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Autore: onedeyes    27/12/2013    2 recensioni
“Sono dilaniato in due, Mag. Come fai a non vederlo?”
[..]
“Voglio sentirmi una normale adolescente, Luke. Voglio vivere.”
OS scritta ispirandomi alla canzone "Wherever You Are", buona lettura.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dovevo essere forte per lei, lo sapevo.
Non potevo lasciare che le lacrime prendessero il sopravvento anche in quel momento. Le avevo promesso che sarei rimasto, che nonostante tutto ci sarei stato, sempre. 

Ricordavo ancora il momento in cui mi aveva detto che se ne sarebbe andata con suo padre perché era stanca della monotonia, della sofferenza che era la sua vita lì, era stanca di ascoltare tutti quegli uomini che entravano in casa sua e scopavano la madre per il proprio piacere, senza pensare al fatto che una ragazza di soli diciassette anni era nella camera affianco, a coprirsi le orecchie per evitare di sentirli godere. Era stanca di dover raccogliere ogni mattina la madre dal pavimento e rimetterla in piedi, per affrontare la vita, il lavoro. 

Era stanca di doversi sentire più grande di quanto non fosse.

Voleva vivere.


“Luke, io vado via.” aveva detto, puntando i suoi occhi celestiali nei miei, per poi nascondere il viso nell’incavo del mio collo.
L’avevo stretta forte quella notte, per paura che scivolasse via da me, che si allontanasse e che la perdessi. 

“Ma io rimarrò sempre al tuo fianco, Mag.” sussurrai contro i suoi capelli ramati prima di sentire il suo respiro flebile contro il petto. 


Era per quel motivo che adesso ero lì, in piedi, in mezzo a centinaia di persone al Sydney Airport. 
Tutti coloro che mi passavano vicino mi lanciavano occhiate stralunate e non avevano torto: indossavo i pantaloncini da basket quando fuori facevano tre gradi, evento raro per quella città assolata; però ero arrivato a credere che facesse così freddo perché lei se ne stava andando, per sempre.

E poi la vidi, era seduta su una sedia vicino al padre che la consolava, aveva la testa tra le mani, i capelli raccolti in una coda alta, un maglione che copriva le sue esili forme.

Il padre le stava massaggiando una spalla, un gesto che lei amava le venisse fatto solo quando piangeva. Lo sapevo benissimo, l’avevo massaggiata parecchio nei giorni precedenti. 


“Tanto ti scorderai di me, Luke. Non c’è bisogni che vieni domenica.” insisteva, mentre me ne stavo sul letto a guardarla inscatolare la sua vita, a guardarla mentre decideva cosa portare e cosa no per ricominciare.

“Cazzo, Mag. Perché non capisci che anche se ti troverai a un oceano di distanza, io non smetterò di pensare a te? Non riuscirò ad andare avanti mentre tu potresti farlo!” sbottai, strappandole di mano un vestito. 
Lei mi guardò, gli occhi lucidi, le labbra screpolate, il viso stanco e pallido.

“Perché lo sappiamo entrambi, Luke. Niente dura per sempre, niente rimane uguale. Sapevamo che prima o poi avremmo dovuto dirci addio, anche se mentivamo dicendo che sarebbe stato per sempre. Ti scorderai di me, ed è giusto così. Ora per favore, ridammi il vestito.” sussurrò, strappandomi di mano l’abito e chiudendolo nella valigia.



Stava tremando e avrei dovuto esserci io al posto del padre a consolarla, io avrei dovuto stringerla tra le mie braccia e rimangiarmi tutte le parole, le azioni dette la notte prima.

"Sono dilaniato in due, Mag. Come fai a non vederlo?” avevo urlato, battendo il pugno sul cofano della mia auto nuova. Lei si portò una mano davanti la bocca, una lacrima scese calda lungo la sua guancia. 

Stava davvero finendo così? 

“So che non dovrei dirtelo, Luke. So di averti detto di dimenticarmi, ma voglio che tu sappia che non smetterò mai di pensare a te, ovunque tu sia.” mormorò tra le lacrime.
Altro pugno sul cofano, altro sobbalzo da parte sua.

“No Mag, così non funziona. Non puoi dirmi una cosa e poi dire l’esatto opposto, mi stai fottendo il cervello, così.” gridai, facendola tremare.

Sentivo un male dentro, avevo bisogno di lasciarlo uscire.

“M-mi spiace, Luke.” mormorò con voce così bassa che a malapena la sentii. 

“‘Fanculo Mag, vaffanculo!” le urlai, per poi lasciarla lì, a piangere. 

Ma lei non sapeva che anche io piangevo, che io stavo morendo.

Il padre la stava abbracciando forte e io feci un passo avanti e fu come se lei mi avesse sentito, come se avesse percepito la mia presenza.

