Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: lirin chan    24/12/2013    3 recensioni
[AU!College][Dean/Castiel] La vita di Dean Winchester era più o meno uguale a quella di ogni studente di quel college. Studio, lavoro part-time, amici, feste. Era sereno.
E poi arrivò Castiel...
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Lirin Chan
Fandom:
Supernatural
Personaggio/Coppia:
Dean/Castiel
Rating:
Pg15
Conteggio Parole:
5587

Trama: [AU!College][Dean/Castiel] La vita di Dean Winchester era più o meno uguale a quella di ogni studente di quel college. Studio, lavoro part-time, amici, feste. Era sereno.
E poi arrivò Castiel...
Note: La storia è ripresa da questo bellissimo video che mi ha fatto innamorare per quanto è fatto bene! Spero solo di aver reso bene tutto e di non aver fatto una schifezza...
Buon Natale, cosetti miei! Passate delle feste più slashose che potete!
Disclaimer: Dean, Castiel & Co non sono miei!... Vi prego, datemi un Cas tutto per me çwç Ne ho bisogno!

~ If Trees Could Speak ~

Il Cheever Lake College non era prestigioso, ma non era nemmeno uno di quelli per ragazzi sottosviluppati, anche se a suo padre era quasi venuto un infarto quando era arrivata la lettera di accettazione. College normale per gente normale e lui ci si trovava bene.
Non gli era mai piaciuto particolarmente andare a scuola, ma era abbastanza sveglio nelle cose che gli interessavano e se poteva evitare di diventare lo spazzino più figo di tutti gli Stati Uniti era meglio. Ma per quello serviva il college e quindi si era costretto a scegliere.
Seguiva il corso di ingegneria e meccanica, trafficare con i motori era la cosa che più amava al mondo e non gli sarebbe dispiaciuto diventare un meccanico specializzato o qualcosa del genere. In realtà, a lui sarebbe andato bene anche aprire una piccola officina a Lawrence – dove viveva con la famiglia -, ma le lezioni erano così stimolanti che proprio non riusciva a pentirsi di aver lasciato il suo paesino sperduto nel Kansas.
Per pagarsi la retta, e fare esperienza sul campo, lavorava part-time in una officina della città. Il proprietario, Bobby, era un vecchio amico di suo padre e lo trattava come un figlio.
Insomma, la vita di Dean Winchester era più o meno uguale a quella di ogni studente di quel college. Studio, lavoro part-time, amici, feste. Era sereno.
E poi arrivò Castiel...


"Ci vieni alla festa di Lisa stasera?" Senza nemmeno salutarlo Chuck gli si affiancò mentre camminava verso l'aula. Chuck era il primo del corso di letteratura, si erano conosciuti quando Dean gli aveva chiesto di dargli ripetizioni visto che lui era una frana. Sul serio, perché doveva seguire quel maledetto corso? Cosa c'entrava con la meccanica? Comunque il ragazzo era diventato un buon amico.
Dean si sistemò meglio la borsa a tracolla dove teneva il portatile – scarto del suo fratellino nerd Sam, che un anno prima l’aveva abbandonato per l'ultimo modello in vendita.
"Certo, mi ha invitato settimane fa attaccandosi come una cozza..." Borbottò. In realtà avrebbe avuto di meglio da fare – la puntata settimanale di Doctor Sexy M.D. era un punto focale della sua stabilità mentale -, ma la ragazza aveva talmente insistito che alla fine, pur di togliersela dai piedi, aveva accettato.
"Allora mi passi a prendere tu!" Annunciò il suo amico scappando via subito senza dargli il tempo di ribattere.
Dean sbuffò. Alla fine toccava sempre a lui. Non che si lamentasse di dover guidare la sua amata Impala, ma almeno ogni tanto Chuck avrebbe anche potuto muovere il culo!
Entrò nell'aula e si mise seduto in mezzo agli altri studenti che seguivano la lezione, aprendo il suo portatile.
Con la coda dell'occhio vide passare di sfuggita qualcosa di blu nel corridoio fuori dalla porta, ma quando ci posò lo sguardo era già sparito.


Dean evitò due o tre ragazzi che parlavano nel corridoio per poi entrare nel salotto pieno di gente e musica. La stanza era rumorosa e il ragazzo, cercando Chuck scomparso chissà dove, non poté far altro che chiedersi se andandosene ora e lanciando la sua Impala a tutta velocità, non avesse fatto ancora in tempo a vedere gli ultimi dieci minuti del telefilm. Stava giusto per mandare al diavolo tutti quanti, quando due braccia esili gli cinsero i fianchi e si ritrovò Lisa praticamente spalmata addosso.
"Non balli, Dean?" Chiese la ragazza strusciandosi addosso.
