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Autore: trullitrulli    15/05/2008    0 recensioni
Il suo unico talento era uccidere; amava sentire le ossa cedere, il sangue stillare dalle suture con l'imposizione delle sue mani. Una schiava di razza nobile gli cambierà la vita con un incantesimo, la sua maledizione...questa è la loro storia.
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il buio inganna, nasconde i contorni delle cose e quando il buio è totale e la vista compromessa non si ha speranze di sopravvivere a meno che…riuscissi a espandere le tue sensazioni per conoscere il buio, conoscere le ombre, ogni angolo, ogni centimetro, affidarti a tutto il resto, tranne che alla vista per spostarti silenzioso, perdersi diventando un ombra confusa.
C’era un ombra che si nascondeva nel buio dell’accampamento della terra delle notti, dove la notte dura sempre di più del giorno, ormai faceva parte delle terre del dittatore nell’estremo nord dei regni.
Era li, appoggiato al tronco di un albero, seduto con gli occhi chiusi: la vista è inutile in un buio così totale.
Quella notte non aveva stelle, ne cielo, solo nuvole.
Le fonti di luce erano del tutto assenti, ma per qualcuno che spesso si reca li è facile spostarsi senza vedere, è facile sentire qualcuno avvicinarsi.
Pareva addormentato, era li, con le braccia conserte, senza muoversi, senza dire niente.
Se c’era un’incarnazione delle ombre lui ne era il sosia.
Silenzioso, solitario, arrogante, difficile da capire,difficile capire cosa gli passasse per la testa. 
Tutto ciò che poteva trasparire dagli occhi era mascherato dal suo sguardo truce che lo accompagnava da quando era bambino.
I suoi lineamenti erano resi confusi ma affascinanti dall’oscurità, le sue fidate ombre lo proteggevano dagli sguardi e lo nascondevano in modo che nessuno potesse disturbarlo mentre si concentrava.
Il buio era il suo elemento, grazie ad esso aveva imparato a fare a meno di vedere, a espandere le sue possibilità.
Nella notte domina il silenzio, se il rumore si fa strada si può sentire a metri di distanza.
Così faceva lui, così aveva sempre fatto.
La solitudine, forse, lo aveva portato ad amare la notte, il giorno era fatto per le persone comuni che avevano rapporti con altre persone: lui non ne aveva.
Era fatto per chi aveva paura: lui non ne sentiva, non era nella sua natura.
Era fatto per chi era insicuro per chi non era fiducioso nelle sue capacità: lui non era così.
Era rimasto li molto a lungo nella stessa posizione a pensare.
Nessuno era mai riuscito a capire a che cosa, e neanche ci avevano provato.
Il suo sguardo superbo e cinico incuteva timore, nessuno era mai riuscito a sostenerne il peso.

Scricchiolii… passi dietro di lui, a pochi metri di distanza.
Fu un attimo. 
Scattò in piedi e sguainò la spada, un movimento veloce del braccio e l'arma era abbastanza vicina alla gola di un giovane scudiero da riuscire a sfiorarla con la lama.
Qualche centimetro più in là e avrebbe potuto ucciderlo, se solo li guerriero avesse voluto.
Rimise la spada nel fodero.
-Non arrivare mai più alle mie spalle-
Sembrava una minaccia, sfidava a farlo di nuovo; una vittima in più durante la giornata non faceva differenza per lui.
Il servo rimase immobile; avrebbe potuto ucciderlo, ma non l’aveva fatto, se avesse voluto, la spada sarebbe scattata solo un po’ più in la tagliandogli le vene, non avrebbe potuto sbagliare.
L’avrebbe potuto lasciare li a morire lentamente, forse avrebbe goduto nel vederlo esalare il suo ultimo respiro. 
Forse si.
Era troppo abile per mancarlo, conosceva troppo bene il posto, se il servo era ancora in vita doveva ringraziare la poca clemenza che gli dei avevano donato al suo padrone.
-Che cosa vuoi?-
Lo scudiero guardò il suo padrone a tratti, il suo sguardo finiva sempre per cadere sulla polvere della stradina battuta, provava, per il suo padrone un profondo timore, ma in fondo non era tanto più vechio di lui, solo di pochissimi anni. 
Per la paura si era completamente dimenticato del motivo per cui era uscito a cercarlo e non rispose.
-Se non hai un motivo per stare qui vattene, mi fai solo perdere tempo- sbraitò lui.
Il servo annuì e ringraziò gli dei che la notte non gli consentisse di guardarlo nei suoi spietati occhi neri, innniettati del sangue di molti innocenti e per un pelo anche del suo, se ne andò lasciandolo solo.
Vegeta si sedette nuovamente appoggiandosi al suo albero, richiuse gli occhi, tornando ad essere solo l’ombra di un guerriero.

  
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