Il buio
inganna, nasconde i contorni delle cose e quando il buio è
totale e la vista
compromessa non si ha speranze di sopravvivere a meno
che…riuscissi a espandere
le tue sensazioni per conoscere il buio, conoscere le ombre, ogni
angolo, ogni
centimetro, affidarti a tutto il resto, tranne che alla vista per
spostarti silenzioso, perdersi diventando un ombra confusa.
C’era
un
ombra che si nascondeva nel buio dell’accampamento della
terra
delle
notti, dove la notte dura sempre di più del giorno, ormai
faceva parte delle terre
del dittatore nell’estremo nord dei regni.
Era li,
appoggiato al tronco di un albero, seduto con gli occhi chiusi: la
vista è
inutile in un buio così totale.
Quella
notte non aveva stelle, ne cielo, solo nuvole.
Le fonti
di luce erano del tutto assenti, ma per qualcuno che spesso si reca li
è facile
spostarsi senza vedere, è facile sentire qualcuno
avvicinarsi.
Pareva
addormentato, era li, con le braccia conserte, senza muoversi, senza
dire
niente.
Se
c’era
un’incarnazione delle ombre lui ne era il sosia.
Silenzioso, solitario, arrogante, difficile
da capire,difficile capire cosa gli passasse per la testa.
Tutto
ciò che poteva
trasparire dagli occhi era mascherato dal suo sguardo truce che lo
accompagnava
da quando era bambino.
I suoi
lineamenti erano resi confusi ma affascinanti
dall’oscurità, le sue fidate
ombre lo proteggevano dagli sguardi e lo nascondevano in modo che
nessuno
potesse disturbarlo mentre si concentrava.
Il buio
era il suo elemento, grazie ad esso aveva imparato a fare a meno di
vedere, a
espandere le sue possibilità.
Nella
notte domina il silenzio, se il rumore si fa strada si può
sentire a metri di
distanza.
Così
faceva
lui, così aveva sempre fatto.
La
solitudine, forse, lo aveva portato ad amare la notte, il giorno era
fatto per
le persone comuni che avevano rapporti con altre persone: lui non ne
aveva.
Era fatto
per chi aveva paura: lui non ne sentiva, non era nella sua natura.
Era fatto
per chi era insicuro per chi non era fiducioso nelle sue
capacità: lui non era
così.
Era
rimasto li molto a lungo nella stessa posizione a pensare.
Nessuno
era mai riuscito a capire a che cosa, e neanche ci avevano provato.
Il suo
sguardo superbo e cinico incuteva timore, nessuno era mai riuscito a
sostenerne
il peso.
Fu un
attimo.
Scattò in piedi e sguainò la spada, un
movimento veloce del braccio e l'arma era abbastanza vicina alla gola
di un giovane scudiero da
riuscire a
sfiorarla con la lama.
Qualche
centimetro più in là e avrebbe potuto ucciderlo,
se solo li guerriero
avesse voluto.
Rimise la
spada nel fodero.
-Non arrivare
mai più alle mie spalle-
Sembrava
una minaccia, sfidava a farlo di nuovo; una vittima in più
durante la giornata non faceva differenza per lui.
Il servo
rimase immobile; avrebbe potuto ucciderlo, ma non l’aveva
fatto, se
avesse voluto, la
spada sarebbe scattata solo un po’ più in la
tagliandogli le vene, non avrebbe
potuto sbagliare.
L’avrebbe
potuto lasciare li a morire lentamente, forse avrebbe goduto nel
vederlo
esalare il suo ultimo respiro.
Forse si.
Era
troppo abile per mancarlo, conosceva troppo bene il posto, se il servo
era
ancora in vita doveva ringraziare la poca clemenza che gli dei avevano
donato
al suo padrone.
-Che cosa
vuoi?-
Lo scudiero guardò il suo padrone a tratti, il suo sguardo
finiva sempre per cadere sulla polvere della stradina battuta, provava,
per il suo padrone un profondo timore, ma in fondo non era tanto
più vechio di lui, solo di pochissimi anni.
Per la paura si era completamente dimenticato del motivo per cui era
uscito a
cercarlo e non rispose.
-Se non
hai un motivo per stare qui vattene, mi fai solo perdere tempo-
sbraitò lui.
Il servo
annuì e ringraziò gli dei che la notte non gli
consentisse di guardarlo nei
suoi spietati occhi neri, innniettati del sangue di molti innocenti e
per un
pelo anche del suo, se ne andò lasciandolo solo.
Vegeta si
sedette nuovamente appoggiandosi al suo albero, richiuse gli occhi,
tornando ad
essere solo l’ombra di un guerriero.