Ok, diciamolo, Dean non era indifferente al gentil sesso. Aveva una giovane vita abbastanza ricca di storie poco serie e non vedeva il perché dovesse cercare qualcosa di diverso, cosa che invece Lisa tentava di fargli fare.
L'aveva adescata qualche settimana prima ad un'altra festa di qualcuno di cui nemmeno si ricordava il nome. Era stata una bella serata, del sesso fantastico, ma oltre a quello la ragazza non gli faceva provare altro e quindi aveva cercato di farle capire che tra loro non ci sarebbe stato mai niente. Purtroppo lei non era dello stesso parere e aveva cominciato a tampinarlo per tutto il campus.
E per ultimo, ma non meno importante: lui odiava ballare.
"In realtà stavo cercando Chuck, l'hai visto?" Chiese, guardandosi attorno in cerca d'aiuto. Quello stupido nano gracilino non c'era mai quando serviva.
Lisa lo strinse ancora più forte a se e si strusciò di nuovo.
"Te lo dico solo se balli con me" Disse lei con un sorriso ammaliatore.
Un po' per far finire in fretta quella storia, un po' per le tette che gli venivano strusciate sotto il naso, Dean annuì mentre lei, raggiante, gli passava le mani sulle spalle e poi sul collo. Il ragazzo, passivamente, andò incontro alle sue spinte col bacino, creando una frizione piacevole.
Purtroppo, o per fortuna, il bel momento venne interrotto da grida e imprechi.
"Frocetto! Guarda dove metti i piedi!" Sentì urlare. Alzò gli occhi oltre le spalle di Lisa vedendo un gruppo di ragazzi che aveva cominciato a spintonarsi.
"Tu guarda dove metti i piedi! E solo perché ho gusto nel vestire non vuol dire che sia dell'altra sponda!" Urlò un tizio mingherlino tentando di contrastare la mole del ciccione spesso il triplo di lui e alto almeno cinque centimetri in più.
"Con quel maglioncino a V? Ma fammi il piacere!" Il più grosso spintonò l'altro facendolo finire addosso a un gruppo di ragazze che si spostarono subito.
"Ma io ti ammazzo, palla di lardo!" Urlò il piccoletto cercando di saltargli addosso.
Fu in quel momento che qualcuno si mise in mezzo.
"No, Balthazar! Non è il caso..." Disse il ragazzo mettendo una mano sul petto dell'amico mentre con l'altra teneva una bottiglia di birra. Poi si voltò verso il grassone. "Ci dispiace, starà più attento la prossima volta..." Si scusò, anche se non c'entrava niente. L'altro lo guardò perplesso prima di guardarlo male ed annuire.
"Sarà meglio..." Borbottò prima di allontanarsi.
"Ecco, vattene! E vedi di non tornare più, grassone!" Esclamò il ragazzo magro e Dean non poté non chiedersi se avesse qualche problema mentale.
Infatti, come ci si doveva aspettare, la montagna tornò indietro, più inferocito che mai tentando subito di afferrare l'idiota, ma non ci riuscì dato che, di nuovo, l'altro ragazzo si mise in mezzo.
"Scusalo, è ubriaco!" Tentò di calmarlo.
"Lascialo fare, Cassie! Lo riduco in gelatina di ciccia!" Dichiarò quello che Dean aveva capito essere Balthazar o roba simile.
Cassie non si fece da parte ovviamente e rischiò più volte di beccarsi dei giganteschi pugni in faccia. A quel punto il lato giustiziere – ovvero quello che amava fare a botte anche per futili motivi – si fece avanti e, lasciando basita Lisa, si buttò nella mischia.
A fine serata il ciccione era a terra svenuto, attorno a loro si era creato il vuoto e il disastro e i tre moschettieri erano seduti per terra tentando di riprendere fiato.
"Wo! Che sballo! Questa sì che è stata una festa! Chi si fa un altro giro?!" Esclamò il più magro dei tre che sembrava già pronto a ricominciare.
"Balthazar... Sta zitto..." Borbottò l'altro seduto in mezzo. Questi si voltò a guardarlo con uno sguardo sinceramente dispiaciuto "Grazie per averci aiutato, non so come sarebbe potuta andare a fine la situazione se non ci fossi stato tu... Scusaci per averti coinvolto."
Stranamente Dean ebbe l'impulso di grattarsi la punta del naso, cosa che faceva solo quando si sentiva a disagio o imbarazzato.
"Non è stato nulla..." Borbottò.
In effetti non sapeva nemmeno lui di preciso perché si era messo in mezzo, era stato un impulso del momento. Vide il ragazzo osservarlo prima che questi gli tendesse una mano.
