuto in nome dell'amore, ma contro di esso.
«È
sparito, non ci posso credere».
Soffocò il pesante
groppo in gola, poiché una sovrana non poteva svilirsi in
tal
maniera, poi si voltò in direzione di Alice: paradossalmente
era riuscita a riunirla al vero amore, rinunciando al proprio.
«Lo
troveremo. Il Fante è un mio amico, non
permetterò che
gli accada nulla».
Alice tese la mano in direzione della
Regina, ma quest'ultima la rifiutò prontamente; si
issò
di sua spontanea volontà, invece, grugnendo con disprezzo:
«Non saranno le belle parole, Alice, a salvarci. L'ho
imparato
tanto tempo fa».
A
differenza delle sue sorelle, Anastasia non aveva mai aspirato alla
ricerca di un buon partito: adorava i balli di corte, ma il suo
intento primario era il divertimento e non l'ambizione. Avrebbe
dovuto ringraziare per le opportunità che le erano state
offerte nella vita, non aveva mancato di ricordarle sua madre, alcune
fanciulle non potevano nemmeno ammirare le sontuose guglie dei
castelli nei quali aveva messo piede.
Quel giorno sua madre aveva
deciso che Anastasia avrebbe visto con i propri occhi, così
da
potervi credere, cosa significava vivere una vita comune: per cui era
stata letteralmente spedita fuori dal castello, con l'ausilio di una
sola cesta di vimini, non avrebbe fatto ritorno senza una buona dose
di scuse per il suo comportamento scellerato.
Per quanto
l'atteggiamento di sua madre fosse stato radicale, Anastasia non
poteva fare a meno di essere un po' incuriosita da quel piccolo
grande mondo: aveva visitato molte volte la città, ma non vi
si era mai avventurata senza essere annunciata da qualche damerino
proveniente direttamente dalla corte. Scoprì ben presto, in
realtà, che la sfavillante vita cittadina di cui aveva tanto
letto non era nient'altro che una pia illusione: Anastasia veniva
spintonata da qualche rozzo incivile ogni qual volta si chinava per
raccogliere i pochi spiccioli che aveva portato e, non solo,
quest'ultimo se ne impossessava addirittura.
«No,
vi prego!», esclamò Anastasia, precipitandosi a
raccogliere l'ultima moneta.
«Ecco
a voi», lo straniero protese la mano, Anastasia
afferrò
il soldo d'argento.
Si chiese se non vi fosse qualcosa in più
dietro quel gesto sin troppo gentile, ma l'estraneo
rassicurò
prontamente i suoi sospetti: «Vi stavo osservando da un po'.
Mi
sembravate in difficoltà».
«Mi
osservavate...».
«Will.
Will Scarlet. E, sì, siete dannatamente difficile da non
osservare. Sembra che voi non siate mai stata in città,
signorina».
Anastasia chinò lo sguardo per un sol
momento, come imbarazzata, incolpò se stessa per le cattive
maniere e ribatté: «Anastasia».
Will le offrì
la sua mano, aiutandola ad alzarsi, dopodiché disse:
«Beh,
Anastasia, non saranno le belle parole a salvarvi».
La
Regina Rossa diresse lo sguardo verso l'alto, la tempesta ormai non
sembrava più così lontana: «Posso
provare a
seminarla, ma è solo questione di tempo prima che Jafar ci
trovi».
«Il tempo è proprio quello che ci
serve», obiettò Alice, seguendola a ruota.
E, per
quanto sopportasse ben poco la nuova combriccola, doveva ammettere
che Alice non era affatto in torto: la lampada poteva essere finita
ovunque, il tempo non era certamente dalla loro parte. Anastasia si
concentrò per un sol attimo, scatenando tra le sue mani una
grande sfera di fuoco, poi si fece spazio nel bel mezzo della radura
desolata: rilasciò una gran quantità di magia,
applicando ogni singola vertebra del suo corpo, al fine di creare un
turbine infuocato in direzione della tempesta.
«Questo
dovrebbe darci un po' di vantaggio», affermò. Poi,
voltò
il capo in direzione del Genio: «Devi aiutarmi a capire dove
potrebbe essere andata la lampada».
