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Autore: Avery Silver    26/12/2013    2 recensioni
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Mi chiamo Raf ma credo che questo non sia il mio vero nome…
Io non sono un'angelo come tutti gli altri… ho strane visioni di vite passate che di notte mi invadono i sogni e di giorno mi strappano dalla realtà.
Ho paura… non so' cosa sta succedendo alla mia mente e… al mio corpo.
Le mie iridi diventano d'argento, i capelli si colorano di nero.
Io e la mia amica stiamo affrontando lo stage per Custodi.
Ma qualcosa non va.
I prof mi tengono d'occhio molto più degli altri…
C'è un demone, Sulfus… però nelle mie visioni lui si chiamava Keenan. E a quanto pare mi sento molto legata a lui…
Ma io nell'amore non ci credo… non in quel tipo di amore.
Ho paura di questo sentimento che crea così tanta meraviglia e distruzione…
Ma ogni volta che lo vedo… non posso fare a meno di pensare a come sarebbe baciare quelle labbra di corallo e perdermi in quegli occhi di topazio.
Un altro ragazzo è entrato nella mia vita… viene dal Dipartimento dei Meriteori…
E ho paura di quello che entrambi
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sorpresa | Coppie: Raf/Sulfus
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '🔥 Midnight Sun, the lightning ⚡ shadow ⚫️⚪️ '
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Volare con le proprie ali


E poi ti fermi a pensare a quante cose sono cambiate… senza che te ne renda conto.

Ero circondata da palazzi grigi e malandati. Le finestre erano quasi tutte rotte e i pochi alberi rimasti erano spogli e privi di vita. Corvi neri giravano per la città, gracchiando e scrutando quel che era rimasto, in cerca di segni di vita. I loro occhi rossi stavano cercando qualcuno, ma non uno qualunque...
Una mano calda mi afferrò il polso, in contrasto con l'aria gelida che mi torturava la pelle.
« Lucinda dobbiamo andare! » sussurrò una ragazza.
Si stava guardando intorno in cerca di un vicolo in cui passare.
Eravamo nascoste dietro un cassone di metallo, in un vicolo. La nebbia spessa ci proteggeva.
« Torniamo al Domum » dissi indietreggiando.
C'era un buco nel muro di mattoni dietro di noi mi ci infilai dentro e la ragazza mi seguì. Mi stupii di quanto mi somigliasse, aveva lo stesso mio viso a cuore, lo stesso naso e la stessa bocca. Solo il colore degli occhi e dei capelli era differente.
Attraversammo la stanza malandata fino a raggiungere una porta che dava sul retro, davanti all'entrata di un parco e l'inizio di un bosco.
Ci dirigemmo verso il bosco dove trovammo due cavalli legati al ramo di una grossa quercia.
« Non abbiamo preso molto... » sussurrai.
Agganciai lo zaino con dentro un paio di provviste, coperte, vestiti malandati e medicine alla sella.
« Non abbiamo preso molto perché non c'era praticamente più niente. » ribatté amaramente la ragazza salendo sul cavallo.
« Muoviti dai! » mi incitò.
Salii anch'io e ci inoltrammo nella foresta.
Sentivo ancora gli artigli dei corvi che rovistavano alla ricerca di qualcosa o qualcuno da mangiare.

Rabbrividii, volevo andarmene da li.
« Tu sai come la penso io... » disse tristemente.
Sì, lo sapevo.
Ma la decisione non spettava a noi.