"Mi chiamo Castiel Novak" Si presentò accennando un sorriso. Dean lo fissò un attimo prima di decidersi a stringergli la mano.
"Dean Winchester" Disse.
Il calore di quella mano che stringeva la sua venne accentuato dal blu profondo delle iridi di Castiel che allargò il sorriso. Brividi percorsero la sua schiena.
"Ehi, piccioncini... Io ho fame, chi mi offre la cena? Ah, e comunque io sono Balthazar, amico, vedi di ricordartelo!"


Se a Dean prima di quella sera avessero detto che da una scazzottata si potesse diventare amici ci avrebbe fatto su una gran bella risata. Meno male che non era capitato perché lui odiava da morire non avere ragione.
Avevano deciso di festeggiare la loro vittoria in un fast food vicino con il solo sottofondo di Balthazar che continuava a ripetere quante gliene avesse date a quel ciccione – cosa assolutamente non vera dato che era stato Dean il Tyson della situazione assieme a Castiel che, stranamente, picchiava duro pure lui.
"Beh, piccioncini, per me è arrivato il momento di lasciarvi soli. Cassie, ci si vede domani a lezione! Dean..." Disse, mettendo una mano sulla spalla del suddetto. "Tratta bene il mio fratellino" Ordinò con sguardo serio.
Dean fece uno sguardo perplesso mentre Castiel si affrettò a prendere l'amico per un braccio e ad accompagnarlo all'uscita del locale. Dean li seguì con lo sguardo, vide Balthazar sussurrare, ridacchiando, qualcosa all'orecchio dell'altro che lo mandò al diavolo mentre diventava leggermente rosso.
Erano uno strano duo. Era ovvio che Cas – era già arrivato ai nomignoli? Male, Winchester, male – fosse il più pacato tra i due, al contrario di Balthazar che sembrava amare cacciare entrambi nei guai. Chissà quante volte il ragazzo dagli occhi blu aveva salvato il culo a quello strano tizio dai dubbi gusti nel vestire.
Castiel tornò da lui borbottando qualcosa su fratelli invadenti e figure pessime.
"Scusalo, da piccolo amava annusare la colla vinilica mentre facevamo i collage... Probabilmente qualche pezzo gli si è fossilizzato nel cervello" Disse, serio, mentre si sedeva dall'altro lato del tavolo di fronte a Dean.
Il ragazzo fece per ridere alla battuta dell'altro, ma poi, guardandolo in faccia, capì che l'altro non scherzava. Era serissimo.
Da lì capì che Cas non sapeva fare le battute.
E poi tutto continuò un po' velocemente, a dir la verità. Aveva scoperto che Cas era il figlio del prete protestante del quartiere – fortunatamente, Balthazar non era davvero suo fratello, ma solo un amico d'infanzia impiccione -, ma stranamente non era un tipo troppo religioso – cioè, credeva in Dio e compagnia bella, ma non lo faceva pesare troppo. Era intelligente, frequentava il corso di letteratura, conosceva più o meno tutte le lingue del mondo, sapeva ascoltare e suonava la batteria in una rock band – ok, una rock band cristiana, ma pur sempre una fottutissima rock band! - e possedeva tre chitarre elettriche e una acustica! Sarebbe stato perfetto se non avesse avuto quel problemino del 'sarcasmo zero'.
Ma a Dean non è che importasse molto, scoprì presto di poter passare facilmente sopra a quel piccolo difetto. In breve tempo cominciò a passare più tempo nel suo dormitorio del college insieme a Castiel che in giro a rimorchiare ragazze.
Si rese conto che qualcosa nel loro rapporto stava mutando in un pomeriggio qualunque, circa due mesi dopo essersi conosciuti.
Come sempre erano in camera di Dean – il suo compagno di stanza Adam era fuori quella sera – ed erano riusciti a portare a più di metà la bottiglia di whisky che avevano aperto a inizio serata – già detto che Castiel reggeva l'alcol come un vecchio camionista ormai assuefatto?
Però stranamente quella sera entrambi erano un po' alticci.
"Mi stai seriamente dicendo che sei vergine?! Andiamo, amico, mi stai prendendo per il culo!" Disse Dean seduto per terra e poggiato con la schiena al letto di Adam.
Castiel, steso per terra davanti a lui, scosse la testa.
"No, assolutamente immacolato!" Esclamò con una classica risatina da ubriaco.
Dean lo seguì a ruota mentre sorseggiava direttamente dalla bottiglia.
"Ti mantieni puro per la prima notte di nozze con la neo signora Novak?" Chiese ridacchiando.
Con suo stupore, l'altro non rise con lui. Smise subito di bere e abbassò gli occhi per guardarlo. Lo fissò nelle iridi blu, terribilmente serie nonostante fossero rese lucide dall'alcol. Stava cercando di dirgli qualcosa, se lo sentiva, ma non riusciva a capire. L'alcol gli annebbiava il cervello e gli faceva ronzare le orecchie.