Cyrus si guardò
per qualche attimo intorno, in fondo si trovavano in una landa
deserta: «Potrebbe essere finita ovunque. A meno
che...»,
si voltò, avvertendo improvvisamente lo scroscio dell'acqua.
La Regina si fece spazio tra loro, inoltrandosi fin dove i piedi
le consentivano il passaggio: «No! Non può essere.
Forse, forse potrei raggiungerlo... ».
«E come?»,
chiese Alice, raggiungendola con un paio di falcate.
«Tanto
tempo fa, il mio...
Will», si corresse, scuotendo vigorosamente il capo.
«Will
mi disse che avrei potuto raggiungerlo solo se non avessi mai perso
il mio cuore. Lui è il Fante di cuori, Alice.
Capisci?».
Alice chinò lo sguardo, serrando i pugni; poi,
raccogliendo una buona dose di coraggio, sentenziò:
«Lui
non ha più un cuore, Anastasia. Non lo ha più da
molto
tempo».
pretty and with every touch you fixed them”.
Anastasia
levò in alto lo sguardo, il cielo stava iniziando ad
imbrunire. Da quando aveva incontrato Will le parole erano sfuggite
al suo stesso controllo e aveva iniziato a farneticare di qualsiasi
cosa, importante o meno che fosse. Era come se il loro tempo insieme
fosse prezioso – quando sarebbe uscita nuovamente dal
castello
in tutta solitudine, in fondo? –, dovevano viverlo sino
all'ultimo istante.
«Immagino
che tu debba far ritorno al castello».
Anastasia sobbalzò,
lo conosceva solo da un pomeriggio ma era come se si fossero
già
incontrati prima: «Come hai capito che abito in un
castello?».
Will abbozzò un mezzo sorriso: «Vestiti puliti,
buone maniere, qualche moneta reale nelle tue tasche. Diciamo che se
dovessi premiare il miglior travestimento dell'anno, non saresti nel
podio. O nella lista».
Anastasia si guardò dall'alto
in basso, dopodiché rabbuiò lo sguardo:
«Will,
non voglio tornare a casa», alcune linee sottili rigarono il
suo volto, solcandole le guance.
Will lanciò un bastoncino
di legno nel fuoco, poi si sedette al suo fianco: non sapeva cosa
dirle o come comportarsi in determinate situazioni, in fondo non era
altro che un semplice Fante.
«Alcune volte nella vita
bisogna affrontare quel che ci capita, anche se non ce lo meritiamo.
Dobbiamo affrontarlo perché... nessuno lo farà al
nostro posto».
Anastasia tirò insù con il naso, fece un piccolo
sospiro e si voltò in sua direzione: «E tu...?
Come ti
ritroverò, Will?».
La mano di Anastasia si poggiò
sulla sua guancia, Will rispose con l'usuale sarcasmo: «Sono
il Fante di cuori, potrai trovarmi solo se non lo
perderai...».
Anastasia chinò lo sguardo, Will stava indicando il suo
cuore: qualunque fosse il senso di quelle oscure parole, era certa
che non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
«Cosa
significa, Anastasia?», domandò Alice, cercando il
suo
sguardo.
La Regina stava girando in tondo da diversi minuti, con
precisione quasi maniacale, senza trovare alcuna soluzione:
«Bianconiglio!», esclamò irritata.
«Cerca di
fiutare il suo odore, ci serve una pista e alla svelta».
Il
coniglio si adoperò immediatamente, più
spaventato che
collaborativo: la Regina Rossa poteva sperare solo nel suo aiuto,
ormai.
«Anastasia. Ti prego!».
«Smettila di
chiamarmi così!», esclamò con
disappunto.
Alice
fece un passo indietro, dopodiché abbassò il tono
di
voce: «Che cosa voleva dire il Fante, vostra
maestà?».
La
Regina Rossa fece un profondo sospiro, poi incrociò gli
occhi
cerulei di Alice: «Molto tempo fa Will mi disse che il Fante
di
cuori può sentire il cuore di chiunque. Ed è in
grado
di sopportarne il peso, per quanto gravoso. E se il suo cuore
è
in difficoltà, in qualsiasi difficoltà, potrei
sentirlo
perchè lui...».