Il trillo monotono della sveglia mi strappò da quell'incubo. Grazie a Dio! Pensai.
Mugolai, tirando fuori un braccio dalle coperte per spegnerla, ma non osai tirare fuori la testa.
Il ronzio dolce e deciso delle piccole alucce della mia coccinella mi strapparono un sospiro.
<< Credevo che questo giorno non sarebbe mai arrivato...>> farfugliai con la voce impastata dal sonno.
Il ronzio si alzò di una tacca e poi si riabbassò, come a darmi ragione.
<< Raf !>> mi chiamò la voce di mia madre da dietro la porta. Tirai un po’ giù la coperta fino a farla arrivare alla fronte.<< Svegliati angelo mio! Non vorrai fare tardi proprio oggi ! >> continuò lei.
Sbirciai fuori dalle coperte strofinandomi gli occhi, poi schiacciai la faccia sul cuscino sbuffando.
<< Non sono ancora pronta mamma...!>> supplicai <<...e se me ne restassi a letto?>>
Coks mi ronzò vicino all’orecchio. Feci un ultimo tentativo. << Ho anche un po’ di mal di pancia...>>
Coks continuò a ronzarmi attorno con più forza e insistenza. La guardai. << Hai ragione... niente scuse >>
Lei fece dei piccoli cerchi sopra la mia testa ed io sospirai. << Ho capito, va bene ! Mi alzo! >>
Poi feci vorticare l’aria attorno a me e volai, sgranchendomi ali e braccia.
Quando toccai il soffitto con la punta delle dita mi abbassai fino a che non toccai terra con la punta dei piedi. Fermai il battere ritmico delle ali e mi dondolai sui talloni.
<< Sai... l’ho sognata ancora.>> dissi sbadigliando a Coks, che mi ronzava allegramente in torno.
Non mi rispose, ma si appoggiò sulla mia spalla e mi fece il solletico sul collo. Mi avvicinai allo specchio e lanciai un gridolino.
<< Guarda che disastro i miei capelli !!! >> dissi ridendo e infilai le dita in quella balla di fieno che, almeno in teoria, dovevano essere i miei capelli.
<< Oh mamma! Per favore, mi potresti prendere il pettine? >> chiesi a Coks, puntando con l’indice la finestra.
A volte mi piaceva pettinarmi i capelli mentre osservavo il mio mondo...
No anzi, mi corressi mentalmente - La mia casa – che andava avanti col tempo. Mi piaceva osservare le nuvole che passavano,formando nuove figure che la mente poteva vedere con un po’ di fantasia. Lo trovavo rilassante e, al tempo stesso, rassicurante.
Lei ronzò per un attimo poi zampettò fino alla punta della mia spalla e si tuffò verso la finestra. Intanto cercai di districare il grosso dei nodi con le dita. I boccoli che mi incorniciavano il viso, erano annodati assieme alla ciocca rossa che spiccava sfacciata in mezzo al biondo grano del resto dei miei capelli. Non me la ero colorata io, ci mancherebbe!
Perché? Beh per 2 semplici motivi:
1° : Non esiste che un Angel si colori i capelli.
2° : E va beh colorarsi i capelli, ma di rosso poi...!
Da bambina me ne vergognavo molto e continuavo a tagliarla o a nasconderla dietro gli altri capelli. Ma, se non era la ciocca a tradirmi, lo facevano i miei bracciali e i lacci dei miei stivali ( Che non avevo scelto io, per la cronaca. I vestiti e gli ornamenti ce li davano gli angeli superiori, che poi ci cambiavano quando passavamo a un livello superiore).
Erano due cerchietti fatti con il rubino, uno all’inizio e uno alla fine di un altro grosso bracciale celeste con tante piccole filigrane che mi copriva tutto l’avambraccio, mentre degli altri bracciali di un blu più scuro con delle borchie arrotondate mi sfioravano quasi i gomiti.
Coks mi ronzò davanti al viso con il pettine tra le zampe.
<< Raaaf! Sbrigati! >> mi richiamò la mamma.
<< Arrivo!!! >>
Presi il pettine e me lo passai velocemente lungo le onde dei miei capelli, ma mi arrivavano alla vita e non era una cosa facile.
Poi presi il mio vecchio orsacchiotto beige e marrone chiaro e lo strinsi al petto.
<< Mi mancherete e tu più di tutti >> dissi guardando prima gli altri peluche e poi l’orso.
<< Ma ho già compiuto 15 astri...>> gli mormorai.
<< Non posso più aspettare. >> dissi a voce un po’ più alta.
Lo rimisi con cura al suo posto e presi la maniglia della mia valigia.
Andai in cucina e feci velocemente colazione, poi andai da mamma per un saluto frettoloso. E uscii...
Mi batteva forte il cuore. Ero eccitata e spaventata assieme, avevo paura di lasciare casa mia, ma entusiasta di poter scoprire posti nuovi. Due emozioni contrastanti che mi distruggevano.
Mi girai e vidi il volto gentile di mia madre che mi sorrideva, gli occhi lucidi e un po’ rossi.
<< Ciao mamma! >> dissi salutandola con la mano, avevo il respiro corto e cercai di sorriderle << E non ti preoccupare...>>.
Stavo per scoppiare a piangere anch’io così mi girai e l’abbracciai velocemente senza permetterle di guardarmi in faccia.
Le sue mani tremanti mi accarezzarono le ali e la schiena. << Mi raccomando fa attenzione...>> mi sussurrò.
Avevo un groppo in gola così mi limitai ad annuire, la baciai sulla guancia e mi incamminai lungo la via.
<< Saprò badare a me stessa...>> mormorai asciugandomi una lacrima che era sfuggita. Presi un respiro profondo e aggiunsi << ... anche se non so cosa mi aspetta.>>
Arrivata a un semaforo mi fermai e guardai quella città che era casa mia.