Si rese a malapena conto che Cas gli aveva strappato di mano la bottiglia e aveva distolto lo sguardo da lui.
"Qualcosa del genere" Lo sentì mormorare mentre beveva un sorso fissando il soffitto.
Dean a causa dell'alcol in quel momento non se ne rese conto, ma per il resto della serata non fece altro che guardare la bocca di Castiel con la schiena percorsa da brividi piacevoli.
Purtroppo il mattino, insieme ad un enorme mal di testa e al vomito convulsivo, portò anche l'oblio quasi totale della serata quindi Dean non ebbe modo di rimuginarci sopra più di tanto.
Quello che però non riuscì in nessuna maniera a dimenticare fu un pomeriggio di due settimane dopo. Aveva promesso a Castiel che sarebbe andato a casa sua alle cinque, ma Bobby lo aveva cacciato prima perché 'per oggi si era stancato di averlo tra i piedi'. Ogni tanto quel vecchio ubriacone aveva queste giornate, niente di preoccupante quindi si era ritrovato ad avviarsi verso l'elegante quartiere residenziale con un ora di anticipo. Sapeva che Castiel a quell'ora aveva ancora le prove della band quindi decise di propria iniziativa di dirigersi alla chiesa.
Stranamente l'amico non lo aveva mai invitato a sentirlo suonare, quindi fu con un misto di curiosità e malignità che Dean varcò il portone dell'edificio di moderna costruzione.
Subito il suono della batteria misto a quello della chitarra lo sfiorò, dolce. Era una canzone lenta e la musica veniva intensificata dall'ampia navata della chiesa vuota.
Posò gli occhi sul fondo della chiesa, dove di solito il parroco diceva la messa. L'altare era stato spostato e al suo posto c'era la band, con tanto di batteria e Case.
Tra loro riconosceva solo Castiel alla batteria e Balthazar – sul serio?! - alla chitarra. Gli altri due componenti non li conosceva, ma la ragazza dai capelli rossi che cantava era sexy, dovette ammettere.
Improvvisamente il ritmo della canzone divenne più veloce e la ragazza cominciò a cantare – con voce dolce, nonostante il suo palese aspetto da rocker – quello che doveva evidentemente essere il ritornello della canzone.
"Supernatural patience. Graces her face and her voice never raises. All because of a love. Never let go of. Never let go of [1]" La musica tornò placida e la batteria si fece sentire più di prima.
Spostò gli occhi su Castiel che ancora non si era accorto della sua presenza silenziosa in fondo alla navata. Era concentrato su ogni colpo che assestava, ma allo stesso tempo era rilassato. Seguiva la voce della ragazza e il resto dei suoi compagni con tranquillità, come se non avesse voluto fare altro nella vita.
"He has every reason to throw up his fists. In the face of his God who let his mother die. Through all the prayer and tears. She still passed in pain anyway [1]"
Ormai la voce della ragazza era solo un sottofondo. Dean vedeva, sentiva e ascoltava solo Castiel chiuso nel suo mondo e così bello da non riuscire a fargli distogliere lo sguardo da lui. Ogni suo movimento, ogni mezzo sorriso soddisfatto che faceva, ogni battito dello strumento faceva vibrare qualcosa dentro il corpo del ragazzo.
Fu in quel momento, quando gli occhi blu di Castiel incontrarono i suoi, che Dean si innamorò fottutamente di lui.

Solo che Dean non ebbe il tempo di realizzare a pieno la scoperta perché lo sguardo di Castiel divenne subito terrorizzato e immediatamente smise di suonare facendo bloccare assieme a lui tutti gli altri.
"Cassie! Ma che ti prende?!" Esclamò la ragazza dai capelli rossi voltandosi verso di lui. "Stavamo andando benissimo!"
Evidentemente nessun'altro si era accorto di Dean e, quando lo fecero, fu solo perché Castiel continuava a fissarlo pietrificato.
"Oh, ma guarda chi abbiamo! Dean-Raggio-Di-Sole!" Disse Balthazar, vedendolo e facendogli segno di avvicinarsi. "Cassie non ci aveva detto che saresti venuto!"
Dean attraversò la navata stringendo un poco la presa sulla spallina dello zaino. In quel momento l'unica cosa che avrebbe voluto fare era scappare e andarsi a rintanare sotto una delle macchine dell'officina di Bobby a pensare a quello che aveva appena realizzato qualche attimo prima. Aveva ancora i brividi.
"Emmm, sì, in realtà sono solo passato per dirgli una cosa" Disse, fermandosi davanti ai gradini che conducevano al piano rialzato dove stavano loro.