«Perché lui ti ha
aperto il suo cuore, non è così?»,
concluse
Alice.
La Regina annuì brevemente: «O almeno era
così. Suppongo che ora sia solo una storia».
Alice
avanzò di qualche passo, poteva immaginare le sensazioni che
prendevano forma nel cuore della Regina Rossa, anche se lei non
l'avrebbe mai ammesso: «Will mi ha raccontato che ti ha amata
così tanto da non essere in grado di reggerne il
peso».
Anastasia poggiò la schiena su una roccia, incrociando le
braccia con freddezza, ammettendo: «Sì.
Sì, so
cosa significa».
Alice avrebbe voluto avvicinarsi ancor di
più, ma il Bianconiglio la batté sul tempo:
spuntò
da una buca proprio nei pressi del torrente, poi si
catapultò
in direzione della Regina in tutta fretta.
«Sua maestà,
sua maestà! Credo di aver trovato una pista
fresca».
«Will?».
Anastasia
avanzò timidamente in direzione del balcone, riconoscendo la
figura del Fante: era illuminato solamente da uno spicchio lunare,
ampio quanto bastava per definirne i tratti principali.
«Non
potevo sopportare ancora. Il tuo cuore è... abbastanza
appesantito, Anna».
«Come...?».
«Sono
un maledetto Fante di cuori, ricordi?», anticipò
Will,
ammirando da una distanza ormai minima il volto diafano di Anastasia.
«E come potrei liberarmene?».
Will distese le
labbra, poi fece sì che la mano di Anastasia si poggiasse
sul
suo petto: «Ti ho appena aperto il mio cuore. Ti
basterà
sussurrare il mio nome ogni qual volta vorrai e...».
«Sarai
qui».
«Già».
Quando la sua mano
lasciò andare il petto del Fante, Anastasia
avvertì un
piacevole calore sulle punte delle dita e si illuse per un sol attimo
che quella sensazione potesse essere ben più che momentanea.
«Non è giusto», bisbigliò con
un fil di
voce, sostenendo lo sguardo di Will.
«Cosa?».
«Non
è giusto che tu sparisca tutto questo tempo, solo per
ricomparire qualche istante. È un peso molto più
gravoso da sopportare».
E
c'era del vero nelle sue parole, in effetti, poiché persino
il
Fante faticava ad allontanarvisi: da qualche tempo a quella parte le
sue visite stavano divenendo sempre più frequenti e alcune
volte Will sentiva il bisogno di vederla per affrontare al meglio la
giornata, sebbene si trattasse solo di qualche istante rubato alla
vita quotidiana.
«Portami
via», disse improvvisamente Anastasia, stringendo tra le sue
dita il colletto del Fante.
Will sarebbe stato ben felice di
esaudire quella richiesta, non c'era nulla che desiderasse di
più
al mondo, eppure era sempre stato un tipo pragmatico e piuttosto
concreto.
«Anna... io non posso offrirti nulla»,
ammise, con un pizzico di vergogna nella punta della voce.
«È
un nulla che sarò ben felice di condividere».
Anastasia
strinse le sue mani stavolta, pregandolo con lo sguardo; Will finse
teatralmente un sospiro, bisbiglio diverse imprecazioni,
dopodiché
la avvicinò a sé: suggellarono quel patto con un
bacio,
entrambi inconsapevoli di star siglando una scorciatoia in vista
dell'infelicità.
Anastasia
accorse trafelata nella radura indicata dal Bianconiglio, la quale
non era altro che un breve corso d'acqua, laddove terminava una lunga
cascata.
«L'abbiamo
trovata!», esclamò Alice, indicando un luccichio
dorato
in lontananza.
Anastasia si precipitò in direzione della
lampada, la prese tra le mani e la sfregò; qualche attimo
dopo, proprio come immaginava, comparve una nebulosa rossa e ne
uscì
fuori il Fante.
«Maledizione!», esclamò
risentito. «Oh, ancora
tu. Dimmi che non mi hai liberato».
«Proprio così.
Will, ti prego... non abbiamo molto tempo, Jafar sarà vicino
ormai».