<< Addio Angietown >> dissi sospirando.
Coks girò attorno al semaforo guardandolo con insistenza.
Risi. << Ehi, quanta impazienza! >> le dissi << ... sta buona, lo sai che i Serafini hanno la precedenza. >>
I Serafini mi sfilarono davanti in tutta la loro bellezza. Erano tutti anziani con tuniche panna e dorate, le ali grandi, bianche e divine gli coprivano tutta la schiena e avevano una bellissima aureola radiante che splendeva di una luce dorata.
<< Sono... bellissimi >> dissi guardandoli ammirata << hanno un aspetto così celestiale ! >> sussurrai a Coks.
Quando passarono ormai c’era il semaforo verde, ma io rimasi li ancora un po’.
<< Hai visto Coks? Un giorno avrò anch’io un’aureola radiante come la loro >> dissi toccando la mia aureola celeste con delicatezza.
<< Sì, ma prima devi passare lo stage >> disse una voce alle mie spalle.
Mi girai sorpresa e vidi un’esplosione di giallo e una zazzera di ricci marroni domati da due codini azzurri, che mi fissava con dei bellissimi occhi lilla.
<< Ciao tesoro>> mi disse con affetto.
<< Uriè, che ci fai qui? >> le chiesi abbracciandola.
La mia pelle sembrava ancora più bianca a confronto con la sua, più scura.
<< Non dovevamo vederci alla Grande Porta? >> le chiesi staccandomi e mettendole le mani sulle spalle.
Lei sembrò imbarazzata.
<< Oh beh... S-sì ma ho pensato... che potevamo andarci assieme >> balbettò arrossendo leggermente.
Annuii.
<< Sì, ti capisco >> la rincuorai.
Lei mi fece un ampio sorriso e assieme ci incamminammo verso la grande porta.
Ci mettemmo in fila e quando ormai toccava a me sentii il nodo allo stomaco stringersi ancora di più.
Uriè parve accorgersene perché mi strinse forte la mano.
<< Coraggio, è il tuo turno Raf, la prossima sei tu >> disse dopo che un angelo di guardia alla porta enunciò gentilmente un << Avanti il prossimo! >>
Annuii con forza e le dissi: << Allora ti aspetto giù Uriè >> ostentando una calma che non avevo.
Lei mi fissò sorridendo e infine annuì.
<< Ma certo, fa buon viaggio amica mia! >>
Quando feci per farmi avanti lei mi strinse più forte la mano. La guardai, un po’ timorosa di quello che stavo per fare, e lei mi sorrise con affetto, mi attirò un pochino a sé e poi mi lasciò andare.
Andai vicino al portale e lo squadrai con un misto di paura e curiosità.
L’angelo di guardia mi guardò con i suoi piccoli occhi azzurri. Era un uomo sulla sessantina con una lunga barba e dei lunghi capelli biondo cenere.
<< Sei pronta Raf? >> mi chiese con la voce pacata e arrochita dagli anni.
<< Lo spero ...>> risposi con la voce che mi tremava dall’emozione. Il guardiano mi guardò comprensivo.
<< E’ la tua prima esperienza ? >> mi chiese con tono pratico, come se lo avesse chiesto così tante volte che ormai lo chiedesse automaticamente, senza neanche farlo apposta. Mi sorprese che lo avesse capito...
Ma probabilmente ce lo avevo scritto in faccia.
<< Mmh, mmh >> dissi annuendo.
<< Ed è la prima volta che ti allontani da casa. >> concluse.
Mi scappò una risatina nervosa che bloccai a fatica e annuii di nuovo.
<< Che le alte sfere ti proteggano. >> disse solennemente il guardiano.
Io mi raddrizzai dalla mia posizione ingobbita e annuii un’altra volta.
Proprio non riuscivo a parlare, avevo un groppo in gola niente male!
Deglutii per cercare di alleviare la morsa dell’emozione, ma non servì a molto.
Il guardiano fece tintinnare una piccola campanella d’oro che sembrò risuonare tutto intorno a me.
Vidi una luce filtrare dalle fessure del portale, che fece brillare la porta d’oro.
Okay pensai penso che sia arrivato il grande momento.
Feci un respiro profondo.
Il guardiano mi si avvicinò da dietro.
<< Su vai...>> mi incitò gentilmente <<... e non avere paura.>>
Ed io, non so come, trovai la forza di fare un passo che mi portò proprio davanti alla porta, così vicina che la luce mi diede quasi fastidio. Appoggiai il palmo alla maniglia e la porta si aprì accompagnata dal suono di una grossa campana. La luce mi risucchiò dentro ed io gridai spaventata, non riuscivo a staccare la mano dal pomello e questo mi trascinava via con sé, guidandomi in quel mare di luce bianca. Il vento mi scompigliava i capelli e mi ritrovai a cadere, con le correnti che mi facevano fare capriole e giravolte. Atterrai malamente sui piedi, sopra uno strada grigia e ruvida. Tirai un sospiro di sollievo e mi riempii i polmoni del gas di scarico di un’auto viola che mi era passata accanto. Tossii violentemente e feci appena in tempo ad alzare gli occhi per scoprire che un camion stava per venirmi addosso.

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BUHAHAHA sono crudele !!!
Vi ho lasciato nel momento più bello
XP
Scusate ma è questione di forza maggiore U_U
Comunque questo è il capitolo più noioso doveroso per qualsiasi storia!
Come avrete capito sono fedelissima alla storia originale, solo che ho aggiunto dei momenti legati alla storia nuova.
E
Lucy e Luce sono i diminutivi di Lucinda come avrete capito.XD
beh che altro dire... alla prossima!!!
  
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