"Ok, cinque minuti di pausa, ragazzi!" Annunciò la ragazza dai capelli rossi che gli fece un dolce sorriso "Io sono Anna, Cassie ci ha parlato tanto di te, Dean" Qualcosa nella sua voce suonava stranamente malizioso, ma Dean cercò di non pensarci mentre vedeva l'amico alzarsi velocemente dallo sgabello dietro la batteria.
"Oh, sì, tantissimo!" Esclamò il ragazzo che non conosceva, con i capelli mediamente lunghi e gli occhi color miele. "Io sono Gabriel, comunque" Si presentò, passando un braccio attorno alle spalle della ragazza che lo guardò male.
In quel momento Castiel lo raggiunse prendendolo per un braccio e trascinandolo via mentre gli altri tre ridacchiavano tra loro. Lo lasciò andare solo quando furono fuori dalla porta della chiesa.
Dean osservò l'amico respirare affannosamente mentre evitava il suo sguardo. Era la prima volta che lo vedeva così sconvolto.
"Cas, sei arrabbiato?" Chiese, preoccupato.
L'altro scosse la testa, ma ancora palesemente agitato.
"No, è... Non mi aspettavo di vederti qui. Mi hai sorpreso" Rispose velocemente, finalmente tornando a guardarlo.
A quel punto su Dean che non riuscì a mantenere il contatto con quegli occhi blu e prese tempo guardando la porta della chiesa.
"Siete bravi, mi piacerebbe venire a sentirvi qualche volta" Disse, rendendosi conto che lo pensava veramente.
Con la coda dell'occhio vide Castiel illuminarsi.
"Suoniamo tra due settimane, per beneficenza" Disse l'altro.
Senza pensarci più di tanto, Dean torno a guardarlo. Era davvero la contentezza fatta persona, nonostante l'espressione quasi inespressiva che aveva sempre – aveva imparato velocemente a cogliere quei piccoli gesti che tradivano i suoi pensieri, come gli occhi stretti in un certo modo, o i tic delle mani e delle spalle.
"Allora siete davvero degli angioletti!" Disse, ridendo.
"Facciamo del nostro meglio per la comunità" Rispose Castiel, quasi orgoglioso.
"Balthazar non sembrerebbe il tipo che fa certe cose..." Borbottò Dean, pensieroso. Balthazar sembrava più... Beh, uno che si divertiva a tirare i capelli alle bambine e a tirargli su la gonna...
"Può sembrare superficiale, ma ha un gran cuore" Ribatté l'altro. "È stato lui anni fa a pensare di mettere su questo gruppo per raccogliere fondi per aiutare l'orfanotrofio della città. Ci è piaciuto stare insieme e abbiamo continuato. Le canzoni e la musica le scriviamo io ed Anna e... Beh, Gabriel e Balthazar cercano solo di non fare troppo casino sul palco durante i concerti. Spesso si dimenticano che non siamo delle rock star e si esaltano spogliandosi davanti alle parrocchiane più anziane. Abbiamo dovuto chiamare l'ambulanza una volta" Disse, con faccia terribilmente seria che fece scoppiare a ridere Dean – non che la storia di quei due che si toglievano la maglietta davanti alle vecchiette deboli di cuore non fosse divertente, ma sentire una storia del genere raccontata da quella faccia seria e un po' orripilata era esilarante.
Castiel lo guardò dubbioso, non capendo cosa ci fosse da ridere.
Lentamente Dean riuscì a smettere di ridere.
"Ok, credo proprio che al prossimo concerto verrò anch'io" Annunciò, ridacchiando ancora un poco.
Di nuovo, vice l'altro agitarsi sul posto e guardare altrove. In quel momento comprese che Castiel, per la prima volta da quando lo conosceva, si sentiva in imbarazzo. Per chissà cosa però non lo capì.
"Eri venuto a dirmi qualcosa?" Chiese il ragazzo tornando a guardarlo.
Dean sussultò rendendosi conto che non aveva una bugia pronta. Poteva lasciar correre, ma non ce la faceva a passare il resto del pomeriggio con Castiel. Aveva bisogno di pensare, di riordinare le idee.
"Emm, sì, volevo dirti che oggi non posso venire da te... Bobby... Bobby mi ha chiesto di fare un altro turno" Inventò lì per lì, massaggiandosi il collo per il nervosismo.
Castiel lo fissò per un attimo, dubbioso, ma poi annuì.
"Non c'è problema. Ci vediamo domani" Disse, con una punta di delusione nella voce.
"Sì.. Sì, a domani" Balbettò Dean mentre l'altro apriva la porta della chiesa guardandolo un ultima volta prima di sparire dietro di essa.