Il Fante, di tutta risposta, spostò lo
sguardo in un'altra direzione e tuonò arcigno: «Se
non
te ne fossi resa conto, Anastasia, sono un Genio. Non puoi avermi con
te, non puoi farmi uccidere Jafar, sarebbe contro le regole.
Maledizione, ora sembro proprio uno stupido Genio!»,
esclamò,
con una punta di rabbia. «Senza offesa, Cyrus».
Anastasia avrebbe tanto voluto ribattere, ma ciò che la
premeva davvero era ben altra questione: «Allora spiegami,
almeno questo Will, perché hai rinunciato al tuo cuore.
Quando
mi hai chiesto di non farlo mai col mio, quando... abbiamo passato
così tante cose, insieme».
Stavolta
Will incrociò il suo sguardo, ma con un risentimento che non
gli aveva mai visto in volto: «C'è una cosa che
dovresti
sapere riguardo l'amore, Anna: non ci si arrende mai. È
un nulla che bisogna condividere, ricordi?
Tu sei andata avanti con la tua preziosissima vita, io sono rimasto
bloccato nella mia. L'unica cosa che mi era rimasta era il
dolore...», il Fante chinò il capo, per rialzarlo
qualche secondo dopo, «... e mi aveva riempito le vene,
l'anima, la vita. Non potevo far altro, semplicemente».
Dall'una
e dall'altra parte del volto di Anastasia si fecero spazio due rivoli
salati, per la prima volta dopo tanto tempo Will Scarlet si era
aperto con lei – e, per quanto potesse far male, il suo cuore
sarebbe stato abbastanza forte per entrambi.
«Ora so cosa
desiderare, allora...», disse Anastasia, spazzando via le
lacrime dal suo volto, «... voglio che tu, Will Scarlet,
abbia
nuovamente un cuore. Lascerò a te decidere quale direzione
seguire».
Anastasia gli poggiò una mano sulla sua
spalla, aggiungendo: «Perché anche questo
significa
amare: lasciar andare».
Qualche attimo dopo Will avvertì
una profonda stretta al cuore, seguita da una spiacevole sensazione
di mancanza di lucidità: l'equilibrio tentennò
nel
momento stesso in cui si sprigionò un luminoso fascio di
energia, che lo fece balzare qualche metro più in
là.
«Will!», esclamò Anastasia, accorrendo
in suo
soccorso.
Il Fante fletté lentamente il busto e,
grattandosi il capo, sentenziò: «Maledizione. Non
ricordavo di pesare così tanto».
Anastasia rise a
gran voce, poi poggiò una mano sul suo petto:
«Tu... tu
puoi amare di nuovo, Will. Lo senti?».
«Ti amavo
anche quando non riuscivo ad amarti, Anastasia»,
obiettò
Will, stringendo la mano dell'amata nella sua: «Immagino
che non ci sia scampo, in certi casi».
Sulle labbra di
Anastasia indugiò un piccolo ovale di stupore, negli occhi
del
Fante riconosceva nuovamente quella scintilla che solo l'amore aveva
potuto scatenare. Ma, ormai, non era più il tempo delle
parole
e, chinandosi quel tanto che bastava affinché potesse
sfiorargli le labbra, Anastasia bisbigliò:
«Così
mi hanno detto».
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Questa
storia si colloca dopo la 01x08, ahimè OUATIW
tornerà a
Marzo e la mia mente ha solo iniziato ad elaborare film mentali.
Diciamo che questa storia è un prequel della vera e propria
battaglia finale, la vedo ancora tortuosa la strada di Will e
Anastasia ma sono così angst che ho dovuto scriverci su. E
spero di vedere anche altri flashback, a dir la verità. ;
;
Naturalmente
la storia del Fante è di mia totale invenzione, comunque. In
alcuni casi Will chiama Anastasia “Anna”, l'ho
ripreso
dal telefilm. A dir la verità l'ispirazione mi è
venuta
quando Alice ha detto alla Red Queen: “Dammi solo una
ragione”
(ci avrei scommesso che la ragione era lui, tra parentesi!). Da
lì
mi è venuta in mente la storia e la scelta di abbinarla a
questa canzone: Just
give me a reason – P!nk.