Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: mamie    26/12/2013    2 recensioni
Venezia, 1753. E' la notte di Natale e Iacopo (Repubblica di Venezia) e Lorenzo (Granducato di Toscana) scivolano silenziosamente sulla laguna per andare alla messa di mezzanotte. Lo scopo però non è solamente quello di assistere ad una funzione religiosa, ma di vedere anche un altro genere di spettacolo. Avvertimenti: OC! (e non cercate cose piccanti, è tutto molto sul vago).
E' la mia prima Hetalia, siate clementi.
[Partecipa alla challenge Pentaistoriomachia di darllenwr]
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Natale in salsa manga'
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Nota: partecipa alla challenge Pentaistoriomachia di darllenwr con la Terza Prova - Axis Powers Hetalia n.7 OC! Stati del passato.

A VENEZIA TUTTO È POSSIBILE
 
La gondola scivolava, silenziosissima, nel nastro buio del rio. Persino il gondoliere taceva, a quell’ora della notte, timoroso di rompere il silenzio. Eppure nella grande piazza era già tutto uno scalpicciare di gente che si recava alla Santa Messa, fra saluti festosi e auguri lanciati da un capo all’altro dei portici. Era la vigilia di Natale dell’Anno del Signore 1753.
 
La gondola portava, ben intabarrati per contrastare il freddo intenso di quella notte di Dicembre, due gentiluomini la cui sagoma scura si intravedeva appena fra i bagliori delle torce che si riflettevano sull’acqua. Sagome molto simili, anche se, chi avesse potuto osservarli a proprio agio sotto i mantelli, li avrebbe trovati alquanto diversi fra loro. L’uno grande e biondo, abbigliato di un’elegante giacca di damasco verde chiaro con abbondanti sbuffi di trine candide. Portava un tricorno vistoso che ombreggiava un sorriso ironico e dolce. L’altro sottile, tutto vestito di scuro tranne per la concessione di uno stretto gilet rosso sangue, con due occhi acuti e scuri che lampeggiavano di malizia nel rispondere alle brevi occhiate del compagno.
 
‒ Dove mi portate, mio caro Iacopo, a quest’ora? Fra poco inizierà la messa – chiese quello dei due che, vestito di nero, aveva un evidentissimo accento fiorentino.
‒ Non preoccupatevi, carissimo Lorenzo – rispose prontamente l’altro. – Stiamo appunto andando alla messa di Natale.
‒ Ah! Non conosco ancora bene questa città, ma mi pareva che San Marco fosse dall’altra parte.
L’uomo che rispondeva al nome di Iacopo fece un leggero sorriso prima di rispondere: ‒ Venezia è piena di chiese, perché stiparci nell’affollamento di San Marco quando possiamo recarci a prendere la comunione in un luogo assai più tranquillo? E non privo di attrattive, come potrete vedere. Fidatevi.
L’altro rispose con una aperta risata che andò a spazzare via l’atmosfera di cospirazione che fino a quel momento li aveva avvolti.
 
Nella nebbia leggera che la avvolgeva di sbuffi vaporosi, la gondola si immerse nel buio più profondo della laguna puntando verso la sagoma grigia e indistinta dell’isola di Murano. Attraccarono quasi senza rumore dalla parte delle vetrerie, ora chiuse, ma con i fuochi delle fornaci che ardevano ancora sotto la cenere, pronti ad essere riattizzati non appena fossero terminate le feste.
Presto si trovarono davanti l’imponente e austera facciata della chiesa di Santa Maria degli Angeli. La messa era già cominciata e fuori ormai solo la solitaria vera da pozzo biancheggiava nell’oscurità.
I due uomini entrarono scrollandosi di dosso l’umidità della notte.
L’interno della chiesa, tutto rifatto nel nuovo stile francese pieno di volute e di stucco bianco, risplendeva della gran quantità di candele accese. Iacopo, incurante della gente, si fece largo trascinando l’amico fino a sfiorare la grata dove le monache assistevano alla funzione.
‒ Guardate, amico mio – sussurrò. – Lustratevi bene gli occhi.
Nella luce soffusa e morbida i bianchi soggoli risplendevano mettendo in risalto l’ovale dei volti incorniciati dalla cuffia e dal velo.
‒ Mi avete trascinato fin qui per farmi vedere delle monache? – mormorò di rimando Lorenzo, già leggermente irritato.
‒ Ma via, guardate bene! – esortò Iacopo, incalzante: ‒ Le ultime due a destra.
 
Erano queste ultime una giovane monaca e una novizia di aspetto ancora più acerbo. La dolcezza dei volti, le piccole labbra che si aprivano nel canto, la lucentezza degli sguardi esaltati dai bagliori delle candele ne facevano uno spettacolo incantevole. Per un poco Lorenzo si fermò a guardarle con palese ammirazione.
‒ Ebbene, devo ammettere che è uno spettacolo piacevolissimo, ma…
‒ Non dite nulla – mormorò Iacopo di rimando. ‒ Quando le conoscerete più da vicino vi parrà uno spettacolo ancora più piacevole.
‒ Volete dire che sono disposte…
Lorenzo non osava pronunciare ad alta voce il suo pensiero. Non in chiesa la notte di Natale.
‒ Ebbene, la maggior parte di loro sono monacate a forza, cosa credete? O da voi in Firenze non usa?
‒ Oh, usa eccome, – rispose Lorenzo, suo malgrado affascinato, ‒ ma non è cosa facile, da noi, introdursi in un convento.
Iacopo sorrise dolcemente.
‒ Qui siamo a Venezia – rispose. ‒ E a Venezia tutto è possibile.
 
Il sorriso di Iacopo si allargò ancora in una espressione di infantile e gioiosa aspettativa mentre riguardava beato i graziosi volti delle monache intente alla preghiera. Lorenzo, al suo fianco, sorrise anche lui. Era un sorriso più vecchio e più saggio, di chi ha visto più cose e sa com’è cattivo il mondo. Si voltò a guardare intenerito l’amico che aveva voluto fargli un così singolare regalo di Natale e pensò che in fondo, quella notte, poteva anche dimenticare tutta la sua fiera razionalità fiorentina per la magia e l’incanto della città dove tutto è possibile.
 
Fuori, le campane annunciavano forte la gioia, rimbalzando sulle acque chete e immobili della laguna silenziosa.

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NdA: per questa breve storia mi sono ispirata alla famosa avventura di Casanova con la monaca M.M. cambiandone però il tempo e i personaggi.
  
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