E la sensazione di solitudine che Dean provò quando quella di chiuse con un click sordo fu la prova che era davvero nella merda fino alle lentiggini.


Dopo averci pensato a lungo Dean era giunto ad una soluzione: far finta di niente. Sì, ok, non era la decisione più grandiosa che avesse preso in vita sua, ma come poteva dire a Castiel che era innamorato di lui? Era assurdo, Dean tra un po' non ci credeva nemmeno lui. Dean Winchester innamorato di un uomo. Sembrava una barzelletta.
Ma non poteva farci niente, ormai era andata. Innamorato perso, con tanto di batticuore, farfalle nello stomaco, depressione ed occhi a cuoricino – no, adesso esagerava, un po' di dignità maschile l'aveva mantenuta, ma si sentiva uno schifo lo stesso.
Castiel comunque non si accorse di niente, o almeno non lo dette a vedere.
Così passarono più di tre mesi – Halloween, Natale, Capodanno – ed arrivò gennaio. Insieme al suo compleanno.
Di solito quel giorno lo passava insieme agli amici e alla famiglia, ma quell'anno aveva il college e per tornare in Kansas avrebbe perso troppe lezioni.
Senza contare che da quel fatidico giorno il suo umore era nero come la pece e il solo pensiero di fare una festa per il suo compleanno gli dava la nausea, quindi si era premurato che nessuno venisse a sapere quando era nato per evitare sorprese non gradite.
La mattina del suo 'giorno speciale' si svegliò di soprassalto nel tardo pomeriggio – per fortuna era sabato perché la sera prima ci aveva dato dentro di brutto con la birra – a causa del suo cellulare che cominciò a squillare all'impazzata. Ovviamente erano i suoi genitori e il suo fratellino che gli cantavano tanti auguri a distanza – una cosa un po' patetica, ma che gli fece davvero piacere. Amava la sua famiglia.
Finita quell'imbarazzante chiamata si premurò di rotolare nelle coperte per tornare a dormire, ma qualcuno nell'alto dei cieli non aveva intenzione di fargli portare a termine quella sana giornata di totale ozio depressivo visto che la sua suoneria 'Travelling Riverside Blues' risuonò di nuovo nell'aria.
Sospirò, indeciso se lasciar suonare a vuoto o fare il bravo ragazzo. Purtroppo la voce di sua madre gli risuonò nella testa ordinandogli di non essere maleducato e di rispondere subito.
Rotolò nella matassa di coperte e afferrò di nuovo l'aggeggio infernale senza nemmeno guardare chi fosse.
"Qui Dean Winchester. Ormai vi ho risposto, ma se mi avete svegliato per una cazzata vi spaccherò il culo" Minacciò con la voce ancora impastata dal sonno e stropicciandosi gli occhi.
"Dean?" La voce roca di Castiel attraverso il telefono lo fece svegliare del tutto. Anche troppo visto che saltò a sedere troppo velocemente, perdendo l'equilibrio e cadendo rovinosamente e dolorosamente per terra. Meno male il letto era basso.
"Cas..." Borbottò, stringendo i denti per il dolore.
"Stai bene?" Chiese, preoccupato.
"Oh, sì, tranquillo!" Disse, mettendosi a sedere e poggiandosi al letto. "Volevi qualcosa?"
"Vorrei che tu venissi a casa mia adesso" Disse con quella voce bassa che fece venire mille brividi sulla schiena di Dean.
"Certo..." Rispose subito. "Mi vesto e arrivo" Disse, riagganciando.
E diavolo, si vestì in meno di quattro secondi e cominciò a correre perché, cazzo, era il suo fottuto compleanno e l'unica cosa che voleva era raggiungerlo il prima possibile.

La casa di Castiel era enorme, soprattutto prendendo atto che ci abitavano solo i suoi genitori e Castiel – aveva un mucchio di fratelli più grandi, ma tutti ormai avevano le loro vite. Era la classica casa residenziale americana di architettura coloniale dove ti aspetteresti che vivesse un prete protestante e la sua famiglia – cazzo, certe volte gli sembrava di essere in 'Settimo Cielo'.
Senza esitare aprì la porta, ormai ben sapendo che era sempre aperta e che ad aspettarlo ci sarebbe stato solo Castiel visto che i suoi spesso erano via tutto il giorno.
"Cas?" Si annunciò chiamando l'amico.
"In salotto!" Lo sentì urlare e subito si diresse nel salone dell'enorme casa.
E lì trovò Castiel seduto sul divano con davanti, posata sul tavolino basso, una torta con una candelina accesa sopra. Gli stava sorridendo come mai aveva fatto prima, quasi timido ed imbarazzato, ma felice.
"Cosa..." Mormorò Dean.
"Buon compleanno, Dean" Gli occhi blu di Castiel erano luminosi più che mai.