Alzò la testa di scatto e i suoi occhi si scontrarono con i miei, i nostri occhi azzurri offuscati da lacrime che ci stavano uccidendo. 

“Luke” disse, per poi staccarsi dal padre e correre verso di me. 
La presi al volo e la strinsi forte al mio petto mentre sentivo le sue lacrime che cadevano calde sulla felpa, macchiandola.
“Mi spiace, Mag. Mi dispiace così tanto per tutto quello che ho detto.” sussurrai, abbassando le labbra sui suoi capelli e lasciando un bacio sulla sommità della sua testa. Il suo profumo mi sarebbe mancato da morire, lei mi sarebbe mancata da morire. 

Alzò lo sguardo su di me e fece un debole sorriso. 
“Avevi ragione, ti sto fottendo il cervello e mi dispiace, Luke. Non ti meriti questo dolore.” mormorò, per stringermi poi più forte.

Allentai la presa, solo per poterle alzare il mento con un dito e sfiorarle le labbra. 
Che la gente guardasse pure, non mi importava niente. 
Le sue labbra si separarono subito e si modellarono perfettamente alle mie, come non avrebbero mai più fatto. 
La sua presa su di me aumentò, come se avesse percepito il mio pensiero.
Approfondì il bacio, stringendo le mie braccia, portando le sue mani tra i miei capelli. Strinsi la sua vita e lei allacciò le sue gambe intorno alla mia. 

Le nostre vite l’una nelle mani dell’altro, come era sempre stato, come sarebbe sempre stato, come avrebbe per sempre dovuto essere.

Con un singhiozzo, si allontanò da me e nascose il suo volto nell’incavo del mio collo.

“Shh, va tutto bene, Mag. Va tutto bene.” dissi, cercando di sembrare forte. Per lei, solo per lei, ma dentro stavo morendo. 

Lei scosse la testa e io la strinsi più forte.

“Mi mancherai Luke.” disse tra i singhiozzi. 

Sentii il cuore cedere, perdere colpi.

“Tu di più, Mag. Tu di più.” risposi, trattenendo le lacrime. 



Una voce squillante annunciò che il volo GB-7023 diretto per Londra sarebbe partito a breve e che si invitavano i passeggeri ad avviarsi al gate trenta per il check-in. 

Un colpo di tosse ci fece voltare e il padre di Mag ci sorrise. 
“Scusate ragazzi, Mag.. dobbiamo andare.” disse, per poi raccogliere la sua valigia e caricarsela in spalla. Mi sorrise e poi se ne andò, aspettando la figlia vicino al gate.
 Mag alzò lo sguardo su di me e scosse la testa. 

“Non parto, Luke. Il pensiero di lasciarti mi uccide.” disse, tornando a nascondersi sul mio petto. 
Sorrisi alle sue parole, se solo rimanere fosse stata la scelta giusta per lei.

“Mag, anche per me lasciarti è un gesto terribilmente doloroso.” dissi, sciogliendo l’abbraccio e guardandola negli occhi. 
Si morse il labbro inferiore che tremava mentre un singhiozzo le sfuggì, facendola scuotere.

“Ma sappiamo entrambi che è giusto che tu vada, che tu ti allontani dallo schifo che c’è qui.” le ricordai. Lei scosse la testa, ma sapeva che avevo ragione. 

“Ci sei tu qui.” disse tra i singhiozzi. 
Chiusi gli occhi e abbassai la testa, appoggiando la fronte sulla sua. 

“Sarò sempre qui, Mag. Ma ora tu hai bisogno di vivere.” le sussurrai, ripetendole le parole che lei mi aveva detto la notte in cui mi aveva spiegato il motivo per cui se ne andava.



“Voglio sentirmi una normale adolescente, Luke. Voglio vivere.”



"Luke..” disse, scoppiando di nuovo a piangere. La strinsi tra le sue braccia, mentre il padre la richiamava a sé. 

“L’aereo sta partendo, piccola.” le dissi, allontanandola. Lei si alzò sulle punte e mi baciò, incurante delle sue, delle mie lacrime che stavano scendendo. 

“Ti amo, Luke.” disse, staccandosi e correndo verso il padre, per poi sparire senza voltarsi. 



L’aereo partì.

Fu come se la vidi, seduta nel posto vicino al finestrino, lo sguardo rivolto alle nuvole, un paio di cuffie nelle orecchie. 

Nella solitudine in cui mi trovavo, in mezzo a tutta quella gente, scoppiai a piangere, incurante di tutto. 
Lasciai che il mio dolore trovasse espressione e si liberasse, non potevo più trattenere tutto dentro, ormai lei non c’era più.
“Ti amo anch’io, Mag.” pensai, mentre accarezzavo il ricordo del suo bacio, delle sue labbra sulle mie.
  
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