Quel sorriso, quello sguardo e quella candelina accesa furono il più bel regalo di compleanno che avesse mai ricevuto e quando spense la fiammella con un soffio deciso ci fu un unico desiderio che gli passò per la testa.

"Quindi sapevi del mio compleanno perché...?" Lo incitò Dean mentre finiva di spazzolare via tutta la torta al cioccolato che Cas aveva preparato con le sue mani, accompagnata dal whisky che ormai aveva reso la sua testa più leggera. Non si era nemmeno accorto che Cas non aveva toccato quasi per niente la sua fetta e si era solo limitato a bere – ora che ci pensava probabilmente aveva bevuto più di lui.
Intelligente, batterista, occhi blu e bravo a cucinare. Seriamente, Dean aveva trovato l'amore della sua vita – anche se probabilmente era solo l'eccesso di zuccheri a fargli pensare certe cose da ragazzina innamorata.
Cas lo stava fissando, come aveva fatto nell'ultimo quarto d'ora mentre l'altro mangiava felice come un bambino di cinque anni la sua torta di compleanno.
"Ti sei dimenticato il portafoglio a casa mia l'altro mese e ci ho sbirciato dentro" Ammise senza la minima vergogna.
Per poco Dean non si strozzò con l'ultimo boccone di torta. Cazzo, meno male non lo aveva dimenticato nelle ultime settimane perché ci aveva messo dentro una foto di lui e Castiel. Sul serio, ormai era partito completamente di testa.
La torta piena di zuccheroso cioccolato tutta per lui era stata la mazzata finale per la sua povera mente rincoglionita.
"Perché non hai voluto festeggiare?" Chiese l'amico continuando a fissarlo.
Dean, nervoso, si agitò un po' sul posto prendendo un altro sorso di whisky prima di rispondere.
"Beh, non ne avevo voglia..." Borbottò senza guardarlo.
"Sono mesi che sei strano" Disse Castiel poggiando il bicchiere sul tavolo vicino al suo. Ormai era quasi buio, solo i lampioni fuori dalla finestra illuminavano il salotto.
La luce soffusa rendevano gli occhi blu di Castiel quasi neri e Dean dovette fare forza su se stesso per non cedervi.
"Beh, le lezioni sono... complicate" Mentì mentre osservava l'altro farsi più vicino. Si fermò solo quando i loro volti furono ad un soffio.
"No, non è per le lezioni" Mormorò senza la minima intenzione di spostarsi.
"Sei ubriaco?" Chiese pur di distogliere lo sguardo da quelle labbra così vicine.
"Stai male per qualcosa e non vuoi dirmelo" Lo vide inclinare la testa – gesto che ormai aveva imparato a conoscere fin troppo bene, lo faceva quando tentava di capire qualcosa. "Stai trattenendo qualcosa dentro e questo ti fa star male"
Dean deglutì a vuoto mentre fissava quegli occhi scuri e languidi per l'alcol. Adesso quasi sentiva il suo fiato sulle sue labbra.
"Cas... Che stai facendo?" Quel mormorio quasi indistinto riuscì però a risvegliare l'altro che in un attimo si allontanò da Dean, rintanandosi all'angolo più lontano del divano.
"Scusami, non so cosa mi sia preso" Disse velocemente prendendo in mano di nuovo il bicchiere, ma Dean fu più veloce e prima che potesse portarselo alla bocca gli afferrò il polso e glielo tolse di mano.
"Adesso basta, stai esagerando, non credi?" Lo sgridò, quasi come fosse un bambino troppo cresciuto.
"Non mi guardi più negli occhi, mi eviti e sento che..." Lo vide prendersi la testa tra le mani e in quel momento capì che non era stato l'alcol a renderlo così, ma lui stesso. Lo stava facendo soffrire e nemmeno se ne era reso conto. "Sto impazzendo al pensiero di non poterti aiutare"
Allora Dean capitolò.
Probabilmente non era giusto quello che stava per fare, anzi. Era la cosa più sbagliata, ma Cas stava soffrendo per colpa sua e non aveva intenzione di nascondersi dietro a qualche bugia per farlo stare meglio.
Perché Cas era la persona più sincera e buona che conosceva e non si meritava altro che la verità.
"Cas..." Mormorò prendendogli i polsi e costringendolo a togliere le mani dal volto. Gli occhi blu, ancora lucidi per l'alcol, ma adesso un po' più vigili lo fissarono e Dean semplicemente si abbassò su di lui.
Lo baciò piano, impaurito dalla sua reazione e quasi come a volersi scusare. Leggero per non gravargli addosso con i suoi sentimenti. Si allontanò quasi subito da lui e tornò a sedersi mentre Cas rimase dov'era, immobile, ancora con gli occhi aperti per lo stupore.
E il silenzio che calò su di loro fu la cosa più imbarazzante che Dean avesse mai vissuto nella sua vita – e lui era stato beccato a masturbarsi nella doccia a dodici anni da sua madre!
Forse fu proprio per spezzare quel momento che provò a parlare.
"Perdonami, non avrei dovut-" Quello che però accadde dopo lo lasciò letteralmente di stucco.
Cas si messe così velocemente che nemmeno lo vide, ma lo sentì. Sentì le sue mani sulla spalla e le sue labbra prepotenti che lo zittivano. Sentì il suo peso gravargli addosso tanto da spingerlo di schiena sul divano e, soprattutto, sentì quel sussurro nel suo orecchio che gli fece esplodere qualcosa dentro che partì dal cuore e arrivò al suo stomaco facendolo accartocciare e solleticare.
Sorrise mentre Cas dal suo orecchio era passato a mordergli il collo e a passargli le mani sotto la maglietta, quasi affamato. Sentì le sue mani fredde venire a contatto con la pelle dei suoi fianchi e poi scivolare frenetiche ad accarezzargli il petto. Dean, del tutto convinto che tra poco lo avrebbe preso e sbattuto da qualche parte, si preoccupò di un ultimo particolare prima di perdere del tutto la ragione.
"I tuoi genitori..." Perché, sul serio, farsi trovare dal padre/prete protestante a sbatterti uno dei suoi figli maschi sul divano non era esattamente il modo giusto di farsi voler bene dal tuo potenziale suocero.
"Conferenza della chiesa" Borbottò l'altro mentre gli sfilava la maglia. "Due giorni" Concluse riappropriandosi delle sue labbra.
'E allora, buon compleanno a me' pensò di sfuggita Dean mentre prendeva il controllo della situazione ribaltando le loro posizioni afferrandolo per i fianchi velocemente e facendoli cadere dal divano e quasi andare a sbattere contro il tavolino basso, ma non ci fecero caso più di tanto.
Ci avrebbero pensato più tardi.


Quando la mattina dopo si ritrovarono entrambi con solo i boxer addosso a fare colazione sul divano, con davanti il tavolino ribaltato, i vetri dei bicchieri e della bottiglia di whisky sparsi per il pavimento, convenirono che, invece, sarebbe stato meglio pensarci prima.
"Dici che tuo padre se ne accorgerà?" Chiese Dean sorseggiando il caffè.
"Probabilmente" Rispose Castiel intingendo la bustina di the nell'acqua. "Gli piacevano quei bicchieri"
"Intendevo dei succhiotti" Ribatté Dean ridacchiando e guardando il collo e il petto del ragazzo cosparsi di macchiette rosse.
Cas lo guardò confuso.
"Non è mia abitudine farmi vedere nudo da mio padre, Dean" Disse, inclinando la testa.
Ecco, era tornato il solito moccioso che non capiva una battuta. E dire che la sera prima gli aveva fatto certe cose e detto altre che erano riuscite a far arrossire pure lui e, probabilmente, non era nemmeno colpa dell'alcol.
Dean gongolò al pensiero che fosse lui a fargli questo effetto e che solo lui avesse accesso a quel suo lato della personalità di Castiel.
"Oh, ma da me non ti fai problemi" Scherzò pizzicandogli un fianco.
"Tu sei diverso" Ribatté Cas come se fosse la cosa più ovvia del mondo e guardandolo ancora più perplesso, probabilmente non capendo nemmeno il motivo del pizzicotto.
Dean semplicemente si sentì avvampare e fece finta di essere estremamente interessato alla sua tazza di caffè.
Si sentiva un po' fuori posto in quella situazione, non si era mai ritrovato ad affrontare una 'post-dichiarazione-con-sesso'. Che doveva dirgli? Doveva chiedergli di uscire? Oppure era una cosa implicita? E poi quella di ieri sera era stata la prima volta in assoluto di Cas – se ne ricordava solo adesso! Oddio, era fregato. Decisamente fregato.
E pietrificato.
"Dean, stai pensando troppo" Lo prese in giro Cas mentre lo fissava bevendo il suo the. "Non sono una ragazza"
"Lo so..." Borbottò Dean, senza guardarlo. "Però.."
"Lo volevo. Ti volevo. Ti voglio ancora" Spiegò l'altro poggiando a terra la tazza e spostandosi più vicino al biondo per baciarlo piano. "Ti vorrò sempre"
La vita di Dean Winchester era più o meno uguale a quella di ogni studente di quel college. Studio, lavoro part-time, amici, feste. Era sereno.
Poi era arrivato Castiel.
E che cazzo c'era di più bello al mondo?
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: lirin chan